demaita
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Gesù parla dell’eterna bellezza dell’anima di Maria Vergine

Per la sua bellezza spirituale ripropongo Meditiamo insieme un Mistero del Santo Rosario odierno. Testo con audio.

(Gesù a discepoli e discepole spiega chi è Maria Vergine)
…Vi ho qui voluti per farvi conoscere Maria. Molti di voi conoscete la "Madre" Maria, alcuni la "Sposa" Maria, ma nessuno conosce la "Vergine" Maria.
Io ve la voglio fare conoscere in questo giardino in fiore, nel quale il vostro cuore viene col desiderio nelle lontananze forzate e come ad un riposo nelle fatiche dell'apostolato.
Vi ho ascoltato parlare, voi apostoli, discepoli e parenti, ed ho sentito le vostre impressioni, i vostri ricordi, le vostre asserzioni sulla Madre mia.
Io vi trasfigurerò tutto questo, molto ammirativo ma ancora molto umano, in un soprannaturale conoscere. Perché mia Madre, prima di me, va trasfigurata agli occhi dei più meritevoli, per mostrarla quale essa è. Voi vedete una donna. Una donna che per la sua santità vi pare diversa dalle altre, ma che in realtà vedete come un'anima fasciata dalla carne, come quella di tutte le sue sorelle di sesso.
Ma Io ora vi voglio scoprire l'anima di mia Madre. La sua vera ed eterna bellezza.
Vieni qui, Madre mia. non arrossire. Non ritrarti intimidita, colomba soave di Dio. Tuo Figlio è la Parola di Dio e può parlare di te e del tuo mistero, dei tuoi misteri, o sublime mistero di Dio.
Sediamoci qui, in quest'ombra leggera di alberi in fiore, presso la casa, presso la tua stanza santa.
Così! alziamo questa tenda ondeggiante e ne escano onde di santità e di paradiso da questa stanza verginale, a saturare di te tutti noi... sì. Io pure. Che Io mi profumi di te, Vergine perfetta, per potere sopportare i fetori del mondo, per potere vedere candore avendo saturata la pupilla del tuo candore... qui Marziam, Giovanni, Stefano, e voi discepole, bene di fronte alla porta aperta sulla dimora casta della casta fra tutte le donne, e dietro voi, amici miei. E qui, al mio fianco, tu, diletta Madre mia.
Vi ho detto poc'anzi "l'eterna bellezza dell'anima di mia Madre". Sono la Parola e perciò so usare della Parola senza errore. Ho detto "eterna", non "immortale". E non senza scopo l'ho detto. Immortale è chi, essendo nato, non muore più. Così l'anima dei giusti è immortale in Cielo, l'anima dei peccatori è immortale nell'inferno, perché l'anima, creata che sia, non muore più che alla grazia. Ma l'anima ha vita, esiste dal momento che Dio la pensa (il pensiero di Dio la crea, poi, quando è il momento di infonderla). E’ il pensiero di Dio che la crea.
L'anima di mia Madre è da sempre pensata da Dio. Perciò è eterna nella sua bellezza, nella quale Dio ha riversato ogni perfezione per averne delizia e conforto.
E’ detto nel libro del nostro avo Salomone (Proverbi 8,22-31 ‘Primogenita’ rispetto a tutte le altre anime della umanità), che ti antevide e perciò profeta tuo può essere detto: "Dio mi possedette all'inizio delle sue opere, fin dal principio, avanti la creazione. Ab eterno io fui stabilita, al principio, prima che fosse fatta la terra. non erano ancora gli abissi ed io ero concepita. Non ancora le sorgenti delle acque sgorgavano, non ancora le montagne erano fermate sulla loro grave mole, ed io già ero. Prima delle colline io ero partorita. Egli non aveva ancora fatto la terra, i fiumi, né i cardini del mondo, ed io già ero. Quando preparava i cieli e il cielo, io ero presente. quando con legge inviolabile chiuse sotto la volta l'abisso, quando rese stabile in alto la volta celeste e vi sospese le fonti delle acque, quando fissò al mare i suoi confini e dette legge alle acque di non passare il loro termine, quando gettava i fondamenti della terra, io ero con lui a ordinare tutte le cose. sempre nella gioia io scherzavo dinanzi a lui continuamente. scherzavo nell'universo".
Si, o Madre di cui Dio, l'immenso, il sublime, il vergine, l'increato, era gravido, e ti portava come il suo dolcissimo pondo, giubilando di sentirti agitarti in lui, dandogli i sorrisi dei quali fece il creato!
Tu, che a dolore partorì per darti al mondo, anima soavissima, nata dal vergine per essere la "Vergine", perfezione del creato, luce del paradiso, consiglio di Dio, che guardandoti poté perdonare la colpa perché tu sola, da te sola, sai amare come tutta l'umanità messa insieme non sa amare. In te il perdono di Dio! In te il medicamento di Dio, tu, carezza dell'Eterno sulla ferita dall'uomo fatta a Dio! In te la salute del mondo, Madre dell'amore incarnato e del concesso Redentore!
L'anima della Madre mia! Fuso nell'amore col Padre, Io ti guardavo dentro di me, o anima della Madre mia!... e il tuo splendore, la tua preghiera, l'idea di essere da te portato, mi consolavano in eterno del mio destino di dolore e di esperienze disumane di ciò che è il mondo corrotto, per il Dio perfettissimo. Grazie, o Madre!
