San Michele Arcangelo
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Ascoltiamo don Dolindo GRAZIA E MERAVIGLIA COMPRENDERLO. PER QUESTO MOTIVO C'È IL DISORDINE MORALE E LA GIUSTIZIA È COMPROMESSA. *Il PIANO DIVINO DELL’ INCARNAZIONE DEL VERBO* Sulla terra si era …Altro
Ascoltiamo don Dolindo
GRAZIA E MERAVIGLIA COMPRENDERLO. PER QUESTO MOTIVO C'È IL DISORDINE MORALE E LA GIUSTIZIA È COMPROMESSA.

*Il PIANO DIVINO DELL’ INCARNAZIONE DEL VERBO*

Sulla terra si era inaugurato un regno mostruoso; l’uomo ferito e decaduto *dimenticò anche la sua missione naturale* ; la ribellione delle *sue passioni lo rese disordinato e squilibrato* : egli era un essere anormale e nulla più! *Era necessario quindi ricondurre questa povera ed ingrata creatura allo stato originario* , era necessario ricondurvela gradatamente, dolcemente, dirò quasi, insensibilmente, *per non annientare il capolavoro di Dio, rendendolo un automa* .
La creatura si era rifiutata di andare a Dio, *usando male della libertà,* che le era stata concessa, ed allora Dio stabilì di andare a lei, per formare l’uomo nuovo. *La creatura era insufficiente a riparare al male fatto e Dio stabilì di ripararlo Egli stesso* , trovando modo di appartenere all’umanità ed a Sé stesso; così l’accostarsi di Dio all’uomo rielevava la povera creatura decaduta; il raccogliere le miserie di lei e il consumarle nelle opere mirabili dell’Amore Divino le faceva espiare e la caduta originale diventava non più una triste anormalità, *ma diventava come la base negativa d’un nuovo disegno di Dio.*
Ecco dunque il Piano Divino nell’Incarnazione del Verbo: ogni cosa fu fatta per il Verbo e, senza di Lui, nulla fu fatto di ciò che è fatto, secondo la parola scultorea dell’Apostolo San Giovanni. La Creazione è ideata e fatta dal Figlio Divino, perché Egli è l’Eterna Sapienza del Padre; tutto è ordinato dal Verbo, perché Egli è la ragione universale di tutto. Se dunque Dio voleva salvare l’uomo decaduto, il piano doveva attuarsi da Colui che era stato l’ordinatore di tutto ed ecco perché è la Seconda Persona della Santissima Trinità che s’i
Incarna, ossia il Verbo Eterno di Dio. Ed il Verbo si fece Carne ed abitò veramente fra di noi e si fece come u
Uno di noi, in modo che le s
Sue azioni, per la natura umana che assunse, furono veramente umane e, per la Persona Divina, furono veramente Divine. Furono azioni nostre, ma rese di valore infinito e fatte nostre dall’infinita liberalità Sua: fu una Nuova Generazione che crebbe e si moltiplicò nella Persona del Verbo incarnato.
L’ umanità non fu liberata da tutte le sue miserie, appunto perché l’azione ed il merito le fu dato dal Redentore; quando essa non si unisce a Lui interamente, per quello che rimane scoperto, lascia travedere ancora l’antica miseria e questa la mantiene nel concetto del suo nulla e la sforza a sollevarsi ed a godere dei raggi benefici dell’Eterno Sole di Giustizia. Così la caduta stessa diventa, per la Provvidenza misericordiosa di Dio, occasione di un’altezza più nobile per la natura umana; essa riconosce la sua nullità, nella sua miseria, e certo non può essere né ingannata né sedotta; si eleva in Gesù per questo riconoscimento e glorifica Dio. Solo un Dio poteva concepire ed attuare un piano così vasto e così sublime di restaurazione e di grandezza e bisogna riconoscere che la profondità di questa concezione ci fa riconoscere, a primo aspetto, la Divinità della Redenzione.
