Il laboratorio Palmieri: manuale di disastri episcopali per aspiranti vescovi senza criteri
Roma - Se si volesse spiegare a uno studente di ecclesiologia cosa produce un sistema episcopale costruito su equilibri fluidi, simpatie improvvise e assenza di criteri, basterebbe un nome: Gianpiero Palmieri. Le diocesi marchigiane oggi guidate da lui mostrano in modo lampante gli effetti di quel modello, nato nel pieno delle logiche di potere del pontificato precedente e incapace di reggere alla prova dei fatti.
Mons. Palmieri, oggi Arcivescovo-Vescovo di Ascoli Piceno e San Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto, appartiene a quella generazione di presuli nominati da papa Francesco secondo cerchie di potere durate dalla sera alla mattina. Palmieri venne elevato all’episcopato quando nelle grazie del Pontefice era entrato il suo più grande sponsor, Angelo De Donatis. Quando quest’ultimo è caduto in disgrazia, anche Palmieri è presto scomparso dalla scena.
Il dramma, osserva un cardinale di Curia, è che «questi vescovi nominati da Francesco, senza alcuna indagine e senza …