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Pippo Corigliano: in missione per conto di Dio.

«Siamo in missione per conto di Dio». Il nuovo libro di Pippo Corigliano

Il 13 ottobre le edizioni Mondadori hanno pubblicato il nuovo libro di Pippo Corigliano sulla santificazione del lavoro. Vi offriamo un piccolo estratto del libro in cui l'autore parla di san Josemaría Escrivà oltre a una video intervista all'autore.

Dal capitolo "San Josemaría", estratto da "Siamo in missione per conto di Dio":

«Siamo in missione per conto di Dio». Il nuovo libro di Pippo Corigliano
Il 13 ottobre le edizioni Mondadori hanno pubblicato il nuovo libro di Pippo Corigliano sulla santificazione del lavoro. Vi offriamo un piccolo estratto del libro in cui l'autore parla di san Josemaría Escrivà oltre a una video intervista all'autore.

«E veniamo a san Josemaría Escrivá, che per me è stato «il Padre». Se si cerca con Google l’espressione «santificazione del lavoro», escono due intere pagine che si riferiscono esclusivamente a lui. Non è stato lui a inventare il concetto della «santificazione del lavoro», però ne è stato il propugnatore nel secolo scorso e, credo, lo sarà nei tempi a venire. Ma andiamo con ordine. Ho cominciato a capire il suo messaggio dal primo Punto di Cammino, il suo libro più diffuso. «Che la tua vita non sia una vita sterile...» Ancora oggi questa frase muove qualcosa dentro di me. Come tutti, o almeno come tanti, ho sempre sentito il desiderio che la mia vita fosse feconda e che le mie intenzioni non si limitassero a una dignitosa sopravvivenza. L’opera di san Josemaría è stata interamente diretta a incoraggiare alla fede e alla generosità operativa nel contesto ordinario di un’esistenza normale. Per la vita lavorativa vuol dire tanto. Il suo messaggio ha cambiato la prospettiva di molti giovani: prima vedevano nel lavoro un mezzo di soddisfazione personale, poi lo hanno visto come un modo di servire. «Per servire, servire» è un motto che gli piaceva e che si legge tuttora su una pergamena che avvolge una lampada nell’ingresso della sede centrale dell’opus Dei a Roma. Per servire occorre servire a qualcosa, occorre saper lavorare.

Il Padre mi stupiva sempre per la sua capacità di voler bene e di trovare per ognuno la parola giusta. Una volta gli portai mia madre e, fra le altre cose, come per confidarmi un segreto, mi disse a voce bassa ma udibile: «Sai che hai una bella mamma?». Inutile dire che mia madre ne fu contenta. Ma, oltre che per l’affetto che riversava sugli altri, il Padre colpiva per il rigore con cui trattava se stesso. I suoi viaggi erano sempre scanditi da orari prefissati, come anche la sua giornata abituale. Aveva voluto accanto a sé due «custodi» che, oltre al loro lavoro, avessero il compito di correggerlo e ricordargli cosa doveva fare. I suoi custodi furono don Álvaro del Portillo e don Javier echevarría (l’attuale Prelato dell’opus Dei), che lo aiutavano a non perdere un minuto di tempo anche se, quando stava con una persona, sembrava che non avesse nient’altro da fare: si dedicava totalmente.

Raccontava che un professore di chimica gli aveva insegnato l’ordine. Dopo un esperimento rimetteva ogni strumento al suo posto.

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