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donline
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Gesù non fa prediche. 12PORTE - 31 gennaio 2013: "Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato": Gesù ha appena riposto il rotolo delle Sante Scritture ed è arrivato per lui il momento …More
Gesù non fa prediche.

12PORTE - 31 gennaio 2013: "Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato": Gesù ha appena riposto il rotolo delle Sante Scritture ed è arrivato per lui il momento di prendere la parola dopo la lettura liturgica; l'omelia, diremmo noi.
Il discorso è brevissimo: non più di dieci parole, sufficienti a suscitare le reazioni più diverse.
Nel culto dell'antico Israele, lo scriba o il maestro che prendeva la parola a commento delle Scritture, doveva stare bene attento a non andare assolutamente oltre al testo scritto.
Suo compito era solo quello di spiegarne il contenuto, chiarirne il significato, fare qualche esempio sul modo di applicarla.
Il brevissimo discorso di Gesù segna un punto di svolta.
Gesù non dice più "In quel tempo", dice "oggi".
Non parla più della promessa di beni futuri, ma indica un compimento.
Ma soprattutto appare evidente che Gesù non resta fermo al testo scritto.
Proprio da questo momento, sappiamo che la Parola di Dio non è un libro, ma la persona del Verbo fatto carne.
Gesù Cristo è la rivelazione totale di Dio.
Il il racconto si carica di tensione.
Potremmo dire che, in questo episodio che segna l'esordio di Gesù nel suo ministero pubblico, c'è già la radice di tutta la vicenda storica del Nazareno, che è storia di accoglienza cordiale ma anche di rifiuto mortale.
Prima il grande stupore, la meraviglia per le parole di grazia che uscivano dalle labbra del figlio del falegname, un vero dono divino.
Altre volte gli evangelisti riferiscono che ciò che colpiva gli ascoltatori di Gesù era l'autorità della sua parola. Una parola che non solo descrive o commenta la realtà, ma che ha la forza di modificarla.
Poi il rifiuto sdegnato di quegli stessi ascoltatori che cercheranno perfino di farlo precipitare dalla rupe.
Tra le tante osservazioni possibili, è importante rilevare è che qui non vediamo due partiti contrapposti (il partito di chi è a favore e di chi è contrario), ma che queste reazioni contrastanti albergano nel cuore delle medesime persone.
È il segno di ciò che siamo, finché camminiamo in questo mondo.
Ci piacerebbe tanto poter identificare i confini tra la fede e l'incredulità, tra la Chiesa e il mondo; tra la luce e le tenebre.
E invece questo è un confine impalpabile, che passa dentro di noi. Noi siamo allo stesso tempo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica, ma anche la congrega dei divisori, dei peccatori, degli interessati e degli increduli.
La luce e la tenebra ci attraversano. Siamo santi, ma siamo ancora peccatori.
Siamo figli di Dio, ma anche figli di questo mondo corrotto.
È necessario riconoscerlo, per essere testimoni non di noi stessi, ma della parola di Dio che si è fatta carne e ha preso dimora proprio in mezzo a noi.
Gesù è il Signore. Nessuno riesce a mettergli le mani addosso. Passando in mezzo a loro, - dice il vangelo - si mise in cammino.
Gesù continua a passare in mezzo a noi, a vincere le nostre resistenze, a pronunciare la sua parola che trasforma la realtà e cambia il nostro cuore.