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Chiara 1975
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#Covid19, #Vaccini & #Geopolitica

La guerra dei vaccini che non vi raccontano: guardate quali paesi stanno monopolizzando le dosi

Occupiamoci un po’ di geopolitica dei vaccini, dato che di sconto geopolitico si tratta. La tutela della salute in questo caso è solo lo specchietto per le allodole: tra l’altro continuano a ripeterci che con il virus siamo in una guerra, ma nessuno che abbia il coraggio di dire che in questa guerra i popoli sono i prigionieri. E i vaccini? Le nuove armi di conquista.
Sono andati via con i carri armati, sono tornati con le banche“, disse Orban a proposito della crisi del 2011. “Sono andati via con le banche, sono tornati con i vaccini“, potremmo aggiungere nel 2021.
Gli USA e la Gran Bretagna sono i paesi che hanno per ora il primato della diffusione dei vaccini tra tutti gli Stati del mondo, ma a fronteggiarsi per riscrivere gli equilibri della geopolitica al momento ci sono anche la Cina, la Russia e l’India.

Con tre vaccini in campo gli USA sono la vera superpotenza. Ricorderete che l’americana Pfizer offrì un ricco accordo per lo sviluppo di un vaccino contro il Covid alla tedesca Biontech, finanziato anche dallo Stato tedesco e dalla Banca Europea degli Investimenti: questo è il motivo per cui in Europa provano a fare fuori AstraZeneca.
Il vaccino Pfizer Biontech oggi è somministrato in 77 paesi, ed è stato scelto da tutte le nazioni europee, comprese quelle dell’est. E’ quasi del tutto assente però nel continente africano, e in Sud America non ha conquistato i paesi più grandi, tranne la Colombia.
Recentemente è stato approvato anche il terzo vaccino made in USA, quello della “Johnson & Johnson“, utilizzato attualmente solo dagli Stati Uniti e in Sud Africa, ma molti paesi – tra cui l’Italia – lo hanno autorizzato.

Il più utilizzato al mondo è l’anglo-svedese

AstraZeneca, complice il prezzo più basso: tra i 78 paesi che ne fanno già uso ci sono quasi tutti i paesi europei, anche quelli dell’est, e a differenza dei vaccini americani, AstraZeneca è molto usato anche in Africa.

Se AstraZeneca però è il più economico, dobbiamo dire che il vaccino russo “Sputnik” è stato il primo al mondo registrato contro il Covid-19 nell’agosto dello scorso anno. Lo Sputnik al momento è stato autorizzato in quasi 50 paesi, ma è operativo soltanto in 18, e l’autorità del farmaco europea (l’Ema) non gli ha dato ancora l’autorizzazione. Questo lo rende il caso che più di tutti rende l’idea di come ci troviamo nel contesto di una guerra geopolitica, infatti anche se il vaccino Sputnik sarebbe utile a diversi paesi, questi non lo autorizzano perché non vogliono finanziare politicamente il governo di Putin.
L’Italia è l’unico paese europeo che ha siglato un accordo per la produzione di dieci milioni di dosi di Sputnik, e questa rottura del fronte antirusso è stata accolta con molta freddezza dai maggiori paesi dell’Unione Europea.

Poi abbiamo la Cina, che invece di offrire i propri vaccini pensa solo a quelle che potrebbero essere alleanze strategiche in campo geopolitico: il Dragone sta veramente facendo un’operazione chirurgica con i suoi due vaccini “Sinopharm” e “Sinovac”.
In Sud America, per esempio, le esportazioni riguardano colossi come Argentina, Brasile e Perù e tutti quelli che hanno detto di no al vaccino americano.

Nel sud-est asiatico invece, l’offensiva è tale che Stati Uniti e Giappone sono pronti a finanziare un miliardo di dosi da produrre in India per distribuirle in Australia e in tutto il sud-est asiatico, provando a creare un argine contro la Cina.
L’India ha elaborato due vaccini ma produce il 60% dei vaccini distribuiti nel mondo, in particolare quelli di AstraZeneca: questo fa sì che l’India sia una potenza sullo scacchiere dei vaccini.

Per concludere, dobbiamo rilevare che la Cina produce la maggior parte delle molecole e dei principi attivi; l’India produce il 60% dei vaccini mondiali e gli USA monopolizzano il settore dei bioreattori e dei materiali plastici necessari per questi farmaci.
In mezzo, l’Europa, che ha già perso questa guerra e ora è alla mercé delle altre potenze mondiali.
(Francesco Amodeo)

radioradio.it/…azeneca-sputnik-guerra-amodeo/
Chiara 1975
No al regime sanitario, c'è un'Europa che protesta
Di Paolo Gulisano
Sì alla #TerapiaDomiciliareCovid19, no al terrorismo sanitario e mass-mediatico
Non fanno notizia, non trovano cassa di risonanza nei TG nazionali e, quando qualche giornale si degna di parlare di queste manifestazioni, vengono sbrigativamente definite come “negazioniste”, un termine usato completamente a sproposito, ma che …Altro
No al regime sanitario, c'è un'Europa che protesta

Di Paolo Gulisano

Sì alla #TerapiaDomiciliareCovid19, no al terrorismo sanitario e mass-mediatico

Non fanno notizia, non trovano cassa di risonanza nei TG nazionali e, quando qualche giornale si degna di parlare di queste manifestazioni, vengono sbrigativamente definite come “negazioniste”, un termine usato completamente a sproposito, ma che sul lettore ha sempre il suo bell’effetto.

