Custodire il Creato: da padroni a figli. La nostra generazione è forse la prima nella storia a essere cosciente che dalle proprie scelte dipendono la vita o la morte degli esseri, del pianeta, e questa …More
Custodire il Creato: da padroni a figli.
La nostra generazione è forse la prima nella storia a essere cosciente che dalle proprie scelte dipendono
la vita o la morte degli esseri, del pianeta, e questa consapevolezza purtroppo deriva da evidenze che
si impongono: dall’aria viziata, dalle acque avvelenate, dal suolo mortificato e sfruttato, dal deserto
che avanza. La verità è che viviamo un’errata relazione con la materia del mondo, non sapendo in essa
riconoscere l’opera vivificante dello Spirito santo che ci richiederebbe un rapporto di rispetto e di amore.
Le creature sono per noi un oggetto neutro di consumo, oggetti che servono a soddisfare i nostri desideri,
strumenti per il nostro benessere senza limiti e senza leggi (9).
Dovremmo invece saper riconoscere che mediatore della creazione è anche lo Spirito, il quale continua
ad assicurare la presenza di Dio (la Shekinà) nell’universo. Sì, anche lo Spirito di Dio ha avuto la sua kénosis
nel mondo, e come il Verbo, mai inseparabilmente da lui, è venuto ad abitare in noi, nel mondo. Egli non ha reso
il mondo «pan-teista» (tutto è Dio), ma è presenza divina che dà vita e porta tutte le creature verso il loro compimento,
verso la loro trasfigurazione gloriosa quale presenza «pan-in-teistica» (tutto in Dio; cf. 1Cor 15,28). Per questo
i cristiani diventano il tempio dello Spirito santo (cf. 1Cor 3,16; 6,19) e la Shekinà di Dio (nel suo popolo, in Cristo,
nella chiesa) testimonia e rivela la vocazione del cosmo intero a diventare tempio di Dio, dimora del Regno.
Di conseguenza la creazione, come testimonia Paolo, rivela e narra l’eterna potenza, la divinità, le perfezioni invisibili
di Dio, e gli uomini possono contemplarle (cf. Rm 1,19-20) e perciò cercare Dio (cf. At 17,27).
www.monasterodibose.it/…/lang,it
La nostra generazione è forse la prima nella storia a essere cosciente che dalle proprie scelte dipendono
la vita o la morte degli esseri, del pianeta, e questa consapevolezza purtroppo deriva da evidenze che
si impongono: dall’aria viziata, dalle acque avvelenate, dal suolo mortificato e sfruttato, dal deserto
che avanza. La verità è che viviamo un’errata relazione con la materia del mondo, non sapendo in essa
riconoscere l’opera vivificante dello Spirito santo che ci richiederebbe un rapporto di rispetto e di amore.
Le creature sono per noi un oggetto neutro di consumo, oggetti che servono a soddisfare i nostri desideri,
strumenti per il nostro benessere senza limiti e senza leggi (9).
Dovremmo invece saper riconoscere che mediatore della creazione è anche lo Spirito, il quale continua
ad assicurare la presenza di Dio (la Shekinà) nell’universo. Sì, anche lo Spirito di Dio ha avuto la sua kénosis
nel mondo, e come il Verbo, mai inseparabilmente da lui, è venuto ad abitare in noi, nel mondo. Egli non ha reso
il mondo «pan-teista» (tutto è Dio), ma è presenza divina che dà vita e porta tutte le creature verso il loro compimento,
verso la loro trasfigurazione gloriosa quale presenza «pan-in-teistica» (tutto in Dio; cf. 1Cor 15,28). Per questo
i cristiani diventano il tempio dello Spirito santo (cf. 1Cor 3,16; 6,19) e la Shekinà di Dio (nel suo popolo, in Cristo,
nella chiesa) testimonia e rivela la vocazione del cosmo intero a diventare tempio di Dio, dimora del Regno.
Di conseguenza la creazione, come testimonia Paolo, rivela e narra l’eterna potenza, la divinità, le perfezioni invisibili
di Dio, e gli uomini possono contemplarle (cf. Rm 1,19-20) e perciò cercare Dio (cf. At 17,27).
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