Papa e antipapa – L’inchiesta: il “codice Ratzinger” con cui Benedetto XVI comunica da otto anni – parte 6

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In questo modo, ha fatto sì che i suoi avversari scambiassero l’atto per una rinuncia al soglio, si impadronissero abusivamente del potere, creando un antipapato e producendo in tal modo uno scisma purificatorio per la Chiesa, separando il “grano” dei veri cattolici dalla “zizzania” dei modernisti. (Lo ha ripetuto anche nell’ultima intervista all’Herder Korrespondenz: “Separare i credenti, dai non credenti“, ma ovviamente quasi nessuno ha citato quella frase inquietante).
Papa Ratzinger sapeva che i suoi nemici, meno preparati di lui e dominati dalla bramosia del potere, avrebbero agguantato famelicamente qualsiasi documento che parlasse di “dimissioni”, senza andare troppo per il sottile. E lui, della sottigliezza e della cultura, invece, ha fatto proprio il codice privilegiato di una comunicazione “speciale”.
Infatti, nonostante la sua “sede impedita”, è riuscito, nel corso degli ultimi otto anni, a far filtrare dei concetti chiave CHE SPIEGANO IL SUO IMPEDIMENTO, in decine di libri, interviste e dichiarazioni. In sostanza, il Papa STA CHIEDENDO AIUTO, ma nessuno, tragicamente, lo ascolta.
Per comunicare, superando le forme di censura alle quali è evidentemente sottoposto, Benedetto XVI utilizza un metodo LOGICO (il Cattolicesimo è, del resto, la religione del “Logos”), che si avvale di opportuni e precisi escamotage: 1) ERRORI voluti o apparenti, 2) AMBIGUITÀ “speculari” e 3) INCOERENZE superficiali.
Queste stranezze sono prodotte per attirare l’occhio di chi sa leggere con attenzione e, a una riflessione più attenta, spiegano il loro senso reale grazie a dotti riferimenti storici, corretta e filologica traduzione del latino, rimandi ad altri documenti e dichiarazioni, citazione delle stesse parole degli interlocutori, usi intelligenti della lingua e dei tempi, persino allusioni umoristiche.
Lo scrivente ha potuto “decrittare” completamente due interi capitoli dedicati alla presunta rinuncia nel libro intervista di Peter Seewald a Ratzinger “Ultime conversazioni” (2016) il quale, insieme al gemello “Ein Leben” (2020) è una vera MINIERA di messaggi. Presto vi proporremo – in esclusiva assoluta per ByoBlu – la lettura autentica e inedita di UNA LETTERA INVIATA DA PAPA RATZINGER A UN PORPORATO.
Una volta capito il metodo, il “Codice Ratzinger”, anche altri colleghi giornalisti, come il bravo Mirko Ciminiello di RomaIT, o perfino comuni lettori, ci hanno segnalato dei messaggi che, sulle prime, ci erano sfuggiti, o che hanno rivelato significati ulteriori.
Per introdurvi a questo linguaggio “sottile”, cominceremo col proporvi gli esempi più evidenti.
La nostra inchiesta è partita, nel 2020, proprio dagli ERRORI di latino nella Declaratio, già rilevati dai filologi Luciano Canfora e Wilfried Stroh che, anni dopo, il latinista Frà Alexis Bugnolo QUI , ha interpretato per la prima volta come segnali per attirare l’attenzione su un documento che NON era una rinuncia.
Circa le AMBIGUITA’ nel linguaggio post Declaratio di Benedetto XVI, quella più nota e clamorosa riguarda il fatto che egli ripeta da otto anni, indefessamente, che “il papa è uno solo”, SENZA MAI DIRE, nemmeno per sbaglio, o inavvertitamente “ED E’ FRANCESCO”. A confermarlo è il suo stesso segretario, Mons. Gaenswein, che, rispondendo pubblicamente a don Bernasconi, il sacerdote scomunicato perché fedele solo a Ratzinger, ha dichiarato: “Benedetto XVI ha sempre detto che il papa è uno, ED E’ CHIARO CHE E’ FRANCESCO”.
Se “è chiaro”, dunque, non lo ha mai detto esplicitamente. Potete approfondire QUI
Vale la pena, piuttosto, segnalare un’operazione di vera e propria manipolazione mediatica operata da Vatican News QUI
L’agenzia di stampa vaticana, ha titolato nel 2019 QUI : “Benedetto XVI: il papa è uno, Francesco” citando l’intervista di pochi giorni prima di Massimo Franco del Corriere, al papa. Ebbene, siamo andati a controllare QUI sul quotidiano: quel virgolettato era un pensiero personale di Massimo Franco, in nessun modo attribuibile a Benedetto XVI. Peraltro, tutta l’intervista a papa Ratzinger poteva essere interpretata completamente a rovescio, come leggerete QUI . Non si sa cosa darebbero i media generalisti per avere quelle tre parole fatidiche da Benedetto XVI: “…ed è Francesco”… Ma lui non le ha MAI concesse, ovviamente perché il papa è lui stesso e non può dirlo, in quanto ha la sede impedita.
Ma ora, per quanto riguarda le INCOERENZE apparenti, veniamo a uno dei messaggi più clamorosi ed espliciti che abbiamo individuato.
A pag. 26 di “Ultime conversazioni” (Garzanti 2016), il giornalista Seewald chiede a Benedetto XVI: “Con lei, per la prima volta nella storia della Chiesa, un pontefice nel pieno ed effettivo esercizio delle sue funzioni si è dimesso dal suo “ufficio”. C’è stato un conflitto interiore per la decisione?”.
