Acedian
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La claustra da Mustér egl Osservatore Romano

Igl Osservatore Romano ha empleniu ier l’entira quarta pagina cun dus artechels sulla claustra da Mustér ord caschun digl anniversari da 1400 onns dalla venerabla claustra. Gl’emprem artechel cun il tetel «Una barca fra i monti svizzeri» ei da cardinal Kurt Koch, ina contribuziun aschi lunsch interessanta che dat perdetga che Koch sco anteriur uestg da Basilea sa buca bia da Mustér.

Gl’auter artechel pli cuort da Simona Verrazzo cun il tetel «Radicata nei Grigioni» (Ragischada el Grischun) discuora pli concretamein dalla historia dalla claustra. Ella numna ils claustrals «ina communitad amatissima en questa val che dat perdetga dalla vischinonza alla populaziun».

Donn che la «populaziun» sehona ton pauc da tala vischinonza. Ni forsa manegiava igl artechel «vischinonza» el senn dil plaid «vischi»?

Forsa che zatgi savess translatar quels artechels e pubblicar els ella Gasetta Rontscha.

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Millequattrocento anni fa veniva fondata l’abbazia di Disentis/Mustér

Una barca fra i monti svizzeri

di KURT KOCH (sic!)

Se vuoi costruire una barca, non radunare uomini per tagliare legna, preparare gli attrezzi, dividere i compiti e impartire ordini, ma insegna loro la nostalgia per il mare vasto e infinito». Applicando questo sensato consiglio del pilota e scrittore francese Antoine de Saint-Exupéry alla fede cristiana, si potrebbe dire che oggi è molto più importante risvegliare nella gente la nostalgia per il vasto mare della vita eterna presso Dio che organizzare la vita presente. Per la fede cristiana questo orientamento al cielo è fondamentale.

Naturalmente questo è solo un lato della saggezza biblica che ha trovato una traduzione moderna nel consiglio di Saint-Exupéry. Per poterla comprendere appieno dobbiamo guardare anche all’altro lato: sebbene, quando si vuole costruire una barca, sia meglio risvegliare nelle persone la nostalgia per il mare vasto e infinito, piuttosto che organizzare il lavoro, non appena questa nostalgia sarà stata risvegliata esse si metteranno subito all’opera e costruiranno la barca progettata. Di fatto, la nostalgia per il mare infinito non impedisce di svolgere un lavoro concreto ma, al contrario, spinge a mettersi all’opera. Nella storia del cristianesimo, la dimostrazione di questa verità è data dal fatto che proprio quegli uomini — soprattutto missionari e monaci — che hanno abbandonato la propria patria e hanno anelato la patria eterna per cercare e testimoniare Cristo in terre straniere come “stranieri e pellegrini”, si sono rivelati come civilizzatori e cultori della vita sociale e culturale.

Questo dato di fatto può essere osservato anche nei due santi che oggi sono al centro della nostra memoria, e più precisamente nella fondazione di un eremo nella grande foresta di Desertina [antico nome di Disentis] da parte del monaco pellegrino franco Sigisberto, e nella protezione offerta allo stesso dal rezio Placido, il quale però ha pagato con il proprio sangue il sostegno dato all’impresa di Sigisberto. L’opera di questi due santi segna l’inizio dei millequattrocento anni di storia dell’abbazia di Disentis, alla quale guardiamo oggi con gratitudine e gioia. Tuttavia, il fatto che da questi modesti inizi sia potuta nascere la famosa abbazia di Disentis, nella tradizione di san Benedetto, non è casuale, ma le basi erano già state gettate al momento della sua fondazione. Infatti, nella spiritualità di san Benedetto le stesse due dimensioni che abbiamo trovato nella lettura odierna sono in tensione feconda tra loro.

Da un lato, in san Benedetto la nostalgia per il mare infinito si esprime attraverso il fatto che tutta la sua vita e la sua opera si sono incentrate sulla ricerca di Dio in ogni cosa e sul desiderio di piacergli, come ha sottolineato Papa Gregorio Magno — nel Prologo dei suoi quattro libri dei Dialoghi, nei quali ha scritto una biografia della vita interiore di san Benedetto — con le seguenti parole: soli Deo placere desiderans.

Tuttavia, cercare Dio e piacergli nello spirito di Benedetto è possibile solo se ci si immerge nell’atmosfera della preghiera e se si vive e si agisce in essa. Benedetto ha potuto per questo definire la vita monastica come «scuola di servizio del Signore» e concretizzare la ricerca di Dio nell’ulteriore indicazione che all’ufficio divino, «non si anteponga nulla» (Regula Benedicti, 43, 3). Come regola determinante, poi, san Benedetto ha posto al di sopra della preghiera e del canto dei monaci le parole del salmo: Coram angelis psallam tibi, Domine. Il monachesimo, di fatto, sin dai suoi inizi fu considerato vita alla maniera degli angeli. Con ciò non s’intende dire che i monaci smettono di essere uomini o che fluttuano costantemente nel settimo cielo. Piuttosto, si vuole ricordare che lo stile di vita degli angeli è l’adorazione e che il monachesimo significa entrare nella maniera degli angeli, vale a dire modellare l’intera vita come adorazione.

