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Oro, incenso e mirra - MARIA MADRE E MAESTRA 7. Mamma Carmela 6 gennaio 1973. Figli diletti, sia pace a voi e gaudio celeste. Ecco, questo incontro d'amore presenta la più bella caratteristica. Ancora …Altro
Oro, incenso e mirra - MARIA MADRE E MAESTRA 7. Mamma Carmela 6 gennaio 1973.

Figli diletti, sia pace a voi e gaudio celeste.
Ecco, questo incontro d'amore presenta la più bella caratteristica. Ancora, in una casa giace il mio Bambino Gesù e voi venite ad adorarlo come i pastori e come i Magi. Prostriamoci assieme. Non c'è solo una semplice statua che rappresenta il Bambino; c'è il mio Gesù, qui con voi.
Prostratevi e adoratelo. Egli è il Figlio di Dio fatto uomo. Egli è il Volto di Dio in carne umana. Adoratelo come i Magi e riconoscetegli quella divinità e quella regalità che gli competono. Anche voi, come loro, potete offrire i vostri doni. L'oro come metallo può essere simboleggiato da quelle offerte che voi fate, perché i poveri siano aiutati. Ma un valore ben più grande è simboleggiato dall'oro: è l'amore, di cui voi avete pieno il cuore e che con tanta generosità donate a Dio.
L'incenso è la vostra preghiera che sale al cielo come profumo delizioso e parte ancora dal vostro cuore, trasformato per l'occasione in un prezioso turibolo. È un dono d'amore anche la preghiera, figli, perché, se non fosse tale, non vi pare che sarebbe come il suono di una campana stonata?
Poi gli offrite la vostra mirra: i sacrifici, le sofferenze di ogni specie, che unirete alle mie e soprattutto alle sue. Pensate, figli, ancora non aveva iniziato a comunicare con gli uomini e già essi avevano cominciato a perseguitarlo e a volerlo uccidere. Notate che Egli sapeva tutto. Con quanta ragione le vostre pene possono essere unite alle sue di neonato o di piccolo infante. Non vi costi nulla, figli! L'amore non ha altra espressione che quella di accettare la sofferenza, condividendo quella altrui.
Ed ora permettetemi che, mentre voi tutti siete assorti in umile atteggiamento di preghiera, io vi faccia osservare un difetto in cui molte volte cadete.
Davanti alla chiamata così subitanea dei Magi alla casa di Gesù Bambino, vi propongo una riflessione. Sono pagani che, guidati da una stella, vengono da lontani paesi per conoscere un Dio che non è quello dei loro popoli.
Davanti a questa chiamata, mentre dovete elevare il vostro grazie perché in essa voi vedete anche la vostra, dovete però anche constatare come molte volte voi, fra gli stessi cristiani, siete soliti fare delle divisioni assurde. Voi dite, per esempio: "Noi frequentiamo la Chiesa, noi abbiamo fede, noi siamo praticanti", ed amate distinguervi dagli altri che chiamate i peccatori. Voi dite: "Quelli non vanno a Messa, quelli non credono. Noi siamo i privilegiati". Dimenticate che se il Signore vi ha concesso dei privilegi, vi ha dato anche una responsabilità maggiore, per cui ogni dono non è proprietà riservata, ma deve essere partecipato agli altri.
Voi fate parte di quella categoria che forma il popolo di Dio o i buoni figli di famiglia, ma non potete dimenticare che Gesù sulla via del Calvario ha voluto che il Cireneo - uno straniero, un peccatore, direste voi -, venisse ad aiutarlo a portare la croce. Dimenticate ancora che il ferito abbandonato sulla strada non fu soccorso da un sacerdote o da un levita, e voi direste da una brava persona, ma da uno straniero, un Samaritano.
Figli, i doni del Signore siano da voi accolti con tremore e non osate mai condannare coloro che, non avendo ricevuto quanto avete ricevuto voi, non si comportano come voi.
Amate tutti e sappiate che il Signore chiama a tutte le ore e chiama tutti. Forse avverrà che qualche peccatore da voi creduto impenitente, abbia a conquistare all'ultimo istante della sua vita quella palma della vittoria che voi a mala pena, dopo molte grazie, conseguirete.
A questo punto mi pare di sentire qualcuno che mi pone la domanda: È allora inutile il Battesimo e la vita cristiana se si salvano anche coloro che non credono?
Figli, altro è aver ricevuto il Battesimo e dover comportarsi da buoni cristiani e altro è non aver conosciuto la verità e non aver avuto il dono della fede.
Chi ha avuto la chiamata dalla prima ora deve lavorare, secondo l'ordine ricevuto, per tutta la giornata, ossia per tutto il corso della vita.
L'osservanza della legge e la pratica dei propri doveri è quel giogo di cui parlava il mio Gesù, che diventa soave e leggero per coloro che lo accettano con amore.
Coloro che, non avendo conosciuto Gesù e il suo Vangelo, vivono amando Dio e il prossimo, ugualmente potranno salvarsi, poiché l'osservanza di questi comandamenti li unisce all'anima della Chiesa e li rende meritevoli di premio.
Figli, la chiamata dei Magi raffigurava quella chiamata dei popoli pagani che Paolo sostenne fin dai primi tempi del cristianesimo.
Che i chiamati corrispondano ai desideri di Dio e non avvenga che per la mancata corrispondenza al dono della fede, abbiano ad incontrare il severo giudizio di Dio, a differenza di quei popoli che, ignari della verità e del vero bene, hanno vissuto secondo la legge morale.
Figli miei, a tutti i miei auguri sempre più densi di affetto.
Ogni volta che venite in questa casa, venite con lo spirito dei Magi ed io vi assicuro che partirete con la gioia nel cuore.