“Bisogna riformare Roma con Roma”: quel Modernismo che governa oggi la Chiesa

Con la Pascendi Dominici gregis di san Pio X per la condanna del Modernismo e il Giuramento Antimodernista.

«Bisogna riformare Roma con Roma; fare che la riforma passi attraverso le mani di coloro i quali devono essere riformati. […] per questa via Essa (la Chiesa) diventerà un protestantesimo; ma un protestantesimo ortodosso […]» (Ernesto Buonaiuti).

Se non partiamo da queste affermazioni e non le approfondiamo un momento, non ci è facile capire cosa sta accadendo oggi, perciò abbiate la pazienza di seguire questi eventi, grazie. Si legga anche qui: Card. Müller denuncia una “secolarizzazione del concetto di Chiesa”

Il Buonaiuti è stato un sacerdote (1881-1946) molto dinamico, senza dubbio anche animato da un certo amore per la Chiesa ma che, tuttavia, fu di un amore perverso e pervertitore tanto da essere, alla fine, scomunicato. Dovete tenere a mente e chiedervi, quindi, perché oggi e dal 2014 per la precisione, ci sono correnti moderniste che stanno premendo su Bergoglio per riabilitare il Buonaiuti[1]? E non solo lui, infatti è stata aperta la via alla beatificazione del gesuita Pedro Arrupe… e la riabilitazione del gesuita neo-panteista Teilhard de Chardin (i cui scritti furono condannati già negli anni ‘30 e poi da Giovanni XXIII nel 1962). Insomma, una vera GLORIFICAZIONE DEL MODERNISMO condannato, però, da san Pio X nella famosa – eppure sconosciuta – Pascendi Dominici gregis.

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Qui anche l’audio:

La storia con la quale si vuole oggi presentare Ernesto Buonaiuti “SOLO” come un innocente perseguitato dal fascismo (e dalla Chiesa)… poiché era effettivamente un antifascista convinto, disorienta e falsifica le vere motivazioni per cui egli entrò in rotta di collisione con la Dottrina Cattolica, che con la politica del fascismo non c’entra un bel nulla. Tanto per fare un esempio e rendervi l’idea, la stessa Wikipedia ha postato la storia del Buonaiuti senza alcun riferimento alle sue eresie, puntando esclusivamente su una persecuzione politica. E non solo questi, ma anche altre testate (presunte) cattoliche, stanno presentando una visione assai distorta del Buonaiuti, atta ad una riabilitazione in visione – anche – di accostamenti dello stesso proprio con il progetto di questo Pontificato attuale. Come a dire: avete visto? Buonaiuti aveva ragione, fu perseguitato ingiustamente, le sue idee oggi sono la nuova pastorale, è stato un vero profeta incompreso, non un eretico.

Ma questo aspetto ci porta, invece, a capire come l’eresia Modernista del Buonaiuti sia penetrata così profondamente nella Chiesa che – è evidente – quanti in quegli anni furono giustamente fermati dalla Chiesa con le Norme di Diritto Canonico in difesa della sana Dottrina, trovano oggi la loro canonizzazione. Come del resto si è tentato di fare con Lutero la cui dottrina – dicono oggi[2] – non era affatto contro quella cattolica, ma che fu la Chiesa ad essere matrigna ed inconsapevole della grandezza del grande rivoluzionario. Queste considerazioni sono provate anche dai fatti dei recenti e passati Pontificati – per esempio – da Giovanni XXIII in poi, fino a Benedetto XVI, nei quali il Buonaiuti non solo è mai stato menzionato nel Magistero papale, ma neppure mai preso in considerazione se non piuttosto per porre FRENI E PALETTI alle sue idee moderniste che comunque – grazie ai suoi discepoli che non sono pochi – hanno continuato a vivere all’interno della Chiesa nell’ala Modernista, oggi giunta al potere.

È questione di onestà ricordare quanto il Buonaiuti fosse stato, all’inizio del suo ministero sacerdotale, un difensore del tomismo specialmente contro quel fiume in piena che fu e che è “l’dealismo tedesco”, ma anche italiano, una corrente davvero dis-graziata (proprio senza la grazia) che ci deriva infatti dal protestantesimo storico. Il Buonaiuti fu anche difensore della stessa GERARCHIA CATTOLICA intenta a salvaguardare quel principio indiscutibile della Successione Apostolica, anche questa rinnegata dal protestantesimo e tuttavia… è anche da qui che inizia ad emergere la vera perversione e diabolico pensiero del Buonaiuti quando, in difesa di questa “successione apostolica e la difesa della gerarchia”, comincia a criticare aspramente dapprima la Pascendi Dominici gregis di san Pio X…. per poi arrivare a pretendere LA LIBERTA’ dentro la Chiesa rivendicando il diritto ad una vera RIVOLUZIONE INTERNA  atta a modificare IL SERVIZIO DELLA GERARCHIA E QUELLO STESSO PAPALE… in chiave democratica. Non a caso fanno successo le sue Lettere di un prete modernista, naturalmente anonime…

Per chi è addentro a questi argomenti (ma anche no, tanto da imparare qualcosa) comincerà a comprendere bene, così, la famosa frase del Buonaiuti:

«Fino ad oggi si voluto riformare Roma senza Roma, o magari contro Roma. Bisogna riformare Roma con Roma; fare che la riforma passi attraverso le mani di coloro i quali devono essere riformati. Ecco il vero ed infallibile metodo; ma è difficile. Hic opus, hic labor. Il culto esteriore durerà sempre come la gerarchia, ma la Chiesa, in quanto maestra dei sacramenti e dei suoi ordini, modificherà la gerarchia e il culto secondo i tempi; la gerarchia diventerà più semplice, più liberale e il culto più spirituale; per questa via Essa (la Chiesa) diventerà un protestantesimo; ma un protestantesimo ortodosso, graduale, non violento, aggressivo o rivoluzionario»[3].

«Lutero è alle porte…», commentò con amarezza il card. Ernesto Ruffini di Palermo durante la prima sessione del Vaticano II[4]. Vent’anni dopo, il card. Giuseppe Siri confermò al vaticanista Benny Lai che alcuni vescovi tedeschi presenti al Vaticano II avrebbero voluto che la Chiesa cattolica ritirasse le condanne del Concilio di Trento alla dottrina di Lutero[5]. Non è arrivato tutto all’improvviso. Gli “innovatori” stanno raccogliendo i frutti marci di ciò che hanno piantato. Del resto, che cos’è il modernismo se non un luteranesimo filosofico[6] e, oseremo dire, persino ironicamente “ortodosso”?

Ernesto Buonaiuti è così riconosciuto come uno dei “fondatori” – comunque principale esecutore – del Modernismo in Italia; quel Modernismo condannato da san Pio X. Eppure oggi lo si vuole riabilitare, perché? Forse perché quanto da lui affermato ed insegnato, ieri condannato dalla vera Chiesa è oggi visto come “PROFETA” della “new- fake-…chiesa”?

Attraverso le sue pubblicazioni il Buonaiuti non racconta “solo” la sua vita di sacerdote, ma arriva a confessare le sue idee per una visione di un cristianesimo NUOVO E MODERNISTA… che era per lui la vera Riforma della Chiesa per questo tempo moderno. È lui che comincia a “giustificare” coloro che la Chiesa, nel tempo, aveva dichiarato eretici, definendo loro IN BUONA FEDE e la Chiesa “incapace di capire LO SPIRITO DEL TEMPO”… quello stesso concetto di “spirito” che accompagnerà poi il concilio Vaticano II e tutta l’ala modernista[7].

Buonaiuti fu talmente radicale nelle sue stesse eresie da non trovare posto, ed anzi aspramente criticato, tra le pagine dell’allora Civiltà Cattolica, quando il gesuita Rosa non ne fece alcun necrologio alla sua morte. Buonaiuti morì rifiutandosi di abiurare alle proprie eresie, tanto è vero che neppure l’amico Roncalli, futuro Giovanni XXIII poté aiutarlo in vita e riabilitarlo in morte perché, le sue eresie, non erano solo di carattere “pastorale” e di metodo, come affermano oggi i suoi accaniti sostenitori, ma divenne anche di carattere dottrinale, contro la Divina Presenza di Gesù nell’Eucaristia e persino in un deviato concetto della Santissima Trinità.

Giunti fino a qui è necessario ora descrivere brevemente, ma necessariamente, questo MODERNISMO.

Come spiega san Pio X nella famosa Pascendi, esso non è affatto facilmente individuabile in un movimento o in una dottrina, perché è LA SINTESI DI TUTTE LE ERESIE moderne ed antiche, è la MADRE DI TUTTE LE ERESIE perché si muove in modo subdolo usando persino contenuti che sono veri, la cui verità viene però gestita per un ribaltamento della stessa. Tutti e tanti possono farne parte spesso in buona fede e senza rendersene conto… Esso è un MOTO RIVOLUZIONARIO che agisce dal di dentro andando ad intaccare le fondamenta della dottrina cattolica. È come un cancro dentro l’organismo…  una cellula che impazzisce infettando altre cellule e poi lentamente tutti gli organi vitali.

