Araldi Fede
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La morte di Gioacchino e Anna fu dolce, dopo una vita di sapiente fedeltà a Dio nelle prove.

Dice Gesù:

Come un rapido crepuscolo d'inverno, in cui un vento di neve accumuli nubi sul cielo, la vita dei miei nonni conobbe rapida la notte, dopo che il loro Sole si era fissato a splendere davanti alla sacra Cortina del Tempio.

Ma non è detto: "La Sapienza ispira vita ai suoi figli, prende sotto la sua protezione quelli che la cercano... Chi ama lei ama la vita e chi veglia per lei godrà la sua pace.

Chi la possiede avrà in eredità la vita...

Chi la serve ubbidirà al Santo e chi l'ama è molto amato da Dio...

Se crederà in lei l'avrà in eredità, che sarà confermata ai suoi discendenti perché l'accompagna nella prova.

Prima di tutto lo sceglie, poi manderà sopra di lui timori, paure e prove, lo tormenterà con la sferza della sua disciplina, finché l'abbia provato nei suoi pensieri e possa fidar- si di lui.

Ma poi gli darà stabilità, tornerà a lui per diritto cammino e lo renderà contento.

Scoprirà a lui i suoi arcani, metterà in lui tesori di scienza e di intelligenza nella giustizia"? (Ecclesiastico 4, 12-21)

Sì, è detto tutto questo.

I libri sapienziali sono applicabili a tutti gli uomini che in essi hanno uno specchio dei loro comportamenti e una guida.

Ma felici coloro che possono esser ravvisati fra gli spirituali amanti della Sapienza.

Io mi sono circondato di sapienti nella mia parentela mortale.

Anna, Gioacchino, Giuseppe, Zaccaria, e più ancora Elisabetta, e poi il Battista, non sono forse dei veri sapienti?

Non parlo di mia Madre, in cui la Sapienza aveva dimora.

Dalla giovinezza alla tomba, la Sapienza aveva ispirato la maniera di vivere in modo grato a Dio ai nonni miei e, come una tenda che protegge dalle furie degli elementi, ella li aveva protetti dal pericolo di peccare.

Il santo timore di Dio è base alla pianta della sapienza, la quale da esso si slancia con tutti i suoi rami per raggiungere col vertice l'amore tranquillo nella sua pace, l'amore pacifico nella sua sicurezza, l'amore sicuro nella sua fedeltà, l'amore fedele nella sua intensità, l'amore totale, generoso, attivo dei santi.

Chi ama lei ama la vita e avrà in eredità la Vita" dice l'Ecclesiastico (4, 13-14).

Ma questo si salda al mio: "Colui che perderà la vita per amor mio la salverà". (Matteo, 16, 25)

Perché non si parla della povera vita di questa terra ma della eterna, non delle gioie di un'ora ma di quelle immortali.

Gioacchino ed Anna l'hanno in tal senso amata.

Ed essa fu seco loro nelle prove.

Quante, voi che per non essere completamente malvagi vorreste non aver mai a piangere e soffrire!

Quante ne ebbero questi giusti che meritarono di avere per figlia Maria!

La persecuzione politica che li cacciò dalla terra di Davide, impoverendoli oltre misura.

La tristezza di veder cadere nel nulla gli anni senza che un fiore dicesse loro: "Io vi continuo".

E, dopo, il trepidare per averlo avuto in età in cui era certo non vederlo fiorire in donna.

E poi, il doverselo strappare dal cuore per deporlo sull'altare di Dio.

E, ancora, il vivere in un silenzio ancor più grave, ora che si erano abituati al cinguettio della loro tortorina, al rumore dei suoi passetti, ai sorrisi e ai baci della loro creatura, e attendere nei ricordi l'ora di Dio.

E ancora e ancora.

Malattie, calamità di intemperie, prepotenze di potenti... tanti colpi di ariete nel debole castello della loro modesta prosperità.

