Francesco I
1686

Perché i sondaggi, a leggerli bene, prevedono la vittoria di Donald Trump - MITTDOLCINO.COM

I dati sulle “aspettative degli elettori”, sepolti dai sondaggisti, suggeriscono che assisteremo a un altro 2016.
Redazione:
Quante volte siamo andati contro corrente nel dare per quasi sicura la rielezione di Donald Trump!
Proponiamo quest’articolo per ribadire che il nostro pensiero è razionale, non frutto di fanatismo di parte.
I sondaggi — di solito e in particolare in un’elezione importante come questa — sono spesso concepiti per adattarsi alla volontà del committente.
In altre parole, sono uno strumento di lotta politica.
Ma quegli stessi sondaggi, a leggerli bene, rivelano che alla domanda “secondo voi chi vincerà le elezioni ”, gli elettori rispondono Donald Trump!
L’articolo dimostra che questo tipo di sondaggio ha sempre rivelato in anticipo il vincitore, in qualsiasi tipo di elezione.
Il resto son solo chiacchiere da bar (o da talk-show televisivo).

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David Catron per The American Spectator (sintesi)
Ultimamente, i sondaggisti e gli esperti stanno riflettendo nervosamente sulla seguente domanda: “Se Trump è così indietro nei sondaggi, perché la maggior parte degli elettori sostiene che sarà lui a vincere le prossime elezioni?”.

Come ha recentemente notato Harry Enten della CNN: “La media dei recenti sondaggi svela che la maggioranza degli elettori (circa il 55%) ritiene che Trump sconfiggerà Biden. Tale vantaggio è rimasto costante nel tempo”.

Questa è molto di più di una semplice curiosità statistica.
Secondo gli studi condotti da importanti “Istituti di Ricerca” negli Stati Uniti e in Europa, qualsiasi sondaggista che tenti di prevedere l’esito di un’elezione dovrebbe prestare meno attenzione a ciò che gli intervistati dicono sul candidato che intendono votare, e molta di più al candidato che secondo loro vincerà.
Il Prof. Andreas Graefe della “Ludwig-Maximilians-Universität München” sostiene che sia questo “il metodo più accurato che abbiamo a disposizione per prevedere l’esito di qualsiasi elezione”.

Il Dr. Graefe, sotto il titolo “Accuracy of Vote Expectation Surveys in Forecasting” (Public Opinion Quarterly), ha scritto che:
““Nei 100 giorni precedenti le sette elezioni comprese fra il 1988 e il 2012, i sondaggi sulle ‘aspettative di voto’ hanno fornito previsioni più accurate rispetto ai quattro metodi normalmente utilizzati (sondaggi sulle intenzioni di voto, mercato delle previsioni, modelli quantitativi e giudizio degli esperti).
I guadagni in termini di accuratezza sono stati particolarmente elevati rispetto ai normali sondaggi.
In media, l’errore delle previsioni di voto basato sulle ‘aspettative’ è stato inferiore del 51% rispetto a quello dei ‘sondaggi’ pubblicati lo stesso giorno””.

I sondaggi scientifici sulle “aspettative di voto” ci accompagnano fin dagli anni ’30, ma non sono mai stati molto utilizzati come strumento di previsione.

Come ha affermato il Prof. Graefe: “”Solo di recente i ricercatori hanno cominciato a studiare in modo specifico i sondaggi sulle ‘aspettative di voto’ come metodo di previsione sul risultato delle elezioni””.
Fra questi ci sono Justin Wolfers del “Dipartimento di Economia dell’Università del Michigan” e David Rothschild del “Microsoft Research and Applied Statistics Center”.
Hanno pubblicato i risultati sul sito web della “Brookings Institution” sotto il titolo “Forecasting Elections: Le ‘intenzioni di voto’ contro le ‘aspettative’ [su chi vincerà]”.
Wolfers e Rothschild sono arrivati alle stesse conclusioni del Prof. Graefe.
Le “aspettative degli elettori” su chi avrebbe vinto una determinata elezione erano costantemente più predittive rispetto a sondaggi che utilizzavano domande convenzionali, come ad esempio: “”Se le elezioni si tenessero oggi, lei per chi voterebbe?”.
Hanno confrontato l’efficacia predittiva di questi sondaggi con quelli che ponevano domande sulle “aspettative” degli elettori: “”Indipendentemente da chi lei intende votare, chi pensa che vincerà le prossime elezioni?”.

Le risposte a quest’ultima domanda si sono rivelate molto più utili ai fini previsionali:
“”Il nostro dataset primario è composto da tutti i collegi statali costituiti per le elezioni presidenziali che si sono tenute dal 1952 al 2008.
Sono state poste domande sulle ‘intenzioni di voto’ e sulle ‘aspettative di risultato’.
Nei 77 casi in cui la domanda sulle ‘intenzioni’ e sulle ‘aspettative’ hanno avuto vincitori diversi, il risultato delle ‘aspettative’ ha azzeccato il risultato finale 60 volte, l’altra solo 17.
Ovvero, nel 78pc dei casi in cui ci sono stati risultati discordanti, i dati sulle ‘aspettative’ erano quelli corretti””.


Politico ha scritto che: “”Quando i sondaggisti chiedono agli americani chi pensano che vincerà le elezioni — e non per chi voteranno — Trump si comporta relativamente bene””.
Anche in sondaggi come quello di Economist/YouGov — che mostra Trump in calo (49 a 40) a livello nazionale — solo il 39pc degli elettori registrati sostiene che Biden lo batterà.
In Pennsylvania, il nuovo sondaggio della Monmouth mostra che Biden batterà Trump.

Tuttavia, alla domanda su chi vincerà le elezioni gli elettori rispondono che è una sorta di instricabile scommessa.
È la ragione per cui la Gallup — che nel 1936 inventò i “sondaggi scientifici” (George Gallup e il suo team previdero la rielezione di Franklin D. Roosevelt) — non partecipa più ai sondaggi dalle elezioni presidenziali del 2012.
Altri sondaggisti sono stati meno sagaci, il che li ha portati alla debacle del 2016.

Le loro proiezioni per il 2020 saranno certamente la solita minestra riscaldata.
Come conseguenza, la maggior parte degli elettori non crede più ai sondaggi, considerandoli un atto di sleale lotta politica.

Come ha scritto Tim Young sul Washington Times, anche i Democratici non credono a questi sondaggi:
“”Se i Democratici credessero ai sondaggi, non si vedrebbe il New York Times chiedere la verifica della dichiarazione dei redditi del Sig. Trump, per consentire all’ex Vice-presidente di presentarla nei dibattiti.
Gli sarebbe servita per cercare di mettere Trump all’angolo — dopotutto gli americani, lo dicono tutti i sondaggi, non amano il Presidente …
Se i Democratici credessero ai sondaggi, perché hanno bloccato le strade in occasione della celebrazione e del discorso di Trump, il 4 luglio, a Mount Rushmore?””.


È questo il motivo per cui pochi sondaggi elettorali includono la pericolosissima domanda: “”Chi vincerà le prossime elezioni presidenziali?”.
I sondaggisti sono a conoscenza della ricerca di cui abbiamo appena discusso, conoscono la natura predittiva dei sondaggi basati sulle “aspettative” degli elettori e sanno che includere una tale domanda produrrebbe risultati che farebbero infuriare i loro finanziatori.

Ricordano cosa capitò a Nate Silver, quando osò sostenere che Trump aveva buone possibilità di sconfiggere Hillary Clinton nel 2016.
I sondaggisti e gli esperti non vogliono essere cancellati dal mercato per aver detto la verità.