Si tratta delle manifestazioni che un po’ in tutta Europa vedono scendere in piazza migliaia di cittadini. Proteste contro le misure restrittive, disposte dai governi per contenere la pandemia di Covid-19, sono state segnalate in Austria, Finlandia, Germania, Paesi Bassi (nella foto una protesta del 20 marzo ad Amsterdam), Regno Unito, Svizzera, ecc. Prima del raduno a Helsinki circa 300 persone hanno marciato per le strade della città, arrivando fino al Parlamento, intonando slogan come “Lasciate parlare la gente!”. In Austria, circa mille persone hanno partecipato a manifestazioni contro le misure restrittive vicino alla stazione ferroviaria centrale di Vienna. In Svizzera, più di 5.000 manifestanti hanno sfilato in una marcia silenziosa a Liestal, a 15 chilometri a sud-est della città di Basilea.

In Italia, Milano ha visto due di queste iniziative nel giro di due settimane: la prima in Piazza del Duomo, con la partecipazione di migliaia di persone, e quindi sabato scorso all’Arco della Pace.

Chi c’è dietro a queste iniziative? Inutilmente i cronisti intervenuti a queste manifestazioni hanno cercato di trovare la nota di colore: qualche sciamano, qualche terrapiattista, magari qualche estremista di destra che fa sempre comodo. Alle iniziative milanesi non si sono visti esponenti di partiti politici, nessuno dei quali in questo momento sembra seriemente intenzionato a contestare il pensiero mainstream.

Ad organizzare queste iniziative hanno pensato associazioni di cittadini, espressione del Paese reale, come si diceva un tempo. Gruppi di mamme preoccupate per il futuro dei propri figli, persone stanche delle restrizioni asfissianti imposte dal regime di salute pubblica, individui che vogliono salvaguardare i diritti garantiti dalla Costituzione. Persone che partecipano a queste manifestazioni - promosse attraverso la Rete - per far sentire la propria voce di protesta, la propria voglia di libertà, ma anche per capire, per ascoltare. Non è un caso che i protagonisti di queste manifestazioni siano dei professionisti, soprattutto medici.

La gente viene a queste manifestazioni per ascoltare le testimonianze di medici che hanno affrontato il Covid con le cure, in particolare con le cure domiciliari. E il tono di chi interviene non è tribunizio, giusto per strappare l’applauso della folla, ma pacato e documentato. Non per niente l’iniziativa svoltasi all’Arco della Pace di Milano aveva come titolo “Conferenza a cielo aperto: Rinasceremo con le cure”. Una conferenza, non un comizio o un sit-in, per far conoscere quella realtà di cure che per molti italiani è ancora del tutto sconosciuta. Una conferenza per dare informazioni scientifiche, ma anche per tenere viva la speranza in persone ormai allo stremo psicologico. Persone talmente manipolate nella loro capacità di ragionare che sabato, al termine della manifestazione, pur dopo aver ascoltato le varie testimonianze dei medici, c’era tra loro chi poneva questa obiezione: strano che questi medici in un anno non siano riusciti a farsi sentire dalla massa… come mai la loro scoperta non è arrivata a chi è sempre a caccia di notizie? Come dire: se non ne hanno parlato le Iene o la D’Urso, vuol dire che tutto questo non esiste.

In questo buio della ragione che stiamo attraversando, ciò che conta è tenere accesa la luce della ragionevolezza. Continuare a documentare una realtà che non può essere taciuta e nascosta. Una realtà che non rappresenta il tentativo più o meno empirico di medici di fronte ad una situazione disperata, ma un modo di procedere con criteri assolutamente scientifici, che potremmo definire Real life research: uno studio sulla vita reale. Senza magari aspettare l’esito dei cosiddetti “studi random a doppio cieco”. Una ricerca che ormai si avvale anche dello scambio di informazioni con medici di tutto il mondo, che condividono evidenze cliniche e strategie terapeutiche.

Accanto ai medici, in queste manifestazioni compaiono poi gli avvocati, i quali hanno un compito fondamentale: difendere il diritto della persona alla cura, e difendere le libertà oggi sempre più limitate e svilite. Avvocati che possono e devono anche fare da tramite tra i cittadini che scendono coraggiosamente in piazza e le istituzioni, e che possono portare la voce sia di medici che di pazienti ai politici, sperando di trovare qualche interlocutore, qualcuno che con coraggio - come già avvenuto in Piemonte - possa sfidare il diktat governativo di “Tachipirina e vigile attesa” che tanto male ha già fatto. La voce di civile protesta di tanti cittadini ha il giusto diritto di essere ascoltata.

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