Fine del mondo o avvento del Regno di Maria? – Un libro di Guido Vignelli

Vi sono cristiani più che soddisfatti e senza la minima inquietudine di fronte alla nostra attuale situazione. Ma la loro soddisfazione non è secondo il volere di Cristo. Essa deriva da un compromesso con il mondo, da un rifiuto di guardarlo in faccia per paura di riconoscervi l’opera del demonio e di doversi ricordare della Croce di Cristo”. Roger-Thomas Calmel o. p.

La sonnolenza dei discepoli rimane lungo i secoli l’occasione favorevole per il potere del male”. Benedetto XVI

Studioso di formazione delnociana, saggista d’alto spessore controrivoluzionario e soprattutto credente votato alla difesa dei più imperdonabili princìpi cattolici, Guido Vignelli abita in spirituale tranquillità nel margine disegnato dall’esiliante/esilarante circolo degli iniziati ai misteri del sottosuolo e degli ausiliari catto-conformisti, imperterriti davanti all’estrema agonia del pensiero laico, democratico e progressista.

I censurati/proibiti saggi di Vignelli incidono il tatuaggio dell’assurdo sulle malinconiche ostinazioni dei rivoluzionari e sulle acrobazie teologiche degli ecumenisti/sincretisti, irriducibili quantunque sia palese il loro smacco.

Il recente saggio “Fine del mondo? o avvento del Regno di Maria?”, edito da Fede & Cultura in Verona, dimostra la intrinseca debolezza del mondo moderno, “fragile e precario, uno spettacolo che può concludersi inaspettatamente e rapidamente: è passeggero lo scenario di questo mondo (ICor. 7,31), ce lo insegnano alcuni noti e seri cultori dell’escatologia”.

Di conseguenza è dimostrata la labilità della escatologia catacombale, che soggiace al progressismo teologizzante/modernizzante, sistema avventizio, concepito per alimentare la velenosa illusione che il compito della Chiesa cattolica si esaurisca “nel favorire la sopravvivenza di una interiore religiosità individuale, e che questa possa salvarsi in una società secolarizzata solo ignorandola o adeguandosi a essa”.

Il fruscio dell’illusione intimista/capitolarda nutre la chiacchiera intonata allo spiritualismo della sacrestia frivola, spocchiosa e prona al salotto. L’infondata pretesa “che il Cristianesimo debba tornare a essere la religione di un piccolo gregge, di una élite illuminata e radicale, che rinuncia a convertire e a santificare le società, i popoli, le nazioni … tentazione molto pericolosa, che ha favorito il diffondersi nel mondo cattolico di una mentalità velleitaria, di una pastorale rinunciataria e di una strategia disfattista”.

Lo spettacolo della teologia in ginocchioni davanti a un sistema ideologico agonizzante legittima la domanda formulata da Vignelli: “siamo davvero alla fine del mondo oppure siam soltanto alla fine di un mondo, per quanto vasto e potente?”

La risposta di Vignelli è intonata alle magistrali lezioni (del card. Siri, di padre Julio Meinvielle, di Gianni Baget Bozzo, di don Ennio Innocenti e di Massimo Borghesi) sulla radice gnostica del pensiero moderno: “Non ci troviamo alla fine dei tempi, ma solo alla fine di un tempo o di un’epoca: quella della Rivoluzione gnostica e anticristiana iniziata nel XV secolo … siamo alla fine della nuova Babele planetaria e secolarizzata“.

A sostegno della tesi sulla consumazione dell’incuboso moderno, Vignelli cita numerose, attendibili rivelazioni comunicate da Signore Gesù e dalla Sua Santa Madre a fedeli di onesta vita. Rivelazioni che hanno una eco nei discorsi di Giovanni Paolo II, banditore della speranza che per il terzo millennio una nuova fase storica sarà avviata “da una nuova primavera di vita cristiana” e “l’avvenire offrirà anche a noi [contemporanei] la manifestazione di un nuovo aspetto della pienezza di Cristo”, e di Benedetto XVI, “il Signore vi sta chiedendo di essere profeti di questa nuova era … capaci di attrarre la gente verso il Padre e di costruire un futuro di speranza per tutta l’umanità”.

Ovviamente alla previsione di Vignelli, in questo seguace di Giambattista Vico, è estranea la pretesa storicistica (hegeliana e marxiana) di anticipare il futuro senza errori.

Tuttavia segnali forti, ad esempio il disfacimento di tutte le ideologie di stampo illuministico e/o romantico, l’apparizione di un orizzonte terrestre, che respinge e ridicolizza i sogni intorno al perpetuo sviluppo della tecnologia, infine l’emergenza del soffocante potere esercitato dalla setta degli strozzini, incoraggiano la speranza in una rinascita della Cristianità nel santo nome di Maria.

Al proposito è citato il giudizio di don Divo Barsotti: “Questo è il fatto finale, il più straordinario di tutti: la fede non solo è morta spesso, ma spesso è morta di vecchiaia. … Ebbene, oggi anche il modello moderno è finito, come finirono i modelli medievali e antichi. E’ chiaro, diviene ogni giorno più chiaro, che non si va a finire nella sparizione di un credo attenuato, ma piuttosto nel ritorno di quelle sue parti che erano veramente scomparse.

All’orizzonte si profila la restaurazione della fede cristiana, non la sua dissoluzione.

Ad ogni modo Vignelli rammenta che, secondo le Scritture, il Regno di Maria precede ma non si identifica con la scena apocalittica.

Nel robusto saggio di Vignelli, dunque, si legge una risposta convincente e una cura efficace delle depressioni e degli appiattimenti di sacrestia davanti alle teorie formulate dall’incapacità di credere che Gesù Cristo ha vinto il mondo.