Ovvero che numerosi sondaggi — quelli che contengono ciò che il Prof. Graefe chiama “previsioni dei cittadini” — indicano che Trump vincerà.
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Link Originale: https://spectator.org/why-the-polls-predict-trump-will-win/
Scelto e tradotto da Franco

mittdolcino.com


Ecco cosa dicevano i sondaggi del 2016:

I sondaggi: vittoria sicura per Hillary Clinton
Luigi Gavazzi

Il grande errore dei principali modelli di previsione che a poche ore dal voto confermavano Hillary fra il 71,6% (FiveThirtyEight) e il 99% di probabilità di spuntarla
UPDATE: Donald Trump, tycoon repubblicano, ha vinto le elezioni americane contro ogni sondaggio. Avevamo seguito con molta attenzione i modelli più accreditati. Come noi, tutte le migliori testate internazionali. Si sono sbagliati tutti. Nessuno ha saputo prevedere la forza dell'elettorato di Trump che lo ha portato alla vittoria. Ecco dunque, giorno per giorno, come si erano mossi i sondaggi poi smentiti. Non abbiamo saputo vedere quello che succedeva nella società americana.
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8 novembre - Finalmente ci siamo. Negli Stati Uniti già si vota. Nelle previsioni nessuna sostanziale novità. Secondo i modelli più accreditati, quelli che abbiamo usato nel corso di tutta la campagna elettorale, vincerà Hillary Clinton.
Ecco le probbailità di vittoria di Clinton:

FiveThirtyEight: Clinton 71,6%, Trump 28,4%
New York Yimes/Upshot: 84%
Huffington Post: Clinton 98%
Predictwise (che usa i prediction markets): Clinton 88%;
Princeton: Clinton 99%
electionbettingodds.com (scommesse): Clinton 79,5%.
7 novembre - Siamo quasi alla fine di questa lunga corsa con i sondaggi e le previsioni sulle elezioni del presidente degli Stati Uniti.
La situazione non è sostanzialmente cambiata rispetto a venerdì e sabato.
Tutte le medie dei sondaggi e tutte le previsioni, sono ormai assestate su una vittoria di Hillary Clinton.
(continua dopo la gallery)

Vale la pena sottolineare come questa previsione fosse solida già la scorsa settimana, prima quindi della nuova uscita dell'Fbi - domenica - che ribadisce (come aveva già fatto in luglio) che Clinton non deve essere incriminata per la questione del server email "non sicuro" quando era al dipartimento di Stato.
Insomma: la relazione causa - effetto che oggi alcuni media suggeriscono: "è stata scagionata quindi risale nei sondaggi", è solo parzialmente vera; non può riguardare, ovviamente, i dati della scorsa settimana. Se mai, ora i sondaggi potrebbero segnalare una ulteriore ripresa per Clinton.
Sam Wang (@SamWangPhD), il guru di Princeton, dice che la previsione di vittoria di Clinton è per loro al 99% e si basa su tre set di dati che vanno nella stessa direzione e sono stabilizzati:
- Il Meta-Margin dei sondaggi per gli Stati indica Clinton a +2.6%.
- I sondaggi nazionali danno una mediana per Clinton del +3.0 +/- 0.9% (10 sondaggi avviati dal primo novembre o successivamente).
- L'early voting (in molti Stati gli elettori hanno potuto anticipare il voto) coincide con quello del 2012 quando il voto per Obama fu del +3.9% superiore a quello di Romney.
"Based on this evidence, if Hillary Clinton does not win on Tuesday it will be a giant surprise", dice Wang. [Is 99% a reasonable probability?]
Actually,
H1 "Clinton has been +3-7% for the entire year and is so now."
Predictionwise, the real suspense is in Senate: MO, IN, NC, NH. https://t.co/7HR2vjs0Xh
Sam Wang (@SamWangPhD) 6 novembre 2016
Per Upshot/NewYork Times la previsione è: Clinton ha 84% di probabilità di vittoria, con 322 voti elettorali (ne servono 270).
Per FiveThirtyEight (formula la previsione meno favorevole alla candidata democratica) Clinton ha il 66,9% di probabilità di vittoria. In questo caso i voti elettorali sarebbero 294,3 per Clinton.
Da segnalare che in questi giorni Nate Silver di FiveThirtyEight, appunto, ha ingaggiato una dura contesa con Ryan Grim di Huffington Post che lo aveva accusato di elaborazione scorretta dei dati raccolti dai sondaggi. E che comunque la previsione di Silver è quella che da più settimane preoccupa Clinton e i suoi.
Ecco le altre che abbiamo seguito in questi mesi:
Huffington Post: Clinton 98%, 325 voti elettorali
Predictwise (che usa i prediction markets): Clinton 89%;
Princeton: Clinton 99%, 313 voti elettorali.
electionbettingodds.com (scommesse): Clinton 81,4%, 323 voti elettorali.
Yougov assegna 332 voti elettorali a Clinton.
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Today's estimate: Clinton leads by 4.6 points nationally. Her median electoral vote total is 332. Details: t.co/W4VbfiI6zg
YouGovUS (@YouGovUS) 6 novembre 2016
5 novembre 2016 - Sembra terminato il trend di avvicinamento di Trump a Clinton. Le medie sondaggi si vanno stabilizzando. Il che conferma in generale quanto scritto .
Cioè che i modelli di previsione (basati sulle medie fra i molti sondaggi nazionali e statali) confermano in modo abbastanza netto la vittoria di Hillary Clinton.

Ecco in sintesi medie di sondaggi (che tengono conto di sondaggi nazionali e statali) e previsioni.

La media sondaggi di Upshot/NewYork Times: Clinton 45,5%, Trump 43%.
FiveThirtyEight: Clinton 48,4%, Trump 45,5%.
RealPolitics: Clinton 46,6%, Trump 44,8.
Yougov: Clinton 47,4%, 44,5%.

Queste tutte le previsioni sulla vittoria finale in percentuale di probabilità:
New York Times/Upshot: Clinton 85%, Trump 15%.
FiveThirtyEight: Clinton 64,6%, Trump 35,4%
Huffington Post: Clinton 97,9%;
Predictwise (che usa i prediction markets): Clinton 86%;
Princeton: Clinton 98%.
DailyKos: Clinton 90%.
electionbettingodds.com (scommesse): Clinton 78,2%.
Per chiarire in modo semplice le questioni di metodo nella lettura dei sondaggi: What You Need To Know About 2016 Election Polls, Alex Knapp su Forbes intervista Sam Wang. In particolare sull'importanza di considerare e preferire la mediana rispetto alla media (average) nel valutare i diversi sondaggi.
HuffPollster: Polls are stable or fluctuating wildly, depending on who you ask https://t.co/fatrfYrzvi twitter.com/…/1
HuffPost Politics (@HuffPostPol) 4 novembre 2016
4 novembre 2016 -

