Francesco I
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Papa Francesco e la sinodalità ecologica

15 Ottobre 2021
Fonte: fsspx.news
Pontificia Università Lateranense

Per diversi anni la predicazione e l’attività di Papa Francesco hanno avuto per tema pressoché unico quello delle migrazioni. Ora invece il Pontefice sembra completamente assorbito da un altro tema a lui caro, quello dell’ecologia, che si interseca in modo curioso con la sinodalità, tema tautologico del prossimo sinodo dei Vescovi.

Per chi segue i media del Vaticano, è impossibile non notare l’onnipresenza del tema ecologico, totalmente pervasivo dell’attività del Pontefice negli ultimi tempi.

In particolare, tutta l’attività pubblica del Vaticano, che lavora a stretto contatto con il Patriarcato di Costantinopoli e la Comunione anglicana, è ultimamente centrata sulla preparazione dell’incontro Cop26 di Glasgow, dal 31 ottobre al 12 novembre prossimo.

Si tratta di un’iniziativa delle Nazioni Unite, in cui 190 leader mondiali incontreranno decine di migliaia di negoziatori (così dice il sito ufficiale) per stabilire un piano contro il cambiamento climatico.
L’obiettivo sarà di stabilire delle misure, per diminuire l’aumento della temperatura globale entro il 2030, aumento considerato frutto dell’attività umana, con radicali cambiamenti nei piani e nei consumi energetici.
La Santa Sede è particolarmente impegnata, con i suoi partner ecumenici, a far funzionare al meglio questo meeting mondiale e a fare la sua parte perché l’impegno ecologico sia visto come un vero e proprio dovere spirituale, secondo i dettami dell’enciclica Laudato si’.

La febbrile attività ecologica ed ecumenica del Papa
Alle 9 del 7 ottobre Francesco si trovava all’Università Lateranense, circondato da Bartolomeo di Costantinopoli e dalla direttrice dell’Unesco Audrey Azoulay, per inaugurare il nuovo Ciclo di studi in Ecologia e Ambiente.
Vi ha pronunciato un discorso che invita ad azioni concrete ed urgenti, ma derivanti da uno «sforzo per formare la coscienza ecologica e sviluppare la ricerca per tutelare la casa comune».
In effetti per il Papa, come spiegava anche Laudato si’, è necessaria una vera «conversione ecologica»: le religioni devono far passare il messaggio che il mondo è un tutto interconnesso, sede del divino, che va rispettato in modo sacrale.
Il n. 235 dell’enciclica lo ricordava: il Cristo ha unito alla sua Persona una parte di universo materiale, come germe di una totale trasformazione del Cosmo, in un senso davvero simile a quello del gesuita panteista Teilhard de Chardin (del resto citato come fonte nell’enciclica).
Nel pomeriggio dello stesso giorno, come abbiamo visto, il Papa sarà al Colosseo per pregare con tutti i leader religiosi del mondo in favore della “casa comune”, la terra, promuovendo la fratellanza nel senso dell’enciclica Fratelli tutti, come condizione per lavorare insieme al benessere della Terra.

Il Papa, Bartolomeo e Welby
Sembra ormai che i due leader religiosi, il “patriarca” di Costantinopoli Bartolomeo e “l’arcivescovo” di Canterbury Justin Welby, a capo di comunità in via di sparizione, trovino a Roma un modo di rinnovare la loro autorevolezza.
Nel discorso al Laterano, il Papa ha elogiato in termini sperticati il “patriarca di Costantinopoli” Bartolomeo, ispiratore di Laudato si’, praticamente un modernista “ortodosso” che non ha esitato a riconoscere la “chiesa autocefala ucraina” rompendo con Mosca, cioè con la più gran parte dei suoi correligionari, per accontentare il Dipartimento di Stato americano, dal quale dipende. Ma per Francesco è una “grande luce”.
I tre hanno firmato insieme un messaggio per Cop26 il 7 settembre, invitando tutte le chiese e comunità religiose a pregare per questo evento epocale, dal quale sembra dipendere la salvezza della terra. I toni e i termini del messaggio sono testualmente gli stessi di un qualsiasi intervento di Greta Thurnberg, il lettore lo può verificare senza difficoltà.

