«Il Santo Rosario? Più della bomba atomica!» PUBBLICATO IL 13 GENNAIO 2019 LUISAPICCARRETA.IT Per i tempi che verranno, per ciò che si profila al mondo, nel mio misero nulla ho deciso di impegnarmi …Altro
«Il Santo Rosario? Più della bomba atomica!»

PUBBLICATO IL 13 GENNAIO 2019 LUISAPICCARRETA.IT

Per i tempi che verranno, per ciò che si profila al mondo, nel mio misero nulla ho deciso di impegnarmi nella difesa delle «verità» e promozione della Gran Madre di Dio col culto del Santo Rosario. In attesa dell’avvento del Regno del Signore, equivalente all’incredibile Trionfo del Cuore Immacolato di Maria. Nel dilagare ormai estremo dell’apostasia.

Ecco una semplice testimonianza di fede mariana dedicata alla Regina del Cielo. A Colei che ha fatto nascere dal suo grembo verginale il Salvator Mundi, divenendo secondo i dogmi indiscutibili di Santa Romana Chiesa, l’“Onnipotente per Grazia”.

Per la devozione filiale a Maria Santissima, ecco un piccolo omaggio alla “Piena di Grazia”, a quel “contenitore” vivente dell’intera creazione attraverso il quale il Fiat Divino operò cose mirabili e primeggiò più che in ogni altra creatura.

A Caulonia (Calabria), nel giardino di casa dei miei genitori, il 2 novembre scorso ho eretto insieme a mio fratello Ilario una statua stupenda della Madonna di Fatima. Venutami per le mani in un modo del tutto imprevedibile e aggiungo sorprendente. Ma ora capisco, tuttavia.

L’esperienza umana, la coscienza dell’uomo difficilmente può ignorare quanto segue, far finta di niente senza commuoversi. In particolare la testimonianza del prof. Hikoka Vanamuri. Tale è il suo impatto. A meno che uno non abbia davvero più a cuore la propria vita, l’esistenza della propria anima immortale donataci dalla Santissima Trinità.

A chi legge vorrei offrire una carezza di conforto, di fede affinché non disperi mai. Poiché siamo nelle mani più buone dell’universo, le più potenti e sicure. Nulla può contro “Maria Santissima”.

Anche la scienza più atea e moderna, sconfitta dal suo tenerissimo amore un giorno si piegherà ai suoi piedi. Si arrenderà felice e pentita di non averlo fatto prima.

Cosa non può operare questa eterna Madre, con il Santo Rosario.

Ecco un esempio fra molti, cosa consiglia la Madonna a Don Stefano Gobbi:

Invece di inveire, prendete in mano, impugnate il Rosario, l’arma che vincerà il mondo della tenebra. Fatevi apostoli del mio Rosario. Ogni anima orante è una macchina che lega ogni Ave a me rivolta. Nelle avversità e nelle tentazioni non cedere allo scoraggiamento. La pratica della confessione e la recita de S. Rosario sono le armi più efficaci contro il maligno.

Luciano Mirigliano

Fu nel 1945 che fu sganciata la bomba atomica su Hiroshima. La piccola comunità di 8 gesuiti, situata in una canonica distante solo 8 isolati dallo scoppio della bomba, rimase miracolosamente illesa insieme alla casa, mentre non scampò alcuna persona nel raggio di un chilometro e mezzo dal centro dell’esplosione.

Lo scopo dichiarato era quello di annientare il potere militare giapponese. I quattro Padri gesuiti vivevano in una parrocchia distante solo otto isolati dal centro dell’esplosione. Per un giorno intero i quattro gesuiti furono avvolti in una specie di inferno di fuoco, di fumo e di radiazioni. Nessuno dei quattro Padri fu contaminato dalle radiazioni atomiche, e la loro casa era rimasta ancora in piedi, mentre tutte le altre case intorno furono distrutte e ridotte ad un cumulo di macerie incenerite. Nessuno dei duecento medici americani e giapponesi, seppero mai spiegare come mai, dopo 33 anni dallo scoppio dell’atomica, nessuno degli 8 Padri aveva mai sofferto o aveva riportato conseguenze da quella esplosione atomica e continuavano a vivere in ottima salute.

Interrogati, i Padri avevano sempre risposto: «Avevamo sempre recitato il Rosario tutti i giorni, per cui abbiamo concluso che la preghiera del Rosario fu più forte della bomba atomica». Oggi, nel centro risorto di Hiroshima sorge una chiesa dedicata alla Madonna. Le 15 vetrate mostrano i 15 misteri del Rosario, dove si prega giorno e notte.

