Ci dobbiamo salvare da soli – Danilo Quinto – 08.04.2020

Ribalterei il titolo di un famoso romanzo di Margareth Mazzantini e dell’omonimo film di Sergio Castellitto. Non è vero che «Nessuno si salva da solo».

Ognuno è solo e si salva da solo.
Sia di fronte al potere terreno - che dimostra la sua fallacia, la sua incapacità, la sua inettitudine ed anche la sua crudeltà, a tutti i livelli, nell’affrontare l’emergenza del Covid19 – sia rispetto alla dimensione soprannaturale.

Ognuno di noi è Chiesa.

Ognuno di noi è «servo inutile», ma nello stesso tempo san Paolo avverte: voi siete «edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù. In lui tutta la costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo del Signore; in lui anche voi venite edificati insieme per diventare abitazione di Dio per mezzo dello Spirito» (Ef 2,20-22).

Essere «servi inutili» vuol dire guardare la realtà, ascoltarla e valutarla avendo solo Nostro Signore come punto di riferimento della nostra vita, senza farci distogliere da nulla che non derivi dalla Parola del Verbo.

Gesù ci vuole perfetti, attenti a non disperderci nelle cose del mondo e a coltivare dentro di noi la certezza che solo la perfezione – che equivale a dire santità – ci può consentire di scalare i gradini che portano al Paradiso.

Le nostre tentazioni, le nostre cadute inevitabili nel peccato ci vengono perdonate solo se ci pentiamo, se pieghiamo le ginocchia davanti alla Croce e riconosciamo nella Persona-Dogma il nostro Re, del Cielo e della Terra.

Intervistato da Aldo Maria Vialli, mons. Carlo Maria Viganò ha affermato:

«Il Signore ci manda un messaggio molto chiaro: Sine me nihil potestis facere (Gv 15, 5). Se non ci persuadiamo che i nostri peccati sono colpi di martello con cui crocifiggiamo ancora una volta Nostro Signore, sputi sul Suo adorabile Volto, non possiamo pentirci, chiedere perdono e riparare queste colpe. Lo dobbiamo capire noi, lo devono capire le Nazioni, lo deve capire la Gerarchia».

La Gerarchia della Chiesa post-conciliare non l’ha compreso o, se l’ha compreso, l’ha ignorato. Possiamo dirlo con coscienza serena e forti del nostro Battesimo, che ci è stato dato in nome di Nostro Signore Gesù Cristo.

L’ha ignorato perchè ha preferito porre l’uomo al posto di Cristo - il carnefice al posto dell’Uomo-Dio che si era fatto vittima per scontare i nostri peccati e donarci una speranza di salvezza – al centro della sua predicazione e della sua pastorale.

E’ stata ribaltata la stessa nozione di Chiesa, che Cristo ha istituito come fondamento del Suo piano di salvezza.

E’ stata stravolta la Liturgia. Il sacrificio incruento di Cristo – la Santa Messa – è stata trasformata in un rituale simbolico. E’ stata profanata la Santa Comunione, concedendo di distribuire il Corpo Vivo e Vero del Signore nelle mani.

A poco a poco, sono stati demoliti tutti i dogmi di fede, fino ad arrivare a sminuire ripetutamente, negli ultimi sette anni, lo stesso ruolo della Madre di Dio nel piano della salvezza, proclamato da Lei stessa nelle Sue apparizioni.

Il tentativo di distruzione ha comportato la negazione del ruolo di Dio in tutte le vicende umane, tanto da farLo scomparire nei discorsi pubblici, per sostituirLo – platealmente e senza alcun ritegno – con una forma di sincretismo religioso, di panteismo e di idolatria di simboli pagani, che sono stati al centro di cerimonie che si sono svolte solo qualche mese fa all’interno delle mura di San Pietro.

A questo proposito, mons. Vigano, sempre nella stessa intervista, ha affermato:

«Veder entrare nella Basilica Vaticana la pachamama e le sue insegne, portata a spalle da Vescovi e Prelati, è un gesto talmente inaudito e vergognoso che in altri tempi avrebbe probabilmente suscitato la furia del popolo e l’ira del Clero. Un tale sacrilegio, sotto un punto di vista canonico, va riparato con un rito di riconsacrazione di San Pietro che non è stato ancora compiuto. Fino a quel momento, tutte le funzioni liturgiche che vi si celebrano aggiungono sacrilegio a sacrilegio. D’altra parte, riconsacrare la Basilica significherebbe riconoscere la gravità dell’atto idolatrico e sconfessare chi lo ha autorizzato. Ricordo che, dopo che gli idoli furono gettati nel Tevere, Bergoglio si scusò con chi si fosse sentito offeso da quell’azione, mentre non prese minimamente in considerazione la grave offesa arrecata alla Maestà di Dio, ai Ministri sacri e al sentimento dei fedeli».