Occorre ascoltare il “grido della terra”; e la “pandemia” diventa l’occasione per capire che nessuno è salvo finché tutti non sono salvi. Come ad annunciare che quanto sperimentato per la “pandemia” dovrà servire anche in tema di preservazione del pianeta…
La sinodalità, che sarà tema dominante all’interno della Chiesa nei due anni di lavoro del prossimo sinodo, sembra al momento vissuta soprattutto con i “vescovi” eretici e scismatici, ormai inseparabili da Papa Bergoglio… Un tempo, elogiare gli eretici o collaborare con loro, fosse anche in questioni umane, era considerato sospetto di eresia.

I consigli di Welby
I media vaticani, in questo clima ecumenico che non ha l’aria di cambiare, hanno pubblicato una lunga intervista al sedicente arcivescovo di Canterbury, Justin Welby. Egli si trova a Roma, come abbiamo visto, per preparare la Cop26 e per l’incontro al Colosseo. Parla con entusiasmo dell’incontro di lunedì 4 ottobre in Vaticano per preparare Glasgow.
Dice che erano «presenti fedi rappresentanti forse l’80% del mondo». «I gruppi confessionali devono guidare l’opinione pubblica», dice Welby citando un pensiero suggeritogli dal Presidente italiano Mattarella: il ruolo è chiaro, fare da grancassa alle decisioni dei potenti per convincere i piccoli.
C’è un parlamento delle religioni, presieduto dal Vescovo di Roma, che rappresenta il braccio spirituale dell’ONU. Welby lo descrive senza ambiguità, per chi ancora avesse dubbi. Sembra quasi che, in cambio alla rinuncia alla pretesa esclusiva di universalità della Chiesa Romana, il mondo abbia offerto ai Papi la presidenza di questa nuova confederazione.
Il discorso si fa interessante quando Welby dà i suoi consigli su come introdurre la sinodalità nella Chiesa cattolica, forte dell’esperienza anglicana in tal senso. Welby sottolinea il fatto che presso di loro anche i laici sono coinvolti nei “sinodi”, e cita il suo dialogo con Papa Francesco:

«Durante il nostro incontro martedì mattina abbiamo parlato della necessità che la Chiesa non rimanga bloccata, che non sia stazionaria, ma in cammino. E lì, penso, abbiamo la stessa comprensione dell’ecclesiologia, di ciò che significa essere Chiesa, ovvero di camminare insieme.
«E il sinodo, nella sua accezione migliore, ci permette di camminare insieme, ascoltandoci gli uni gli altri con attenzione; rafforzando i deboli e permettendo ai forti di servire i deboli e non di dominare».

Nella visione modernista, ormai comune a tutti, il sinodo rappresenta l’ascolto della parte viva della Chiesa (il popolo) per cogliere il soffio vitale dello Spirito, che spinge verso nuove verità. È il modo di avviare dei processi, come direbbe Papa Francesco: processi di mutazione della fede. Lo aveva detto Papa Francesco nel 2014, prima del Sinodo sulla famiglia:
«Il Sinodo dei Vescovi deve sempre più diventare uno strumento privilegiato di ascolto del Popolo di Dio: “Dallo Spirito Santo per i Padri sinodali chiediamo, innanzitutto, il dono dell’ascolto: ascolto di Dio, fino a sentire con Lui il grido del Popolo; ascolto del Popolo, fino a respirarvi la volontà a cui Dio ci chiama”».
Se poi tale nuova rivelazione la si “respiri” nell’ascolto del popolo o delle élites, lo lasciamo giudicare ai lettori.
fsspx.news

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