Celsi Giorgio
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Video: "Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi" (Gv 8:32)
Alcuni giorni fa, a seguito di un video che ho fatto girare sui social, in cui un'ecografista professionale, Shari Richard, fa vedere alla sua classe l'evoluzione del bambino nel grembo materno, ho ricevuto un messaggio da un volontario della mia associazione di Trento che mi ha riferito che una ragazza, sua conoscente, che aveva …Altro
Video: "Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi" (Gv 8:32)

Alcuni giorni fa, a seguito di un video che ho fatto girare sui social, in cui un'ecografista professionale, Shari Richard, fa vedere alla sua classe l'evoluzione del bambino nel grembo materno, ho ricevuto un messaggio da un volontario della mia associazione di Trento che mi ha riferito che una ragazza, sua conoscente, che aveva l'appuntamento per abortire, dopo aver visto il filmato che lui le ha girato, ha deciso di portare avanti la gravidanza. E' una notizia che mi riempie di gioia.
Quando lavoravo all'Ospedale di Desio, il direttore sanitario aveva dato disposizione che durante le ecografie che si fanno di routine nella visita che precede l'aborto, si facesse vedere alla mamma sia l'ecografia del suo bambino che ascoltare il battito del suo cuore. Come risultato molte di queste mamme cambiavano idea accogliendo la vita che avevano in grembo.

I medici dovrebbero chiedere il consenso informato all’IVG ( interruzione volontaria di gravidanza): dovrebbero cioè rendere la donna consapevole della vita che porta in grembo, facendole vedere un’ecografia del bambino che si muove nel suo grembo e sentire il battito del suo cuore.
Diverse statistiche del Focus on the Family, hanno dimostrato che circa l’80% delle donne che ha la possibilità di vedere una ecografia del loro bambino, decide di non procedere all’aborto.
Anche secondo l’associazione cristiana Heidi Group, nei consultori dove viene fatto vedere alla mamma il suo bambino durante l’ecografia e sentire il battito del suo cuore con i sonogrammi, fino al 90% delle donne che pensano ad un aborto, cambia opinione e decide di rinunciare all’intervento (The New York Times, 2 febbraio 2005).
In diversi Stati americani come l'Alabama, Louisiana, Mississippi, Texas, Virginia, i medici devono per legge mostrare l’esito dell'ecografia e far ascoltare battito del cuore alla donna che vuole abortire.
In Russia, lo Stato, di fronte allo sfacelo demografico (più aborti che nascite), ha imposto l’informazione prima di ogni aborto: la donna deve sapere a quali rischi sta andando incontro e che cosa accade al bambino. .
Recentemente ciò è previsto, sempre per legge, anche in Ungheria.
Questo dovrebbe essere reso obbligatorio anche in Italia, in quanto rientra a tutti gli effetti nel consenso informato. Invece, quando è circolata la voce che in Umbria alcune donne che volevano ricorrere all'aborto sono state obbligate a vedere le ecografie del loro bambino e sentire il battito del suo cuoricino (notizia poi smentita dalla stessa Regione), si è subito sollevato un vespaio di polemiche da parte della solita sinistra abortista: la Cirinnà ha parlato di pressione psicologica e di un ricatto morale inaccettabili, Zingaretti di un atto crudele e di una forma di tortura.
Vorrei sottolineare che ancora una volta si stravolge la realtà, per loro non è crudele che venga ucciso un bambino nel grembo di sua madre ma farlglielo vedere vivo.
Ma che cosa sono queste ecografie che così tanto terrorizzano gli abortisti?
Nel corso degli ultimi anni, la diagnostica per immagini in ambito ostetrico-ginecologico ha fatto davvero passi da gigante. Introdotta negli anni ’60 come strumento di diagnosi, l’ecografia offriva fino all’inizio degli anni ’90 solo immagini 2D (bidimensionali) del feto, inoltre solo in tonalità di grigio, rendendo perciò l’interpretazione molto complessa. Per il “laico”, l’immagine ottenuta era spesso solo un mucchio di ombre grigie. Le cose sono cambiate profondamente con l’arrivo delle ecografie 3D ( tridimensionali) e poi 4D ( quadrimensionali). Grazie alla nuova tecnica, il pioniere delle ecografie 4D, il professor Stuart Campbell, della Create Health Clinic a Londra, ha dimostrato che già dalla 12esima settimana della gestazione (cioè ancora prima che la madre se ne possa rendere conto) il feto comincia a muoversi e a stiracchiarsi. Poi dalla 18esima settimana in poi, il piccolo comincia ad aprire i suoi occhi e dalla 26esima settimana presenta già alcuni comportamenti ‘tipici’ del bebè: sembra sorridere, piangere e ha il singhiozzo. La 4D permette alle donne incinte dunque di vedere i tratti del loro figlio ancora prima della nascita, un’esperienza “unica” che aiuta ad instaurare o a rafforzare il rapporto tra madre e figlio. Le donne si rendono conto che il feto in grembo è un bambino in tutti i sensi, solo che non è ancora nato. Proprio questo aspetto spiega perché le ecografie di ultima generazione, fra cui anche i cosiddetti “sonogrammi” (permettono anche di sentire il battito cardiaco del feto), sono diventate un’arma potente e vincente nella lotta contro l’aborto. Donne incinte che si recano ad un consultorio per un’interruzione della gravidanza, cambiano idea quando vedono le immagini del piccolo.

Molta significativa è la testimonianza di Tessya Whatley.
L’attrice Tessya interpreta, nel film, Viola Brown, una giovane donna che sta pensando di abortire nella struttura di Gosnell, ma decide infine di scegliere la vita. Ebbene, l’episodio cinematografico fa eco alla sua vicenda personale, quando la Whatley, di fronte a una gravidanza imprevista, aveva preso la decisione di ricorrere all’aborto. Era già in sala operatoria quando l’infermiera che l’assisteva in preparazione dell’intervento, fece una mossa inaspettata e anche azzardata: attivando il macchinario che monitorava il grembo della giovane paziente, le fece ascoltare il battito del cuore del suo piccolo, mentre lei era stesa sul tavolo operatorio. «Ho subito iniziato a piangere e ho deciso che era qualcosa che non potevo fare, non potevo uccidere il mio bambino», ha riferito la Whatley, ricordando l’accaduto. «Così mi sono rivestita, sono andata da mio nonno, gli ho detto che non potevo farlo; lui ha detto, “andiamo”…».
A volte la salvezza di una vita innocente può dipendere da un semplice gesto coerente con la nostra determinazione nel rimanere fedeli alla buona battaglia…

Giorgio Celsi
ilnuovoarengario.it

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