La Chiesa deve rinunciare alla Sua autoreferenzialità?

La Chiesa, quale Corpo Mistico di Cristo, possiede per divina volontà una vocazione all’autoreferenzialità: essa non si fonda su criteri umani, ma rimanda sempre a Cristo suo Capo, da cui trae senso, autorità e missione. Il Concilio Vaticano II non ha mai negato questa realtà, bensì ha proposto un rinnovamento pastorale, non dottrinale, che non contraddice l’essenza divina e immutabile della Chiesa. La vera povertà evangelica, inoltre, non consiste nell’impoverimento materiale o nell’abbandono delle risorse necessarie alla missione, ma nel distacco interiore dai beni terreni: è povertà dello spirito, come insegnato da Gesù nel Vangelo e vissuto dai santi. La Chiesa, fedele alla tradizione, ha sempre agito con carità verso i poveri, ma senza mai confondere il servizio con la rinuncia alla propria autorità e alla sua missione salvifica. Infine, il rischio insito nella ricerca di una “spiritualità sempre nuova” è quello di cedere a vie alternative non radicate nella fede cattolica …Altro

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telebene

Non so se il problema della Chiesa di oggi sia dovuto al Vaticano II. Ma una cosa credo di saperla: al di là dell'ignoranza del popolo cristiano (cosa che li lega ancora di più al misticismo "che non è la mistica"), io credo che la Chiesa sia ormai, quasi completamente svuotata di autentica spiritualità, vivendo una fede esteriore, formale, evanescente, e senza nessun radicamento nella mistica.

Vexilla regis

Sì, se è vero che sarebbe eccessivo attribuire al solo Concilio la condizione della fede attuale, è altrettanto vero che la mistica, pur essendo un aspetto fondamentale della spiritualità, non può colmare da sola il bisogno dello spirito di avvicinarsi a Dio.
La fede ha bisogno di essere completata da un’estetica che le dia forma e profondità, una bellezza che si esprima sia internamente che esternamente. La tradizione della Chiesa ha sempre compreso questo, cercando di coniugare la sacralità della fede con l’estetica liturgica, artistica e spirituale.
La Chiesa, infatti, non è solo un luogo di esperienza mistica, ma anche di rivelazione esteriore, e un equilibrio tra estetica interiore e esteriore sembra la via più completa. Solo così si può restituire alla fede quella profondità e concretezza che sembra mancare oggi, con un ritorno alla spiritualità che integri entrambi gli aspetti.

warrengrubert

In questo articolo si parla della crisi spirituale dopo il concilio.
Non sarà tutta colpa del concilio, ma com'è ben spiegato certe dinamiche sono rese possibili proprio dall'interpretazione o attuazione del concilio (valutate voi, per quel che penso opto per l'attuazione) che hanno favorito la perdita della spiritualità.
Nell'articolo è riportato un richiamo dell'allora pontefice PaoloVI affinché non si trascuri lo sforzo ascetico...
Ancora una volta non posso fare a meno di evidenziare l'ipocrisia di questo pontefice che a parole predicava bene, e con i fatti razzolava male.
Difatti mentre predicava l'ascesi e la spiritualità, nei fatti riformava la liturgia, le costituzioni degli ordini, promuoveva la visione della nuova teologia modernista ecc. tutto ciò ha portato la chiesa ad una visione solo orizzontale e a mettere al centro l'uomo a discapito di Dio.
La crisi della spiritualità post-conciliare

L'estetica conta come un cavolo a merenda. Ciò che conta, e che la mistica insegna, non è l'estetica, ma L'AMORE!

Vexilla regis

Telebene Aah l'Amoour..l'amor! Vorrei vedere se sull'altare, al posto di un sacerdote vestito dei suoi paramenti, salisse un uomo in mutande a insegnare la mistica dell'amore.. Vorrei proprio vedere se non cambierebbe opinione

L'estetica e l'amore non sono in contrasto; anzi, l'estetica può essere un'espressione dell'amore. La bellezza, in molte tradizioni, è vista come un riflesso del divino o come un linguaggio dell'anima, che avvicina le persone alla verità e alla comprensione profonda dell'amore stesso.