A quattro giorni dalle elezioni, i principali modelli di previsione (basati sulle medie fra i molti sondaggi nazionali e statali) confermano in modo abbastanza stabile e abbastanza netto la vittoria di Hillary Clinton, tranne in un paio di casi.
Si tratta di modelli di previsione che tengono ovviamente conto dei voti elettorali di ciascuno Stato, il cui calcolo però può essere vanificato anche da un piccolo errore nei sondaggi.
Errore che può avere effetti notevoli sul conteggio finale (secondo alcuni esperti arrivando fino a ribaltare tutto).
Il fatto per esempio di attribuire il North Carolina o la Florida - due degli Stati più in bilico - a uno dei due cambia notevolmente il risultato. E queste oscillazioni finiranno per decidere le elezioni.
La differenza in percentuale di probabilità rispetto agli altri modelli (dei quali vediamo poi i dati) ci obbliga a occuparci subito di uno dei nostri preferiti, FiveThirtyEight.
Sebbene in tutta la campagna il vantaggio di Clinton e le probabilità di vittoria siano stati secondo Nate Silver e i suoi sempre un po' più basse rispetto agli altri, adesso la differenza è più accentuata e colloca in effetti la candidata democratica in una zona pericolosa.
Premessa: quasi tutti i centri di aggregazione dei sondaggi e di previsione aggiornano molto frequentemente i loro dati. Può succedere quindi che alcuni di questi dati siano già mutati un poco rispetto a quelli riportati qui sotto.
FiveThirtyEight (che, ricordiamolo valuta in modo pesante il possibile ruolo degli indecisi) calcola la media fra i diversi sondaggi in modo da assegnare a Clinton il 48,5% dei voti e a Trump il 45,4%.
Il che si traduce però in
Clinton ha il 66,5% di probabilità di vittoria;
Trump il 33,5%.
Nelle stime di FiveThirtyEight i due candidati si avvicinano dunque; si tratta della differenza minore dal 26 settembre (quando le chance erano 54,8% per Clinton e 45,2% per Trump).
Upshot. A bilanciare questa notevole erosione del vantaggio di Clinton la previsione dell'altra fonte che abbiamo privilegiato in questi mesi: Upshot/New York Times. Di seguito i i numeri di Josh Katz e i suoi.
La media dei sondaggi:
Clinton 45,5%
Trump: 42,3%.
Anche in questo caso poco più di tre punti. Il che si traduce però in probabilità di vittoria per Clinton che salgono all'84% (erosione di tre punti rispetto all'1 novembre). Trump è al 16% delle probabilità.
La media fra in sondaggi elaborata da RealClear Politics assegna:
il 46,7% a Clinton
il 45,0% a Trump.
La media di Yougov:
*47,6% a Clinton
44,7 a Trump
La previsione di Yougov assegna a questo punto 294 voti elettorali a Clinton (sono 15 meno dell'1 novembre).
Ecco tutte le previsioni:
New York Times/Upshot: Clinton 84%, Trump 16%.
FiveThirtyEight: Clinton 68,4%, Trump 31,5%
Huffington Post: Clinton 98%;
Predictwise (che usa i prediction markets): Clinton 83%;
Princeton: Clinton 99%.
DailyKos: Clinton 91%.
electionbettingodds.com: Clinton 74,4%.
Insomma, il quadro non cambia in modo sostanziale; Clinton vede il vantaggio ridursi, ma non così tanto da mettere in discussione (per ora almeno) il risultato finale.
A questo punto però da più parti ci si chiede se i dati dei sondaggi siano davvero espressione delle intenzioni degli elettori. Politico.com oggi ha pubblicato un'analisi che suscita dubbi: "What if everyone’s wrong?" e mette un po' di ansie ai democratici. Anche se è bilanciato da un altro sondaggio che dimostrerebbe essere solo un'illusione l'idea che ci siano molti sostenitori di Trump che non si sono espressi (per la vergogna?) nei poll ma che si esprimeranno nell'urna.
Infine, va considerato il fattore dell'appartenza politica a uno dei due partiti e la polarizzazione crescente degli schieramenti negli Stati Uniti: come dice Yougov, è assai probabile che non ci siano grossi scostamenti di voti rispetto al 2012. Per cui a questo punto potrebbe diventare ancora più importante la percentuale di partecipazione al voto.
[Fonti: New York Times/Upshot, Politico.com, FiveThrirtyEight, electionbettingodds.com, Predictwise, DailyKos]
Sull'uso dei sondaggi in questa campagna da segnalare anche questo post di Huffington Post Pollster:
Polls Are Stable Or Fluctuating Wildly, Depending On Who You Ask.
Per concludere, questa nota su FiveThirtyEight:
Trump Is Just A Normal Polling Error Behind Clinton.
Beware the phantom swings: why dramatic bounces in the polls aren't always what they seem t.co/bH6XqZYIQO twitter.com/…/1
YouGovUS (@YouGovUS) 1 novembre 2016
The GOP is whiter, less educated and older than the rest of the pop: https://t.co/Tv0LRQ1hV0 twitter.com/…/1
FiveThirtyEight (@FiveThirtyEight) 1 novembre 2016
Could the latest October surprise prod undecided voters off the fence? https://t.co/qHJWK1XMlv via @POLITICO_Steve | Getty twitter.com/…/1
POLITICO (@politico) 31 ottobre 2016
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1 novembre 2016
- Certo quel sondaggio ABC News/Washington Post, che indica Trump davanti di un punto percentuale, un po' preoccupa Clinton e i suoi. Però se si guarda i dati dei poll nel complesso - facendo attenzione alle medie di tutti i sondaggi - non sembrano esserci rilevanti novità quanto al risultato delle elezioni presidenziali dell'8 novembre.
Per ora l'effetto email/Fbi appare limitato. Si registra una riduzione del vantaggio di Hillary Clinton su Donald Trump è vero; ma la situazione per ora però non muta in maniera sostanziale le previsioni su chi sarà il nuovo presidente.
Certo, la quantità di sondaggi in circolazione permette l'esercizio di prendere quello che fa più comodo per sostenere una tesi che si vuole accreditare: per esempio si potrebbe prendere il sondaggio Rand che a questo punto indica Clinton in vantaggio addirittura di 9 punti, per dire che non ci sarà partita; oppure i più affidabili dati in arrivo da Yougov/Economist, i cui sondaggi si sono mantenuti abbastanza stabili nella distribuzione delle preferenze fra Clinton e Trump nel corso di tutto l'autunno. Oggi la situazione vede Clinton a 45% e Trump a 42%.
D'altra parte i sondaggi che danno Trump e Clinton testa a testa, o addirittura con il repubblicano in vantaggio, si prestano bene al racconto di un'elezione all'ultimo voto, che genera sicuramente più interesse e audience. Scelta "narrativa" che sembra la preferita in queste ore.

