La flagellazione nelle rivelazioni della Venerabile Maria d'Agreda – Le frustate ricevute dal Signore sarebbero 5.115!

Pilato, conoscendo l'ostinazione dei giudei sdegnati verso il Nazareno e desiderando rilasciarlo perché lo sapeva innocente, credette che una flagellazione severa avrebbe placato sia il furore del popolo, sia l'invidia dei sommi sacerdoti e degli scribi; essi così avrebbero cessato di perseguitare Gesù e di cercarne la morte. Inoltre, se per caso l'imputato fosse stato reo di qualche mancanza nelle cerimonie e nei riti giudaici, con ciò sarebbe stato punito a sufficienza. Pilato pensò questo perché, informatosi nel corso del processo, gli fu detto che il Signore era accusato di non osservare il sabato e le altre tradizioni; in realtà, si trattava di una calunnia stolta e priva di fondamento, come è riferito dai santi evangelisti. In proposito, però, il governatore romano parlava pur sempre da ignorante: nel Maestro della santità infatti non poteva esserci posto per alcun difetto riguardo alla legge, che egli non era venuto ad abolire ma a compiere e a perfezionare; d'altra parte, se anche l'accusa fosse stata vera, non avrebbe dovuto punirlo con una pena tanto sproporzionata - dato che la legge stessa prevedeva altri mezzi di purificazione da tutte le trasgressioni che gli stessi accusatori di Cristo commettevano frequentemente -, né lo avrebbe dovuto fare con una simile crudeltà e col castigo dei flagelli. Il giudice s'ingannò molto ritenendo che i giudei avessero un po' di umanità e di compassione naturale. Il loro accanimento non era da uomini, i quali di solito, vedendo il nemico prostrato, si commuovono e si placano perché hanno un cuore di carne e l'amore per il proprio simile è istintivo e suscita una certa pietà. Quei perfidi erano come trasformati in demoni, i quali s'infuriano maggiormente contro chi è più umiliato ed afflitto e quando lo vedono abbandonato dicono: «Perseguitiamolo adesso, perché non ha chi lo difenda e lo liberi dalle nostre mani».

I sommi sacerdoti e i farisei odiavano implacabilmente l'Autore della vita, perché Lucifero, disperando di poter impedire la morte di lui, li irritava con la sua malvagità senza limiti, istigandoli a ucciderlo con efferatezza. Pilato si trovava fra la luce della verità che conosceva ed i motivi umani che lo dominavano; seguendo l'errore che ragioni del genere solitamente provocano in chi governa, comandò di flagellare duramente colui che dichiarava innocente. L'esecuzione dell'ingiusta sentenza suggerita dal demonio fu affidata a sei soldati tra i più robusti, i quali, da uomini vili, malvagi e senza misericordia, accettarono con molto piacere il ruolo di aguzzini. Chi è adirato e invidioso, infatti, si compiace sempre di dare sfogo al suo furore con azioni ignominiose e crudeli. Subito questi servi di satana, con molti altri, condussero il Signore nel luogo adibito a quel supplizio: un cortile, o una specie di vestibolo, dove solevano torturare i delinquenti affinché confessassero i loro delitti. Il cortile faceva parte di una costruzione non molto alta ed era circondato da colonne: alcune, coperte dall'edificio stesso, lo sostenevano, altre erano scoperte e più basse. Ad una di queste ultime, di marmo, legarono strettamente Gesù, perché lo ritenevano un mago e temevano che sfuggisse dalle loro mani.

Prima lo spogliarono della veste bianca con non minore ignominia di quella usata nel fargliela indossare in casa dell'adultero ed omicida Erode; poi, per sciogliere le corde e le catene con cui era stato legato al momento della cattura nel Getsemani, lo maltrattarono ferocemente, lacerando le piaghe che i lacci, essendo tanto stretti, gli avevano procurato nelle braccia e nei polsi. Una volta liberate le divine mani, gli comandarono imperiosamente e con imprecazioni di spogliarsi da solo della tunica inconsutile, la stessa con cui da bambino la sua Madre santissima lo aveva vestito in Egitto, quando gli aveva tolto le fasce. In quel momento il Signore non portava altro abito, perché all'arresto gli avevano levato il mantello che solitamente indossava. Il Figlio dell'eterno Padre obbedì ai carnefici ed incominciò a spogliarsi, subendo il disonore della nudità di fronte a tanta gente. Poiché agli artefici di quella spietatezza sembrò che per pudore il Salvatore tardasse a svestirsi, con violenza gli strapparono la tunica a rovescio per denudarlo più velocemente. Sua Maestà rimase soltanto con il perizoma, lo stesso che Maria santissima gli aveva messo insieme alla tunicella in Egitto, giacché gli abiti erano cresciuti col sacro corpo senza che egli se li togliesse mai; così anche i sandali, che aveva portato sempre, salvo che nel periodo della predicazione, quando camminava spesso a piedi scalzi.

