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PARLA UN PRETE AUSTRIACO "Mi vergogno davanti a Dio per quello spettacolo in Duomo""Sono solo un sacerdote, irrilevante e insignificante. Ma qui lo dico ufficialmente: mi vergogno davanti a Dio per la …Altro
PARLA UN PRETE AUSTRIACO "Mi vergogno davanti a Dio per quello spettacolo in Duomo""Sono solo un sacerdote, irrilevante e insignificante. Ma qui lo dico ufficialmente: mi vergogno davanti a Dio per la mia Chiesa, per questo e per altri problemi. Non temiamo più l’Onnipotente! Niente è più sacro per noi! Le anime di quelli a noi affidati le calpestiamo". La denuncia di un prete austriaco dopo l'evento Lgbt di Vienna.

Non ero presente. Ero seduto dall’altra parte delle Alpi, nella mia piccola casetta per i primi Vespri della prima domenica d’Avvento, mentre un attore con una bottiglia di birra (?) ed un microfono in mano era in piedi sulla balaustra della cattedrale di Vienna. Lo faceva con tutto lo zelo e la teatralità del suo mestiere. Lo faceva per rievocare la figura probabilmente più nota delle opere di Hoffmannsthal. Lo faceva per uno scopo lodevole. Perché gli ingressi all’evento dovevano sostenere le valide intenzioni dei promotori: il Cardinal Schönborn, l’Ordine di malta e Gery Keszler di LIFE +. Sono stati messi insieme 68.448 euro la sera precedente la giornata mondiale dell’AIDS, tramite la vendita dei biglietti, denaro donato a favore del grandioso impegno di Pater Gerhard Lagleder in un ospizio per l’AIDS in Sudafrica.

Non ero presente, perché allora commento l’evento? Perché nel nostro tempo la tecnica permette di superare le distanze. Passo in rassegna le foto e i video presenti online della messa in scena e mi si impone la domanda: fare qualcosa con una “buona intenzione” significa anche che è “ben fatta”? Non era possibile un’altra cornice per questo spettacolo se non il cuore della Vienna cattolica? Il pio pagano medio del nostro tempo – che porti o meno il colletto sacerdotale – potrebbe non restare contrariato dallo spettacolo sotto le volte gotiche. Le chiese sono state costruite, pensa, perché i fedeli, in caso di pioggia, durante la preghiera non si bagnino troppo. Però fedeli diversamente sensibili la vedono diversamente. Per loro la casa di Dio è il luogo santo di un evento divino. E tra questi santi luoghi, all’interno della chiesa, quello più santo è l’altare. Con l’evaporare della fede, che abbiamo provocato soprattutto noi dell’ordine sacerdotale, attraverso il peccato, gli inganni e il tradimento del Vangelo, soltanto pochi saranno ancora consapevoli che la balaustra non è un luogo dove depositare oggetti di scena e neanche una passerella per attori. E’ il prolungamento dell’altare! La balaustra è il luogo dell’incontro con Dio per chi lì si inginocchia e riceve Cristo nel Sacramento.

Non per niente è stata rivestita con il lino, che rappresenta il lino sindonico di Cristo. Da quando la Chiesa avanza così trionfante nella “nuova primavera”, in molti luoghi è stata divelta questa “tavola presso la quale i fedeli si accostano a Cristo”. Non serve più: così hanno deciso i chierici sicuri di sé.

E in modo autoritario, come solo la casta dei sacerdoti sa fare, si è comandato ai fedeli di essere d’ora in poi “moderni” – qualsiasi cosa ciò possa significare. Allora si è veramente dimenticato il significato della balaustra? Anche nel Duomo di Santo Stefano? Allora anche lì, dove in tutte le liturgie i fedeli continueranno a ricevere il Dio vivo al sacro prolungamento dell’altare? Così sembra.

Il Duomo di Vienna è oggi una sala multiuso, un luogo nel quale non piove, mal riscaldato, che però attrae per la sua “atmosfera”. Sicuramente non tutti gli organizzatori possono permettersi di affittare degli alti colonnati, ma evidentemente la preoccupazione principale dei padroni di casa sembra essere l’utilità. E chi può obiettare di fronte a degli eventi di beneficenza, che non sono solo utili, ma anche lodevoli? Chi può obiettare, anche se poi qualcuno balla sulla balaustra?

Io obietto.

Sono solo un sacerdote, irrilevante e insignificante.
Ma qui lo dico ufficialmente: mi vergogno davanti a Dio per la mia Chiesa, per questo e per altri problemi. Non temiamo più l’Onnipotente! Niente è più sacro per noi! Le anime di quelli a noi affidati le calpestiamo! Veramente come Chiesa non abbiamo altre idee per sostenere l’importante opera di P. Lagleder per i malati di AIDS? Forse no. Allora però la messa in scena dello Jedermann nel Duomo di Santo Stefano non è solo la storia della morte dell’uomo ricco, ma anche la morte di una chiesa senza forze.

Cosa ci rimane, fuorché il retrogusto amaro e la chiamata alla penitenza? Questo ci rimane: 93 euro era il prezzo del biglietto più costoso per la rappresentazione nel Duomo di Vienna. Io ho destinato esattamente questa quota direttamente all’opera di P. Lagleder. Spero che molti mi imiteranno. Perché dev’essere possibile sostenere questa iniziativa, anche senza calpestare e letteralmente invadere il sacro.

Johannes Maria Schwarz, classe 1978, è un sacerdote di origine austriaca, ordinato nel 2004. Ha conseguito prima la Licenza e poi il Dottorato in Teologia presso la Facoltà Teologica di Lugano. Dal settembre 2014 è Vicedirettore del Seminario Leopoldinum di Heiligenkreuz.www.kath.net/news/66117

Traduzione di Katharina Stolz

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