Come sempre, è bene ribadirlo, noi ci occupiamo invece delle medie dei sondaggi, che includono sia i sondaggi nazionali, sia quelli statali.
Nella media calcolata da New York Times/Upshot abbiamo:
* Clinton 45,6%
* Trump 41,7%.
La media di FiveThirtyEight:
* Clinton 48,8%
* Trump 44,9%
La media fra in sondaggi elaborata da RealClear Politics assegna:
* il 47,5% a Clinton
* il 45,3% a Trump
La media di Yougov:
* 47,7% a Clinton
* 44 a Trump
(A proposito di Yougov, interessante l'analisi sull'eccesso di spostamento nell'andamento dei sondaggi, probabilmente dovuto a difetti di metodo statistico; e i dati dei sondaggi distribuiti per gruppi demografici.)
Il modello del Princeton Election Consortium, basato su 183 sondaggi statali assegna a Clinton 317 voti elettorali, 221 a Trump.
Le varie medie di sondaggi vengono tradotte in previsioni sulle probabilità di vittoria, tenendo conto dei duelli nei vari Stati. Ecco le principali:
New York Times/Upshot: Clinton 87%, Trump 13%.
FiveThirtyEight: Clinton 70,7%, Trump 29,2%
Huffington Post: Clinton 98%;
Predictwise (che usa i prediction markets): Clinton 84%;
Princeton: Clinton 99%.
DailyKos: Clinton 96%.
electionbettingodds.com (scommesse): Clinton 71,7%.
In sostanza, si erode leggermente il vantaggio di Clinton, anche se, per ora, non sembra davvero si possa ribaltare la previsione di vittoria per la democratica.
Per Trump la vittoria sarebbe raggiungibile se vince in alcuni degli Stati ancora in forse. Certo non tutti sono d'accordo su quanti devono essere questi stati. Mario Platero sul Sole 24Ore di oggi dice che ne bastano sei. 270towin stima invece che Clinton abbia 258 voti elettorali assicurati; Trump 157. A Clinton ne servono dunque altri 12. In questo modo Hillary avrebbe 22 diverse combinazioni di risultati vincenti. Trump 8.
Va comunque ricordato quello che sostiene Nate Silver di FiveThirtyEight: una volta che cambia l'orientamento in uno Stato, è probabile che cambi anche in altri Stati con caratteristiche simili.
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31 ottobre - La sorpresa di ottobre è arrivata dunque. O forse no.
La faccenda delle email che gravitavano nel server "privato" di Hillary Clinton e quindi violavano gli standard di sicurezza del Dipartimento di Stato, tolta dall'archivio venerdì dall'Fbi, non ha ancora lasciato il segno sui sondaggi.
Avremo dei dati sufficienti raccolti dopo la rivelazione del direttore dell'Fbi James Comey solo nelle prossime ore.
Il primo sondaggio è già fra noi, ma uno non basta. È un Politico.com Consult che indica in tre punti il vantaggio di Clinton: 46% a 43%. Nel precedente sondaggio Politico.com Consult dava Clinton in vantaggio di cinque punti.
È però prudente e sensato affidarsi, come abbiamo fatto fino a oggi, alle medie fra i diversi sondaggi (nazionali e nei singoli stati), più che sui singoli polls, magari scelti perché confermano la tesi che si sta cercando di sostenere, o perché (come Daniel Kahneman ci ha spiegato) sono i dati più facilmente disponibili.
A questo punto, con i dati sulle medie dei sondaggi a domenica 30 o lunedì 31 ottobre, la situazione è la seguente:
- La media fra i sondaggi elaborata da FiveThirtyEight assegna:
* il 49,4% a Clinton
* il 44,2% a Trump
- La media fra in sondaggi elaborata dal New York Times/Upshot (questa merita particolare attenzione perché viene aggiornata a ogni nuovo sondaggio) assegna:
* il 45,8 a Clinton
* il 40,7 Trump
- La media La media fra in sondaggi elaborata da RealClear Politics assegna:
* il 47,6% a Clinton
* il 43,3% a Trump
Sulla base delle medie dei sondaggi, il modello previsionale di FiveThirtyEight dice che
Clinton ha il 78,8% di probabilità di vittoria, Trump il 21,1%.
Questi gli altri modelli di previsione con le relative probabilità per il favorito (Clinton per tutti)
Per Upshot/Nyt: Clinton 90%;
Huffington Post: Clinton 98%;
Predictwise (che usa i prediction markets): Clinton 87%;
Princeton: Clinton 99%.
DailyKos: Clinton 96%.
electionbettingodds.com (scommesse): Clinton 74,4%.
In tutti i casi c'è effettivamente, per quasi tutti, una lieve riduzione delle probabilità di Clinton, ma abbastanza trascurabile, salvo forse nel caso degli scommettitori, soprattutto se tiene conto di quanto preponderante fosse il vantaggio per la candidata democratica nei giorni scorsi.
Ma, è bene ribadirlo, questi dati (salvo le scommesse) ancora non tengono conto dei sondaggi condotti dopo l'uscita sulle email dell'Fbi.
Ma Trump può davvero rimontare? Detto tutto questo e in attesa di questi sondaggi. Vale la pena dunque chiedersi quanto Trump possa davvero rimontare.
Nate Silver, che cito spessissimo, in un articolo di giovedì ammette che nel gran numero di sondaggi degli ultimissimi giorni la caduta a precipizio di Trump sembrava essersi fermata e si notava invece un leggero arretrare dei numeri assegnati a Hillary Clinton. Tuttavia, aggiunge, la situazione della corsa non è sostanzialmente cambiata.
In queste elezioni, è bene ribadirlo, i sondaggi sono moltissimi e fra loro ci sono parecchie differenze. Ci ricorda sempre Silver che in questo momento si oscilla da + 14% per Clinton a +1% per Trump. E in queste situazioni tenere conto delle medie fra i sondaggi è fondamentale.
Sondaggi molto simili suggeriscono in genere il fenomeno dell'herding: vale a dire alcuni sondaggisti, quando si avvicinano le elezioni tendono a imitare i risultati della maggior parte dei pollster, per evitare figuracce. Quindi l'herding tende a peggiorare la capacità di previsione dei sondaggi nell'insieme. L'esperienza invece mostra che le medie fra i sondaggi anche piuttosto differenti e l'uso dei dati dai mercati delle scommesse assicurano una certa accuratezza di previsioni.
Allora? Allora, come dice Politico.com, la carta della speranza per molti nel Partito repubblicano è che i sondaggi non riescano a rappresentare il consenso vero per Trump. Questo perché una parte degli intervistati si vergognerebbe ad ammettere di sostenere il candidato del Gop.
In sostanza, questo significherebbe un errore davvero notevole in tutti i sondaggi.
Detto questo: servirebbe che questo errore fosse davvero grande per vanificare il vantaggio di Clinton in molti dei swing states.
Indecisi. L'altra - probabilmente la più consistente - speranza per Trump, che va intrecciata alle altre è rappresentata dagli indecisi e dal fatto che il gradimento di Clinton è comunque piuttosto basso. Avere 4-5 punti di vantaggio stando sotto il 50% è meno rassicurante che averli stando sopra il 50%.
Nei sondaggi nazionali, Clinton e Trump hanno insieme poco più dell'85% dei voti; a questo punto della campagna, nel 2012, Barack Obama e Mitt Romney ne avevano il 95%.
Infine il fattore esterno imprevedibile, la presunta sorpresa di ottobre, la faccenda dell'email e l'intervento dell'Fbi, appunto. Per la quale però dobbiamo aspettare.
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27 ottobre - Quando mancano meno di 15 giorni alle elezioni presidenziali americane, quasi tutti i sondaggi confermano quanto è evidente da settimane: le speranze per Trump sono al lumicino. Il vantaggio di Hillary Clinton appare ormai schiacciante.
Si va dal +14 di Ap/Gfk al +3% di Foxnews passando dal +4% di Ipsos. Né sembra andare meglio, per Trump, nelle rilevazioni degli Stati in bilico, soprattutto di quelli che eleggono un maggior numero di delegati presidenziali, dove - sempre secondo i sondaggi - Hillary conduce in modo abbastanza agevole 333 a 205 soprattutto grazie al voto degli Stati come la California (55 delegati), NY e Florida (29), Illinois (20), lasciando a Trump soltanto il tradizionalmente repubblicano Texas (38).
A queste tendenze, che lascerebbero poco spazio per un eventuale rimonta della coppia Trump-Pence, si aggiunga il fatto che - secondo Upshot/New York Times - i democratici avrebbero il 68% di opportunità di aggiudicarsi la maggioranza al Senato, oggi saldamente in mano al GOP.
Upshot continua ad assegnare a Hillary il 92% di possibilità di vittoria (dato ormai stabilizzato da giorni): ovvero - per usare la metafora cara a Josh Katz - Clinton ha le stesse possibilità di perdere le elezioni di quelle che ha un Kicker della Nfl di fallire un field goal da 31 Yard.
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24 ottobre 2016 - L'ultimo sondaggio nazionale pubblicato domenica 23 ottobre, condotto per conto di Abc News (interviste fra giovedì e sabato della scorsa settimana, dopo il terzo dibattito) indica che Clinton è al 50% e Trump al 38%: 12 punti sono tantissimi e per la prima volta Clinton raggiunge il 50%.
Il sondaggio Abc News/Washington Post seguito al secondo dibattito dava Clinton in vantaggio si soli 4 punti, 47% contro 43%.
Già la scorsa settimana Politico.com è arrivato a chiedersi se Donald Trump andrà sul podio dei candidati alla presidenza meno votati.
In effetti i sondaggi e tutte le previsioni ricavate pesando i vari poll, dicono che il candidato repubblicano è davvero messo male. E le possibilità che la situazione si ribalti l'8 novembre (a due settimane dal voto) sono considerate assai scarse.
Voti elettorali
Politico.com venerdì ha anche spiegato come su 11 Stati (146 voti elettorali) che erano stati definiti "decisivi" in giugno sei siano assegnati dai sondaggi saldamente a Clinton: Colorado, Michigan, New Hampshire, Pennsylvania, Virginia and Wisconsin. Se Clinton vincesse in questi cinque stati oltre che in quelli dove Obama ha vinto sia nel 2008 sia nel 2012, la soglia dei 270 voti elettorali necessari per ottenere la presidenza sarebbe abbondantemente superata.
Cosa che del resto prevedono quasi tutti come "probabile".
FiveThirtyEight assegna a Clinton 322 voti;
Predictwise 340;
Nyt/Upshot 323;
Princeton 323;
Electionbettingodds.com (scommesse) 358. [cfr. 270towin.com, 21 ottobre 2016]. Anche se, per essere precisi, nella mappa elettorale ancora non ci si sbilancia così tanto attribuendo "voti sicuri" in modo più cauto e conservativo.
Medie sondaggi. Al 23 ottobre, la media fra tutti i sondaggi nazionali, calcolata da New York Times/Upshot vede Clinton con il 46,3% dei consensi e Trump con il 40,1%.
Modelli di previsione
Secondo il modello di previsione del New York Times, questa situazione si traduce nel 92% di possibilità che Clinton sia il prossimo presidente americano.