Il Modernismo si muove contemporaneamente, dunque, su più fronti, per questo non è facilmente individuabile, si muove dall’interno della Chiesa e primariamente dalla Gerarchia – dopo averla corrotta – penetrando così nei seminari, nelle scuole cattoliche, nell’editoria cattolica. Questi percorsi sono messi per iscritto da san Pio X nella Pascendi. Uno di questi fronti è il così detto “Modernismo dottrinale e teologico” affidato ai fedeli discepoli dei modernisti, dallo stesso Buonaiuti il quale anch’egli, come altri, ebbe un suo fondamento incontrando George Tyrrell… e chi era costui? Un sacerdote convertito sì dall’anglicanesimo al cattolicesimo e fattosi gesuita, ma non del tutto abiurante l’eresia. Infatti è considerato l’esponente maggiore del Modernismo inglese che nel 1907, appunto, si incontrò con Buonaiuti…. Tyrrell si oppose al dogma dell’infallibilità papale ed anzi, fu tra i maggiori sostenitori di un ribaltamento del ruolo petrino. Come anche l’abate bretone Alfred Loisy… Tornando al Tyrrell, scrive sempre il Buonaiuti: “ha raccolto idee luminosissime sulla distinzione fra la fede teologica e la fede, facoltà dello spirito; fra il cattolicismo dogmatico e il cattolicismo idealistico; fra la teologia e il sentimento religioso…”; egli ebbe un ruolo importante sia nella sistematizzazione della «dottrina modernista»…

Scriveva il Tyrrell sulla questione antropologica: bisogna che “…teniamo ben ferma la distinzione tra due fondamentali concetti: cioè tra la «fede nella Rivelazione cristiana» e la «teologia» che cerca di tradurre questa rivelazione dal linguaggio poetico, immaginoso proprio degli antichi, nel linguaggio del pensiero scientifico contemporaneo, il quale cambia di generazione in generazione adeguandosi alle necessità dei tempi…” «In fondo», scrive ancora Tyrrell al suo amico antropologo, «non è con la Chiesa che voi siete in conflitto, ma con i teologi; non è con l’autorità ecclesiastica, ma con una certa teoria concernente la natura, i limiti e i gradi di questa autorità e il valore dell’interpretazione delle sue decisioni […] che voi siete in conflitto». E termina con una affermazione piuttosto forte, dicendo che il cattolicesimo attuale è soltanto un episodio passeggero della sua storia; forse esso deve «passare per la morte, per rivivere in una forma più grande e più sublime». La Lettera, come era da prevedere, sollevò immediatamente dure proteste da parte di molti cattolici e l’arcivescovo di Milano, il cardinale Ferrari, che era venuto a conoscenza dell’esatta identità del suo autore, ne diede subito comunicazione al generale dei gesuiti padre Luis Martín.

Tyrrell fu immediatamente dimesso dalla Compagnia di Gesù e sospeso a divinis. Pochi mesi dopo egli decise di pubblicare con il suo nome il testo integrale dello scritto, al fine di eliminare le speculazioni e le false interpretazioni che si andavano facendo sul testo parziale della Lettera pubblicata sul quotidiano milanese, ma in verità egli non abiurò mai alle sue pretese di una chiesa idealista e moderna, finendo per dare nutrimento a tutta la nuova ala del gesuitismo modernista della quale, i maggiori esponenti furono Karl Rahner e lo stesso generale dei gesuiti Pedro Arrupe.

Non sottovalutiamo queste idee e queste espressioni perché sono una forma subdola e grave dell’eresia modernista. È il distacco dei teologi dal Magistero della Chiesa; è la loro superba rivendicazione di indipendenza dall’insegnamento bimillenario della Chiesa. È la strada che intraprenderanno molti, troppi, teologi del nostro tempo contro il Magistero dei Pontefici, saranno loro infatti a comandare e dirigere i giochi nel concilio Vaticano II. Un esempio ed una recente prova di questa grave realtà la trovate in questo video. Non sottovalutate la pretesa, così, di giungere a modificare la Liturgia ed oggi persino il Pater Noster

Certo che anche Tyrrell, come il Buonaiuti, criticavano la teologia protestante (ed è qui l’inganno), facendo apparire queste persone quali difensori della teologia cattolica tomista mentre, in verità, miravano a ben altro che era uno SVILUPPO DEL PROTESTANTESIMO ma che a differenza del quale mantenesse, dentro la Chiesa, LA SUA APPARENZA ORTODOSSA “cattolica”. L’eresia del Tyrrell (da non dimenticare che è “sua” l’esposizione idealista della “evoluzione del ruolo ecclesiastico; l’evoluzione dei dogmi…. la questione antropologica” fatta propria poi dal gesuita Karl Rahner…) fu condannata sotto il pontificato di san Pio X, ma come è specifico del padre della Menzogna, tale eresia confluì nelle idee del Buonaiuti e di altri. Non a caso definiva san Pio X “un pontefice aristocratico e perciò STERILE con una tendenza pastorale dittatoriale e schiavizzante…”.

Nelle Lettere di un prete modernista, pubblicate in anonimato, il Buonaiuti esprime il fulcro centrale delle sue idee ed esprimendo la sua nuova esperienza religiosa arriva ad affermare che «i sostegni della vecchia mentalità cattolica» possono essere tranquillamente abbandonati perché è necessario far confluire, semmai, “tutte quelle esperienze che l’hanno preceduta ma che furono dichiarate eretiche dalla Chiesa”. In sostanza si tratta di PRENDERE ciò che si ritiene positivo dal protestantesimo, ed altro, e farlo diventare cattolico… Questi ragionamenti spingono il Buonaiuti verso una vera AVVERSIONE PER I DOGMI non tanto in quanto tali, ma per la loro “presunta immutabilità”, di conseguenza castranti per la coscienza.

L’inganno del Modernismo, di cui parla lo stesso san Pio X nella Pascendi, lo si intravvede benissimo qui: Buonaiuti non nega i dogmi, ma si batterà per tutta la sua vita affinché essi possano evolversi e modificare… Il Fedele (in buona fede) al principio non se ne rende conto, giudica innocua l’idea perché non viene imposta o presentata imponendosi contro la Gerarchia o la stessa dottrina, ma condisce le proprie idee ammantandole di PASTORALE DELLA CARITA’, AMORE PER L’UOMO verso il quale, dottrine immutabili o dogmi immutabili, non sono più un servizio per l’uomo, MA LA SUA NUOVA E MODERNA FORMA DI SCHIAVITU’…..

Vi dice nulla, oggi, questa impostazione? Per il Buonaiuti se l’uomo non riesce ad intendere la forma del peccato in cui vive (ecco la radice luterana – vedi qui – contro il libero arbitrio, vedi qui), allora non c’è posto per la formulazione del dogma, le dottrine devono essere messe da parte, devono in qualche modo ADEGUARSI AL MOMENTO STORICO; allora DEVE ESSERE LA NUOVA PASTORALE a pensare al dogma come ADATTAMENTO di verità religiose ALLARGATE, AGGIORNATE; e non è, questo, l’obiettivo  per il Buonaiuti, è L’ESPERIENZA DELL’UOMO, al comune suo sentire, persino agli stati d’animo per un adeguamento costante. In tal modo – LA VERITA’ RELIGIOSA – diventerà il vero servizio per l’uomo e al contempo… la evoluzione dei dogmi per seguire adeguatamente L’EVOLUZIONE DEGLI UOMINI NEL TEMPO.

È il ribaltamento delle priorità: non più l’Uomo che deve convertirsi al Cristo Gesù, ma Cristo Gesù che si adeguerebbe così ad ogni necessità degli uomini perché, afferma il Buonaiuti, è per questo che Egli è venuto “PER SERVIRE, E NON PER FARSI ADORARE”. Vi dice nulla tutto ciò? È il preludio alla nefasta “svolta antropologica” di Karl Rahner, denunciata da padre Cornelio Fabro, che porterà alla “nuova Chiesa” di questo gesuita, come ha ben spiegato Stefano Fontana.

Un’altro fondamento della componente del Modernismo è… LA RICOSTRUZIONE STORICA DEI VANGELI (lo storicismo, condannato infatti da Pio XII, vedi qui), DELL’INSEGNAMENTO DI GESU’ E DELLA STESSA STORIA ECCLESIASTICA….. Un generale dei gesuiti modernisti come Arturo Sosa che afferma che “ai tempi di Gesù non c’erano i registratori”, vedi qui, e che si può tranquillamente riscrivere e re-interpretare ciò che Egli ha detto perché sarebbe lo Spirito Santo a rileggere TUTTO in chiave modernista, vi dice nulla? Siamo al cosiddetto “Modernismo storico”, anch’esso presente – profeticamente – nella denuncia di san Pio X nella Pascendi.

