7 aprile 2020 - 02:38

Pedofilia, il cardinale Pell prosciolto dall'Alta Corte australiana: libero

L'alto prelato era stato condannato a 6 anni per aver abusato sessualmente nel 1996 di due coristi di 13 anni nella sacrestia della cattedrale di Melbourne

di Gian Guido Vecchi

Pedofilia, il cardinale Pell prosciolto dall'Alta Corte australiana: libero
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CITTÀ DEL VATICANO L’Alta Corte australiana ha prosciolto all’unanimità il cardinale George Pell, che stava scontando in carcere una condanna a sei anni per abuso su minori dopo la sentenza di primo grado del dicembre 2018 e la conferma in appello nell’agosto 2019. Pell, 78 anni, era stato il primo cardinale e il primo «ministro» della Santa Sede mai condannato per pedofilia, e si è sempre detto innocente. Ora è libero: ha lasciato il carcere di massima sicurezza di Barwon e si è ritirato in un istituto religioso vicino a Melbourne. Da tredici mesi era detenuto nell’isolamento e la sorveglianza massima riservata ai pedofili in prigione. Le ultime immagini, nel febbraio dell’anno scorso, mostravano un uomo anziano e corpulento, all’uscita del tribunale, che si faceva strada a fatica tra microfoni e telecamere mentre dalla folla gli urlavano «sei un mostro» e «brucerai all’inferno, maniaco». Era stato riconosciuto colpevole di aver abusato di due coristi tredicenni nel 1996, in una stanza sul retro della Cattedrale di San Patrizio a Melbourne, alla fine di una processione che concludeva la messa celebrata dall’allora arcivescovo, e di avere aggredito uno dei due un mese più tardi, in un corridoio. La difesa di Pell fondava il suo ricorso sul fatto che non avrebbe avuto il tempo di commettere l’abuso, tanto più nella sagrestia di una chiesa ancora piena di gente. Il suo legale aveva fatto notare che l’accusa era «inverosimile» perché «solo un pazzo» si sarebbe comportato così in un luogo pubblico. Di fatto era la parola dell’accusatore, uno dei due ragazzini di allora, contro quella del cardinale. Per l’Alta Corte, le dichiarazioni degli altri testimoni «erano incongruenti con la testimonianza del denunciante»: Pell era solito salutare i parrocchiani davanti alla cattedrale, al termine della messa, per una quindicina di minuti, lo stesso lasso di tempo nel quale, secondo l’accusa avrebbe compiuto le molestie in sagrestia. L’Alta Corte, alla fine, ha ritenuto che fosse «significativa la possibilità di aver condannato una persona innocente, perché le evidenze non hanno soddisfatto il livello di prova necessario». I sette giudici hanno così deciso all’unanimità il proscioglimento in base al fatto che la Corte d’Appello non aveva considerato «se restava una possibilità ragionevole che non fosse accaduto»: la colpevolezza del cardinale non era stata dimostrata «oltre ogni ragionevole dubbio» e il «ragionevole dubbio» è rimasto.

La reazione del cardinale

«Ho sempre sostenuto la mia innocenza mentre soffrivo di una grave ingiustizia», ha fatto sapere Pell con una dichiarazione scritta. Riguardo al suo accusatore, «non ho alcun rancore verso di lui». E ancora: «Non voglio che la mia assoluzione si sommi alla sofferenza e all’amarezza che molti provano. Di sofferenza e amarezza ce ne sono state abbastanza. Il processo non è stato un referendum sulla Chiesa cattolica né un referendum su come le autorità della Chiesa in Australia hanno affrontato il crimine di pedofilia nella Chiesa. Il punto era se avevo commesso questi crimini terribili: e io non l’ho fatto». Il presidente della conferenza episcopale australiana, l’arcivescovo Mark Coleridge, si è mostrato consapevole che la sentenza «sarà accolta con favore da coloro che credono nell’innocenza del cardinale» e risulterà invece «devastante per gli altri». Quindi ha ribadito «l’impegno incrollabile della Chiesa per la sicurezza dei bambini e per una risposta efficace ai sopravvissuti e alle vittime di abusi sessuali su minori».

Il Papa: prego per gli innocenti condannati per accanimento

Pell, che nel frattempo ha raggiunto l’età della pensione, era stato chiamato da Francesco nel 2013 a far parte del Consiglio cardinalizio dei più stretti collaboratori del Papa, che nel 2104 lo aveva scelto come prefetto della Segreteria per l’Economia vaticana. «Sospeso» dall’incarico nel giugno 2017, il Papa gli aveva «concesso un periodo di congedo per potersi difendere» e tornare in Australia per affrontare il processo, rinunciando all’immunità diplomatica. Francesco, in questi casi, ha sempre voluto che i sacerdoti accusati di pedofilia ne rispondessero davanti ai giudici, «su questo problema non ci saranno figli di papà»; e d’altra parte ha sempre raccomandato di rispettare «il principio giuridico fondamentale della presunzione d’innocenza».

Stamattina, il pontefice è stato subito informato del proscioglimento del cardinale. Come ogni giorno, anche durante la Settimana Santa il Papa celebra la messa a Santa Marta. Stamattina l’antifona di ingresso, letta da Francesco all’inizio della celebrazione, era tratta dal Salmo 26: «Non consegnarmi in potere dei miei nemici; contro di me sono insorti falsi testimoni, gente che spira violenza». Nell’introduzione, il pontefice ha parlato degli innocenti perseguitati: «In questi giorni di Quaresima abbiamo visto la persecuzione che ha subito Gesù e come i dottori della Legge si sono accaniti contro di lui: è stato giudicato sotto accanimento, con accanimento, essendo innocente. Io vorrei pregare oggi per tutte le persone che soffrono una sentenza ingiusta per l’accanimento». Dal Vaticano è arrivato anche un comunicato ufficiale: «La Santa Sede, che ha sempre riposto fiducia nell’autorità giudiziaria australiana, accoglie con favore la sentenza unanime pronunciata dall’Alta Corte - si legge -. Il Cardinale Pell - nel rimettersi al giudizio della magistratura - ha sempre ribadito la propria innocenza, attendendo che la verità fosse accertata. Con l’occasione la Santa Sede riafferma il proprio impegno a prevenire e perseguire ogni abuso nei confronti dei minori».

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