L’umanità è ricondotta al principio, dal quale si era staccata, ed in esso ritrova la vita e la ritrova, senza più affidarsi al Suo Giudizio ed alle sue basse aspirazioni, ma a Dio, reso visibile e sensibile in mezzo ad essa! *Così mentre il serpente infernale ingannava la donna* , facendole supporre di diventare come Dio, prevaricando, la Misericordia infinita del Signore disponeva di rendersi come l’uomo, per salvarlo. Così il cedro alto del Libano, come delicatamente canta la Chiesa, divenne la piccola pianticella d’issopo nella valle nostra.
*La Redenzione fu fatta in modo da non violentare in nessuna maniera la natura dell’uomo* , in modo da non distruggere la sua libertà; Dio lo seguì elevandolo man mano, fino al punto da renderlo capace di unirsi al Salvatore Divino. La colpa originale non aveva macchiato soltanto Adamo, ma era passata nella medesima natura umana e, per conseguenza, cominciava per tutta l’umanità un periodo più lento e più lungo di rielevazione, che doveva necessariamente comprendere una preparazione ed uno sviluppo. L’uomo aveva preteso di uguagliarsi a Dio, superando la Volontà Divina ed il precetto che gli era stato imposto; egli aveva riguardato sé stesso come capace d’abbreviare un cammino di perfezione, che gli sembrava lungo e misterioso, e, per conseguenza, la preparazione più logica alla Redenzione doveva essere la esperienza completa della propria miseria. Così dopo che la pianta rigogliosa è stata spezzata dalla mano inesperta del fanciullo, non la si sostituisce d’un tratto con un tronco già formato, ma si scava prima la terra, vi si getta la semente e si lascia che cresca poco per volta, fino al punto da rimettere nell’orto la pianta nel primitivo sviluppo. Senza una constatazione pratica della miseria umana, la Redenzione sarebbe stata inutilizzata dalla presunzione e dall’orgoglio dell’uomo; una riabilitazione sollecita avrebbe continuamente rinnovato la dolorosa scena dell’Eden e la povera creatura umana sarebbe passata da ingratitudine in ingratitudine, senza liberarsi mai dal suo triste patrimonio, senza sentire il bisogno vivo di Dio benedetto.
*Quale lezione terribile per l’umanità,* che aveva preteso di rendersi simile a Dio, il vedersi avvilita in una lunga esperienza di miserie! Assetata di verità, di bontà e di bellezza, tentò di farsene creatrice essa stessa, ma non riuscì che a ritrarre poche ombre vane ed inutili. Ogni rovina, ogni amarezza, ogni errore sparso sui passi suoi diventava così un argomento di più per farle sospirare una liberazione, per farle sentire la necessità dell’intervento Divino. Le famose iniziazioni, sulle quali la teosofia moderna ha fantasticato tanto, non erano in realtà che l’espressione pratica di questa necessità, che si faceva sentire sempre più imperiosa. Dalla lunga esperienza della propria nullità nasce la stanchezza e, come immediata conseguenza, il sospiro ad una vita nuova: è il primo passo verso la riabilitazione, che deve cominciare liberamente dall’uomo, è il grido suo doloroso, che desidera la vita, e questo grido non diventa sospiro vero verso Dio che quando si è esaurita la forza e l’attività umana.
Come si è sentito questo sospiro di dolore e di speranza per tutta quanta la terra ed in tutti i popoli! A misura che si sono rivolti alle loro divinità e le hanno trovate inette, a misura che hanno ascoltato le lezioni dei loro sapienti e le hanno trovate vuote, a misura che hanno sperimentato le loro energie e le hanno trovate disastrose, queste nazioni hanno desiderato più intensamente un Liberatore, un Redentore, uno che avesse loro ridonato l’ordine e la vita e fosse stato Mediatore di Pace con il Dio Onnipotente vivo e vero. *Anche oggi le nazioni idolatre, alle quali non è ancora arrivata la dolce luce del Vangelo* , seguono a desiderare ardentemente un Redentore, e questo è il punto d’appoggio provvidenziale, che renderà possibile la loro conversione a Gesù Cristo ed alla Verità.
Nicola D.B. condivide questo
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