Queste invece le previsioni secondo gli alti modelli:
FiveThirtyEight: Clinton 86%.
DailyKos: Clinton 95%.
HuffingtonPost: Clinton 96%.
PredictWise: Clinton 90%.
Princeton: Clinton 99%.
Electionbettingodds.com (scommesse): Clinton 82,3%.
[Politico.com, FiveThirtyEight, New York Times/Upshot, 270towin.com, Electionbettingodds.com, langerresearch.com/]
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17 ottobre
- Torniamo dopo qualche giorno a guardare sondaggi e previsioni relative alle elezioni dell'8 novembre.
Sondaggi. Gli ultimi sondaggi sono:
Politico/Morning Consult: Clinton a 46% e Trump al 41%;
Rasmussen: 43%, 41% (rilevazioni dal 13 al 16 ottobre; il precedente di Rasmussen - 10/12 ottobre dava Trump in vantaggio: 41 Clinton, 43 Trump);
ABC News/Washington Post: 47% Clinton, 43 Trump;
NBC News/Wall Street Journal: 48%, Trump 37%.
Vediamo ora come questi sondaggi vengono tradotti in previsioni di vittoria per le elezioni dell'8 novembre per la Casa Bianca. Usiamo il modello di previsione di New York Times/Upshot che tiene conto dei sondaggi usati dal database dell'Huffington Post. Nel modello di Upshot, i sondaggi più recenti e quelli con un campione più ampio hanno un maggior peso nel conteggiare le medie. Sono inoltre esclusi i sondaggi voluti da istituzioni schierate in modo eccessivamente partigiano.
Secondo il modello di previsione del New York Times, questa situazione si traduce in: Clinton ha il 90% di possibilità di vincere le elezioni, Trump il 10%
Queste le altre previsioni
FiveThirtyEight: Clinton 87%.
DailyKos: Clinton 96%.
HuffingtonPost: Clinton 93%.
PredictWise: Clinton 91%.
Princeton: Clinton 98%.
Electionbettingodds.com (scommesse): Clinton 83%.
[Politico.com, FiveThirtyEight, Upshot/New York Times]
11 ottobre - Oggi non cambia, sostanzialmente, rispetto a ieri, l'analisi delle previsioni sul voto per il presidente Usa dell'8 novembre.
Per prima cosa vediamo gli aggiornamenti sulle chance di vittoria dei due candidati, secondo i modelli (in quasi tutti i casi basati su un pool di diversi sondaggi) che stiamo seguendo in questi giorni.
FiveThirtyEight: Clinton ha l'84% di probabilità di vittoria, Trump il 16%. Questo, come quelli usati nei giorni scorsi per FiveThirtyEight, è il modello basato solo sui sondaggi. Il sito di Nate Silver ha altri due modelli di previsione, leggermente diversi. Uno, quello definito "Polls-plus forecast", tiene conto oltre che dei sondaggi anche dell'andamento dell'economia e dei dati storici: probabilità Clinton, 80,9%.
Poi c'è il cosiddetto "now-cast" che ci dice come andrebbe se si votasse oggi: probabilità Clinton, 88,1%.
Gli altri:
NewYork Times/Upshot: Clinton 87%.
DailyKos: Clinton 95%.
HuffingtonPost: Clinton 88%.
PredictWise: Clinton 88%.
Princeton: Clinton 97%.
Electionbettingodds.com (scommesse): Clinton 82,3%.
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Da aggiungere ai dolori di Trump c'è il sondaggio di Politico che conferma quello che già quasi tutti sapevano: Clinton ha vinto anche il secondo dibattito.
Secondo Politico/Morning Consult il 42% del campione ha detto che nel dibattito di domenica è stata più brava la candidata democratica, fra questi anche il 13% dei repubblicani. Solo il 28% ha detto che è stato Trump a prevalere.
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Un'altra bruttissima notizia per Trump, forse la peggiore di tutte, è che gli restano poche speranze di riprendersi.
Prima del video con le assurdità sessuali di venerdì, secondo la media dei sondaggi, Trump era 4 punti percentuali dietro Hillary. Secondo il sondaggio NBC News/Wall Street Journal poll di lunedì, il distacco è salito a 14 punti.
Politico ci ricorda che in entrambi i casi (quindi anche nel migliore, il 4%) l'impresa di recuperare uno svantaggio simile, a meno di un mese dal voto, appare quasi impossibile. Nell'era dei sondaggi moderni, solo Reagan nel 1980 e l'allora presidente Harry Truman nel 1948, hanno ribaltato condizioni simili in così poco tempo: Reagan 4 punti e Truman 5. Per Trump insomma, d'obbligo recuperare e parecchio, nel giro di pochi giorni. Per poi usare il resto per emulare Reagan. Per questo diciamo che è quasi impossibile.
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10 ottobre 2016
- Rispetto al 4 ottobre, ultimo aggiornamento di questo monitoraggio delle previsioni sulle presidenziali Usa dell'8 novembre, la posizione di Donald Trump è ulteriormente peggiorata.
Non stiamo a elencare tutte le scivolate e le difficoltà del candidato repubblicano: ci limitiamo alla gravissima crisi politica e di immagine per il video con le considerazioni sessiste del 2005, pubblicato dal Washington Post venerdì 7 ottobre.
Poi è arrivato il dibattito di Saint Louis di domenica 9 ottobre, nel quale ha prevalso ancora Hillary Clinton, secondo tutti gli osservatori neutrali e anche secondo il primo sondaggio Cnn: il 57% di coloro che hanno assistito allo scontro fra i candidati ha detto che ha vinto la democratica. Il sondaggio di YouGov invece riduce il margine a favore di Clinton: 47% contro 42%. Sempre parecchia differenza e sempre a favore della democratica.
Trump, tutto sommato, è andato meglio del previsto. Ma ha poco da essere soddisfatto. Perché a lui sarebbe servita invece una grande vittoria.
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Non ci sono ancora rilevazioni statistiche sugli effetti del secondo dibattito sulle intenzioni di voto. Nel sondaggio NBC News/Wall Street, fra i "probabili votanti", diffuso lunedì ma condotto nel weekend, a ridosso quindi della rivelazione dello scandalo sessista di Trump, Clinton ha il 46% e Trump è al 35%; il "libertario" Gary Johnson (destra) al 9% e il candidato del Partito Verde, Jill Stein, al 2%.
Quando la scelta è limitata ai soli Clinton e Trump, Hillary conduce 52% a 38%.
Ma già prima di questi due eventi, la posizione di Trump era molto debole.
Partiva - secondo la ponderazione dei vari sondaggi - da un 40% di consenso elettorale. Bassissimo, ci ricorda Nate Silver, su FiveThirtyEight. Dal 2000 in poi, nessun candidato alla presidenza ha ricevuto meno del 46%.
Per la verità, nemmeno Clinton è messa, in termini di consenso assoluto, benissimo, con il suo 45%.
Ma il suo rivale è così debole che, con questi sondaggi, le probabilità di Clinton di vincere la presidenza oscillano fra il'80% e il 95%.
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Ormai, a meno di un mese dal voto, i 4-5 punti di differenza nella media dei sondaggi fra i due sembrano incolmabili, anche pensando a qualche possibile sorpresa o a un margine di errore nei poll, che, ci ricorda sempre Silver, nel caso Brexit fu del 4%, quindi possibile anche in questo caso, ma estremamente difficile.
Per questo diciamo che per sperare davvero Trump avrebbe dovuto stravincere il secondo dibattito, indurre imbarazzo notevole nel clan Clinton, sperare in un effetto pesante nei media e sui social. E poi puntare su qualche sopresa nel seguito della campagna, con l'inerzia finalmente a suo favore.
Invece nulla di tutto ciò. Ha perso di misura. Secondo qualche ottimista ha addirittura pareggiato. Ma è il classico pareggio inutile.
Ecco la situazione secondo i vari modelli di previsione (in attesa che arrivino i sondaggi sul post dibattito n.2):
FiveThirtyEight: Clinton ha l'84% di probabilità di vittoria, Trump il 16%.
NewYork Times/Upshot: Clinton 86%.
DailyKos: Clinton 94%.
HuffingtonPost: Clinton 88%.
PredictWise: Clinton 88%.
Princeton: Clinton 96%.
Electionbettingodds.com (scommesse): Clinton 80,3%.
4 ottobre 2016 - L'ultima settimana è stata difficilissima per Donald Trump. E i risultati si vedono. O meglio: le previsioni sui risultati delle elezioni dell'8 novembre registrano questo tonfo del candidato repubblicano
Ha perso il dibattito di lunedì scorso con Hillary. Ha continuato a twittare rincarando la dose con pensieri e parole sessiste contro Alicia Machado, ex Miss Universo; ha ripetutamente attaccato sul piano personale Hillary Clinton e il suo matrimonio; ha subito l'inchiesta del New York Times sulle tasse eluse per quasi 20 anni.
Dunque e previsioni dei maggiori centri che tengono sotto controllo i sondaggi nazionali hanno segnato in questa settimana una peggioramento notevole della posizione del tycoon rispetto a Hillary:
- Secondo FiveThirtyEight Clinton ha il 72,8% di probabilità di vittoria, contro il 27,4% di Trump; una settimana fa la vittoria di Clinton era data al 62% di probabilità.
- Secondo il New York Times: Clinton 79%.
- DailyKos: Clinton 72%.
- Huffington Post: Clinton 83%.
- Predictwise: Clinton 81%.
- Princeton: Clinton 91%.
Secondo il New York Times/Upshot: Clinton ha 4% di vantaggio nei sondaggi nazionali. Soprattutto ha compiuto passi avanti importanti negli Stati considerati in bilico, come Colorado, North Carolina e Florida.
È comunque ancora presto, avverte Josh Katz di Upshot, per definire questo spostamento conseguenza effimera del primo dibattito o un sostanziale cambiamento permanente nella corsa fra i due. Anche il dibattito di oggi fra i due candidati vicepresidenti potrebe influire in modo pesante su questi dati.
29 settembre 2016 - Cominciano a vedersi i primi risultati nei sondaggi della vittoria di Hillary Clinton nel dibattito con Donald Trump del 26 settembre.
Almeno quattro i sondaggi che hanno consultato i campioni di popolazione in merito al dibattito stesso e tutti danno a Clinton la vittoria.
Solo due, a oggi, invece i poll che misurano la corsa fra i due verso l'elezione. Sono quelli di Morning Consult, che dà a Clinton 3 punti percentuali di vantaggio (in un confronto che include anche i due candidati outsider). Si tratta di un bel balzo in avanti per la democratica che aveva un solo punto di vantaggio nel precedente sondaggio Morning, condotto immediatamente prima del dibattito.
Echelon Insights invece indica Clinton in vantaggio di 5 punti, mentre ne aveva fra 1 e 2 prima del faccia a faccia con Trump.
Nate Silver di FiveThirtyEight ci raccomanda una doppia cautela:
1) i sondaggi condotti in uno o due giorni - come i due citati - risentono facilmente di un tasso di risposta piuttosto basso. Questo perché chi chiama i componenti del campione non ha tempo sufficiente per riprovare a contattare quelli che alla prima chiamata non hanno risposto. In genere gli istituti preferiscono condurre sondaggi su tre-quattro giorni. Questo significa che prima di venerdì sera non si avranno altri sondaggi più affidabili.
2) È difficile in sondaggi così ravvicinati al dibattito distinguere la reazione al dibattito dalla reazione alla reazione dei media al dibattito.
Insomma, Clinton può essere moderatamente soddisfatta, ma ancora non è il caso di affermare che il dibattito l'abbia concretamente messa in una situazione di vantaggio nella corsa all'elezione.
A questo va aggiunto che in passato è successo che l'effetto dibattito, pur positivo per il candidato che aveva vinto, si è esaurito nel giro di un paio di settimane (per esempio Romney contro Obama nel primo dibattito del 2012).
Detto questo, resta il fatto che i vari modelli di predizione che stiamo consultando registrano comunque un leggero miglioramento per Clinton:
- Upshot/New York Times: Clinton ha il 72% di probabilità di vincere l'8 novembre, Trump il 28%.
- FiveThirtyEight: 62% Clinton.
- DailyKos: 68% Clinton.
- PredictWise: 74% Clinton.
- Princeton: 85% Clinton.
Presto altri aggiornamenti.
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26 settembre 2016
- Siamo dunque arrivati al primo dibattito fra i due candidati, Hillary Clinton e Donald Trump, moderato da Lester Holt di Nbc.
I due arrivano all'incontro/scontro con una situazione di vantaggio (almeno delle previsioni) per Clinton.
Tuttavia, il margine, secondo vari poll, ma anche secondo i modelli previsionali dei principali media, si è ridotto.
Quel che si nota è che secondo alcuni di questi modelli di previsione, la posizione di Clinton è ancora abbastanza solida, mentre secondo altri, l'equilibrio è tale da rendere preoccupante la competizione.
Eccoli in sintesi:
- FiveThirtyEight: 58% Clinton (è il più preoccupante per i democratici, anche perché il dato per Hillary è in costante diminuzione).
- Daily Kos: 62% Clinton.
- New York Times: 69% di probabilità di vittoria Clinton.
- PredictWise: 70%.
- Princeton Election Consortium: 73%.
Nate Silver, Editor in Chief di FiveThirtyEight, ci spiega due cose importanti:
1) Clinton a livello nazionale ha un 2% di vantaggio nei vari sondaggi su Trump. Si tratta però di un vantaggio assai meno rassicurante del 2% che aveva Obama su Romney nel 2012.
Infatti Barack conduceva in maniera assai più netta nei cosiddetti swing states (gli stati dell'unione dove la partita non è chiusa a favore di uno dei due, e dove si decide di solito l'elezione del presidente).
Quindi il 2% di Obama a livello nazionale corrispondeva, dice Silver, a un 3% del voto elettorale. Cosa che - per ora - non vale per CLinton.
2) Gli indecisi e coloro che tendenzialmente potrebbero votare per un candidato minore (sono soprattutto due i possibili guastafeste, il verde che dovebbe togliere voti a Clinton e un indipendente, che guarda a destra) sono molti di più quest'anno. Condurre 48% a 46% è molto più rassicurante che condurre 42 a 40.
Detto questo, resta una considerazione importante che forse il modello di FiveThirtyEight rappresenta in modo insufficiente: Clinton non è una candidata amata e non muove le emozioni (cosa che invece faceva Obama).
Quindi, fino a quando aveva un vantaggio notevole non spingeva molti suoi possibili elettori a dichiararsi a favore, visto che il segnale di un voto in più non avrebbe causato grandi differenze.
Ora però che Trump si avvicina, potremmo assistere a un ristabilirsi delle distanze perché questi elettori poco entusiasti cominceranno a esprimersi contro Trump possibile presidente e quindi finiranno nella casella "per Clinton".
Il dibattito del 26 settembre, dovrebbe chiarire queste tendenze, accelerando la rimonta nei sondaggi da parte di Trump o facendo uscire allo scoperto gli elettori che vedono il candidato repubblicano come un pericolo e che quindi decideranno che è venuto il momento di esprimersi anche pubblicamente a favore di Hillary, anche se non la amano.
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16 settembre 2016
- In queste ore si parla molto di un nuovo sondaggio New York Times/Cbs News che sembra preoccupante per Hillary Clinton.
A meno di otto settimane dall'Election Day (8 novembre) il sondaggio indica i due candidati molto molto vicini. Clinton ha il consenso del 46% di quelli che sono considerati dai sondaggisti "probabili votanti", sul piano nazionale, mentre Trump è al 44%.
Il risultato include anche gli elettori che pur non avendo ancora scelto definitivamente sono orientati verso uno dei due.
Se si considerano invece tutti gli "elettori registrati", Clinton sta meglio: avrebbe il 46% delle preferenze, contro il 41 dell'avversario repubblicano. Non a caso molti degli sforzi del comitato elettorale di Hillary sono concentrati su portare alle urne gli elettori registrati ma la cui partecipazione alle elezioni è considerata "improbabile".
Come negli altri, anche secondo questo sondaggio Trump è totalmente dipendente dall'elettorato maschile, bianco e meno istruito.
Per Clinton a favore incide il fatto di essere considerata più affidabile di Trump; a sfavore il profilo di politico dell'establishment, quindi poco orientato al cambiamento.
Più preoccupanti per Clinton sono probabilmente i dati del sondaggio che considerano nella corsa alla Casa Bianca anche i due candidati indipendenti: Gary Johnson, il cosiddetto "libertario" (candidato di destra) e Jill Stein, il candidato del Partito verde.
In questa contesa a quattro, Clinton e Trump sarebbero appaiati al 42%, con Johnson all'8% e Stein al 4%. A questo proposito va ricordato che per partecipare ai dibattiti elettorali è necessario raggiungere almeno il 15% dei consensi secondo i maggiori sondaggi.
Il sondaggio New York Times/Cbs News è stato condotto su un campione di 1.433 elettori registrati, contattati al telefono. Il margine di errore è di +/- 3%.
A questo punto, è evidente che la corsa è un po' più equilibrata di quanto sembrasse qualche settimana fa.
Secondo i modelli di previsione di Upshot/New York Times, comunque Clinton continua ad avere il 75% delle probabilità di vittoria, secondo Daily Kos il 73% e secondo FiveThirtyEight il 62%.
Come dice Josh Katz di Upshot, siamo tornati, sostanzialmente, alla situazione precedente le due convention. Usando la metafora sportiva che abbiamo già citato, le probabilità di Clinton di perdere le elezioni sono le stesse di quelle che ha un kicker della Nfl di sbagliare un field goal da 45 yards; tre settimane fa erano le stesse di uno che calciasse da 35 yards. Insomma, un po' di preoccupazione lo staff Clinton comincia ad averle. Ma sembra un azzardo sostenere, come qualche titolo suggerisce, che adesso sia Trump il favorito.
-- Alcuni punti fermi --
- Dare retta ai sondaggi? Da settembre in poi
- Sondaggi, merce (cara) da dare in pasto ai media
Today in Upshot land: Tracking the swings in the presidential forecasts t.co/MwpvsTnxy6 t.co/67ePsszq8r
Josh Katz (@jshkatz) 15 settembre 2016
7 settembre 2016 - Ha fatto un po' di rumore, lunedì 5 settembre, la notizia di un sondaggio Cnn che indica Trump davanti a Clinton nella corsa per la Casa Bianca: 44% per il repubblicano, 42% per la candidata democratica.
Si tratta di un sondaggio però che esclude quella parte di elettori registrati che (in base a un giudizio dei rilevatori) hanno meno probabilità di recarsi davvero alle urne.
Nella parte del sondaggio che teneva conto di tutti gli elettori registrati, Clinton aveva ancora un certo vantaggio: 44 a 41.
In verità, il caso Cnn sembra confermare l'impressione che i media siano alla caccia di elementi per rendere interessante il racconto di un confronto che invece appare dall'esito un po' scontato.
Hillary Clinton ha probabilità assai elevata di vincere le elezioni dell'8 novembre. Fra il 60 e l'80%, grosso modo.