La FEDE deve essere riletta e re-interpretata in chiave storica, cioè anch’essa si modifica come del resto dogmi e dottrine, in un flusso del tutto naturale, storico appunto. In sostanza NON è più LA FEDE dei Padri e della Chiesa, la Fede Apostolica ad educare le nuove generazioni, a dettare le Norme e le dottrine immutabili, ma sarà LA STORIA DEI FEDELI a modificare il tutto a seconda delle loro ESPERIENZE STORICHE. Siamo alla Teologia del popolo

Scusate se stiamo sintetizzando, ma queste sono le basi fondamentali per avanzare poi negli approfondimenti che ognuno di voi potrà fare. Qui stiamo solo condensando le responsabilità di questo sacerdote, che non fu appunto l’unico, ma le cui idee confluirono inevitabilmente in quella corrente che conosciamo quale “Nouvelle teologie”, la nuova teologia per la quale – il gesuitismo modernista, con alcuni domenicani come padre Chenu e pure qualche francescano – furono poi tra i maggiori esponenti (tra i suoi esponenti principali, infatti, troviamo alcuni futuri cardinali: il domenicano Congar, e i gesuiti de Lubac e Daniélou..)[8].

Più complessa fu ed è una terza forma del Modernismo: quello politico. Vi era in Buonaiuti un necessario cambiamento del concetto della “societas Christiana” fino ad allora sostenuta da tutti i Pontefici e, di certo, dal Magistero della Chiesa. In un altro suo famoso libro Pellegrino a Roma, il Buonaiuti specifica come: «il cristiano non si diversifica dai suoi concittadini nel nome di una partecipazione qualsiasi a determinate posizioni politiche o a frammentarie organizzazioni economico sociali. Il cristiano è l’uomo che al di sopra e al di là di tutte le specificazioni politiche correnti si sente cittadino di una città superiore e questa sua anagrafica iscrizione in una città superiore traduce in forme di bontà, di temperanza, di mitezza, di condiscendenza, di perdono, da esercitarsi a favore indistintamente di tutti i fratelli che sono suoi compagni di pellegrinaggio e di pena»…

In sostanza, per il Buonaiuti, il Cristo avrebbe infranto la concezione statalista dell’impero di Roma e lo stesso nazionalismo di Israele e di conseguenza bisognava RIPORTARE LA CHIESA ALLE SUE ORIGINI (quell’archeologismo storico[9] condannato da Pio XII nella Mediator Dei), alle origini del Cristianesimo, sopprimere ogni barriera nazionalista, ripulire la Chiesa dalla sua storia politica del passato in virtù sempre di quel “sono venuto per servire, non per essere servito. Da questo storicismo si giungerà infatti alla superba e pretestuosa riforma liturgica della Messa detta Paolo VI…

La questione politica del Buonaiuti con il suo Modernismo è, come abbiamo accennato, molto complessa impossibile da trattare qui. Accenniamo solo, per aiutarvi a capire, come egli non era solo un convinto antifascista, ma fu anche contrario al famoso Concordato del 1929 denunciandolo come fatto inconcepibile per la Chiesa. Una “aberrazione di mescolanza tra Chiesa e Stato” e, citando Tertulliano, mostrava l’inconciliabilità del cristianesimo con l’impero; non solo ogni commistione di potere religioso e potere politico gli appariva deleteria per la Chiesa, ma il vero cristiano doveva restare distaccato; non si servono due padroni. Nell’interpretazione di quel “date a Cesare”, secondo il Buonaiuti, Cristo avrebbe imposto il disprezzo per ciò ch’è la moneta, per quella ch’è la parte di Cesare… con tutta la sua politica però poi col comunismo andava a braccetto[10].

Naturalmente l’argomento andrebbe sviluppato ulteriormente, troppo “facile” infatti rinchiudere la questione “Modernista” o del Buonaiuti esclusivamente su ciò che abbiamo dovuto sintetizzare, ma queste sono le basi di partenza per comprendere come nulla arriva all’improvviso… e che ciò in cui ci troviamo oggi a dover combattere è proprio quel Modernismo condannato da san Pio X e che mai, i Pontefici passati, avrebbero potuto pensare di essa ad una deflagrazione INTERNA, una implosione interna alla Chiesa, oggi devastante.

È vero che noi crediamo alla promessa del Cristo: “le porte degli inferi non prevarranno” e che questa “implosione” non farà mai crollare LA CHIESA, ma senza dubbio i danni ci sono a tal punto che la Vergine stessa è venuta per promettere la Buona Battaglia con “noi”, con La Chiesa “una, santa, cattolica, apostolica e romana”… fino a far trionfare su tutti i suoi nemici il Suo Cuore Immacolato, ma intanto la battaglia è in corso.

Dopo la condanna del Modernismo con la Pascendi di san Pio X, ad onor del vero, con la quale la Chiesa dovette intervenire duramente per difendere il gregge dai lupi, proteggerlo da ciò che esso deve credere, distinguere tra Bene e Male, tra ciò che è vera Fede e ciò che non lo è… si accese anche una accanita “caccia al modernista”… pensate che tra i primi fedelissimi esecutori della condanna – e per farla rispettare – ci furono paradossalmente proprio, anche, i Gesuiti…. San Padre Pio, lo stesso Don Dolindo Ruotolo, furono tra coloro che ne pagarono le conseguenze non perché accusati di modernismo…. ma perché “TUTTI” venivano filtrati con lo stesso criterio. La caccia ai modernisti fu a volte ingiustificata. Tuttavia ATTENTI a quanti accusano la Chiesa di aver esagerato contro il Modernismo perché non è affatto vero… Un conto furono coloro che si accanirono difensori della Pascendi per mettere in atto le proprie vendette…. altra cosa fu che, ogni vento di Modernismo, andava inesorabilmente perseguito.

Lo stesso Buonaiuti racconta che il cardinale Carlo Perosi (fratello del grande musicista mons. Lorenzo Perosi), segretario del Sant’Ufficio, lo congedò, in quell’incontro del 1924 che precedette la scomunica, dicendogli: «Non c’è nulla da fare, avete un cervello troppo diverso dal nostro»… Cosa dunque accomuna il Buonaiuti alla drammatica apostasia del nostro tempo, è proprio questa “diversità” del pensiero cattolico[11], una diversità che non può venire dallo Spirito Santo poiché questa divide e sta dividendo la Chiesa al suo interno, come del resto hanno fatto tutte le eresie. Buonaiuti era pur sempre un sacerdote sensibile alla sua missione, era in buona fede ma di quella con la quale si lastrica la via della rottura, dell’anarchia, dell’apostasia, dell’inferno, non a caso giunse anche a dubitare della Divina Presenza nell’Eucaristia e cominciò a sviluppare un pensiero ambiguo sulla Santissima Trinità….

Era animato da molto ottimismo, credeva davvero che l’uomo potesse cavarsela anche da solo, attraverso una coscienza non più legata a dogmi e dottrine, dimenticando però quelle parole del Cristo “senza di me non potete far nulla” che sono la dottrina stessa “chi vuol venire a me, prenda ogni giorno la sua croce e mi segua”; “chi mi ama osserva i miei comandamenti”moniti che san Paolo raccoglie mirabilmente con quel primo “anatema” della Chiesa: “Mi meraviglio che così in fretta da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo passiate ad un altro vangelo. In realtà, però, non ce n’è un altro; solo che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo. Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema! L’abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema! Infatti, è forse il favore degli uomini che intendo guadagnarmi, o non piuttosto quello di Dio? Oppure cerco di piacere agli uomini? Se ancora io piacessi agli uomini, non sarei più servitore di Cristo!” (Gal.1,1-10) e dove specifica al versetto seguente: “Vi dichiaro dunque, fratelli, che il vangelo da me annunziato non è modellato sull’uomo” (v.11), ed è invece ciò che pretese fare Buonaiuti, ciò che vuole il Modernismo, ciò che sta facendo la pastorale di oggi: un vangelo modellato sull’uomo, sul povero, sul migrante… dove non è l’uomo che deve convertirsi al Cristo, ma si usa il Vangelo affinché si aggiorni e si adatti alle difficoltà dell’uomo di oggi.

Ciò che è chiaro oggi a molti cattolici (forse inconsapevolmente) modernisti, non è l’eresia del Buonaiuti che probabilmente neppure conoscono, ma il fatto che sia stato “sfortunato” per non aver saputo attendere “l’evolversi dei tempi”, ma era nato in quel momento e dunque – oggi – sarebbe da dichiarare un “profeta” poiché i suoi insegnamenti non solo sono entrati nella Chiesa, ma oggi la dirigono! Un esempio di ciò lo abbiamo proprio in Angelo Giuseppe Roncalli, il futuro Giovanni XXIII il quale, in virtù dell’obbedienza, non si aggregò mai al Buonaiuti che conosceva personalmente e furono compagni di viaggio per un certo tempo, ma ne respirò l’aria imparando ad aspettare l’evolversi dei tempi “più favorevoli” ed infatti, quando fu eletto Papa, queste erano di fondo le sue aperture: “un andare adagio” inventando un concilio “PASTORALE” (non era mai accaduto nella Chiesa, questa fu la vera novità) attraverso il quale filtrare il pensiero stesso del Modernismo, un Modernismo moderato, come a dire “una eresia moderata”. Pochi sanno, infatti, che Roncalli sarebbe dovuto diventare professore ecclesiastico di storia, ma gli fu vietato di insegnare perché “già sospetto” di modernismo… Un altro esempio, se volete, lo troverete qui.