Io sono venuto già saturo delle tue consolazioni, Io sono sceso sentendo te sola, il tuo profumo, il tuo canto, il tuo amore... gioia, gioia mia!
Ma udite, voi che ora sapete che una sola è la donna nella quale non è macchia, una sola la creatura che non costa ferita al Redentore, udite la seconda trasfigurazione di Maria, l'eletta di Dio.
Era un sereno pomeriggio di adar ed erano in fiore gli alberi nell'orto silenzioso, e Maria, sposa a Giuseppe, aveva colto un ramo di albero in fiore per sostituirlo all'altro che era nella sua stanzetta. Da poco era venuta a Nazaret (quasi un anno perché Zaccaria ancora parlava, perciò Elisabetta non aspettava ancora Giovanni ), Maria, presa dal tempio per ornare una casa di santi. E con l'anima tripartita fra il tempio, la casa e il Cielo, ella guardava il ramo in fiore, pensando che con uno simile, sbocciato insolitamente, un ramo reciso in questo brolo nel colmo dell'inverno e fioritosi come per primavera davanti all'arca del Signore – forse lo aveva scaldato il sole-Iddio raggiante sulla sua gloria – Dio le aveva significato la sua volontà... e pensava ancora che nel giorno delle nozze Giuseppe le aveva portato altri fiori, ma mai simili al primo che portava scritto sui petali leggeri: "Ti voglio unita a Giuseppe"... tante cose pensava... e pensando salì a Dio.
…Ella lanciava il cuore cantando (cantico 5,1; cantico 6,2-3; cantico 4,1.11.12; cantico 12,8,6-7): "Venga il mio diletto nel suo giardino e mangi il frutto dei suoi pomi... il mio diletto discenda nel suo giardino, all'aiuola degli aromi, a pascersi tra i giardini, a coglier gigli. Io son del mio diletto, e il mio diletto è mio, egli che si pasce fra i gigli!".
E da lontananze infinite, fra torrenti di luce, veniva una voce quale orecchio umano non può udire, né gola umana formare. E diceva: "Quanto sei bella, amica mia! quanto sei bella!... miele stillano le tue labbra... un giardino chiuso tu sei, una fonte sigillata, o sorella, mia sposa...", e insieme le due voci si univano per cantare l'eterna verità: "L'amore è forte più della morte. nulla può estinguere o sommergere il 'nostro' amore". E la vergine trasfigurava così... così... così... mentre scendeva Gabriele e la richiamava, col suo ardere, alla terra, le riuniva lo spirito alla carne, perché ella potesse intendere e comprendere la richiesta di Colui che l'aveva chiamata "sorella" ma che la voleva "sposa.
Ecco, là avvenne il mistero... e una pudica, la più pudica di tutte le donne, colei che neppure conosceva lo stimolo istintivo della carne, tramortì davanti all'Angelo di Dio, perché anche un Angelo turba l'umiltà e la verecondia della Vergine, e solo si placò udendolo parlare, e credette, e disse la parola per cui il "loro" amore divenne carne e vincerà la morte, né nessun'acqua potrà estinguerlo, né malvagità sommergerlo... »
Gesù si china dolcemente su Maria che gli è scivolata ai piedi quasi estatica, nella rievocazione dell'ora lontana, luminosa di una luce speciale che pare le esali dall'anima, e le chiede sommessamente: «Quale la tua risposta, o purissima, a chi ti assicurava che divenendo Madre di Dio non avresti perduto la tua perfetta verginità?».
E Maria, quasi in sogno, lentamente, sorridendo, con gli occhi dilatati per un pianto felice: «Ecco l'ancella del Signore! si faccia di me secondo la sua parola», e reclina la testa sui ginocchi del Figlio, adorando.
Gesù la vela col suo manto, nascondendola agli occhi di tutti, e dice: «E fu fatto. E si farà sino alla fine. Sino all'altra e all'altra ancora delle sue trasfigurazioni. Sarà sempre "l'ancella di Dio". Farà sempre come dirà "la Parola". Mia Madre! Questa è mia Madre. Ed è bene che voi cominciate a conoscerla in tutta la sua santa figura... Madre! Madre! Rialza il tuo viso, diletta... richiama i tuoi devoti alla terra dove per ora siamo...», dice scoprendo Maria dopo qualche tempo, durante il quale non era rumore oltre al ronzio delle api e al chioccolio della piccola fonte.
Maria alza il viso molle di pianto e sussurra: «Perché, Figlio mio, mi hai fatto questo? I segreti del Re sono sacri...». «Ma il Re li può svelare (Tobia 12,7) quando vuole. Madre l’ho fatto perché sia compreso il detto di un profeta: “Una donna chiuderà in sé l’uomo” (Ger 31,22), e l’altro dell’altro profeta: “La vergine concepirà e partorirà un figlio”(Is 7,14), e anche perché essi che inorridiscono di troppe cose per loro avvilenti, del Verbo di Dio, abbiano a contrappeso tante altre cose che li confermino della gioia di essere miei, così non si scandalizzeranno mai più e conquisteranno anche per ciò, il Cielo”.

Maria Valtorta, L’evangelo come mi è stato rivelato, cap. 348, Ed. CEV