Notate la differenza. Non si tratta di pignoleria, su questo equivoco si gioca l'ermeneutica dell'intera vita cristiana; il concetto di fede può slittare pericolosamente verso quello di fede fiduciale …Altro
Notate la differenza.

Non si tratta di pignoleria, su questo equivoco si gioca l'ermeneutica dell'intera vita cristiana; il concetto di fede può slittare pericolosamente verso quello di fede fiduciale luterano secondo cui l'uomo può essere al contempo giusto e peccatore, basta che abbia fede ("simul iustus et peccator").

Secondo Lutero Dio ha dato all’uomo una legge impraticabile perchè dalla consapevolezza dell’impraticabilità e della sua debolezza, l’uomo potesse abbandonarsi a Dio con fede fiduciale e così essere giustificato. Da qui il: “pecca fortiter et crede fortius”, il peccare aiuta l’uomo ad abbandonarsi a Dio e così essere giustificato: uomo non coopera con la grazia di Dio ma si abbandona alla sua misericordia. Tutti in effetti sono “simul iustus et peccator” (cosa che attribuisce anche a Gesù!...), peccatori a causa della natura umana e giusti per la giustificazione giudiziale (e non ontologica) di Dio.

Quell'infelice affermazione di Francesco apre le porte ad una simile visione, purtoppo.

"Che cosa comporta se si prendessero alla lettera le parole usate da Papa Francesco? Accadrebbe il pensare che Dio, tollerando il peccato, accetta anche la situazione degli uomini che vivono nel peccato perché fragili e incapaci di correggersi. Da qui l’inutilità dell’uomo a convertirsi, a smetterla di peccare, smetterla di lottare per combattere i vizi, si vive come si può ché tanto Dio perdona tutto. Sembra così – purtroppo – che al Papa Francesco interessino solo i peccati contro la carità intesa esclusivamente quale gesto di umanitario servizio ai poveri quale unica offesa a Dio, imperdonabile, per lui non esisterebbe la gravità di altro genere di peccato, sembra che tutto il resto venga così inserito nella “fragilità” e nei fallimenti “tollerati da Dio”. (cooperatores-veritatis.org/…/dio-tollera-i-n…)

Pericoloso davvero questo saltare a piè pari la distinzione tra tolleranza del peccatore e tolleranza del peccato in sé che è sempre un male e come tale non può mai essere giustificato, tollerato o amato.

E non esiste neppure il “male minore” da poter scegliere al posto di un "male maggiore" da dover evitare.

“L’insegnamento della Chiesa è il seguente: tra due mali, non se ne può scegliere nessuno. Ogni male offende Dio. E Dio non va offeso né tanto né poco…In verità, se è lecito talvolta tollerare un minor male morale a fine di evitare un male maggiore o di promuovere un bene più grande, non è lecito, neppure per ragioni gravissime, fare il male affinché ne venga il bene, cioè fare oggetto di un atto positivo di volontà ciò che è intrinsecamente disordine e quindi indegno della persona umana, anche se nell’intento di salvaguardare o promuovere beni individuali, familiari o sociali” (padre Angelo Bellon)

Dio perdona il peccatore, non il voler peccare(Sant’Alfonso Maria de Liguori, “Apparecchio sulla morte”)

Particolarmente adatte al tema sono queste parole di Tommaso Scandroglio che mette in risalto una distinzione importante che arricchiesce e chiarisce meglio le considerazioni finora fatte:

"Quando noi compiamo un’azione è un po’ come se il significato di questa azione diventasse parte di noi. E così chi ruba diventa anche ladro, chi uccide anche omicida, chi mente anche menzognero, etc. L’“anche” è obbligatorio aggiungerlo perché noi non possiamo essere ridotti al valore o al disvalore di una singola azione, anche se – è bene ricordarlo – una sola azione particolarmente malvagia ha il potere di ridurci in stato di peccato mortale, ossia di qualificarci come nemici di Dio.

Questa parte malvagia di noi ovviamente non può essere amata da Dio, perché Lui non può che amare il bene e quindi non può che amare le parti buone del nostro essere: ama la bontà che trova in noi, non la nostra malvagità. Il luogo comune teologicamente corretto “Dio ti ama per quello che sei” è accettabile se lo riferiamo solo alle parti migliori di noi, ossia alle azioni buone da noi compiute. Dio non potrebbe mai amare il lato omicida di una persona. Il Signore perciò non ama tutto ciò che siamo. Più precisamente Dio ci ama sempre come persone, ma siamo noi che con le nostre azioni ci allontaniamo dal suo amore.