Non possiamo che domandarci: “il Modernismo non sarebbe più una eresia contraria alla fede e perciò causa di auto esclusione dalla Chiesa cattolica? Questa condanna, che è nel magistero dei Papi e in special modo in san Pio X, non sarebbe più valida? Con quale argomentazione? Perché i documenti del Vaticano II non la confermarono? Gli errori del modernismo hanno prima contaminato la vita sociale col democratismo dominante che pone i princìpi al pari delle opinioni, la realtà a livello dell’illusione e la verità alla mercé della volontà popolare. Furono condannati dal Sillabo di Pio IX. Ma poi il processo rivoluzionario si concentrò contro la Chiesa, infiltrandosi con utopie derivate dal concetto dell’evoluzione dell’umana coscienza che, una volta matura, si emancipa dall’autorità delle Scritture, dal potere gerarchico della Chiesa e dall’ordine sociale cristiano. Un processo che conduce all’abbandono del principio di trascendenza per quello di immanenza, fa dell’uomo il centro di tutto e, perciò, riduce la religione a mero umanitarismo, come lo vorrebbe la MassoneriaSi capisce, perciò, l’attrazione che questa ha esercitato su Roncalli. Il fatto certo è che i modernisti sono scomunicati di fatto dalla Chiesa con un giudizio imprescrivibile perché nemici della vera fede, e in questa veste, infiltrati per demolire la fede tradizionale e l’autorità cattolica col loro infido pensare ed agire, condannato dalla Chiesa” (fonte qui, da un articolo del 2007, diremo in tempi non sospetti).

Non ci si meravigli di ciò… la Gerarchia Cattolica si sentì coinvolta emotivamente per le due Guerre Mondiali, i sensi di colpa aumentavano e non furono pochi coloro che all’interno della Chiesa, avvertivano la necessità di un “cambiamento”… una prova la trovate qui. Lo sforzo che tutti i Pontefici tentarono di fare, fino al Venerabile Pio XII, fu quello di condannare l’eresia, sottolineare quali fossero gli errori da fuggire e, al tempo stesso, avanzare lentamente nelle riforme essenziali, specialmente in campo ecumenico, vedi qui. Ma da Giovanni XXIII – con la novità di un concilio PASTORALE – si cessò di denunciare e condannare l’eresia, si preferì anteporre alla Verità la “medicina” della Misericordia, quasi fossero due realtà incompatibili, opposte tra loro, come se la Verità (ossia la Dottrina e i Dogmi) fosse un impedimento alla vera felicità dell’uomo… pur tentando di continuare a difendere il fulcro dottrinale. Ma era evidente che una Dottrina difesa in questo modo (vedi Paolo VI con l’Humanae Vitae, o il Magistero di Giovanni Paolo II in difesa della Vita e della Famiglia, come anche il famoso Documento Dominus Jesus, vedi qui) prima o poi sarebbe venuta meno in nome proprio della Misericordia… ed è quanto sta accadendo ancora oggi.

Ci sarebbe e c’è naturalmente molto altro da dire, per il momento ci sembra utile fermarci qui per dare modo anche a voi di riflettere con molta serenità, ricordando di sfogliare i nostri Dossier qui; e i Falsi Maestri qui, per comprendere la gravità del Modernismo e in quali modi subdoli (spesso anche in modo dolce ed accattivante) non solo si è insinuato nella Chiesa (il famoso “fumo di Satana”, espresso letteralmente da Paolo VI, il quale però ne favorì l’ingresso, sostenendo l’Umanesimo integrale di Jacques Maritain ed emanando la riforma liturgica), ma di come si sia soprattutto imposto con diabolica pertinacia.

Vogliamo chiudere questo excursus con un passaggio eloquente di Benedetto XVI nella sua recente e grandiosa “Lectio” – vedi qui – la quale, come afferma giustamente il professore Stefano Fontana: corregge l’Amoris laetitia e risponde ai famosi Dubia, quelli a cui papa Francesco non volle rispondere, vedi qui. Ecco un passaggio importante: “Di fronte all’estensione delle colpe di pedofilia, viene in mente una parola di Gesù che dice: «Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare» (Mc 9,42). Nel suo significato originario questa parola non parla dell’adescamento di bambini a scopo sessuale. Il termine «i piccoli» nel linguaggio di Gesù designa i credenti semplici, che potrebbero essere scossi nella loro fede dalla superbia intellettuale di quelli che si credono intelligenti. Gesù qui allora protegge il bene della fede con una perentoria minaccia di pena per coloro che le recano offesa. Il moderno utilizzo di quelle parole in sé non è sbagliato, ma non deve occultare il loro senso originario. (..) Sono altrettanto importanti beni preziosi come la fede. (..) Nella coscienza giuridica comune la fede non sembra più avere il rango di un bene da proteggere. È una situazione preoccupante, sulla quale i pastori della Chiesa devono riflettere e considerare seriamente“.

Ora due parole sono indispensabili per capire il passaggio successivo della Pascendi di san Pio X, atto a proteggere i futuri Sacerdoti dal contagio del Modernismo: il Motu Proprio Sacrorum antistitum (1910) con IL GIURAMENTO ANTIMODERNISTA, che vi posteremo al termine.

La Pascendi di san Pio X ebbe il merito di sintetizzare la pericolosità del Modernismo a tal punto che, i veri nemici della Chiesa dovettero effettivamente ingegnarsi sempre di più per filtrare le loro idee eretiche. Da qui la famosa frase del Buonaiuti postata in apertura e che ben sintetizza l’opera diabolica dei Modernisti: combattere Roma non dall’esterno, ma dall’interno, ossia, appropriarsi dei posti di comando, dei seminari, delle scuole, dell’editoria, di ogni angolo cattolico e disarmarlo dall’interno per cambiare la Chiesa stessa. Essi infatti non vogliono affatto “demolirla” ma cambiarla e cambiarla dal di dentro[12], che siano i Pastori a farlo, consapevolmente o meno. Questo però… era anche il progetto della Massoneria riportato persino da san Giovanni Bosco nei suoi Quaderni, vedi qui, perciò non accusateci di complottismo!

È sempre il Buonaiuti a confessare, nelle sue Lettere di un prete modernista, questa agghiacciante affermazione: “Noi modernisti siamo costretti dolorosamente a congiurare nell’ombra, a fomentare sommessamente il fuoco sacro delle nuove idealità religiose in seno al giovane clero. Noi sentiamo pesare sul nostro capo, come una spada di Damocle, la minaccia della sconfessione pubblica vaticana, forse della scomunica. Ma siamo pronti a tutto. Le nostre idee si sono ormai impossessate dei nostri spiriti: vi hanno gettato radici profonde; nessuno potrebbe più svellerle mai. Attendiamo quindi fiduciosi l’avvenire, persuasi che con le vie pacifiche o con gli scatti della ribellione, la Chiesa dogmatica cederà lentamente ma fatalmente il terreno alle nuove correnti e alle nuove forme della religiosità contemporanea. (…) Che importa se la nostra esistenza si spezzerà prima di cogliere i risultati tangibili del nostro lavoro? Con la mano, piena di germi, piegata sul solco, noi siamo certi di lavorare per una mietitura lontana. La causa del nostro immancabile successo è qui: nella certezza di lavorare non per l’oggi o per il domani, ma alteri saeculo”.

In ultima analisi, per il Buonaiuti, “il miglior modo di servire la Chiesa visibile è proprio quello di resisterle e di impugnarla… Se in ore ardue di trapasso i valori terreni inquinano troppo intimamente gli organismi depositari della loro funzione, l’insurrezione è logica e salutare…“.

San Pio X lo sapeva bene tanto che, nella Pascendi, scrive ed ammonisce:

“Ed a rompere senza più gl’indugi Ci spinge anzitutto il fatto, che i fautori dell’errore già non sono ormai da ricercarsi fra i nemici dichiarati; ma, ciò che dà somma pena e timore, si celano nel seno stesso della Chiesa, tanto più perniciosi quanto meno sono in vista. Alludiamo, o Venerabili Fratelli, a molti del laicato cattolico e, ciò ch’è più deplorevole, a non pochi dello stesso ceto sacerdotale, i quali, sotto finta di amore per la Chiesa, scevri d’ogni solido presidio di filosofico e teologico sapere, tutti anzi penetrati delle velenose dottrine dei nemici della Chiesa, si dànno, senza ritegno di sorta, per riformatori della Chiesa medesima; e, fatta audacemente schiera, si gittano su quanto vi ha di più santo nell’opera di Cristo, non risparmiando la persona stessa del Redentore divino, che, con ardimento sacrilego, rimpiccioliscono fino alla condizione di un puro e semplice uomo…”.