Andiamo con ordine.
La media fra i diversi sondaggi
Partiamo dal dato di fatto che negli Stati Uniti vengono realizzati centinaia di sondaggi. Per questo alcuni media cercano di mettere ordine ricavando delle medie, in modo che l'indicatore sia più credibile.
Una di queste poll average la cura l'Huffington Post: Clinton avrebbe attorno al 48% e Trump 42%. La media Real Clear Politics al 6 settembre indica: Clinton: 46,2, Trump: 42,9 per cento.
Certo entrambi registrano una riduzione del vantaggio di Clinton rispetto ad agosto. Pesano probabilmente una certa difficoltà di ottenere piena fiducia degli elettori da parte della ex first lady, anche per il riemergere della questione delle email. Influisce poi l'affievolirsi dell'effetto Comvention, che è stato decisamente migliore per Clinton, grazie anche alla clamorosa gaffe di Trump che ha attaccato la famiglia di Humayun Khan, il veterano morto in Iraq.
La questione fiducia o no per Clinton, certamente un pensiero che la turba e con lei tutto lo staff, va però confrontata con il fatto che Trump ottiene un indice di fiducia ancora più basso.
Sempre secondo l'Huffington Post, il rating di apprezzamento netto (valutazione favorevole meno valutazione sfavorevole) di Clinton è -14,6, quello di Trump -19.
Insomma, come ci ricorda John Cassidy sul New Yorker, per battere Trump in novembre a Clinton non serve trasformarsi in un leader amato; basta battere un avversario che è messo veramente male quanto ad apprezzamento, fiducia e popolarità generale, anche all'interno del Partito repubblicano.
Anche se, aggiungiamo noi, molti analisti politici sostengono che al momento del voto si riprodurranno le suddivisioni tradizionali dell'elettorato lungo le linee del sostegno ai due partiti verificatesi nelle ultime due elezioni.
Di quali dati fidarsi
In questi mesi di sondaggi a profusione, per non perdere l'orientamento conviene in generale riferirsi dunque agli indicatori che tengano conto di più rilevazioni e le pesino.
Le mie favorite sono dall'inizio della campagna quelle di Upshot, il blog sull'analisi dei dati del New York Times (già citato in precedenza).
Il modello di Upshot è piuttosto complesso e viene aggiornato quotidianamente. È sostanzialmente basato sui vari sondaggi e applicato, insieme ad altre valutazioni nei singoli confronti stato per stato; confronti che sono quelli che, attraverso i grandi elettori, assegnano la presidenza.
Dunque, al 7 settembre 2016 Upshot dice che Hillary Clinton ha l'85% di probabilità di diventare presidente, Trump il 15.
Quante probabilità ha Hillary di perdere?

