(Padre Jihad Youssef, Monastero Mar Musa, Siria)

Dove sei mio amato?
Vieni! Vieni e abbracciami.
Vieni e asciuga le mie lacrime,
e il sudore della mia fronte
con le Tue mani segnate dalle ferite.
Accarezzami i capelli,
come una volta faceva mia madre.
Fai del Tuo petto che batte
un cuscino dove appoggiare il mio capo
e trovare riposo,
mentre ascolto il battito del tuo cuore.
Dove sei?
Sono in un paese sconosciuto.
Sono uno straniero su questa terra.
Sono uno straniero a me stesso.
Sono uno straniero per la mia gente,
come sono uno straniero per Te.
Dove sei?
Perché non vieni come il mare che ruggisce
a rovesciare i banchi delle cambiavalute
cacciandoli dal mio cuore e dalla mia vita
e a cacciare i mercanti dal tuo santuario?
Perché non ritorni di notte a punirmi per la mia pigrizia.
A punire la mia esitazione nell’aiutare i miei fratelli,
le mie sorelle e il mondo?
Perché non mi rimproveri e non mi correggi?
Dove sei?
Ti ho cercato…
Ti ho cercato dappertutto e non Ti ho trovato
benchè tu sia il solo ad essere onnipresente.
È strano come a colui che cerca di sfuggire da Dio,
né la terra, né il cielo, né il regno dei morti,
né il giorno, né la notte, né l’alba,
né il mare daranno rifugio.
Nemmeno un “dove”, né un “presso”,
né uno “spazio”.
Ma colui al quale tu sfuggi dove può trovarti?
O Dio, forse ti avevo perso cercandoti.
Forse pensavo di cercare Te e invece cercavo me stesso,
e così non ho trovato né Te, né me stesso.
Dio mio, Dio mio, dove sei?
Non dirò: “perché mi hai abbandonato?”,
può darsi che sia stato io a lasciarti.
Ma ti invoco, ti imploro, vieni!
Avvicinati, rivelati.