Dio ci ama nella condizione anche gravemente peccaminosa in cui ci trova, ma non ama quella condizione peccaminosa. E infatti ci chiede di abbandonare il peccato, ossia di convertirci. Se noi non vogliamo abbandonare il peccato è impossibile che Dio ci abbracci, ossia è impossibile che Dio perdoni una persona se questa non vuole essere perdonata perché ricevere l’amore misericordioso di Dio non può che essere una scelta libera" (www.lanuovabq.it/it/dio-accoglie-il…)
vincenzo angelo
Simul iustus et peccator ..."Cosa che attribuisce anche a Gesu'":infatti:"Gesu' si e' fatto diavolo".Per questo mette Lutero in Paradiso e anche Giuda. C'e' davvero da stracciarsi le vesti,e se ci da' dei farisei,poco importa.Rimorso e' una cosa, dolore o pentimento e' di piu'.Il rimorso e' il richiamo di Dio che ancora ama chi pecca,e quindi e' gia' interno e soprannaturale come dev'essere anche …Altro
Simul iustus et peccator ..."Cosa che attribuisce anche a Gesu'":infatti:"Gesu' si e' fatto diavolo".Per questo mette Lutero in Paradiso e anche Giuda. C'e' davvero da stracciarsi le vesti,e se ci da' dei farisei,poco importa.Rimorso e' una cosa, dolore o pentimento e' di piu'.Il rimorso e' il richiamo di Dio che ancora ama chi pecca,e quindi e' gia' interno e soprannaturale come dev'essere anche il dolore o pentimento vero,ma quest'ultimo e'laparte che dobbiamo fare noi e che Dio non fa per noi.Come tale comporta proponimento e riparazione ed e' assoluto,cioe' e' la cosa piu' importante e urgente da confessare e mettere in pratica.Quando si dice di perdonare ,per esempio San Giovanni Paolo II perdono' Ali Acga subito, prima che (forse) anni dopo glielo chiedesse,credo significhi non odiare, non meditare vendetta e pregare per chi ci ha fatto del male,il che attira sul suo capo i carboni ardenti che erano e sono preghiere a Dio che mandi la Sua Grazia,e non quelli infernali come qualcuno puo' credere,ma tutto questo pone le due condizioni del rimorso interno e soprannaturale:le altre due dipendono dalla volonta' e dalle opere del peccatore.
Massimo M.I.
"Dio perdona il peccatore quando si pente e si converte" con me Dio ha pazientato e pazienza in attesa che mi penti, in fattie se dicessi di essere senza peccato sarei un bugiardo, come dite San Giovanni o no?
Giovanni da Rho
Anche io non vorrei essere troppo pignolo ;-) ma sulla Scrittura non troviamo né quello che dice Ratzinger né quello che dice Bergoglio.
«Chiunque commette ingiustizia è in abominio al Signore», Deuteronomio 25,16.
«Tu detesti chi fa il male ... Il Signore detesta sanguinari e ingannatori», Salmi 5,6.7.
«Il Signore ... odia chi ama la violenza», Salmi 11,5.
«Tu detesti chi serve idoli falsi», …Altro
Anche io non vorrei essere troppo pignolo ;-) ma sulla Scrittura non troviamo né quello che dice Ratzinger né quello che dice Bergoglio.

«Chiunque commette ingiustizia è in abominio al Signore», Deuteronomio 25,16.
«Tu detesti chi fa il male ... Il Signore detesta sanguinari e ingannatori», Salmi 5,6.7.
«Il Signore ... odia chi ama la violenza», Salmi 11,5.
«Tu detesti chi serve idoli falsi», Salmi 30,7.
«Il Signore ha in abominio il malvagio», Proverbi 3,32.
«[Il Signore odia il] falso testimone che diffonde menzogne e chi provoca litigi tra fratelli», Proverbi 6,19.
«Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato», Giovanni 3,18.
«Chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio incombe su di lui», Giovanni 3,36: se Dio ama il peccatore, che non obbedisce al Figlio, come potrebbe l'ira di Dio essere sopra di lui?
«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà», Giovanni 14,23: se uno non osserva la parola di Gesù, il Padre non lo ama.
«Se qualcuno non ama il Signore sia anàtema», 1Corinzi 16,22.

Quindi la Scrittura non insegna che Dio "ama" il peccatore, ma anzi che lo odia: odia il suo peccato, e odia anche lui. Odia entrambi. Sant'Alfonso scrive non solo che Dio "odia" il peccatore, ma anche che non può fare a meno di odiarlo ("Apparecchio alla morte" XIX,3).

Dio vuole che il peccatore si penta dei suoi peccati, si converta abbandonandoli, e viva in grazia (cf. Ezechiele 33,11). Per questo, Dio - che è un Dio d'amore pur odiando il peccato e il peccatore - offre agli uomini la possibilità di salvarsi in Cristo Gesù: «Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi», Romani 5,8. Dio "ama" il peccatore dandogli le grazie necessarie a cambiar vita. Non è un argomento facile da trattare, né è facile percorrere quella "via stretta" che è la volontà di abbandonare tutto ciò che Dio detesta.

In questo punto dovrei scrivere qualcosa sulla deriva filo-luterana del cattolicesimo odierno, ma dovremmo accennare alle varie attestazioni molto benevole verso Martin Lutero espresse sia da Giovanni Paolo II che da Benedetto XVI, e soprattutto dovremmo fare riferimento alla "Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione" (31 ottobre 1999). Porterebbe via troppo tempo. Vorrei solo ricordare che è Bergoglio a dare ragione a Lutero in base a un documento vaticano firmato da Ratzinger:
Lo scandaloso elogio di Bergoglio a Lutero, sulla giustificazione

Quanto a S. Alfonso De' Liguori - la cui citazione credo sia "a senso" -, questo grande e dimenticato Dottore della Chiesa insegna che Dio perdona il peccatore quando si pente e si converte, e addirittura che il numero dei peccati che Dio è disposto a perdonare non è infinito, ma limitato.

La lettura di "Apparecchio alla morte" è doverosa per ogni cattolico:
Sant'Alfonso - Apparecchio alla morte cioè Considerazioni sulle Massime Eterne Utili a tutti
E' un buon farmaco contro gli attacchi di arianesimo, luteranesimo, e modernismo.