Il che, sia chiaro, non significa escludere che Trump possa vincere. Diciamo, aggiungono ad Upshot, che le probabilità che Clinton perda le elezioni sono più o meno le stesse di quelle che ha un kicker della Nfl di sbagliare un field-goal dalla linea delle 20 yard. Meno di quelle che ha un giocatore di calcio professionista di sbagliare un rigore. Il che comunque non fa stare tranquilli nello staff di Hillary, perché come sanno gli appassionati di sport: può succedere.
Secondo i bookmaker, al 7 settembre Clinton ha il 68,3% di probabilità, Trump il 28,8%.
Infine, secondo FiveThirtyEight, in questo momento Clinton ha il 67,8% e Trump il 32,1% di probabilità. Ci aggiorniamo presto.
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- 4 agosto 2016 --
- Sappiamo che per rendere interessante il racconto della corsa elettorale alla presidenza degli Stati Uniti servono candidati interessanti.
Ho scritto "interessanti", non necessariamente apprezzabili o dei quali c'è da fidarsi. A differenza di quanto fu Obama nel 2008, Hillary Clinton non è interessante. Per questo Donald Trump attira più i media: è più facile scrivere su Trump.
Per questo motivo, inoltre, scrivere che i sondaggi lo danno in vantaggio o meno in svantaggio o in forte svantaggio di quanto non si pensasse, sembra rendere più avvincente l'argomento. Che invece ancora non lo è. Almeno per quanto riguarda i numeri (come spieghiamo qui sotto).
Ce lo spiegano Josh Katz e Kevin Quealy sul New York Times quando ci ricordano - con un sacco di dati - che è decisamente troppo presto per dare retta ai sondaggi, qualsiasi cosa dicano.
A questo punto della corsa, diciamo attorno a 90 giorni circa prima delle elezioni del presidente, che saranno l'8 novembre 2016, il risultato previsto dai sondaggi è distante di circa 9 punti percentuali dal risultato effettivo.
Come lo calcolano? Semplicemente facendo la media di tutti i sondaggi di tutte le elezioni, dal 1980.
Riproduco qui sotto il grafico del Nytimes. Vale la pena notare, osservandolo, che la differenza si va riducendo costantemente fino a 100 giorni circa dalle elezioni, per avere una nuova impennata appena dopo le due convenzioni dei partiti democratico (25-28 luglio, Philadelphia) e repubblicano (18-21 luglio, Cleveland), esattamente come accaduto nella realtà.
Poi si ridurrà nuovamente fino a diventare di 3,5 punti il giorno prima delle elezioni.
Diciamo però che i sondaggi diventano davvero indicativi una settantina di giorni prima, quando la differenza rispetto al risultato finale dovrebbe essere fra i 4 e i 5 punti. Quindi, dovremmo cominciare a occuparci davvero dei sondaggi da fine agosto.
Tutto questo ovviamente non esclude i ragionamenti sul fatto che pochi osservatori e soprattutto pochi dello staff di Hillary Clinton si sarebbero aspettati sondaggi, a 5 mesi dalle elezioni, nei quali Donald Trump risultasse così vicino (in alcuni in un testa a testa) con il frontrunner democratico. Risultati che sono stati poi smentiti nei sondaggi successivi
Quanto si discostano i sondaggi dal risultato finale? The New York Times (clic per ingrandire)
24 maggio 2016 - Prima di trarre conclusioni facili dai sondaggi americani di questi giorni, in particolare quelli che danno Trump addirittura in vantaggio su Hillary Clinton, proviamo a ragionare sul senso di alcune di queste rilevazioni, a questo punto della contesa, maggio 2016, con le primarie ancora in corso.