E non basta ancora: la pena di quella creatura lontana, che rimane sola e povera e che, nonostante ogni loro premura e sacrificio, non avrà che un resto del bene paterno.

E come lo troverà se per anni ancora resterà incolto, chiuso in attesa di Lei?

Timori, paure, prove e tentazioni.

E fedeltà, fedeltà, fedeltà, sempre, a Dio.

La tentazione più forte: non negarsi il conforto della figlia intorno alla loro vita declinante.

Ma i figli sono di Dio prima che dei genitori.

E ogni figlio può dire ciò che Io dissi alla Madre (Luca 2, 49): "Non sai che Io devo fare gli interessi del Padre dei Cieli?"

E ogni madre, ogni padre devono imparare l'attitudine da tenersi, guardando Maria e Giuseppe al Tempio, Anna e Gioacchino nella casa di Nazareth, che si fa sempre più spoglia e più triste, ma nella quale una cosa non diminuisce mai, anzi sempre più cresce: la santità di due cuori, la santità di un coniugio.

Che resta a Gioacchino infermo e che alla sua dolente sposa per luce, nelle lunghe e silenziose sere di vecchi che si sentono morire?

Le piccole vesti, i primi sandaletti, i poveri trastulli della loro piccina lontana, e i ricordi, i ricordi, i ricordi.

E, con questi, una pace che viene dal dire: "Soffro, ma ho fatto il mio dovere d'amore verso Dio".

E allora ecco una gioia sovrumana, che brilla di una luce celeste, ignota ai figli del mondo, e che non si offusca per cadere di palpebra grave su due occhi che muoiono, ma nell'ora estrema più splende, e illumina verità che erano state dentro per tutta la vita, chiuse come farfalle nel loro bozzolo, e davano segno d'esservi solo per dei movimenti soavi, fatti di lievi bagliori, mentre ora aprono le loro ali di sole e ne mostrano le parole che le decorano.

E la vita si spegne nella conoscenza di un futuro beato per loro e la loro stirpe, e con una benedizione sul labbro per il loro Dio.

Così la morte dei nonni miei.

Come era giusto fosse per la loro santa vita.

Per la santità hanno meritato d'essere i primi custodi della Amata di Dio, e solo quando un Sole più grande si mostrò nel loro vitale tramonto essi intuirono la grazia, che Dio aveva loro concessa.

Per la loro santità, ad Anna non tortura di puerpera ma estasi di portatrice di chi è Senza Colpa.

Per ambedue non affanno di agonia ma languore che spegne, come dolcemente si spegne una stella quando il sole sorge all'aurora.

E se non ebbero il conforto di avermi Incarnata Sapienza, come mi ebbe Giuseppe, Io ero, invisibile Presenza che diceva sublimi parole, curvo sul loro guanciale per addormentarli nella pace in attesa del trionfo.

Vi è chi dice: "Perché non dovettero soffrire nel generare e nel morire, poiché erano figli di Adamo?"

A costui rispondo: "Se, per esser stato avvicinato da Me nel seno della madre, fu presantificato il Battista, figlio di Adamo e concepito con la colpa d'origine, nulla avrà avuto di grazia la madre santa della Santa in cui non era Macchia, della Preservata da Dio che seco portò Dio nel suo spirito quasi divino e nel cuore embrionale, né mai se ne separò da quando fu pensata dal Padre, fu concepita in un seno e tornò a possedere Dio pienamente nel Cielo per una eternità gloriosa?"

A costui rispondo: "La retta coscienza dà morte serena e le preghiere dei santi vi ottengono tal morte".

Gioacchino ed Anna avevano tutta una vita di retta coscienza dietro a loro, e questa sorgeva come placido panorama e faceva loro guida sino al Cielo, e avevano la Santa in orazione davanti al Tabernacolo di Dio per i suoi genitori lontani, posposti a Dio, Bene supremo, ma amati, come legge e sentimento volevano, di un amore soprannaturalmente perfetto.