L’attualità di queste parole sta nel fatto che, anche a causa di un certo ecumenismo “impazzito”, ecumaniacale…. vedi qui, c’è chi ritenne (e ritiene ancora oggi) che il Modernismo sia “cosa superata”, finita addirittura negli Anni ‘30 e con esso lo stesso Giuramento Antimodernista, fatto sostituire da Paolo VI (ri-sostituita a sua volta da quella fatta nel pontificato di Giovanni Paolo II) sempre con una Professione di Fede senza dubbio, ma meno incisiva però dal punto di vista di un impegno più forte contro ogni eresia. In questo link, chiesaepostconcilio, ha pubblicato i “nuovi” giuramenti.

Il Buonaiuti esce allo “scoperto”, possiamo dire, con queste sue Lettere accanendosi contro san Pio X per la Pascendi. Accusa il Pontefice di essere “raggirato dai gesuiti ottusi e troppo fedeli a Roma”, di essere un “oppressore della libertà nella Chiesa“; di “opprimere i sacerdoti” soffocando in essi LO SPIRITO DELLA NUOVA PENTECOSTE…. Riconoscendogli una integrità morale e spirituale, accusa il Pontefice di bigottismo, e la sua elezione: “UN BRUTTO SOGNO ESTIVO, un incubo“…. e lo accusa di voler essere “TROPPO FEDELE AI PADRI E AL NUOVO TESTAMENTO” e non nega il bene di ciò, ma ne denuncia il metodo “troppo antiquato e inadatto ai tempi moderni“… e denuncia: “Pio X segue un unico criterio: conservare l’antico, a costo di sacrificare uomini, idee, cose, senza misericordia…” ed afferma ancora: “L’ex-patriarca di Venezia, salito al pontificato, lanciò il motto di un grandioso programma: Instaurare omnia in Christo. Ma, poverissimo di idee…” ed insiste: ottuso ed insensibile alla voce dello SPIRITO…. seminatore di discordie, colui che ha gettato scompiglio nelle diocesi, atteggiamento intellettuale negativo nei confronti della libertà delle coscienze, seminatore di un pensiero distruttore…. e qui ci fermiamo, giudicate voi!

SENZA MISERICORDIA… dunque, un pensiero che diventerà proprio in tutti i Modernisti, anche nel giovane Montini – futuro Paolo VI – e nello stesso Roncalli suo amico, il futuro Giovanni XXIII, un “adagio andare” dal concilio ad oggi perché nulla arriva all’improvviso…. Mentre da qui si intravvede come il Buonaiuti non fece presa in Benedetto XV, in Pio XI e in Pio XII.

Invitiamo, allora, tutti i nostri Lettori a fare proprio il Giuramento antimodernista, di rispolverarlo, impararlo a memoria e divulgarlo perché questo fu ed è Magistero dell’infallibilità papale, ed è ancora valido perché – FEDE E DOTTRINA – non mutano, ciò che era peccato ieri è peccato anche oggi, ciò che era eretico ieri è eretico anche oggi!

Rammentando bene cosa è questa vera infallibilità papale e cosa non è, così il beato Pio IX nella Pastor Aeternus, vedi qui, con la quale sanciva l’infallibilità del Papa con queste parole: “Lo Spirito Santo infatti, non è stato promesso ai successori di Pietro per rivelare, con la sua ispirazione, una nuova dottrina, ma per custodire con scrupolo e per far conoscere con fedeltà, con la sua assistenza, la rivelazione trasmessa dagli Apostoli, cioè il deposito della fede..

Laudetur Jesus Christus

IL GIURAMENTO ANTIMODERNISTA

Acta Apostolicæ Sedis, 1910, pp. 669-672

IO (NOME), fermamente accetto e credo in tutte e in ciascuna delle verità definite, affermate e dichiarate dal magistero infallibile della Chiesa, soprattutto quei principi dottrinali che contraddicono direttamente gli errori del tempo presente.

Primo: credo che Dio, principio e fine di tutte le cose, può essere conosciuto con certezza e può anche essere dimostrato con i lumi della ragione naturale nelle opere da lui compiute (cf Rm 1,20), cioè nelle creature visibili, come causa dai suoi effetti.

Secondo: ammetto e riconosco le prove esteriori della rivelazione, cioè gli interventi divini, e soprattutto i miracoli e le profezie, come segni certissimi dell’origine soprannaturale della religione cristiana, e li ritengo perfettamente adatti a tutti gli uomini di tutti i tempi, compreso quello in cui viviamo.

Terzo: con la stessa fede incrollabile credo che la Chiesa, custode e maestra del verbo rivelato, è stata istituita immediatamente e direttamente da Cristo stesso vero e storico mentre viveva fra noi, e che è stata edificata su Pietro, capo della gerarchia ecclesiastica, e sui suoi successori attraverso i secoli.

Quarto: accolgo sinceramente la dottrina della fede trasmessa a noi dagli apostoli tramite i padri ortodossi, sempre con lo stesso senso e uguale contenuto, e respingo del tutto la fantasiosa eresia dell’evoluzione dei dogmi da un significato all’altro, diverso da quello che prima la Chiesa professava; condanno similmente ogni errore che pretende sostituire il deposito divino, affidato da Cristo alla Chiesa perché lo custodisse fedelmente, con una ipotesi filosofica o una creazione della coscienza che si è andata lentamente formando mediante sforzi umani e continua a perfezionarsi con un progresso indefinito.

Quinto: sono assolutamente convinto e sinceramente dichiaro che la fede non è un cieco sentimento religioso che emerge dall’oscurità del subcosciente per impulso del cuore e inclinazione della volontà moralmente educata, ma un vero assenso dell’intelletto a una verità ricevuta dal di fuori con la predicazione, per il quale, fiduciosi nella sua autorità supremamente verace, noi crediamo tutto quello che il Dio personale, creatore e signore nostro, ha detto, attestato e rivelato.

Mi sottometto anche con il dovuto rispetto e di tutto cuore aderisco a tutte le condanne, dichiarazioni e prescrizioni dell’enciclica Pascendi e del decreto Lamentabili, particolarmente circa la cosiddetta storia dei dogmi.

Riprovo altresì l’errore di chi sostiene che la fede proposta dalla Chiesa può essere contraria alla storia, e che i dogmi cattolici, nel senso che oggi viene loro attribuito, sono inconciliabili con le reali origini della religione cristiana.

Disapprovo pure e respingo l’opinione di chi pensa che l’uomo cristiano più istruito si riveste della doppia personalità del credente e dello storico, come se allo storico fosse lecito difendere tesi che contraddicono alla fede del credente o fissare delle premesse dalle quali si conclude che i dogmi sono falsi o dubbi, purché non siano positivamente negati.

Condanno parimenti quel sistema di giudicare e di interpretare la sacra Scrittura che, disdegnando la tradizione della Chiesa, l’analogia della fede e le norme della Sede apostolica, ricorre al metodo dei razionalisti e con non minore disinvoltura che audacia applica la critica testuale come regola unica e suprema.

Rifiuto inoltre la sentenza di chi ritiene che l’insegnamento di discipline storico-teologiche o chi ne tratta per iscritto deve inizialmente prescindere da ogni idea preconcetta sia sull’origine soprannaturale della tradizione cattolica sia dell’aiuto promesso da Dio per la perenne salvaguardia delle singole verità rivelate, e poi interpretare i testi patristici solo su basi scientifiche, estromettendo ogni autorità religiosa e con la stessa autonomia critica ammessa per l’esame di qualsiasi altro documento profano.

Mi dichiaro infine del tutto estraneo ad ogni errore dei modernisti, secondo cui nella sacra tradizione non c’è niente di divino o peggio ancora lo ammettono ma in senso panteistico, riducendolo ad un evento puro e semplice analogo a quelli ricorrenti nella storia, per cui gli uomini con il proprio impegno, l’abilità e l’ingegno prolungano nelle età posteriori la scuola inaugurata da Cristo e dagli apostoli.

Mantengo pertanto e fino all’ultimo respiro manterrò la fede dei padri nel carisma certo della verità, che è stato, è e sempre sarà nella successione dell’episcopato agli apostoli (1), non perché si assuma quel che sembra migliore e più consono alla cultura propria e particolare di ogni epoca, ma perché la verità assoluta e immutabile predicata in principio dagli apostoli non sia mai creduta in modo diverso né in altro modo intesa (2).

Mi impegno ad osservare tutto questo fedelmente, integralmente e sinceramente e di custodirlo inviolabilmente senza mai discostarmene né nell’insegnamento né in nessun genere di discorsi o di scritti. Così prometto, così giuro, così mi aiutino Dio e questi santi Vangeli di Dio.