SANDERS MEGLIO DI CLINTON CONTRO TRUMP. SICURI?
Prima questione: Bernie Sanders farebbe meglio di Clinton in un confronto con Trump per la Casa Bianca?
Si parla molto di questa possibilità ma la questione non è così semplice. Lo spiega Nate Cohn, uno degli analisti del New York Times. Perché la campagna elettorale per le primarie democratiche è ancora in corso, nel senso pieno, nonostante sia praticamente decisa la nomination.
Vale a dire: Sanders e i suoi sostenitori sono mobilitati ancora al massimo, e hanno nel mirino soprattutto Clinton. Una buona parte di loro, è prevedibile, si sposterà a sostegno di Hillary nelle prossime settimane, o almeno quando la nomination sarà decisa anche formalmente. A quel punto i sondaggi saranno più significativi nel rispondere alla domanda: "Quanti sostenitori di Sanders finiranno con Trump?"
Inoltre, Sanders ancora non ha subito attacchi veri, pesanti; né da parte della campagna di Trump né da quella di Clinton.
Nel caso di Trump perché nel suo campo probabilmente hanno le idee chiare e si concentrano sul vero avversario, Hillary. Lo stesso nel caso della campagna di quest'ultima: perché hanno in mente la corsa decisiva per la Casa Bianca, contro Trump, quindi non avrebbe senso alienarsi (ancora di più) i sostenitori di Sanders.
Un po' quello che sostiene anche Benjamin Wallace-Wells sul New Yorker, quando ci dice che probabilmente alla fine prevarrà l'appartenenza culturale e antropologica alla tradizione repubblicana e a quella democratica: e in questo caso tutte le considerazione sull'adeguatezza o meno di Clinton verrebbero meno.
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SONDAGGI MERCE PER I MEDIA
24 maggio - D'altra parte i sondaggi sono diventati una merce sempre più importante per i media americani. Quindi l'offerta è aumentata ma è aumentata anche la differenza di risultati, spesso sorprendente, fra le diverse indagini; e sono cresciuti anche i dubbi sulla loro attendibilità.
Come ricordano Norman J. Ornstein e Alan I. Abramowitz sempre sul New York Times, fare i sondaggi costa parecchio. In particolare costa parecchio avere campioni di votanti affidabili; anzi costa sempre di più visto che ormai per raggiungere gli elettori è necessario chiamarli ai telefoni cellulari, e che sempre più americani usano solo quelli.
Ornstein e Abramowitz ci ricordano che ormai i tassi di risposta degli elettori ai sondaggisti sono vicini al 9% (a volte anche inferiori).
D'altra parte, le alternative meno costose, come la raccolta di risposte online, tende a semplificare e banalizzare le categorie di risposte, rendendo i risultati piuttosto imprecisi. Inoltre, sono pochi i sondaggisti in entrambi i casi - telefono e online - che pongono le domande in spagnolo, il che rende evidentemente distorte molte raccolte fra i latinos.

Demografia
Infine, la composizione demografica dell'elettorato cambia rapidamente, soprattutto per quel che riguarda la dimensione etnico-razziale e l'ingresso dei giovanissimi: rappresentare in modo errato questi cambiamenti nei campioni di popolazione può avere effetti pesanti sull'attendibilità delle indagini, soprattutto per le elezioni generali. Elezioni che poi si giocano - è bene ricordarlo - Stato per Stato: quindi sono i duelli nei singoli Stati dell'Unione, specialmente in quelli incerti, sui quali andrebbe dedicata più attenzione.
Insomma, pur restando valide le analisi politiche che indicano come questa campagna elettorale stia trasformando il panorama politico degli Stati Uniti, conviene essere cauti con l'uso dei sondaggi per fare previsioni azzardate, almeno fino a settembre.

Le carte di Hillary
La difficoltà di Hillary sono sicuramente maggiori di quanto ci si sarebbe aspettato, ma le carte migliori deve ancora giocarle.
A nomination ottenuta ci saranno il supporto più deciso di Obama; quello della senatrice del Massachusetts, Elisabeth Warren, campione dei progressisti, da molti considerata prima di questa campagna una possibile candidata per i democratici; ci sarà Sanders stesso e la sua più o meno convinta battaglia contro i repubblicani; ci sarà la polarizzazione del paese pro o contro Trump; ci sarà lo sforzo dei comitati locali democratici per portare al voto più persone.
[The New York Times, The New Yorker, The Guardian]
Joe Raedle/Getty Images
7 febbraio 2016. Un sostenitore di Donald Trump a Holderness, New Hampshire

panorama.it

N.S.dellaGuardia
Solo Trump può ancora fare qualcosa per noi a livello politico.
Il testo spetta a Dio Padre, e speriamo non tardi troppo...