Breve ed efficace spiegazione dei 7 VIZI CAPITALI: il marchio di satana stampato sull'uomo...

INTRODUZIONE
“Abbi questa scienza suprema:
distinguere i vizi e le virtù,
perché sebbene siano sempre contrari,
tuttavia sono congiunti
da così grande somiglianza tra loro
che si possono distinguere a stento”
(San Girolamo)

La virtù e il vizio hanno in comune il concetto di essere una buona o cattiva qualità prodotta nell’anima dalla ripetizione di atti moralmente buoni o moralmente cattivi della medesima specie, ma differiscono nella sostanza e nel fine: l’una è ripetizione di opere buone, l’altro di peccati; la prima tende al meglio, il secondo al peggio. Sono lue termini che si escludono come la luce e il buio.
Sono molte le virtù e divisibili in classi secondo il diverso punto di vista con il quale si considerano, per esempio secondo l’origine, l’ordine, la connessione ecc., ma si suole riassumerle in sette virtù che possiamo chiamare “capitali”: tre teologali (Fede, Speranza, Carità) e quattro cardinali (Prudenza, Giustizia, Fortezza, Temperanza).

Più numerosi sono i vizi perché si oppongono alle virtù o per difetto o per eccesso. Si possono tuttavia ridurre ad alcuni detti “vizi capitali” 1, cioè principali, radicali, fondamentali, non perché siano gli unici o i più gravi, ma perché ognuno di essi è come il capo, ossia presupposto, padre, principio, motivo, direttore, conduttore di altri peccati e vizi che da esso direttamente derivano, anche di genere diverso da quello del vizio che li produce: per es. l’avidità di un truffatore diventa un impasto di menzogne e di frodi.

Ed eccone i nomi, tra i più tristi del vocabolario umano: superbia, avarizia, lussuria, ira, gola, invidia e accidia 2. Formano un elenco non per soddisfare il capriccio dei teologi che vogliono sistematizzare tutto o per esercitare la memoria dei bambini che studiano il catechismo, ma precisamente per indicare i fondamenti della peccaminosità.

E sono sette: tanti ne hanno contato quasi unanimemente i moralisti sin dai primi secoli della Chiesa appoggiandosi alla Sacra Scrittura che li cita non sistematicamente, ma uno alla volta o in gruppo: tanti in corrispondenza, secondo san Tommaso, alle sette istintive tendenze malsane dell’uomo che ricerca disordinatamente quattro specie di beni e rifugge da altri tre beni ai quali però è unito il male. L’uomo pretende: la propria eccellenza (ecco la superbia), la conservazione dell’individuo (e l’abuso dei cibi causa il vizio della gola), la propagazione e il progresso della specie umana (e l’uso disordinato dei sensi provoca la lussuria), la propria ricchezza (e per aumentarla si cade nell’avarizia). Inoltre l’uomo rifugge: dal proprio bene spirituale a causa della fatica che esso comporta (e in ciò sta l’accidia), dal bene altrui che lo rattrista in quanto ritenuto lesivo della propria importanza (e questa è invidia), ancora dal bene altrui, che si teme e si combatte (ed è ira).

In parole più semplici si può ricondurre la trama dei vizi capitali ad una sola fonte: l’amore esagerato di se stesso – come preferiva dire, per es. santa Caterina da Siena – ossia amore esageratamente portato ai propri pregi per averne lode e onore (superbia), alla roba per esserne padrone (avarizia), ai piaceri carnali per sfogarsi (lussuria), alle proprie posizioni contro tutto ciò che è noia o impedimento (ira), al mangiare e al bere (gola), al proprio bete che si crede minacciato dagli emuli o dai rivali (invidia), alle proprie comodità compromesse da disagi e disturbi (accidia).

I vizi capitali non hanno la medesima malizia. La superbia, l’avarizia, l’invidia e l’accidia sono soprattutto vizi dell’anima e più colpevoli; la lussuria, la gola e l’ira sono soprattutto vizi del corpo e più degradanti.
La gravità di colpa non è la massima e non è la stessa per tutti. Non è la massima perché molti peccati sono più gravi di quelli capitali: per es. i peccati che si oppongono alle virtù teologali; non è la stessa per tutti perché la lussuria produce, ordinariamente, peccato mortale e gli altri sei vizi causano, di solito, peccato veniale, anche con maeria grave quando mancano la piena avvertenza e il deliberato consenso.

Questa venialità però non consente di guardare ai vii capitali con leggerezza.
Derivando da una tendenza innata nella natura umana decaduta a causa del peccato originale, essi, per l’ampiezza e l’incisività della loro azione contro beni particolarmente importanti, rimangono pur sempre pericolosi per la vita morale dell’uomo che, se lOn resiste ai loro assalti, si troverà inevitabilmente sempre più soccombente. Particolarmente insidiose sono la superbia, la lussuria, l’invidia e l’accidia perché più radicate in noi. I primi tre vizi (superbia, avarizia e lussuria) formano lo spirito del mondo (ossia la cattiveria di quelli e si fanno schiavi delle passioni) secondo il pensiero San Giovanni (1 Gv 2,16).

I vizi capitali portano inevitabilmente a trasgredire i dieci Comandamenti. L’avarizia viola il settimo e decimo Comandamento; con la lussuria si manca al sesto e al nono; con l’accidia si disobbedisce al primo e al terzo; dandosi alla superbia, all’ira, all’invidia e alla gola si vien meno al secondo, al quarto, al quinto e all’ottavo Comandamento. Tutti e sette i vizi sono comunque intimamente connessi tra loro – si pensi per es. alla lussuria e alla gola – di modo che cedere a uno di essi implica di conseguenza la resa più o meno larga agli altri.