Dato in Roma, presso San Pietro, il giorno 1° settembre dell’anno 1910, ottavo del Nostro Pontificato.

Pio PP. X

Note:

1 Ireneo, Adversus haereses, 4, 26, 2: PG 7, 1053.

2 Tertulliano, De praescriptione haereticorum, 28: PL 2, 40.


[1] Il dramma umano e sacerdotale di Ernesto Buonaiuti, prete modernista (Luca Caruso, Korazym.org, 10-07-2014)

Adesso Papa Francesco perdoni l’eretico Buonaiuti (Giordano Bruno Guerri, Il Giornale, 18-04-2016)

[2] Papa Francesco: abbandonati pregiudizi su Lutero, cattolici e luterani mai più avversari (Giada Aquilino, VaticanNews, 07-12-2017).

[3] Il modernismo cattolico (Ernesto Buonaiuti, Guanda, 1943, pp. 128-130). Il grassetto è nostro.

[4] Il Concilio parallelo. L’inizio anomalo del Vaticano II (Paolo Pasqualucci, Fede&Cultura, Verona, 2014).

[5] Il Papa non eletto. Giuseppe Siri, cardinale di Santa Romana Chiesa (Benny Lai, Laterza, 1993).

[6] Il protestantesimo, culla del modernismo teologico (Corrado Gnerre, Il settimanale di Padre Pio, 22-10-2017)

[7] Il Concilio Vaticano II. Una storia mai scritta (Roberto de Mattei, Lindau, 2010).

[8] Nouvelle Theologie; una nuova veste dell’eresia modernista (CorsiadeiServi.it)

[9] Archeologia o archeologismo? (Don Ivo Cisar, Una Voce Venetia).

[10] «Il cristianesimo è nato comunista, e il comunismo è nato cristiano. Si tratta, naturalmente, di intendersi però così sul significato della parola cristianesimo, come sul significato della parola comunismo» (Ernesto Buonaiuti, La Chiesa e il comunismo. Il problema delle relazioni diplomatiche fra Roma e Mosca, Bompiani, 1945).

[11] Papa Paolo VI così disse a Jean Guitton a Castel Gandolfo il 7 settembre del 1977: «[…] Ciò che mi colpisce, quando considero il mondo cattolico, è che all’interno del cattolicesimo sembra talvolta predominare un pensiero di tipo non cattolico, e può avvenire che questo pensiero non cattolico all’interno del cattolicesimo diventi domani il più forte. Ma esso non rappresenterà mai il pensiero della Chiesa. […]» (Jean Guitton, Paolo VI segreto, IV edizione, San Paolo Edizioni, 2002).

[12] «Non bisogna fare un’altra Chiesa, bisogna fare una Chiesa diversa» (Yves Congar, OP, Vera e falsa riforma della Chiesa, 1950).

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SI LEGGA ANCHE QUI:

Don Morselli: Il modernismo non sopporta il Gesù storico…

 


 

Sai dire esattamente cosa è il modernismo, sintesi di tutte le eresie?

Un bell’articolo dottrinale sulla setta modernista, oggi ritornata molto in auge tra gli uomini della Chiesa.
Dagli amici di Basta Bugie.
Luigi – DI MIL

SAI DIRE ESATTAMENTE COS’E’ IL MODERNISMO?

San Pio X per combatterlo prescrisse il ”Giuramento antimodernista” per poter insegnare religione e teologia, ma il giuramento fu eliminato nel 1966 (e così il modernismo riprese vita all’interno della Chiesa)
di Mario lannaccone
Quante volte abbiamo sentito sostenere da giornalisti e ideologi che la teoria del gender non esiste? Che è un’invenzione? Spesso. Eppure, abbiamo prove abbondanti che esista e sia sostenuta da un apparato teorico, mediatico, scientifico e persino legislativo. Ebbene la stessa tattica, vale a dire sostenere che non esista qualcosa che esiste, viene applicata da tempo riguardo alla vicenda secolare del Modernismo, che fu definito da san Pio X la «sintesi di tutte le eresie», in quanto movimento ereticale multiforme che mirava al cuore del cattolicesimo.
Recentemente lo storico Alberto Melloni durante il convegno L’ostinazione della carità (Bologna, 23 ottobre 2019) dedicato alla figura di don Olinto Marella (1882-1969) ha affermato che una generazione di sacerdoti fu perseguitata dalla Chiesa per un abbaglio. L’antimodernismo è «una vicenda molto singolare», ha detto, «perché è la persecuzione di una cosa che non esiste». Non basta: «Il modernismo è un’invenzione di chi lo perseguita, che vede in una serie di fermenti un grande nemico». Fu insomma un’isterica teoria del complotto, sostiene Melloni, creata dai persecutori i quali avrebbero visto nei novatori più disparati un unico movimento, colpendo per errore – tra i più noti – Alfred Loisy, George Tyrrell, Romolo Murri, Antonio Fogazzaro o Ernesto Buonaiuti, figure che si proponevano semplicemente di svecchiare la Chiesa. Eppure per ciascuno di questi personaggi citati da Melloni come vittime innocenti del sospetto antimodernista, si possono elencare esempi lampanti della critica radicale a cui sottoposero la fede cattolica, proponendo cambiamenti dottrinali e tesi palesemente eretiche.
Il Modernismo fu censurato come un’eresia unica nell’enciclica Pascendi Dominici Gregis (1907) promulgata da san Pio X, enciclica opportuna perché i modernisti, che avevano posizioni più o meno radicali, mostravano un atteggiamento bellicoso nella prassi, agendo anche all’interno dei seminari. Molti di loro erano professori in contatto con giovani in formazione e giovani preti; scrivevano, dirigevano riviste e associazioni.
Alcuni erano collegati al mondo teosofico, massonico, socialista o agnostico del tempo. Fu perciò opportuno e giusto introdurre nel 1910 anche il Giuramento antimodernista, per insegnare religione e teologia. Fu un errore eliminarlo nel 1966?
Probabilmente.
LE VICENDE DI ALFRED LOISY E ROMOLO MURRI
Prendiamo Alfred Loisy (1857-1940), citato da Melloni come un innocuo prete francese. Sin dal seminario fu critico su quasi ogni aspetto della dottrina cattolica; nel momento in cui venne ordinato diacono con obbligo del celibato scrisse che con quell’ordinazione si era «consumato il grande errore della mia vita». E allora la domanda è: perché non divenne pastore protestante? Perché si fece prete, lui ammiratore di Ernest Renan? Perché il suo desiderio, come quello di molti modernisti, non era di migliorare se stesso in funzione della dottrina ma di cambiare la dottrina in funzione di sé. Il resto della vita di Loisy fu un tentativo di conciliare scienza, scienza storica e dogmatica nella logica dell’aggiornamento e dell’evoluzione, anche dell’evoluzione dei dogmi. E di operare non dall’esterno, ma in incognito dentro la Chiesa, Dunque, la sua condanna fu davvero un abbaglio?
Ancora più evidente è la vicenda di don Romolo Murri (1870-1944), sospeso a divinis nel 1907 e poi scomunicato per essere stato eletto nel partito della Lega democratica, poi vicino al fascismo, collaboratore di un ministero fascista dal 1941 al 1944 su interessamento del gerarca Dino Grandi. Le sue critiche al celibato sacerdotale lo portarono a sposare la danese Ragnhild Lund, dalla quale ebbe un figlio. Anche Murri si fece prete maturando presto l’intenzione di cambiare la missione del sacerdozio, della Chiesa, di cambiare i dogmi. Molti dei modernisti negavano la divinità e la resurrezione di Cristo, i dogmi riguardanti la Madonna, oltre a rigettare il celibato sacerdotale e molto altro.
PIÙ CHE UN ABBAGLIO ALLORA, UNA MISTIFICAZIONE OGGI
È falso che questa «grande eresia della modernità» fosse «un abbaglio», come sostiene Melloni. Chi si oppose al Modernismo tentò di arginare un potente fenomeno di gnosticismo e di protestantizzazione (non del tutto slegato dalla Massoneria) che colpì la Chiesa a fine ‘800. Lo fece, anche, attraverso una «commissione antimodernista» che chiedeva informazioni sui simpatizzanti modernisti che insegnavano nei seminari, nelle università cattoliche, nelle scuole dei religiosi, poté fare errori e li fece -talvolta furono sospettate persone innocenti – ma, nella sua essenza, era giusta e opportuna. Melloni, deridendolo, definisce l’antimodernista come
colui che si sentiva minacciato dal «grande mostro che andava all’assalto della Chiesa». Eppure basterebbe rileggere il Programma dei modernisti, documento che uscì in risposta alla Pascendi Dominici Gregis, tra i cui estensori figurava probabilmente un modernista di punta come il sacerdote scomunicato Ernesto Buonaiuti (1881-1946), per constatare come il Modernismo scardinasse l’ecclesiologia, la dogmatica, arrivando a introdurre forme di sincretismo religioso. Esisteva anche un fenomeno di modernismo cosiddetto sociale, forse il meno pericoloso: l’attenzione ai problemi sociali, nella Chiesa, non arrivò infatti dai modernisti ma dalla Rerum Novarum di Leone XIII.
CHI VINSE LA PARTITA?
In definitiva, chi vinse? La sicurezza di Melloni ci mostra che i modernisti a loro modo vinsero e che molte delle 65 tesi (incluse nel decreto Lamentabili, [vedi nota in fondo all’articolo, N.d.BB]) giudicate caratteristiche di questa «sintesi delle eresie», non sono morte.
Molti personaggi vicini al modernismo soffrirono, ma i più, nel tempo, fecero carriera e s’infiltrarono, letteralmente, nelle strutture direttive della Chiesa, nei seminari, nelle università. Ciò accadde dopo l’eliminazione del giuramento antimodernista e lo smantellamento dell’apparato che intendeva reprimere l’eresia.
«Come si può credere che Piccolo mondo antico andasse a detrimento della Chiesa?», chiede a un certo punto Melloni nel corso della conferenza di Bologna, citando lo scrittore modernista Antonio Fogazzaro (1842-1911). Se si sono letti i suoi romanzi, da Malombra a Il Santo, lo si può pensare, eccome. Egli credeva alla reincarnazione e in una Chiesa apocalittica, senza struttura e dogmi. Per Melloni, Fogazzaro finì nella lista dei modernisti per errore: non costituiva un pericolo. Impossibile, però, credere che non influenzasse il pubblico visto che i suoi libri intrisi di modernismo, spiritualismo, spirito filo massonico incontrarono un enorme successo. Messo all’Indice Fogazzaro si sottomise alla Chiesa ma solo formalmente, non nel cuore, arrivando ad affermare che per cambiare la Chiesa non bisognava combatterla apertamente, era necessario farlo segretamente, infiltrando appunto seminari, scuole, riviste e gerarchie. In fondo, è quello che da allora continua ad essere fatto…
Nota di BastaBugie: il Modernismo è un complesso fenomeno di critica alla Chiesa nato nel seno della Chiesa stessa. Fu sintetizzato in 65 tesi giudicate eretiche e comprese nel decreto del Sant’Uffizio Lamentabili Sane Exitu (1907) e nell’enciclica Pascendi Dominici Gregis (1910) di papa san Pio X. Per combatterlo fu istituito il giuramento antimodernista (motu proprio Sacrorum Antistitum, 1910) richiesto a preti e insegnanti di scuole e seminari. Nonostante decenni di lotta, i modernisti rimasero in gran parte ai loro posti e influenzarono tutta la cosiddetta teologia progressista – e non solo – nell’accezione che diede al termine padre Cornelio Fabro nel suo studio L’avventura della teologia progressista (1974). [Timone n. 190 dicembre 2019]
Grazie alla segnalazione di un nostro lettore precisiamo che il giuramento antimodernista e la professione di fede fino al 1965 era prescritto anche per tutti i laureandi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Titolo originale: Il modernismo non è mai esistito, o forse sì
Fonte: Il Timone, n. 190 (dicembre 2019)