Ho saputo che qualche dottore ha detto o meditato che il nostro Redentore fu denudato del tutto, sia per essere flagellato sia per essere crocifisso, e che egli permise tale vergogna a maggior tormento della propria persona. Avendo ricercato la verità in seguito ad un nuovo ordine dell'obbedienza, mi è stato manifestato che la pazienza di Cristo fu pronta a patire tutto senza resistere ad infamia alcuna, ma entro i limiti della decenza. I giudei tentarono di offendere ancor più pesantemente il Signore con la totale nudità e si accinsero a privarlo anche del perizoma; non vi riuscirono perché, non appena gli si accostavano, le loro braccia s'intirizzivano e gelavano, come era avvenuto nella casa di Caifa quando avevano preteso di compiere il medesimo gesto. E per quanto i sei carnefici si avvicinassero per dare prova della loro forza in questa ingiuria, accadde a tutti la stessa cosa, sebbene poco dopo, per flagellare Gesù con più crudeltà, questi ministri del peccato alzassero un po' detto perizoma - poiché sua Maestà sin qui lo permise - senza toglierlo completamente. Neppure il miracolo di vedersi impediti nel commettere simili scelleratezze mosse o addolcì i cuori di quelle bestie umane, che anzi, con diabolica follia, l'attribuirono all'arte magica che imputavano all'Autore della verità e della vita.

In questa forma, dunque, il divino Maestro restò nudo alla presenza di molta gente e i sei aguzzini lo legarono brutalmente ad una colonna di quell'edificio per percuoterlo meglio. Quindi cominciarono per ordine, a due a due, a colpirlo così duramente come non sarebbe stato possibile alla natura umana se lo stesso Lucifero non si fosse impossessato del cuore empio di quei suoi servi. I primi due flagellarono l'innocentissimo Signore con alcune cordicelle molto ritorte, grosse e rigide, dando prova del loro disprezzo furioso e della loro forza fisica. I primi flagelli formarono in tutto il corpo deificato del nostro Salvatore grandi gonfiori e livide contusioni, che lo sfigurarono, giungendo quasi a fargli versare il preziosissimo sangue per le ferite. Quando questi carnefici si stancarono, ne subentrarono altri due, che a gara, con estremità di cuoio simili a redini durissime, lo colpirono sulle prime percosse, rompendo quelle bolle e quei rigonfiamenti fatti dai primi e facendone uscire il sangue divino, che non solo bagnò completamente il nostro Redentore, ma schizzò anche sulle vesti dei sacrileghi soldati e scorse fino a terra. Dopo ciò si fermarono i secondi aguzzini e seguitarono i terzi, servendosi come nuovi strumenti di certe estremità di nervi di animali, duri al pari di arbusti secchi. Costoro flagellarono sua Maestà con maggiore brutalità, sia perché non percuotevano più il suo corpo verginale bensì le ferite stesse procurate dagli altri, sia perché furono ancora occultamente istigati dai demoni, la furia dei quali cresceva a motivo della pazienza di Cristo.

Poiché Gesù era tutto una piaga e le sue vene erano già aperte, gli ultimi carnefici non trovarono alcun membro sano da ferire, ma continuarono a lacerare quella carne immacolata, riducendola a brandelli e scoprendo le spalle in molti punti, cosicché le ossa, tinte di sangue, divennero ben visibili per più di un palmo di mano. Per cancellare completamente la sua bellezza, superiore a quella di tutti i figli degli uomini, lo flagellarono sul viso, sui piedi e sulle mani fin dove poterono scatenare il loro furore contro l'innocentissimo Agnello. E questi colpi furono incomparabilmente dolorosi, essendo tali parti più innervate, sensibili e delicate. Il sangue del Signore scorse a terra, aggrumandosi con abbondanza; quel venerabile volto divenne tumido e piagato; gli occhi furono accecati dal sangue e dai rigonfiamenti che vi si formarono. Come se non bastasse, lo imbrattarono di sputi e lo coprirono d'insulti. Il numero preciso delle sferzate date al Salvatore fu di cinquemilacentoquindici, dalla pianta dei piedi alla testa. Così l'Autore e padrone di ogni cosa creata, che per natura divina era impassibile, si fece per noi, nella condizione della nostra carne, uomo di dolori, molto esperto nelle sofferenze umane, ultimo di tutti e da tutti deriso.

