Tempi di Maria
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Maria Valtorta sui tempi di San Paolo: Comunione in ginocchio e sulla lingua

Cari amici, un amico del canale, in occasione della Solennità del Corpus Domini, mi ha fatto pervenire delle riflessioni molto importanti su un brano tratto dagli scritti di Maria Valtorta in cui si narrano alcuni particolari relativi all'Eucaristia e al modo di riceverla già ai tempi di San Paolo! Ulteriore conferma - questa dalle rivelazioni private - che corrobora tutti i dati storici a nostra deposizione per i quali sappiamo che la prassi eucaristica antica era quella di ricevere l'Ostia Santa direttamente in bocca. Il brano valtortiano lo potete leggere a questo link (valtortamaria.com/…aminore/quaderno/2/manoscritto/19/29-febbraio-1944), mentre pubblico qui di seguito le gradite considerazioni dell'amico.

* * *


La Santa Eucaristia - varie considerazioni.

Al di là della grandissima emozione e partecipazione interiore provata nel conoscere e meditare questa pagina di martirio (ogni cristiano dovrebbe conoscerla e andrebbe diffusa massivamente) e di insegnamento, non posso non notare alcuni particolari relativi all'Eucaristia.

Maria Valtorta scrive nel 1944.

La pratica della comunione sulla mano non esisteva.
(Si iniziò a parlarne intorno al 1960 e il primo documento del Vaticano a tal proposito è la Memoriale Domini, 28 maggio 1969.
In Italia “la pratica” fu introdotta (abusivamente?) poi nel 1989.
Quanto sarebbe bello e importante che persone dotte e sapienti facessero le opportune riflessioni sulla parola e il concetto di *indulto*, perché è su questa parola che si dovrebbe riflettere per iniziare a comprendere bene le successive fasi che hanno portato a introdurre la pratica della comunione sulla mano.

Maria Valtorta sta descrivendo una scena accaduta all'epoca di S. Paolo a Roma.

La nota 11 evidenzia che questo argomento è stato appuntato a posteriori, Dio sia benedetto per questa ispirazione.
Le note 10 e 11 (e anche la prima parte sottolineata in rosso in apertura di capitolo) evidenziano che Maria, come fa molto spesso (per non dire sempre...), era molto attenta ai particolari delle scene a cui assisteva, rilevando e sottolineando le differenze tra ciò che accadeva al tempo della visione e il suo in cui viveva.
Lo ha sempre fatto in tutte le migliaia di pagine scritte e per ogni genere di argomento: usi, costumi, morale, religione, geografia, astrologia, storia ecc…
Alla luce di questo rilevo che Maria Valtorta NON annota NESSUNA differenza tra il modo di *ricevere* la S. Eucaristia a cui stava assistendo e quello in essere al tempo in cui lei viveva: “in ginocchio e nella bocca”, invece lo fa per tutto il resto della S. Messa officiata da S. Paolo.
E’ una mia considerazione e non prova nulla in assoluto ma è logico e lecito farla.

Si parla di teca delle ostie e non di pane “normale”, da spezzare e dare a “bocconi” con relativa dispersione di “briciole”, come molti sempre dicono in relazione all'argomento dei frammenti Eucaristici.

Tralascio le molte altre considerazioni pur importantissime, il testo è ricchissimo, mi sono soffermato solo sul tema del modo di ricevere l'Eucaristia.

* * *

Gesù si alza facendo cenno a tutti di stare ai loro posti.
Prende il calice e il 13° pezzetto di pane rimasto sul tavolo ed esce dal cenacolo.
Porta alla Madre l'Eucaristia.
La comunica con le sue mani.
Quando Egli entra Maria è sola, in ginocchio, che prega.
Il viso di Maria raggia nell’estasi eucaristica.
Poi Gesù torna agli apostoli.
"Il nuovo rito è compiuto. Fate questo in memoria di Me" ripete.
valtortamaria.com/…aminore/quaderno/2/manoscritto/17/17-febbraio-1944

Alcune mie considerazioni:
Se Maria, la madre di Dio, riceve l’Eucaristia in ginocchio e in bocca tanto più noi miseri peccatori.

Questo brano contenuto nei quaderni del 1944 è anche qui “una Grazia”.
Nella nota 1 è scritto: “Lo riportiamo perché non appartiene all’opera sul Vangelo, per la quale l’episodio della Cena pasquale sarà scritto di nuovo nel 1945, con maggior cura e più ampiamente”.
Ma nel brano del 1945 che riporto qui sotto per altre considerazioni, NON è riportato il particolare del modo di comunicare Maria, Sua madre... da parte di Gesù.

