Meditazioni sui Novissimi - la morte

SAPIENZA ANTICA.
Le persone spesso, pensando alla morte, dicono: vorrei morire nel sonno, per non soffrire!
Questa gente non sa quel che chiede, perché una tale morte è si senza dolore attuale ma non tiene conto del fatto che chi muore in tal modo non ha tempo di avvedersi della propria imminente fine e dunque non ha il tempo per chiedere perdono a Dio dei propri peccati. Non ha interesse alla vita dopo la morte chi fa una simile affermazione. Meglio sarebbe se dicesse: Vorrei morire ricevendo gli ultimi sacramenti, confessandomi bene e comunicandomi con fervore, baciando il crocifisso e con i santissimi nomi di Gesù e di Maria sulle labbra come testamento. Oh, questa si che è una morte da desiderare! Infatti, chi ama Dio vede tutto con l'occhio puntato all'eternità! Non conta il morire, quanto il come si muore. O l'inferno eterno o il paradiso eterno; una di queste due sorti ha da toccarci. L'uno è facilissimo da raggiungere, è una strada spianata, e quanti la percorrono! L'altra è una porta stretta dove pochi si premuniscono per poter entrare e difatti molti sono quelli che ci provano ma rimangono fuori a bussare invano. Sulle porte dei conventi un tempo si potevano leggere codeste frasi: "Vuoi l'eterna salute? Ti sia al cor' d'avviso: morte, giudizio, inferno e paradiso"; oppure: "O penitenza o inferno!" e ancora: "Medita la tua sorte e non peccherai in eterno!".
FOLLIA DEL PECCATORE.
Chi pecca è un pazzo! Non c'è pensiero più salutare di quello della morte. I santi a tale pensiero si atterrivano. Non tanto come le persone comuni o come i peccatori, che si spaventano perché non vogliono lasciare quello che hanno, ma perché temevano il giudizio divino. Sapevano infatti - a differenza di noi oggi - che davanti a Dio tutto si ha da pagare. Molti invece, scioccamente, dice S. Alfonso, dicono: "Pecchiamo che tanto poi saremo perdonati" come a dire: "Avveleniamoci che tanto poi prenderemo l'antidoto". Tale ragionamento è proprio di un pazzo, non di un uomo di ragione! Cosa possiede una persona ricca a cui manca la Grazia di Dio? Niente! Cosa manca a una persona che non ha nulla ma che ha la Grazia di Dio? Niente! Diremo allora con S. Francesco d'Assisi: "Tanto l'uomo vale, quanto vale davanti a Dio". Perciò diciamo con Padre Avila: "Chi crede alla vita eterna e non si fa santo dovrebbe essere rinchiuso in manicomio!" Perché se si crede all'eternità e quindi si crede al giudizio, chi non si vuole far santo credendovi, si vede che vuole andare all'inferno! Quale follia maggiore di questa?...
ESEMPI DEI SANTI.
Sant'Ignazio di Loyola un giorno disse a un giovane di nome Francesco: Cosa ti può dare il mondo? Il mondo è ingannatore e non paga mai! Non può farti felice. Tu dici: Mi fa felice! Ebbene ma anche ammettendo che ti faccia felice, per quanto tempo questa illusione durerà? Prima o poi cesserà e tu ti ritroverai senza nulla perché con la morte tutto si lascia!". Il giovane si decise ad abbandonare tutto e a farsi santo divenendo seguace di Ignazio. In futuro sarà conosciuto come S. Francesco Saverio.
Padre Pio da Pietrelcina stava piangendo nella sua celletta e un frate gli chiese il perché piangesse: "Penso al giudizio di Dio. Chissà se mi salvo!" E il frate sbalordito: "Padre se non vi salvate voi... (chi si salva?)". Rispose S. Pio: "Ehhh figlio mio, chi può capire cos'è il giudizio di Dio? Finchè si è vivi non si può essere sicuri di perseverare!".
di Cristiano Maria G.