Fonte:

www.riscossacristiana.it/fine-del-mondo-…

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Siamo certamente alla “fine di un mondo”, ma non alla “fine del mondo”, prevista dall’Apocalisse. Attraverso una mirabile antologia degli scritti di studiosi, santi, mistici, veggenti, Papi, Guido Vignelli affronta il problema dell’attuale crisi globale, specificando le differenze tra “segni dei tempi”, “fine dei tempi” e “tempi ultimi” e ponendosi una domanda: la crisi ci porterà ad una evoluzione o ad una involuzione? Attenendosi alle autentiche profezie cristiane (dall’Apocalisse a Fatima), Vignelli evita ogni sensazionalismo e ogni disfattismo: secondo lui, anzi, la sana teologia della Storia prospetta l’imminenza di una nuova vittoria della Chiesa sul mondo. Infatti, l’autore ricorda che le autentiche profezie hanno previsto un trionfo storico della Regalità sociale di Cristo, «non solo spirituale e individuale, ma anche temporale e sociale» (p. 103), prima che arrivi la finale apostasia anticristica. In più, le rivelazioni di Fatima prospettano la matrice mariana di tale trionfo: «Infine il mio Cuore Immacolato vincerà».

«A scanso di equivoci – spiega l’Autore – bisogna chiarire che questa era di “nuova evangelizzazione” (o meglio di rievangelizzazione) non sarà in contrasto-rottura con quella cristiana passata, né un suo “superamento” in senso evolutivo-rivoluzionarìo; essa ne sarà piuttosto un armonico e omogeneo sviluppo in senso riformatore-restauratore. Pertanto la nuova era non sarà quella antropocentrica sognata dagli umanisti del XV secolo fino ai comunisti del XX secolo, tantomeno quella cosmocentrica in stile new age sognata dagli odierni ecologisti neopagani, né una sintesi di entrambe; la nuova era sarà invece teocentrica e anzi cristocentrica e perfino mariana. Paragonando lo sviluppo storico della società cristiana a quello della formazione individuale, possiamo dire che l’età “medioevale” corrispose all’infanzia, col suo spirito ingenuo, generoso e contraddittorio; l’età “moderna” corrisponde all’adolescenza, con il suo spirito inquieto, ribelle e conquistatore; l’età futura corrisponderà alla maturità, la quale armonizzerà le virtù delle due fasi precedenti temperandone i vizi» (p. 53).

Né antropocentrismo, né cosmocentrismo, quindi, ma teocentrismo in prospettiva mariana: ciò che non si realizzò pienamente nello splendido (e calunniato) Medioevo, si compirà nel prossimo futuro, dopo aver superato questi tempi di follia in cui l’ordine razionale e quello soprannaturale sembrano negati.

Non si tratta di un nuovo millenarismo: questo era (ed è) di origine gnostica e pretende di realizzare la felicità sulla terra, annientandone i mali, mentre l’attesa cristiana obietta che un necessario progresso storicistico verso il meglio non è possibile, per cui la concreta lotta tra Bene e Male non finirà mai e ogni vittoria è solo una rivincita momentanea e parziale. Pertanto, la crisi attuale si risolverà non mediante una rivoluzione che annienti il male, tantomeno mediante una evoluzione che lo assimili per superarlo, ma semmai mediante un “salto di qualità”, favorito da una “catastrofe”, che vincerà il male temporaneamente e parzialmente, permettendo alla Chiesa di trionfare sulle potenze delle tenebre.

L’autore conclude il suo saggio, rievocando una scena tratta dal celebre romanzo di Tolkien Il Signore degli Anelli: l’armata di morti-viventi, che un tempo aveva rinnegato la buona Causa, al richiamo del suo Re riconosce la propria colpa e si redime, scendendo in campo per salvare la Città sacra, minacciata dall’esercito dell’Oscuro Signore. Questa scena può essere attualizzata, applicandola alla massa di cristiani (scettici, indifferenti, “adulti” o adulterati che siano), che può ancora riscuotersi e tornare a militare per Cristo. Il saggio di Vignelli va insomma consigliato al lettore d’oggi, soprattutto per aiutarlo a ricuperare la fiducia nella vittoria della Chiesa e la forza di continuare a combattere in questi tempi bui, ma non privi di misteriosi segni di riscatto e di riscossa.

Fonte:

www.radicicristiane.it/…/fine-del-mondo-…
solosole
@Tempi di Maria Commento illuminato, la penso anche io così, per filo e per segno
Tempi di Maria
@luca78 Io invece direi: se questa nuova era, "pienezza terrena" del regno di Cristo in terra (e non "pienezza escatologica" = Gerusalemme celeste) dovrà durare per un po di tempo desidererei esserci e vivervi per vedere l'uomo, non ancora entrato nella gloria celeste, vivere già in queto mondo in modo "simile" ai santi del Cielo (simile e non uguale, è evidente...) e plasmare la terra ad immagine …Altro
@luca78 Io invece direi: se questa nuova era, "pienezza terrena" del regno di Cristo in terra (e non "pienezza escatologica" = Gerusalemme celeste) dovrà durare per un po di tempo desidererei esserci e vivervi per vedere l'uomo, non ancora entrato nella gloria celeste, vivere già in queto mondo in modo "simile" ai santi del Cielo (simile e non uguale, è evidente...) e plasmare la terra ad immagine del Cielo, secondo quanto da sempre la Chiesa domanda a Dio nell 'oratio dominica: "VENGA IL TUO REGNO, SIA FATTA LA TUA VOLONTA' COME IN CIELO COSì IN TERRA"
Tempi di Maria
@luca78 Ne è sicuro...?