02:34
Irapuato
136
La Santa della Carità: Santa Maria Crocifissa di Rosa - il 15 dicembre. lavocedelpopolo Santa Maria Crocifissa di Rosa Titolo: Vergine Ricorrenza: 15 dicembre Tipologia: Commemorazione Suo padre,…Altro
La Santa della Carità: Santa Maria Crocifissa di Rosa - il 15 dicembre.

lavocedelpopolo Santa Maria Crocifissa di Rosa

Titolo: Vergine

Ricorrenza: 15 dicembre

Tipologia: Commemorazione

Suo padre, Clemente Di Rosa, è un cospicuo imprenditore bresciano. La madre, Camilla Albani, appartiene alla nobiltà bergamasca, e viene a mancare quando lei, Paola Francesca, ha soltanto undici anni. A quell'età entra nel collegio della Visitazione per gli studi, e ne esce a diciassette anni. Il padre comincia a parlare di matrimonio, ma non se ne farà nulla, perché lei vuole restare fedele al voto di castità fatto in istituto. Niente matrimonio, dunque. Il padre la mette subito ai lavori, allora, mandandola a dirigere una sua fabbrica di filati di seta ad Acquafredda, un paese del Bresciano in riva al Fiume Chiese, con una settantina di operaie. Siamo nel regno LombardoVeneto che, malgrado íl nome, è una provincia a statuto speciale dell'Impero austriaco, governata dall'arciduca Ranieri d'Asburgo col titolo di vicerè. Austriaco è pure l'arcivescovo di Milano, Gaetano Gaysruck, spesso però in polemica con i governanti.

Così, la giovane manager col voto di castità si impegna nell'azienda di famiglia. E al tempo stesso organizza aiuti per i poveri e gli ammalati in necessità, e si dedica all'istruzione religiosa femminile, aiutata da alcune ragazze. Insieme si fanno infermiere volontarie e lavorano senza alcun riconoscimento civile o ecclesiastico. Nel 1836 la Lombardia è colpita dal colera, che fa trentaduemila morti e si estende anche al Veneto e all'Emilia. Con le sue ragazze, Paola Francesca fa servizio volontario nel lazzaretto, assiste chi è malato in casa, si occupa degli orfani. Dà anche vita a due scuole per sordomuti. Nel 1840 si trova a capo di trentadue ragazze con esperienza infermieristica e preparate persino all'istruzione religiosa, ma ancora senza approvazioni ufficiali, senza personalità giuridica. Questo è dovuto pure alla situazione politica del tempo, a qualche ostacolo locale; e il risultato è sempre uno solo: ufficialmente Maria Francesca e tutte le sue energiche ragazze non esistono. Ma per i bresciani esistono: loro le vedono all'opera, e soprattutto ne ammirano il coraggio nella tremenda primavera del 1849, durante le Dieci Giornate; ossia quando la città si ribella agli austriaci (vincitori della guerra contro il Regno di Sardegna) e subisce poi la rappresaglia ordinata dal feroce generale Haynau. In mezzo alla tragedia, loro sono lì a soccorrere i feriti e a fare coraggio. E finalmente nel 1851 l'intrepida comunità ottiene la prima approvazione della Santa Sede come congregazione religiosa, col nome di Ancelle della Carità.

Nel 1852 Paola Francesca pronuncia i voti e come religiosa diventa suor Maria Crocifissa (ha voluto chiamarsi come la sua sorella maggiore, morta nel 1839). Guidate da lei, le Ancelle della Carità incominciano a estendere la loro opera in Lombardia e nel Veneto, ma ormai le resta poco da vivere, anche se è ancora giovane. Si ammala a Mantova, e di li ritorna a Brescia solo per morirvi, a quarantadue anni. Pio XII la proclamerà santa nel 1954. Le sue spoglie sono custodite nella casa madre di Brescia.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Brescia, santa Maria Crocifissa Di Rosa, vergine, che consacrò i suoi beni e tutta se stessa alla salvezza spirituale e materiale del prossimo e fondò lIstituto delle Ancelle della Carità.
Irapuato
✍️ Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 11,2-11.
Giovanni intanto, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, mandò a dirgli per mezzo dei suoi discepoli:
«Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?».
Gesù rispose: «Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete:
I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti,…Altro
✍️ Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 11,2-11.
Giovanni intanto, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, mandò a dirgli per mezzo dei suoi discepoli:
«Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?».
Gesù rispose: «Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete:
I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l'udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella,
e beato colui che non si scandalizza di me».
Mentre questi se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento?
Che cosa dunque siete andati a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Coloro che portano morbide vesti stanno nei palazzi dei re!
E allora, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, anche più di un profeta.
Egli è colui, del quale sta scritto: Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero che preparerà la tua via davanti a te.
In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.

Traduzione liturgica della Bibbia

San Gregorio Magno (ca 540-604)

papa, dottore della Chiesa
Omelie sul Vangelo, n° 6

Giovanni Battista, precursore di Cristo nella morte e nella vita
Perché, in carcere, Giovanni Battista manda i suoi discepoli a domandare: “Sei tu colui che deve venire, o dobbiamo attenderne un altro?”, come se non conoscesse colui che aveva designato? (...) Questa domanda trova presto una risposta se si esaminano il tempo e l’ordine nei quali si sono svolte le vincende. Sulle rive del Giordano, Giovanni ha affermato che Gesù era il Redentore del mondo (Gv 1,29); incarcerato, domanda comunque se egli è veramente colui che deve venire. Non perché dubita che Gesù fosse il Redentore del mondo, ma perché cerca di sapere se colui che è venuto in persona nel mondo andrà anche a scendere in persona nelle carceri del soggiorno dei morti. Colui infatti che Giovanni, in quanto suo precursore, ha già annunciato al mondo, è da lui anche preceduto negli inferi con la sua morte. Come se dicesse chiaramente: “Così come ti sei degnato di nascere per gli uomini, facci sapere se ti degnerai anche di morire per loro, cosicché, precursore della tua nascita, io diventi anche precursore della tua morte e annunci al soggiorno dei morti che stai per venire, come ho già annunciato al mondo che eri venuto”. Per questo la risposta del Signore tratta dell’abbassamento della sua morte, subito dopo aver enumerato i miracoli operati dalla sua potenza: “I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l’udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella, e beato colui che non si scandalizza di me.” Al vedere tanti segni e tanti prodigi, nessuno aveva motivo di scandalizzarsi, bensì piuttosto di meravigliarsi. Sorse tuttavia una grave occasione di scandalo nello spirito di coloro che non credevano, pur dopo tanti miracoli, quando lo videro morire. Da lì la parola di Paolo: “Noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani” (1 Co 1,23). (...) Quando dunque il Signore dice: “Beato colui che non si scandalizza di me”, non vuole forse designare chiaramente l’abbiezione e l’abbassamento della sua morte? Come se dicesse apertamente: “È vero che faccio delle cose mirabili, ma non rifiuto per questo di sopportare cose ignominiose. Poiché sto per seguire Giovanni Battista nella morte, si guardino bene dal disprezzare in me la morte, gli uomini che venerano in me i miracoli”.