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RIFLESSIONE MOLTO ATTUALE E PERTINENTE COI NOSTRI TEMPI OSCURI DI DON DOLINDO RUOTOLO .................. .Nelle tribolazioni, l’uomo può smarrirsi...

Vi sono certi momenti della vita nei quali i mali, le sventure, le prove, le angustie incalzano l’una sull’altra senza tregua, e nei quali non si vede alcuna via di uscita. Il cielo è di piombo, come in quelle lamentose giornate d’inverno, nelle quali la pioggia cade ininterrottamente, monotonamente, molestamente, quasi s’indispettisse contro la terra, senza che si riesca a capire la ragione di quel continuo rovescio di acque. Tutto va storto, tutto va a dispetto, e le preghiere sembrano vane, anzi per maledetta suggestione diabolica sembrano inutili e persino nocive. Si diventa pessimisti e si vede tutto nero, perché nelle pesanti nubi del dolore non si vede neppure la più piccola zona rischiarata, e l’orizzonte è chiuso.
L’anima si sente tra nemici, e le persone più care le danno fastidio con le stesse parole di conforto che dicono, perché sembrano fuori della realtà, o addirittura appaiono ciniche e finte. La fede, la speranza, l’amore, la preghiera, tutto è come morto in lei; il mondo le appare come un ammasso di violenze, di soprusi, di ingiustizie, e rimane tormentosamente incerta innanzi alla provvidenza di Dio.
È proprio in questi momenti che l’anima deve maggiormente adorare, amare e benedire Dio, chiudendo completamente gli occhi su tutto quello che l’assilla e confidando in Lui nella più profonda umiltà. Invece di ragionare in quei momenti nei quali proprio la ragione vacilla, deve chiudere gli occhi e pregare confidando.
Sono momenti preziosi nei quali si può testificare a Dio la propria sudditanza e il proprio filiale omaggio, sono momenti nei quali si ha in mano la penna d’oro per scrivere nel libro della vita l’attivo più bello, e coprire tutto il passivo delle nostre misere azioni; sono momenti nei quali dal cuore diventato selce e percosso dall’angustia, può sprizzare la più bella favilla di amore, apprezzando e lodando Dio, pur sentendolo lontano e severo.

Che cosa posso capire io, mio Dio, del modo arcano con il quale tu conduci l’anima mia nelle vie dell’eterna gloria? Che cosa posso intendere dei tuoi misteriosi disegni su di me, povero atomo? Tu sai tutto, tu vedi tutto, tu provvedi a tutto, ed io confido nella tua potenza, nella tua sapienza e nel tuo amore, o santissima Trinità! Mi circonda e mi assilla il dolore, ed io non so capirne il perché, la mia povera natura vi ripugna, il mio povero cuore ne geme, ma io so che tutto sta nelle tue provvide ed amorose mani, e confido in te adorandoti ed amandoti.

Potrei io mai intendere l’ordine del firmamento, la ragione dei suoi urti colossali e l'armonia delle sue silenziose vie, io che ne sono tanto lontano? Potrei intendere io il misterioso mondo dell’infinitesimale, io che ho l’occhio così limitato? La mia vita è un firmamento e un microcosmo, ha le sue linee colossali e le sue invisibili sfumature, io non ho la potenza di abbracciare le prime e penetrare le seconde, e perciò ti adoro profondamente e mi affido alla tua mano potente, alla tua sapienza infinita e al tuo penetrante amore, che guarda le più umili cose come guarda le eccelse.
La vita è un mistero per me, perché è come un cantiere dove si preparano le grandi opere d’arte divina, dell’arte della grazia; vi vedo solo forme negative in cui ogni fattura è inversa, in cui è scavato ciò che dovrà emergere, ed è protuberante ciò che dovrà essere profondo; vi vedo blocchi informi e blocchi stranamente punteggiati, vi vedo tutto un arsenale di ferri torturanti, che mi danno l’impressione di essere nella fucina d’un boia; vi vedo accesa una fornace ad alta tensione, dove par che tutto debba incenerirsi. Non capisco nulla, ma lodo l’artista, e posso dire che se quelle pietre e quei bronzi potessero parlare, lo loderebbero più di me con riconoscente amore, perché egli li sa mutare in idee luminose, la cui espressione si ferma nel marmo e nel bronzo per rimanervi immortali innanzi agli occhi attoniti delle genti. Commento di don Dolindo Ruotolo dal Cap 8 Apocalisse di San Giovanni