C’è qualcuno che in coscienza può dargli torto?

C’è. Sono tutti quei vescovi e cardinali – tranne qualche isolata eccezione - che non hanno aperto bocca. Non importa se l’abbiano fatto per paura o per ignavia o per tiepidezza. L’hanno fatto e tanto basta. Non si sono pentiti ed hanno disobbedito al primo dei Comandamenti.

Tanto è bastato a Dio per prendere le Sue decisioni. Il vaso era colmo ed è bastato un piccolo virus per mettere in ginocchio il mondo intero.

Si può sostenere che non sia avvenuto questo?

Sì. Lo sostiene la quasi totalità della gerarchia, che non osa pronunciare I termini «avvertimento» o «castigo» e ripudia chiunque abbia l’ardire di ricordare che Dio, che è Signore Onnipotente e Bene Assoluto, è Giustizia e che la Sua Misericordia si spiega attraverso l’azione della Sua Giustizia, come insegnano il Magistero, la Sacra Scrittura e la Tradizione della Chiesa.

Invece si dice, bestemmiando: «Non è il tempo del tuo giudizio, ma del nostro giudizio».

In questo contesto, uomini e donne di buona volontà – purtroppo ancora inconsapevoli di quello che sta avvenendo – inviano appelli accorati finalizzati alla celebrazione delle Sante Messe soprattutto in questo periodo pasquale. Ho letto che una rinomata scrittrice cattolica suggerisce misure sanitarie perchè le Sante Messe si possano svolgere in sicurezza, arrivando ad ipotizzare che il sacerdote, prima di dare la Santa Eucaristia (senza specificare se in bocca o sulle mani), si lavi le mani con l’amuchina.

Mettendo da parte queste boutade – che danno però la misura della situazione che viviamo – esprimo la mia vicinanza e comprensione per lo sconforto e la sofferenza di tutti coloro che sono in buona fede, consapevole come sono del fatto che lo "streaming" che la gerarchia ecclesiastica ha scelto non possa sostituire in alcun modo e sotto qualsiasi forma, la partecipazione fisica al rinnovo del sacrificio incruento di Cristo e al cibarsi del Suo Corpo.

Mi sento però di dire a questi fratelli e sorelle in Cristo che Dio abbia permesso agli uomini della gerarchia ecclesiastica di operare per privare i fedeli del loro alimento spirituale, perchè Egli "non ne può più". La Persona-Dogma si è sottratta alla profanazione rinnovata e perpetuata nel tempo della Sua Chiesa. L'ha preservata dagli uomini che ne fanno parte, per custodirla dall'annientamento che stava subendo. La Chiesa non perirà, perchè è di origine divina. Periranno ad uno ad uno gli uomini che l'hanno profanata, se non si pentono e non si convertono.

Sono confortato dal fatto che un vescovo della Santa Romana Chiesa la pensi allo stesso modo:

«Dobbiamo anche capire che la privazione dei Sacramenti e della Messa in tutto il mondo» - ha dichiarato mons. Viganò - «è una punizione ulteriore per la nostra infedeltà, per i sacrilegi che vengono compiuti quotidianamente nelle nostre chiese dall’indifferenza di tanti Ministri di Dio, dalle profanazioni derivanti dalla Comunione in mano, dalla sciatteria delle celebrazioni. Alla voce composta e pura della Liturgia si è sostituito lo strepito volgare e profano: come possiamo sperare che la nostra preghiera sia gradita al Cielo?».

Ciascuno di noi è grande agli occhi di Dio e può fare tantissimo per Dio.

Anche soffrire nel silenzio e offrire la sua sofferenza per coloro che non vogliono o non sanno "vedere" quello che sta accadendo, confidando che la sua preghiera possa arrivare a Dio e fermare la Sua mano.

Solo questo possiamo sperare.