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P.Elia
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È più facile reprimere che educare. È più facile reprimere che educare! (Papa Francesco) Lo sviluppo umano integrale e la pastorale penitenziaria cattolica Cari fratelli e sorelle, a Roma il 7 el’8 …Altro
È più facile reprimere che educare.

È più facile reprimere che educare! (Papa Francesco) Lo sviluppo umano integrale e la pastorale penitenziaria cattolica Cari fratelli e sorelle, a Roma il 7 el’8 Novembre scorso si è tenuto un Convegno organizzato dal Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, dal tema “Lo sviluppo umano integrale e la pastorale penitenziaria cattolica” che ha visto riuniti cappellani di carcere provenienti da America Latina, Stati Uniti, Europa, Africa ed Oceania. Papa Francesco, nel discorso tenuto durante l’udienza a loro riservata a fine convegno, l’8 Novembre, ha manifestato la sua amarezza nel constatare quanto sia difficile la situazione delle carceri, su cui ancora e spesso si addensano molte ombre. Realtà contaminate dalla “cultura dello scarto”, “spazi per rinchiudere nell’oblio”, “luoghi di spersonalizzazione”. È in queste dimensioni lesive della dignità umana che le carceri mostrano i volti più preoccupanti. La situazione delle carceri è un riflesso della nostra realtà sociale e una conseguenza del nostro egoismo e della nostra indifferenza, sintetizzati nella cultura dello scarto” Analizzando la realtà di molte carceri, Papa Francesco sottolinea che spesso si segue una logica controproducente: Molte volte la società, mediante decisioni legaliste e disumane, giustificate da una presunta ricerca del bene e della sicurezza, cerca nell’isolamento e nella detenzione di chi agisce contro le norme sociali, la soluzione ultima ai problemi della vita di comunità. Così si giustifica il fatto che si destinino grandi quantità di risorse pubbliche a reprimere i trasgressori, invece di ricercare veramente la promozione di uno sviluppo integrale delle persone che riduca le circostanze che favoriscono il compimento di azioni illecite. È più facile reprimere che educare, negare l’ingiustizia presente nella società e creare questi spazi per rinchiudere nell’oblio i trasgressori, che offrire pari opportunità di sviluppo a tutti i cittadini. E ispirandosi a due immagini per confermare e incoraggiare la missione di coloro che si dedicano con passione e entusiasmo alla pastorale carceraria si è riferito innanzitutto alle finestre presenti nelle prigioni. Le carceri, afferma il Papa, abbiano sempre una finestra e un orizzonte, anche quando la pena è perpetua. Nessuno può cambiare la propria vita, sottolinea, se non vede un orizzonte. La seconda immagine è quella che il Santo Padre ha visto più volte a Buenos Aires quando in autobus si recava in una parrocchia vicina al carcere di Villa Devoto. Qui ha visto le persone in coda, in attesa di poter visitare i detenuti. Tra queste, c'erano soprattutto madri. Donne, aggiunge il Pontefice, che non si vergognavano. Possa la Chiesa, spiega il Papa, imparare la maternità da queste donne e apprendere i gesti di maternità che dobbiamo avere per questi fratelli e sorelle che sono detenuti.