Francesco I
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La Bild riparla di lobby gay in Vaticano, una denuncia arriva alla Congregazione della Fede

«Città del Vaticano –
Un ex capo ufficio della Segreteria di Stato che molestava sessualmente un altro sacerdote, suo subordinato, chiedendogli con insistenza di essere masturbato, mostrandogli i propri attributi, facendogli assalti nella stanza delle fotocopie dove il rumore avrebbe sovrastato le richieste. Mobbing, pressioni, attenzioni squallide. Una storia ben poco edificante che sarebbe avvenuta anni fa, nel palazzo apostolico, messa a tacere fino all'allontanamento - in una diocesi in Germania - del presunto molestatore.

La vicenda - tutta da verificare - era destinata a restare negli archivi d'Oltretevere e scivolare nell'oblio se non fosse iniziata una complessa inchiesta della Bild e, soprattutto, se non fosse arrivata alla Congregazione della Fede la denuncia di una presunta vittima. I fatti riguardano uomini adulti che affermano - mediante deposizioni giurate - di avere subìto in silenzio per anni, in un clima pesante, intimidazioni e vendette.
Il canone denunciato e al quale fa appello la principale vittima - di cui omettiamo il nome - è il 1395, secondo comma, che recita che il chierico che ha commesso altri delitti contro il sesto precetto e se il delitto è stato compiuto con violenza, o minacce, o pubblicamente, o con un minore al di sotto dei 16 anni, deve essere punito con giuste pene, non esclusa la dimissione dallo stato clericale. Naturalmente in questo caso non si tratterà di minorenni.

Alla Congregazione della Fede la denuncia è arrivata piuttosto circostanziata e fa seguito ad una precedente denuncia alla polizia tedesca per i fatti riguardanti il monsignore capo ufficio - poi spostato dai superiori - ma di cui, ancora oggi, nessuno vuole parlare. Ora si tratta di verificare la deposizione e capire come stanno effettivamente le cose: un compito tutt'altro che facile per i vertici vaticani.

Nella denuncia, in un passaggio, si legge: «Ho informato gli inquirenti non solo delle violenze subite in Vaticano, ma anche delle vendette del prelato nei miei confronti e le conseguenze che patisco a tutt’oggi. Nell’interrogatorio è emerso tutto il mio dolore, che mi è costato uno sforzo emozionale significativo, in quanto ho dovuto rammentare episodi traumatici a causa dei quali mi sono visto costretto a lasciare il servizio diplomatico della Santa Sede».

Il sacerdote molestato tira anche in ballo i superiori che a suo dire non potevano non sapere di questa situazione. Forse speravano che forse la vicenda potesse smettere, sgonfiarsi, esaurirsi lentamente, con il tempo.
Gli approcci sessuali - sempre stando al racconto - iniziarono attorno al 2003, quando ancora c'era il cardinale Sodano.

«Un giorno cominciò a massaggiarmi le spalle, dicendomi che si sentiva che ero contratto perché avevo lavorato molto e che dovevo rilassarmi e non rimanere cosi teso. Era passato da capo rigido che mi sottraeva le ore di lavoro ad amico amorevole, che si interessava alla mia salute (…) Ero anche spaventato perché monsignore diceva di essere molto potente in Segreteria di Stato e che i suoi nemici andavano incontro a mala sorte».

A quel punto la situazione divenne chiara: «mi voleva come oggetto sessuale ed io non ho avuto il coraggio né di denunciarlo né di fuggire. Mi sentivo braccato. Nell’anno 2004 cominciarono gli abusi terribili: baci in bocca e palpate tra le gambe quasi sempre quando mi chiamava nel suo ufficio. Le porte degli uffici non erano sempre aperte, come è diventata consuetudine solo di recente, almeno nella II Sezione, acquisendo la prassi statunitense secondo cui gli uffici si chiudono solo per svolgere colloqui confidenziali. Vicino all’ufficio del monsignore c’era la stanza delle fotocopie e, quindi, per evitare il rumore delle macchine fotocopiatrici, ogni volta che entravo, con quella scusa, mi chiedeva di chiudere la porta».

Le molestie pare proseguissero persino a Santa Marta, dove entrambi – il monsignore capo ufficio molestatore e la vittima – all'epoca abitavano. «Una volta mi chiamò a Santa Marta, nella sua stanza e insisteva affinché premessi la mia scarpa sul suo pene. Si fece trovare in mutande e calzini. Rimasi di sale. Mi fece un lungo discorso dicendomi che era stressato e che le disposizioni di Pio XII consentivano la masturbazione. Ero sempre più frastornato. Premetti la scarpa con violenza, con l’intento di fargli male e di liberarmi finalmente di lui e delle umiliazioni che mi infliggeva. Ottenni l’effetto contrario».

Poco tempo dopo la presunta vittima decise di cambiare aria e traslocare alla Pontificia Accademia Ecclesiastica, lontano da Santa Marta. La vendetta del molestatore fu quella di mandare lettere in curia denunciando l'esistenza di una cordata gay, con nomi e cognomi, alcuni dei quali altisonanti e famosi.
Una lettera anonima arrivò anche alla Congregazione della Fede ma l'allora prefetto, il cardinale Mueller per prudenza volle incontrare la vittima per ascoltare la sua versione. Nel frattempo il presunto molestatore era già stato trasferito.

«Il Cardinale Mueller mi informò mostrandomi una missiva che mi accusava di eresia e di atti omosessuali. Nella lettera c’era anche scritto che se non fossi stato richiamato in diocesi, l’anonimo avrebbe informato Sua Santità. Il Cardinale Müller aggiunse che, a suo avviso, quella lettera proveniva dal molestatore e che lui l’avrebbe buttata via. Gli chiesi di non farlo per avere, magari per un processo futuro, un ulteriore prova degli atti diffamatori che stavo subendo».

La denuncia alla Congregazione della Fede termina con j'accuse sull'insensibilità di un sistema che nel suo complesso non sempre riesce ad identificare subito le situazioni in sofferenza. La presunta vittima di mobbing, nel 2018, dopo una grande depressione dicise di ricorrere alla giustizia.

«Ero sfinito e disperato (..) Ho perso tutto. La mia dignità, la mia serenità, il mio buon nome, il mio lavoro. Vivo in uno stato di depressione costante. Non sono stato ascoltato, non ho ricevuto aiuto, sono stato confinato come se il criminale fossi io». Adesso le castagne dal fuoco le dovrà togliere la Congregazione della Fede e il suo tribunale interno. Un compito di certo non facile sbrogliare una matassa così ingarbugliata, densa di zone oscure, protezioni, omissioni. Chissà cosa riserva la prossima puntata.

ilmessaggero.it
lamprotes
Si può ben dire che certi chierici siano "assatanati" di sesso: pensano solo a quello, notte e giorno!
Francesco I
E, per di più, di sesso sodomitico !
lamprotes
Appunto! Ma è proprio quello che in loro è un'autentica ossessione, si vede che prende il loro cervello fino in fondo fino all'impazzamento...