Riporto anche questo breve testo:
“Gesù torna a versare vino nel calice, prende un pane. Benedice e offre questo e quello e spezza il pane in tredici parti, ne dà una per una agli apostoli, fa circolare il calice e dice: "Prendete e mangiate: questo è il mio Corpo. Fate questo in memoria di Me che me ne vado. Prendete e dividetelo fra voi: questo è il mio Sangue, questo è il calice del nuovo patto nel Sangue e per il Sangue mio che sarà sparso per voi, per la remissione dei vostri peccati e per darvi la Vita. Fate anche questo in memoria di Me”.
A partire da queste parole si nota immediatamente la differenza che Gesù ha tra il modo di comunicare sua madre e gli *apostoli*.
Infatti, come mi ha fatto notare un sacerdote a me carissimo, sono anche essi... sacerdoti!
Vescovi per usare un termine “aggiornato”.
Un sacerdote si auto comunica, durante la S. Messa.

Riporto anche il brano scritto nel 1945, da cui traggo solo questa breve e importante frase:
“E preso un pane ancora intero, non il resto di quello usato per l'Eucarestia, ne stacca un grosso boccone, lo intinge nel succo lasciato dall'agnello nel vassoio, allunga al disopra della tavola il braccio e dice: «Prendi, Giuda. Questo a te piace”
valtortamaria.com/…quale-mt-26-20-35-mc-14-17-31-lc-22-14-38-gv-13-17
Ad ognuno le sue riflessioni.

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S. Faustina Kowalska e la comunione nella mano?

Il giorno della crociata, il quinto di ogni mese, è capitato il primo venerdì. E il mio giorno, quello in cui debbo stare di guardia davanti a Gesù. In quel giorno ho il compito di riparare per tutti gli insulti e le mancanze di riguardo verso il Signore, di pregare perché in quel giorno non venga commesso alcun sacrilegio. Il mio spirito in quel giorno era infiammato di un amore particolare verso l'Eucaristia. Mi sembrava di essere trasformata in una fiamma. Quando, per prendere la S. Comunione, mi avvicinai al sacerdote che mi dava Gesù, una seconda Ostia finì su di una mia manica e io non sapevo quale prendere. Essendo io rimasta un attimo sopra pensiero, il sacerdote spazientito fece un movimento con la mano perché la prendessi. Quando presi l'Ostia che mi porgeva, l'altra mi cadde nelle mani. Il sacerdote andò dall'altra parte della balaustra a distribuire la S. Comunione e io tenni Gesù nelle mie mani per tutto quel tempo. Quando il sacerdote si avvicinò di nuovo, gli diedi l'Ostia caduta perché la mettesse nella pisside, dato che in un primo momento, quando avevo preso Gesù, non avevo potuto dirgli che un'altra era caduta, prima d'aver inghiottito. Mentre tenevo l'Ostia nelle mani, sentii un tale impeto d'amore, che per tutto il giorno non potei né mangiare, né riprendere conoscenza. Dall'Ostia sentii queste parole: «Desideravo riposare nelle tue mani, non solo nel tuo cuore» e all'improvviso in quel momento vidi Gesù Bambino.
Ma quando si avvicinò il sacerdote, vidi di nuovo l'Ostia.
google.com/file/d/0BxKByvdvsz5lc2YyZUZRUGo4ams/view

Alcune mie considerazioni:
S. Faustina NON riceve la S. Eucaristia sulla mano, ella scrive nel 1934!
E quindi valgono le stesse considerazioni fatte per Maria Valtorta qui sopra.

Un’altro particolare molto importante da notare è relativo al fatto che S. Faustina restituisce la particola al sacerdote perché la rimetta nella pisside.

S. Tommaso d’Aquino, il maggior dottore della Chiesa cattolica (1225-1274), si fa eco di questa prescrizione apostolica:
“La distribuzione del Corpo di Cristo appartiene al Sacerdote per tre motivi: in primo luogo, perché è lui che consacra, tenendo il posto di Cristo. Ora, è Cristo stesso che ha consacrato il suo Corpo nella Cena, ed è Lui stesso che lo ha dato agli altri da mangiare. Dunque, come la consacrazione del Corpo di Cristo appartiene al Sacerdote, altrettanto appartiene a lui la distribuzione. In secondo luogo, il sacerdote è stabilito intermediario tra Dio e il popolo. Di conseguenza, come a lui spetta l’offrire a Dio i doni del popolo, altrettanto spetta a lui donare al popolo i doni santificati da Dio. In terzo luogo, per il rispetto dovuto a questo Sacramento, nulla può toccarlo che non sia consacrato. Per questo motivo, il corporale e il calice vengono consacrati, ed altrettanto le mani del Sacerdote vengono consacrate per toccare questo Sacramento, e nessun altro ha il diritto di toccarlo, se non in caso di necessità”. (Cfr. Summa Teologica, Ill.a pars, q. 82, a. 3)

S. Faustina ha toccato la S. Eucaristia per necessità, per evitare che cadesse a terra e consapevole del fatto che lei NON poteva toccarla (nel 1934, come detto, si riceveva il Corpo di Cristo in ginocchio e nella bocca) ha quindi fatto l’unica cosa giusta: restituirla al sacerdote.

(Andrea Tomasich)

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GIUDIZIO DELLA CHIESA E ATTENDIBILITA' DELL'OPERA DI MARIA VALTORTA

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