Sempre più mi convinco che il problema della chiesa è il concilio vaticano II.
L'articolo interpreta, o corregge, le parole di L.XIV.
Sono decenni che i pontefici parlano e qualche sacerdote, o teologo si premura di dover interpretare le loro parole in chiave cattolica per evitare fraintendimenti "ereticizzanti".
Lo stesso concilio è soggetto a questo processo. Dopo più di 60 anni siamo ancora qui a discutere come si interpretano i vari documenti, se i "padri" conciliari volevano una chiesa nuova nella continuità o una nuova chiesa che si disfasse del vecchiume preconciliare.
Io sono convinto che volessero distruggere la Chiesa cattolica protestantizzandola.
La Prova?
"Quello che il Concilio ha cercato di fare, e che è stato talvolta frainteso o distorto, è stato quello di aprire la Chiesa al dialogo con il mondo moderno."
Il peccato originale del concilio, che inficia tutto ciò che hanno scritto, detto e fatto, è proprio questa volontà di dialogare, di aprirsi al mondo.
Non è un fraintendimento, ma la struttura portante del concilio.
Perché è sbagliato?
Perché, o la chiesa è santa o è mondana!
Santo significa separato, consacrato, dedicato a Dio in modo esclusivo.
La chiesa non può dialogare con il mondo!
La chiesa deve convertire il mondo! Non aprirsi ad esso.
Se si apre al mondo, lo fa entrare (logico no?) se entra il mondo toglie spazio a Dio. La chiesa così, non è più separata, consacrata, non da più la dedizione esclusiva a Dio.
Difatti oggi vediamo che non la chiesa ha convertito il mondo, ma il mondo ha convertito la chiesa.
Chi ha il coraggio di negarlo?
Non è forse vero che nella Chiesa si parla di cambiare dottrina, morale, visione per adattare il "messaggio" cristiano ai tempi moderni?
Come lo chiamiamo questo processo in corso da più di 60 anni?
L'unico termine che mi viene in mente è:
Modernismo!
Eresia condannata dalla Chiesa pre conciliare e che la nuova chiesa conciliare ha messo in cattedra.
Continuiamo ad illuderci che chi guida la chiesa sia cattolico, e così facciamo le acrobazie mentali per interpretare le loro frasi in modo cattolico, la realtà è che sono modernisti.
Con Francesco, poi, abbiamo avuto un vero eretico alla guida della chiesa.
Speriamo che almeno L.XIV si limiti un pochino, e non vada troppo nella via mondana.

Grazie per la risposta, condivido pienamente. Non vorremmo, ma se davvero vogliamo fare un servizio alla verità, è necessario mettere in luce tutte le aporie che nulla hanno a che vedere con la Chiesa Cattolica di sempre. La Chiesa non è chiamata a seguire il mondo, ma a guidarlo verso Dio, senza compromessi. Se si apre troppo al mondo, finisce per perdere la sua missione e la sua sacralità, che è la sua vera forza. Il Concilio Vaticano II, con la sua volontà di dialogare e di cercare un consenso con il mondo moderno, ha sicuramente messo in discussione questa separazione e sacralità. Il rischio, come lei giustamente sottolinea, è che, piuttosto che convertire il mondo, la Chiesa sia stata essa stessa influenzata e trasformata dal mondo. Questo è un punto di riflessione serio e profondo..

Grazie. Come hai scritto, "Mettere in luce tutte le aporie che nulla hanno a che vedere con la Chiesa Cattolica di sempre" è un vero servizio alla Verità!

Diodoro

La cosiddetta "Carità" di una Chiesa-senza-Dio (= Sposa di Cristo non più innamorata di Lui) non è nient'altro che pianificazione, di tipo massonico, del "Fare del Bene".
Non ha nulla del dare-del-Proprio: ciò che è esemplificato dall'immagine del pellicano che si strappa della carne per nutrire i propri piccoli

Condivido. La "carità" di una Chiesa-senza-Dio, che diventa solo una forma di pianificazione fredda e impersonale, perde quella dimensione di sacrificio personale e di amore disinteressato che dovrebbe essere il cuore della vera carità. Il gesto del pellicano, che si fa dono di sé per nutrire i suoi piccoli, è un'immagine potente e simbolica dell'autentica generosità, che si fonda sull'amore e sul sacrificio, non sulla pianificazione razionale. Un cordiale saluto!

Diodoro

La ringrazio molto.
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