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EUTANASIA: IL FRONTE DEI NO! «Non possiamo collaborare al suicidio assistito. I medici tutelano la vita» «Deve essere un pubblico ufficiale a occuparsi della procedura. La morte non è un presidio …Altro
EUTANASIA: IL FRONTE DEI NO! «Non possiamo collaborare al suicidio assistito. I medici tutelano la vita» «Deve essere un pubblico ufficiale a occuparsi della procedura. La morte non è un presidio terapeutico. Indispensabile l’obiezione di coscienza». Intervista a Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri.

«I medici possono stare accanto al malato fino alla fine, ma non devono collaborare in alcun modo al suicidio assistito. La morte non è un presidio terapeutico, sarebbe innaturale per noi. La professione medica tutela la vita». Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, commenta così a tempi.it la sentenza della Corte costituzionale che ieri, in modo confuso e incoerente, ha depenalizzato il suicidio assistito in Italia a certe condizioni.

Quali sono i paletti posti dalla Consulta?
Il reato di aiuto al suicidio è stato depenalizzato in casi molto particolari: il malato deve essere terminale, sopravvivere grazie all’aiuto di macchinari, essere in preda a grandi sofferenze ed essere cosciente. Ora tocca al governo e al Parlamento fare una legge.

Che cosa chiedono i medici alla politica?
Chiediamo rispetto nei confronti della professione. Lo scopo del medico è combattere la malattia, alleviare la sofferenza e allontanare la morte il più possibile. I cittadini che scelgono il suicidio assistito non saranno mai abbandonati dai medici, ma chiediamo che non siano i dottori a dare avvio alla procedura che porta alla morte.

Chi deve farlo allora?
Un pubblico ufficiale. I medici non possono collaborare al suicidio assistito e questo è possibile dal momento che è il malato che dovrà assumere il farmaco letale sciolto in un bicchiere.

Perché chiedete di non collaborare all’eutanasia?
Sarebbe innaturale, la morte non è un presidio terapeutico. Non ci è mai successo né capitato di farlo. È dal 400 a.C., da quando Ippocrate ha scritto quel bel giuramento, che la professione medica è protetta da stravolgimenti di ogni genere. La nostra professione tutela la vita e basta.

La Corte Costituzionale non ha ricordato l’obiezione di coscienza.
Penso che lo farà nella sentenza, che non è ancora uscita. L’obiezione di coscienza va per forza inserita nella legge, perché bisogna tutelare i colleghi che ritengono l’eutanasia incompatibile con i propri convincimenti racchiusi nella coscienza. Ma se saranno i pubblici ufficiali a fare tutto, non ci sarà neanche bisogno dell’obiezione.

Fino a quando non ci sarà una legge, saranno i giudici a decidere caso per caso. Siete preoccupati?
Sì. Il governo deve disciplinare il suicidio assistito quanto prima e stabilire che i medici devono occuparsi solo dei trattamenti sanitari.