Risposta di papa Ratzinger: “Non è così semplice, naturalmente. Nessun papa si è dimesso per mille anni e anche nel primo millennio ciò ha costituito un’eccezione: perciò una decisione simile la si deve ponderare a lungo. Per me, tuttavia, è apparsa talmente evidente che non c’è stato un doloroso conflitto interiore”.
Ora, questa è UN’AFFERMAZIONE ASSURDA, dato che negli ultimi mille anni (1016-2016) ci sono stati ben quattro papi che hanno rinunciato al trono, (tra cui il famoso Celestino V, nel 1294) e, nel primo millennio del papato (33-1033), ce ne sono stati altri sei.
Forse Ratzinger non conosce bene la storia della Chiesa?
La sua frase ha, invece, un senso perfettamente coerente se comprendiamo che il senso della parola “dimissioni” per Ratzinger, non è lo stesso che gli diamo noi: “non è così semplice”, come specifica lui stesso.
Egli infatti, nella famosa Declaratio del 2013, ha dichiarato di rinunciare al ministerium, all’esercizio pratico del potere. Quindi per lui, la parola “dimissioni” non vuol dire “abdicazione”, ma solo la rinuncia a governare praticamente, senza perdere il titolo di papa QUI .
Egli, infatti, nella risposta a Seewald, non ci sta parlando dei papi che hanno abdicato, ma di uno che, come lui, nel I millennio, perse temporaneamente il ministerium – causa forza maggiore – e NON ABDICO’ MAI.
Tutto torna: l’”eccezione” del I millennio di cui parla Ratzinger è quella di BENEDETTO VIII, TEOFILATTO DEI CONTI DI TUSCOLO che, spodestato nel 1012 (ancora dentro il I millennio, vedi sopra) dall’antipapa Gregorio VI. In fuga, Benedetto VIII dovette rinunciare per alcuni mesi al ministerium, ma non perse affatto il munus, il titolo divino di papa, tanto che fu poi reinsediato – tale e quale – sul trono dall’imperatore santo Enrico II. Nel II millennio, invece, nessun papa ha mai rinunciato al solo ministerium, mentre ben quattro pontefici hanno, invece, abdicato del tutto, rinunciando al munus.
Consultato sulla questione storica, il Prof. Francesco Mores, docente di Storia della Chiesa all’Università degli Studi di Milano, conferma: “Esiste effettivamente questa differenza tra il I e il II millennio. Lo snodo decisivo è la riforma “gregoriana” (del 1073). Per quanto in conflitto coi poteri secolari, i papi del II millennio mantennero sempre un minimo di esercizio pratico del loro potere (quindi non rinunciarono al ministerium n.d.r.), a differenza di pochissimi casi nel I millennio: Ponziano, Silverio, ma, soprattutto, Benedetto VIII”.
Benedetto XVI ci sta, quindi, dicendo chiaramente che lui ha dovuto rinunciare al ministerium come quel suo antico, omonimo predecessore e che nessuno di loro due ha mai abdicato, ovvero, rinunciato al munus.
Se non fosse così, Ratzinger come potrebbe dire che nessun papa si è dimesso nel II millennio e che nel I millennio è stata un’eccezione”? NON SI SCAPPA.
Se volete approfondire ulteriormente la questione, cliccate QUI
Ulteriore conferma viene dall’altro libro intervista di Seewald, “Ein Leben”, dove, a pag. 1204, Benedetto XVI prende le distanze da Celestino V, l’abdicatario per eccellenza, che rinunciò al soglio legalmente nel II millennio (1294): “La situazione di Celestino V – scrive Ratzinger – era estremamente peculiare e non può in alcun modo essere invocata come (mio) precedente”.
Sempre in Ein Leben, la parola “abdicazione” compare otto volte – nove nell’edizione tedesca come “Abdankung” – e mai riferita a Ratzinger, ma solo a papi che abdicarono per davvero, come Celestino, o che volevano farlo sul serio, come Pio XII, per sfuggire ai nazisti. Per Ratzinger, invece, si parla solo di dimissioni (“Ruecktritt”).
Come vedete, qui non si tratta di interpretazioni “complottiste” o capziose: CARTA CANTA. La dichiarazione di Benedetto è esplicita ed è logicamente, storicamente spiegabile SOLO in questo senso, ed ha piena coerenza con la Declaratio. Certo, per capire il linguaggio “in codice” di papa Benedetto, bisogna avere la pazienza di andare a ricostruire i dettagli, ma se questo non fosse indispensabile, non sarebbe un messaggio “in codice”, capace di filtrare da una “sede impedita”, per essere compreso da chi non teme il pensiero logico.
Tutta l’operazione di Ratzinger, infatti, tende a “selezionare” e a mobilitare di conseguenza solo i prelati, chierici, i fedeli o le persone comuni che hanno “orecchie per intendere” e “occhi per vedere”. Gli altri si giustificheranno col dire che sono “elucubrazioni, coincidenze, sofismi inutili”: non capiranno o, soprattutto, non vorranno capire.
Bene: adesso che vi siete un poco impratichiti del METODO, del “Codice Ratzinger”, passeremo a spiegarvi tanti altri messaggi, anche più raffinati e precisi, in modo che presto sarete in grado perfino di trovarli da soli, magari dando ulteriori contributi alla prima “inchiesta partecipata” della storia del giornalismo.
Fonte:
byoblu.com/2021/09/14/papa-antipapa-inchiesta-6/