 

 


PARENTESI SUL MODERNISMO

I modernisti si ergono a paladini delle riforme, ma padre Livio puntualizza che i modernisti non vogliono quel sano e illuminato “aggiornamento”, conseguito da san Giovanni XXIII e dal Concilio. «Si tratta invece di un attacco diabolico portato avanti da chi ha perso la fede, come l’apostolo traditore, che ha venduto il suo Maestro nel quale non credeva più».

Le radici del modernismo sono antiche, anche se si è sviluppato nello scorso secolo. L’esistenza di Dio fa parte dell’esperienza storica dell’umanità, mentre l’ateismo è un fenomeno circoscritto solo a certe categorie della società. Il modernismo si è potuto sviluppare soltanto nella nostra epoca, caratterizzata dalla “svolta antropologica”, che consiste nell’aver messo l’uomo al posto di Dio. Pertanto viene negata «l’esistenza di una Causa prima che ha creato il mondo dal nulla, divinizzando così la natura e l’uomo[…] Non esiste dunque un Dio creatore, un Essere che sussiste per se stesso e che è la Causa prima di tutte le cose».

Il pensiero che nega l’esistenza di Dio e che divinizza il mondo, è il “panteismo”, quel pensiero che attribuisce le caratteristiche della divinità a tutto ciò che esiste, in particolare all’uomo. E’ un’eresia antica, ma che ritorna nel nostro tempo, attraverso quella religione mondiale, dove l’uomo celebra se stesso al posto di Dio.

Padre Livio individua nel modernismo il nuovo umanitarismo, dove si esalta l’uomo, senza la dimensione spirituale, e infatti viene indicato come un animale più sviluppato.

In sette capitoli padre Livio descrive il fenomeno modernista, utilizzando una serie di negazioni. Inizia a descrivere del modernismo nella fede.

L’eresia modernista nega il soprannaturale, la trascendenza, in quanto riduce tutta la realtà alla natura e alle sue manifestazioni. Divinizzazione del mondo e della terra, sono le sue caratteristiche. Certo i cristiani non disprezzano la natura, è un dono di Dio, e pertanto padre Livio più che proporre una “conversione ecologica”, è urgente una conversione del cuore da parte dell’umanità.

Il modernismo nega la Divina Rivelazione. Padre Livio sottolinea che tanti modernisti appartengono al clero, è una grande tristezza, lo constatava a suo tempo San Pio X, poi anche lo stesso san Paolo VI, quando alluse al “fumo di satana” che da qualche fessura era entrato nella Chiesa.

Il modernismo nega l’opera della creazione, inoltre nega pure la divinità di Gesù Cristo. L’offensiva modernista è rivolta soprattutto contro la storicità dei Vangeli e la figura stessa di Gesù, che viene ridotto a un semplice maestro spirituale. I modernisti cancellano dai Vangeli tutto ciò che è soprannaturale, come le guarigioni operate da Gesù, tutte le affermazioni dove Gesù rivela la sua divinità. L’obiettivo ultimo per padre Livio è quello di unire tutte le religioni, accettando tutto quello che è conforme al mondo moderno.

Questi modernisti da padre Livio sono paragonati a lupi travestiti da agnelli, che aggirano nell’ovile facendo scempio del gregge. Non c’è da meravigliarsi, la storia della Chiesa è soggetta a queste aggressioni interne.

Il modernismo nega l’origine divina della Chiesa. I modernisti si considerano dei riformatori della Chiesa e vedono in Martin Lutero, il loro antesignano e nei protestanti i loro maestri. Pertanto il protestantesimo va visto come un esempio da imitare. Tutto deve essere cambiato, tutto è in evoluzione.

Tuttavia il cristiano deve seguire i santi, sono loro che «hanno rinnovato la Chiesa con la forza dello Spirito, riportandola alle sue radici evangeliche, ogni volta che il vento della modernità ha soffiato fra le sue mura». I veri riformatori nella Storia della Chiesa sono stati S. Francesco, S. Domenico, S. Caterina da Siena, S. Ignazio, i santi sociali torinesi.

Il modernismo nega l’aldilà. Con la morte finisce tutto, pertanto secondo i modernisti, la Chiesa dovrebbe interessarsi soltanto dei problemi sociali, in particolare quelli della giustizia e della pace, dell’ambiente. Per padre Livio una volta eliminato il cielo, non rimane che solo la terra. La vita eterna esce dalla prospettiva della Chiesa, si cerca il paradiso in terra, si deve realizzare qui. Il tema escatologico viene abbandonato. Si nega l’esistenza dell’inferno, nonostante il Vangelo è pieno di riferimenti alla sua esistenza. Si arriva naturalmente a negare anche il demonio. Baudelaire sarcasticamente dichiarava: «la più grande astuzia del diavolo è farci credere che non esiste».

Il modernismo nella Morale (3° capitolo).

Il modernismo nega la legge morale naturale. Chi stabilisce ciò che è buono e ciò che è male? Per i modernisti non esistono norme oggettive.

Con la diffusione di una visione atea e materialistica della vita, che si è imposta nell’Occidente, sia la fede che la morale sono state scosse. «la negazione dell’esistenza di Dio annulla ogni possibilità di una legge morale universalmente valida[…]». Se Dio non esiste chi decide ciò che è bene e ciò che è male? Nelle nostre società di oggi decide l’uomo, che diviene fonte di moralità. «l’esito di questo capovolgimento è la diffusione del relativismo morale, per cui ognuno sceglie i criteri e i principi di comportamento, mentre la società si dà le proprie leggi secondo le mode dei tempi».Tutto questo porta alle aberrazioni odierne (aborto, divorzio, eutanasia, etc) dove l’uomo si è ridotto allo stato brado e vegetativo.

La Chiesa per i modernisti deve inseguire i comportamenti soggettivi aberranti dell’uomo moderno. Anche l’uomo d’oggi non può fare a meno del Decalogo.