Testimonianza del prof. Hikoka Vanamuri sopravvissuto ad Hiroshima il 6 agosto 1945

Hikoka Vanamuri, già professore all’Università di Tokio in filosofia, è stato intervistato in occasione del suo pellegrinaggio a Fatima, e così ha risposto: «Non tornerò in Giappone. Dopo anni di studi, dopo anni di meditazione ho compreso che la vita nell’atmosfera viziata di Buddha è rimasta un’inacidita testimonianza storica di paganesimo vociferante e mi sono convertito alla religione cattolica. La decisione l’ho presa dopo lo scoppio della bomba atomica su Hiroshima. Ero a Hiroshima per una ricerca storica. Lo scoppio della bomba mi trovò in biblioteca. Consultavo un libro portoghese e mi venne sott’occhio l’immagine della Madonna di Fatima. Mi sembra che questa si muovesse, dicesse qualcosa. All’improvviso una luce abbagliante, vivissima mi ferì le pupille. Rimasi impietrito. Era accaduto il cataclisma. Il cielo si era oscurato, una nuvola di polvere bruna aveva coperto la città. La biblioteca bruciava. Gli uomini bruciavano. I bambini bruciavano. L’aria stessa bruciava. Io non avevo portato la minima scalfittura. Il segno del miracolo era evidente. Non riuscivo tuttavia a spiegare quello che era successo. Ma il miracolo ha una spiegazione? Non riuscivo nemmeno a pensare. Solo l’immagine della Madonna di Fatima mi splendeva su tutti i fuochi, sugli incendi, sulla barbarie degli uomini. Senza dubbio ero stato salvato perché portassi la testimonianza della Vergine su tutta la terra. Il dott. Keia Mujnuri, un amico dal quale mi recai quindici giorni dopo stabilì attraverso i raggi X che il mio corpo non aveva sofferto scottature. La barriera del mistero si frantumava. Cominciavo a credere nella bellezza dell’amore. Imparai il catechismo ma sul cuore tenevo l’immagine di Lei, il canto soave di Fatima. Desideravo il Signore per confessarmi, ma lo desideravo per mezzo di Sua Madre».

Un altro racconto di padre Schiffer aggiunge che avevano appena finito di dire Messa, e si erano recati a fare colazione, quando la bomba cadde:

“Improvvisamente, una terrificante esplosione riempì l’aria come di una tempesta di fuoco. Una forza invisibile mi tolse dalla sedia, mi scagliò attraverso l’aria, mi sbalzò, mi buttò, mi fece volteggiare come una foglia in una raffica di vento d’autunno.” Quando riaprì gli occhi, egli, guardandosi intorno, vide che non vi erano più edifici in piedi, fatta eccezione per la casa parrocchiale. Tutti gli altri in un raggio di circa 1,5 chilometri, si racconta, morirono immediatamente, e quelli più distanti morirono in pochi giorni per le radiazioni gamma. Tuttavia, il solo danno fisico che padre Schiffer accusò, fu quello di sentire alcuni pezzi di vetro dietro il collo. Dopo la resa del Giappone, i medici dell’esercito americano gli spiegarono che il suo corpo avrebbe potuto iniziare a deteriorarsi a causa delle radiazioni. Con stupore dei medici, il corpo di padre Schiffer sembrava non contenere radiazioni o effetti dannosi della bomba. In realtà, egli visse per altri 33 anni in buona salute, e partecipò al Congresso Eucaristico tenutosi a Philadelphia nel 1976. In quella data, tutti gli otto membri della comunità dei Gesuiti di Hiroshima erano ancora in vita. Questi sono i nomi degli altri sacerdoti gesuiti che sopravvissero all’esplosione: Fr. Hugo Lassalle, Fr. Kleinsorge, Fr. Cieslik.

Un miracolo simile avvenne anche a Nagasaki, dove un convento francescano – “Mugenzai no Sono” (“Giardino dell’Immacolata”) – fondato da San Massimiliano Kolbe rimase illeso come a Hiroshima. Dal giorno in cui le bombe caddero, i gesuiti superstiti furono esaminati più di 200 volte dagli scienziati senza giungere ad alcuna conclusione, se non che la sopravvivenza degli otto gesuiti all’esplosione fu un evento inspiegabile per la scienza umana.

( tratto da: nelcuoredimaria )

«IL SANTO ROSARIO E LA BOMBA ATOMICA» – Luisa Piccarreta ~ Apostolato Mondiale