La folla che seguiva il Nazareno aveva riempito i cortili della casa di Pilato sin nella strada, perché aspettava di vedere come sarebbe andata a finire quella vicenda; ciascuno parlava concitatamente, secondo il giudizio che si era formato sull'evento. In mezzo alla confusione, la Vergine sopportò offese e tribolazioni incomparabili per gli insulti e le bestemmie che giudei e pagani proferivano contro il suo Figlio santissimo. E quando lo condussero al luogo della flagellazione, la prudentissima Signora, accompagnata dalle Marie e da san Giovanni, si ritirò in un angolo del cortile, dove una visione chiarissima le mostrò i tormenti sofferti dal nostro Redentore. Benché non guardasse con gli occhi del corpo, vide tutto meglio che se fosse stata molto vicino e niente le rimase nascosto. Non è umanamente comprensibile quali e quante pene ella abbia patito in questa circostanza: si conosceranno in Dio, unitamente ad altri misteri imperscrutabili, quando in lui saranno manifestati a tutti per la gloria del Figlio e della Madre. Ho già detto altrove in questa Storia - e soprattutto narrando la passione del Signore - che Maria santissima avvertì sensibilmente ogni sofferenza provata da Gesù. Lo stesso accadde anche durante la flagellazione: i colpi dati a Cristo nostro bene si ripercuotevano nelle medesime parti del corpo della gran Regina. E per quanto ella non versasse altro sangue all'infuori di quello effuso insieme alle lacrime, né si trasferissero a lei le piaghe del Figlio, lo strazio la trasformò e sfigurò a tal punto che san Giovanni e le Marie non la riconoscevano più. Oltre ai dolori fisici, furono indescrivibili quelli della sua anima purissima, perché in essa, crescendo la conoscenza, aumentò l'afflizione. Ella sola fra tutte le creature poté e seppe unire all'amore naturale di madre e alla suprema carità verso Cristo la capacità di comprendere l'innocenza di lui, la dignità della sua divina persona e il peso delle ingiurie inflittegli dalla perfidia giudaica e dagli altri figli di Adamo, che egli riscattava dalla morte eterna.

Venerabile Maria d'Agreda

Tratto da:

La Mistica Città di Dio, libro 6, capitolo 20, paragrafi 1335-1341 (medjugorje.altervista.org/…/index.php)
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Chi medita la Passione del Salvatore vince il demonio e si santifica di più che se facesse centinaia di altre pratiche penitenziali. E' lì che l'Eterna Sapienza, come insegna il Montfort, ha manifestato, ha disvelato, ha dissigillato il suo infinito amore per l'uomo. Quale deve essere allora la nostra gratitudine per sì grande Carità di un Dio fatto carne!
Marziale
<<Da tanto tempo, Santa Brigida nutriva il desiderio di venire a conoscenza di quanti colpi di frusta e percosse ricevette nostro Signore, Gesù Cristo, durante la Sua Dolorosa e Cruenta Passione.
Le apparve, allora, Gesù, che le disse:
“Figlia mia, ho ricevuto sul Mio Corpo ben 5480 colpi!>>
Le uniche tra di loro sempre concordanti sono la Piccaretta e la Valtorta: questo le rende altamente …
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<<Da tanto tempo, Santa Brigida nutriva il desiderio di venire a conoscenza di quanti colpi di frusta e percosse ricevette nostro Signore, Gesù Cristo, durante la Sua Dolorosa e Cruenta Passione.

Le apparve, allora, Gesù, che le disse:

“Figlia mia, ho ricevuto sul Mio Corpo ben 5480 colpi!>>

Le uniche tra di loro sempre concordanti sono la Piccaretta e la Valtorta: questo le rende altamente credibili. Consiglio la loro lettura.

Capisco anche che ci sono da studiare 15.000 pagine. Ma ognuno è libero di credere e leggere ciò che vuole e ciò che piace.

Marziale
Mi cha el
Gesú fu il Solo vero Eroe (e Salvatore)dell'Umanitá! 🙏 fu..è e sempre sará!
In cammino
😢 Grazie per averlo condiviso