Il modernismo offusca il senso del peccato. E’ una logica conseguenza se la società è imbevuta di materialismo ateo, manca dei criteri oggettivi per stabilire il bene e il male. Allora si tende a giustificare i comportamenti malvagi.

Il peccato viene sminuito, anzi non esiste. I modernisti sono come quei medici che invece di diagnosticare al paziente una malattia grave, lo tranquillizzano dicendogli che è in buona salute. «Se il peccato è rimosso, come potranno gli uomini convertirsi e salvarsi?».

Il modernismo propone una misericordia senza pentimento. Per padre Livio, «sarebbe una faciloneria imperdonabile annunciare il mistero dell’amore misericordioso, che il cuore del cristianesimo, senza fare riferimento al pentimento dei peccati e alla vita nuova in Gesù Cristo». E’ una tentazione insidiosa illudersi di ottenere il pentimento dei peccati senza la decisione di intraprendere il cammino della conversione.

Il modernismo manipola la coscienza. A volte seguire sempre la coscienza come dicono i modernisti, può essere pericoloso.

Il modernismo favorisce l’impenitenza. Denunciare sempre il peccato e annunciare la Misericordia, sono due punti essenziali della missione della Chiesa.

Il modernismo nega la possibilità della perdizione eterna. La possibilità della dannazione eterna, la Chiesa l’ha sempre insegnata senza tentennamenti nel corso della sua storia. Purtroppo padre Livio denuncia una lobby anti-infernista, che fa appello alla Divina Misericordia, per negare l’esistenza dell’inferno e promettere il paradiso a tutti. Tuttavia precisa padre Livio che Dio «offre a tutti la sua misericordia e tutti si potrebbero salvare se la accogliessero con un cuore umile e contrito».

Al capitolo 4° il testo affronta il tema del modernismo nella Sacra Scrittura.

Il modernismo nega l’origine divina della sacra Scrittura. Inoltre, senza Cristo la sacra Scrittura è incomprensibile. Antico e Nuovo Testamento stanno insieme, collegati, l’uno prepara l’altro.

Il modernismo elimina il soprannaturale dai Libri Sacrinega la storicità dei Vangeli«Già San Pio X nell’enciclica Pascendi aveva denunciato l’assalto modernista ai vangeli, dei quali veniva negata la verità storica, ritenendoli un’invenzione della prima comunità cristiana». Tuttavia nel catechismo della Chiesa Cattolica si dichiara solennemente la storicità dei quattro Vangeli e che trasmettono fedelmente l’insegnamento di Gesù figlio di Dio.

Il modernismo nega che Gesù abbia affermato di essere il Figlio di Dio. Qui padre Livio afferma che in un certo senso Gesù fu davvero un “sovversivo”, ma non nell’ambito sociale, ma in quello religioso. «Dalla cultura dominante Gesù viene addomesticato e ridimensionato, posto accanto ai grandi maestri della spiritualità umana. La cosa più grave è che anche dei sedicenti cristiani si prestano a questa vergognosa falsificazione».

Il modernismo nega la resurrezione di Gesù Cristo. Questo è grave perché la resurrezione del Signore è il cuore del cristianesimo. Infatti se Cristo non fosse risorto, la nostra fede sarebbe stata vana, un fallimento.

Al 5° capitolo, si affronta il modernismo nella Liturgia. Il modernismo nega l’origine divina dei sacramenti e nello stesso tempo intende abolire il sacerdozio ministeriale, in questo modo mette in discussione la struttura gerarchica della Chiesa voluta da Gesù Cristo. E’ Gesù stesso che istituito nella Chiesa il ministero apostolico, con le differenze fra i suoi membri, istituendo forme diverse di ministero, tutte però in funzione dell’unità della Chiesa e della sua missione.

Il modernismo nega la Santa Messa come sacrificio redentoreNega la presenza reale di Cristo nell’Eucarestia. In questo contesto mi interessa rilevare come padre Livio motiva l’importanza dell’adorazione silenziosa del Signore, e l’importanza di visitare frequentemente il Santissimo Sacramento nel tabernacolo, che deve stare in un luogo particolarmente degno della chiesa, credo al centro sull’altare maggiore. Diceva Giovanni Paolo II: «la Chiesa e il mondo hanno grande bisogno del culto eucaristico. Gesù ci aspetta in questo sacramento dell’amore[…]».

Il modernismo rende inutile il sacramento della Confessione. La crisi della pratica sacramentale per padre Livio si evidenzia in modo particolare nell’abbandono della Confessione, dovuto soprattutto al poco rilievo che a essa viene dato nell’attività pastorale dei sacerdoti. In questo contesto si spiega il significato del legare e dello sciogliere, da parte del sacerdote che amministra la confessione. Importanza della penitenza e soprattutto non bisogna banalizzare il peccato, senza lasciare le anime in balia di se stesse.

Il modernismo dissolve il matrimonio e la famiglia. Il modernismo si presenta come una nuova ideologia che manifesta la propria aggressività nei confronti del matrimonio e della famiglia. E’ il pensiero unico imposto con la teoria del gender, attraverso i mass media e le legislazioni degli Stati. La Chiesa contro questa ideologia sta combattendo una delle battaglie più difficili della sua storia.

Il 6° capitolo si descrive il modernismo nelle religioni.

L’eresia modernista intende unificare le religioni. E’ una illusione quella di unificare le religioni. Le religioni non sono uguali. Il dialogo interreligioso ha una sua validità, occorre rispettare certamente tutte le religioni, anche perchè in ognuna ci sono frammenti di verità. Però non bisogna strumentalizzare il dialogo interreligioso, «dove è evidente la pressione culturale per mettere tutte le religioni sullo stesso piano, relegando ai margini l’identità di ognuna e cercando di renderle funzionali alla nuova religione umanitaria». Questo finto dialogo intende costruire una nuova verità e portare i fedeli al Pantheon mondiale, dove l’uomo celebra la sua supremazia. Padre Livio ricorda che nel secolo scorso questi passaggi che porteranno all’Anticrsto, furono intuiti da due menti illuminate come Benson e Soloviev.

I cristiani non possono mettere la propria religione allo stesso livello delle altre, il cristianesimo «è unico e imparagonabile a qualsiasi altra religione». Naturalmente queste affermazioni non devono condurre al disprezzo delle altre religioni. Tuttavia occorre ribadire che il cristianesimo o lo si accetta o lo si combatte.

In questo capitolo il libro affronta altri temi importanti come quello delle caratteristiche della religione islamica e le credenze orientali come l’induismo e il buddismo. Infine padre Livio spiega quel fenomeno della nuova religione umanitaria del New Age, che cerca di superare il cristianesimo. Qui sono confluiti tutti gli orfani delle ideologie del secolo scorso, in particolare i marxisti. In questo contesto sorge una galassia di concezioni che hanno dato origine a un “nuovo totalitarismo”, come lo chiama Giovanni Paolo II, che non si limita a negare Dio, ma ad esaltare l’uomo come la misura di tutte le cose. Pertanto la “Nuova Era”, o la “Nuova Età”, è un’illusione satanica, che si potrebbe realizzare addirittura attraverso «un lavaggio di cervello globale, grazie all’onnipotenza dei mass media[…]».

Attenzione il New Age si presenta come una spiritualità del futuro, nella sostanza però è un fenomeno vecchio, col quale il cristianesimo ha avuto a che fare lungo i due millenni della sua storia. Il New Age, è sostanzialmente un ritorno al paganesimo, dove adotta il culto fondamentale alla madre terra, che viene ritenuta come una dea dalla quale tutto germina e nella quale tutto si dissolve. Siamo di fronte a un tentativo di mistica naturale, dove l’uomo cerca da solo e con le sue sole forze la salvezza. Il New Age attacca i fondamenti della concezione biblica del mondo e dell’uomo, che viene sostanzialmente relegato allo stato animale, delle piante.

Nelle riflessioni finali padre Livio ricorda che siamo davanti a un passaggio storico, dove si tende a superare non solo il cristianesimo, ma della religione in quanto tale. Questa nuova ideologia non intende sradicare la religione dal cuore dell’uomo come facevano le ideologie del 900, ma di proporre una nuova religione, che fa dell’uomo il nuovo signore della terra.

«La religione dell’uomo è dunque la grande novità dei tempi moderni. Essa aspira all’egemonia mondiale, divenendo il modo di pensare e di vivere delle elites che contano, relegando le religioni cosiddette tradizionali al ruolo inoffensivo di subculture in via di estinzione».

Si tratta di una forma mentis presente nei mass media e nelle scuole, che viene «inoculata silenziosamente nelle vene delle nuove generazioni come un veleno mortale».

L’ultimo capitolo viene dedicato alla lotta al modernismo, la massima impostura religiosa, che ha investito in particolare quella parte di Europa che la Divina Misericordia aveva salvato dal nazismo e dal comunismo.

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