Fatima.
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QUANDO I VERTICI DELLO STATO FANNO PENA

di Flavio Piero Cuniberto

Non è nemmeno il caso di andare al contenuto della «sentenza», che per ora è soltanto una «pre-sentenza» telegrafica: è il linguaggio, sono i termini usati, il «modo», a essere offensivo e deprimente. Sintomo di uno Stato che non c’è più, e che affida la sua Corte Suprema a una banda di mediocri balbettanti, in una lingua in cui è difficile riconoscere la lingua italiana.
La Corte giudica «non irragionevoli» le «scelte» del legislatore riguardo all’obbligo vaccinale per il «personsale sanitario». E per tutte le altre categorie, dal lavoro allo studio universario ? E che significa «non irragionevoli» ? Significa «ragionevoli» ? ed è sulla «ragionevolezza» che la Corte è chiamata a pronunciarsi, o sul rispetto della Costituzione ? Quanto alla ragionevolezza, forse gli illustri togati hanno la memoria arrugginita dagli anni, e non sanno, povere stelle, che la razionalità o ragionevolezza è la congruenza dei mezzi ai fini (da Machiavelli almeno in qua): e sotto questo profilo non c’è alcun dubbio che l’obbligo vaccinale sia ragionevole, essendo un mezzo adeguatissimo a raggiungere il fine (del controllo capillare in una cornice autoritaria). Glielo dobbiamo spiegare noi, agli illustri togati ?
E lo stile ? il giudicare «inammissibile» la «questione» relativa all’«impossibilità» ecc. Ma che lingua è ? E visto che la «sentenza» parla di ragionevolezza «in periodo pandemico», che ne sarà dell’obbligo in un periodo non più pandemico ? Non sa, la Corte, povere stelle, che è in fase di varo un «vaccino» polivalente contro le influenze ? L’obbligo sarà «ragionevole» anche in questo caso ? e sarà ragionevole la sospensione del lavoro e degli studi ?
Nella loro penosa inadeguatezza, anche logico-linguistica, come gente che annaspa o fa finta di annaspare, con una finta sentenza che lascia aperte autostrade interpretative, gli illustri togati hanno seppellito la propria (già modesta) credibilità. Fermo restando che sono, in realtà, un blocco di marmo, fedele nei secoli al tiranno di turno: e il tiranno non è più – come dovrebbe - la Carta Costituzionale. E’ anche scritta in un’altra lingua.