09:35
gioiafelice
87
Per Cesare Pavese "ogni guerra è una guerra civile" Per Cesare Pavese "ogni guerra è una guerra civile" Io non credo che possa finire. Ora che ho visto cos'è guerra, cos'è guerra civile, so che tutti …Altro
Per Cesare Pavese "ogni guerra è una guerra civile"

Per Cesare Pavese "ogni guerra è una guerra civile"

Io non credo che possa finire. Ora che ho visto cos'è guerra, cos'è guerra civile, so che tutti, se un giorno finisse, dovrebbero chiedersi: — E dei caduti che facciamo? perché sono morti? — Io non saprei cosa rispondere. Non adesso, almeno. Né mi pare che gli altri lo sappiano. Forse lo sanno unicamente i morti, e soltanto per loro la guerra è finita davvero. (1947-48)

caffetteriadellemore.forumcommunity.net

Nato a Santo Stefano Belbo nelle Langhe nel 1908, Cesare Pavese studia Lettere all’Università di Torino ove ha come maestro Augusto Monti e stringe amicizie che saranno poi determinanti nella sua formazione e nell’attività editoriale e letteraria successiva. Un suo amico Giulio Einaudi fonda l’omonima casa editrice di cui Pavese diventerà prima collaboratore e successivamente anche direttore e con cui pubblicherà tutti i suoi romanzi. La sua vocazione alla scrittura è viva e feconda fin da giovane, già dai tempi universitari e da quando, una volta laureato, si dedica anche all’insegnamento.

Nel 1935 viene confinato per un anno a Brancaleone calabro, accusato di collaborare con gli antifascisti. Ritornato a Torino, scopre che Tina Pizzardo, la «donna dalla voce rauca» di cui è innamorato, si è sposata con un altro uomo. Grande è la delusione. Da allora la sua produzione è instancabile e lo porta a pubblicare tantissime opere, sillogi poetiche (tra cui Lavorare stanca, La terra e la morte, Verrà la morte e avrà i tuoi occhi) e romanzi (La spiaggia, Il compagno, La casa in collina, Il diavolo sulle colline, Tra donne sole, La bella estate, La luna e i falò, …).

Nel 1945 Pavese si tessera al PCI per «tacitare i rimorsi e […] rompere l’isolamento» come scrisse Davide Lajolo nel Vizio assurdo, fondamentale biografia dello scrittore. L’adesione al Comunismo rivela l’inconsistenza dell’ideologia e la sua incapacità a cogliere la complessità del reale. L’uomo è in attesa della buona novella, che il Mistero condivida la strada con noi, si faccia compagnia e presenza umana, rompendo così la solitudine. Questa è l’intuizione di Pavese descritta in una pagina di diario del 1939.

Nel 1950 Pavese consegue il Premio Strega (maggior riconoscimento letterario italiano) con La bella estate, scritta nel 1949. Il 1950 è anche l’anno del suo più noto romanzo, La luna e i falò. Il 14 luglio scrive facendo presagire quanto poi succederà: «Tornato da Roma, da un pezzo. A Roma, apoteosi. E con questo? Ci siamo. Tutto crolla». Nell’ultima confidenza affidata al diario annotava (18 agosto 1950): «La cosa più segretamente temuta accade sempre. Scrivo: o Tu, abbi pietà. E poi? Basta un po’ di coraggio. […] Ci vuole umiltà, non orgoglio. Tutto questo fa schifo. Non parole. Un gesto. Non scriverò più». Il 27 agosto 1950 Pavese si suicida in una camera d’albergo a Torino.

www.lanuovabq.it/it/per-pavese-ogni…