*LIBERACI DAL MALE: DALL'UMANO VOLERE * Lc 21,28* *LIBERACI DAL MALE: DALL'UMANO VOLERE * Lc 21,28* *VIII VOL. 28 DICEMBRE 1908* TERREMOTI DELLA SICILIA [MESSINA] E DELLA CALABRIA. Trovandomi nel solito …Altro
*LIBERACI DAL MALE: DALL'UMANO VOLERE * Lc 21,28*

*LIBERACI DAL MALE: DALL'UMANO VOLERE * Lc 21,28*

*VIII VOL. 28 DICEMBRE 1908*
TERREMOTI DELLA SICILIA [MESSINA]
E DELLA CALABRIA.


Trovandomi nel solito mio stato, sentivo come se la terra facesse delle oscillazioni e ci volesse mancare di sotto. Io ne sono rimasta impressionata e dicevo trame: “Signore, Signore, che c’è?” E Lui nel mio interno ha detto: “Terremoti”. Ed ha fatto silenzio. Io non gli ho dato quasi retta e stando quasi in me stessa continuavo le mie solite cose interne, quando al meglio, dopo aver passato all'incirca cinque ore dalla parola dettami, ho sentito sensibilmente il terremoto.

Onde, appena finito di sentirlo, mi son trovata fuori di me stessa. Quasi confusa vedevo cose strazianti, ma subito mi è stata tolta la vista di ciò, e mi son trovata dentro una chiesa. Dall’altare è uscito un “giovane” vestito di bianco; credo che fosse Nostro Signore, ma non so dirlo certo. Avvicinandosi a me, con un aspetto imponente mi ha detto: “Vieni!”

Io mi sono stretta nelle spalle, senza alzarmi, e calcolando in me che in quell’ora stava flagellando e distruggendo, ho detto: “Neh, Signore, giusto ora volete portarmi?” Quasi rifiutando l’invito. Allora quel giovane si è gettato nelle mie braccia, e nel mio interno mi sentivo dire: “Vieni, o figlia, affinché possa finirla col mondo; così lo distruggerò in gran parte, coi terremoti, con le acque e con le guerre”. Dopo ciò mi sono trovata in me stessa.

*VIII VOL. 2 GENNAIO 1909*
CONTINUA PARLANDO DEI TERREMOTI.


Riprendo a dire, con mia somma ripugnanza e solo per ubbidire, ciò che è passato dal giorno 28 Dicembre riguardo al terremoto. Stavo pensando tra me alla sorte di tanta povera gente viva sotto le pietre ed alla sorte del mio Sacramentato Signore, vivo anche Lui, sepolto sotto le macerie, e dicevo tra me, pare che il Signore dica a quei popoli: “Ho subito la stessa vostra sorte per i vostri peccati; sto insieme con voi ad aiutarvi, a darvi forza; vi amo tanto che sto ad aspettare un ultimo atto d’amore per salvarvi tutti, non tenendo conto di tutto il male che avete fatto per l’addietro”.

Ah! Mio Bene, mia vita e mio tutto, ti mando le mie adorazioni sotto le macerie, dovunque Tu ti trovi; i miei abbracci, i baci e tutte le mie potenze a tenerti continua compagnia. Oh! Quanto vorrei venire a dissotterrarti, per mettervi in luogo più comodo e più degno di Te! In questo mentre, il mio adorabile Gesù mi ha detto nel mio interno:

Figlia mia, hai interpretato in qualche modo gli eccessi d’amore che, anche mentre flagello, ho verso i popoli; ma non è tutto, è anche più. Però sappi che la mia sorte Sacramentale è forse meno infelice, meno nauseante sotto le pietre che nei tabernacoli; è tale e tanto il numero dei sacrilegi che si commettono dai preti e anche dal popolo, che ne ero stanco di scendere nelle loro mani e nei loro cuori, da costringermi a distruggerli quasi tutti. E poi, che dirti dell’ambizione, degli scandali dei sacerdoti? Tutto era tenebre in loro, non più luce, quali devono essere. E quando i sacerdoti giungono a non dare più luce, i popoli raggiungono gli eccessi e la mia giustizia è costretta a distruggerli”.

Stavo pure pensando alle sue privazioni e mi sentivo una paura, come se volesse succedere anche qui qualche forte terremoto. Vedendomi così sola senza Gesù, mi sentivo tanto oppressa da sentirmi morire. Onde, avendo di me compassione, il buon Gesù appena ha fatto un’ombra e mi ha detto:

Figlia mia, non ti opprimere tanto, per tuo riguardo risparmierò da gravissimi danni questa città. Vedi se Io non devo continuare a castigare. Invece di convertirsi, di arrendersi, nel sentire la distruzione delle altre province dicono che là sono i luoghi, i terreni che fanno succedere ciò, e si prendono più bel tempo continuando ad offendermi. Quanto sono ciechi e sciocchi! Non è la terra tutta nel mio proprio pugno? Non posso forse Io aprire le voragini della terra e farli inghiottire anche in altri luoghi? E per far loro vedere, farò provocare il terremoto in altri luoghi, dove non è solito di fare”.

Mentre ciò diceva, pareva che stendesse la sua mano nel centro della terra, ne prendeva il fuoco e lo avvicinava alla superficie della terra, e la terra si scuoteva e si sentiva il terremoto, dove più forte e dove meno, soggiungendo:

Questo non è altro che il principio dei castighi; che ne sarà la fine?”

*LUISA PICCARRETA 150°*
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