Il danno inflitto all’anima e talvolta anche al corpo da questi vizi è tutt’altro che lieve in perdite, vergogne, rimorsi, sofferenze, malattie e anche morte, perché “nessun vizio senza supplizio” (proverbio), anche “nella sorte più serena di se stesso il vizio è pena” (Metastasio), e un vizio solo può oscurare molte virtù.

È una illusione credere di essere senza ombra di viz.io (perché non si hdnno quelli degli altri o perché non li si sente addosso), ma ognuno ha come passione predominante qualcuno dei sette vizi capitali e ha il dovere di combatterlo con particolare attenzione senza dimenticare di contrastare gli altri, per non rischiare di mettersi in pericolo di colpa grave.
E per vincerli, ognuno ha bisogno di conoscerli tutti nella loro natura e nel loro significato in modo che impari a dirsi, per es. non semplicemente vanitoso ma superbo, non puramente maldicente ma invidioso; conoscerli perché i vizi si imparano senza maestri ma non si vincono con l’ignorarli; conoscerli, anche se qualche peccato può derivare da altre cause.

Non prendere i mezzi convenienti per indebolire ed eliminare un vizio significa rendersi responsabile degli atti disordinati previsti sia pur confusamente come conseguenza del non aver preso i mezzi e commessi anche se senza avvertenza, e responsabile in misura maggiore o minore secondo il grado di negligenza.

Rimedi generali per vincere i vizi capitali sono la conoscenza di sé stesso, la preghiera, l’uso frequente della Confessione e della Comunione, la pratica della mortificazione, l’istruzione religiosa, l’amicizia con i migliori. Rimedi particolari contro i singoli viz.i sono quelli suggeriti dalle virtù che ad essi si oppongono: l’umiltà rimedia alla superbia, la liberalità all’avarizia, la castità alla lussuria, la mansuetudine all’ira, la sobrietà alla gola, la fraternità all’invidia, la diligenza all’accidia. Queste virtù sono parti di alcune di quelle sette che abbiamo chiamate “virtù capitali”: l’umiltà, la castità, la mansuetudine e la sobrietà sono parti della Temperanza; la liberalità è parte della Giustizia; la diligenza lo è della Fortezza; la fraternità lo è della Carità. Il rimedio ad uno dei sette vizi è contemporaneamente rimedio anche agli altri.

Vincere i vizi capitali non è impossibile ma nemmeno facile. Essi hanno alleati nell’indole, nel temperamenlo, in una debolezza o predisposizione ereditaria, insomma in fattori fisici che aumentano la propensione cattiva e attenuano la capacità di resistenza ad essa. Tutti gli uo mini portano dalla natura le tendenze maliziose e tutti, hanno quindi, almeno in radice, i vizi capitali concorrendo così a creare un ambiente continuamente bisognoso di purificazione. Non è possibile estirpare la concupiscenza, che è in noi più che l’aria nei polmoni e il sangue nelle vene, ed è la radice di questi vizi. È ben possibile però essere vigilanti e approfittare degli aiuti che il buon Dio dà a ciascuno certamente e abbondantemente. Il vizio non conduce inevitabilmente a ripetere sempre il peccato, anche se i peccati ripetuti hanno portato al vizio.
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1) Si usa anche dire “peccati capitali”, ma con questa espressione si intendono i fatti, gli atti, i comportamenti mentre, ripetiamo, con le parole “vizi capitali” sono indicate le abitudini radicate, le inclinazioni forti prodotte dalla ripetizione dei peccati.
2) Questo che abbiamo detto è l’ordine di successione più in uso oggi, con qualche nome leggermente spostato rispetto agli altri ordini di successione dei secoli scorsi che si ricollegano tutti a quello fissato da san Gregorio Magno (+ 604). Anzi già il pagano Orazio aveva precisato e classificato questi vizi. – I vizi capitali sono stati materia di studio non solo dei teologi moralisti ma anche di poeti (Dante nella Divina Commedia, Chaucher nel Parson’s Tale, Marlowe nel Dottor Faust), di registi e di giornalisti.

Autore:
Don Pasquale Casillo
Sam Gamgee
Mai sentito niente di tutto questo ,in nessuna omelia . Peggio ancora ,la catechesi per adulti e' sempre stata inesistente . L' arma migliore contro l'ignoranza dei fondamenti della fede rimane il catechismo di s. Pio X. Non c'e' da stupirsi che la trasmissione della fede tra generazioni nelle stesse famiglie si sia interrotta appena dopo il dopoguerra . Sorge un sospetto : tutto questo e' stato …Altro
Mai sentito niente di tutto questo ,in nessuna omelia . Peggio ancora ,la catechesi per adulti e' sempre stata inesistente . L' arma migliore contro l'ignoranza dei fondamenti della fede rimane il catechismo di s. Pio X. Non c'e' da stupirsi che la trasmissione della fede tra generazioni nelle stesse famiglie si sia interrotta appena dopo il dopoguerra . Sorge un sospetto : tutto questo e' stato voluto e programmato ?
Giuseppe Di Tullio
Di questo dovrebbero parlare Bergoglio &Co., anziché esaltare Lutero o consentire ai divorziati di accedere alla comunione, per non parlare dei riconoscimenti a chi promuove l'aborto ecc.ecc.ecc.Ma evidentemente fanno gli interessi di un altro padrone.E' fin troppo palese!!