Nell’adorazione i monaci si orientano al cielo. Questo orientamento, però, non li estrania in nessun modo dalla terra. Poiché nell’adorazione vivono la loro nostalgia per il mare infinito, si mettono anche al lavoro e costruiscono la barca per andare in mare.

Insieme al forte accento posto sulla preghiera, san Benedetto dà grande importanza anche al lavoro. Questo concentrarsi sul lavoro è tra le grandi conquiste culturali del monachesimo cristiano, che vogliamo ricordare con gratitudine proprio nell’anno giubilare dell’abbazia di Disentis, mettendone in evidenza la novità: nel mondo greco, il lavoro fisico era considerato una cosa infima, che l’uomo libero lasciava fare agli schiavi non liberi. Con queste premesse, il mondo greco non poteva immaginare un Dio che aveva creato il mondo, poiché creando la materia si sarebbe anche sporcato le mani. La creazione del mondo, pertanto, veniva affidata al demiurgo, vale a dire a una divinità subordinata. Al contrario, la fede cristiana è convinta che l’unico e solo Dio è anche il creatore del mondo e che il lavoro appartiene al suo stesso essere Dio, e che pertanto anche l’uomo è chiamato a partecipare, con il proprio lavoro, all’azione creatrice di Dio e a intendere il lavoro come un modo particolare della propria somiglianza a Dio.

Questa cultura del lavoro è stata sviluppata soprattutto dal monachesimo cristiano e si può affermare apertamente che, senza di essa, il divenire dell’Europa, la sua imagine del mondo e il suo ethos sono impensabili.

Ora et labora: con questa breve formula san Benedetto ha creato una sua sintesi e una simbiosi feconda tra la nostalgia per il mare infinito e la costruzione concreta della barca o, più precisamente, tra la contemplazione e l’azione. Infatti, l’orientamento al cielo nella preghiera deve tradursi da solo in un’azione concreta nella quotidianità. Così, per esempio, Benedetto può esortare i monaci a incontrare Cristo soprattutto nei malati, come scrive nella sua regola:

«L’assistenza agli infermi deve avere la precedenza e la superiorità su tutto, in modo che essi siano serviti veramente come Cristo in persona» (XXXVI). La presenza di Dio negli altri può essere percepita però solo se il monaco nella preghiera continua a cercare la sua presenza diretta. In questa ricerca di Dio attraverso la preghiera e il la voro sta l’immutata attualità di san Benedetto e di un’abbazia che vive e opera nel suo spirito. In questo tempo abbiamo bisogno di persone come Benedetto, e di persone che vivono nella sua sequela, che indichino alla gente il cammino verso Dio percorrendolo esse stesse.

Radicata nei Grigioni

di SIMONA VERRAZZO

Preghiera e lavoro in un connubio perfetto tra passato e futuro: è un compleanno speciale quello che la Svizzera celebra nel 2014 in occasione dei millequattrocento anni della fondazione dell’abbazia di Disentis, nel distretto di Surselva, nel Cantone dei Grigioni. Un traguardo che — nella migliore tradizione benedettina — abbraccia la spiritualità dell’uomo (sostenuta dalla preghiera) e la sua materialità (fatta dal lavoro) e che è accompagnato dal motto scelto per questo anniversario: Stabilitas in progressu.

Al 614 è fatta risalire la costruzione del primo eremo: secondo la tradizione la prima pietra fu posta da san Sigisberto, benedettino compagno di san Colombano, assieme all’intervento di san Placido, anche lui monaco che porta il nome del principale dei discepoli di san Benedetto. Sono loro i patroni dell’abbazia, assieme a santa Maria, a san Pietro e a san Martino, a quest’ultimo è dedicata la chiesa abbaziale. Appartenente alla diocesi di Coira, il Martirologio Romano commemora san Placido e san Sigisberto l’11 luglio, ma i festeggiamenti in abbazia sono anticipati di qualche giorno, il 6 luglio, alla presenza del cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani.

Le vicende della città sono indissolubilmente legate a quelle dell’abbazia, tanto che Di-sentis in romancio — quello dei Grigioni è l’unico dei cantoni svizzeri ad avere il romancio tra le lingue ufficiali, insieme all’italiano e al tedesco — viene chiamata Mustér, che vuol dire “monastero”. Sicuramente il mezzo più suggestivo per raggiungerla è il treno e dal Glacier Express si può ammirare l’abbazia che sovrasta il centro abitato, con la chiesa abbaziale di san Martino e la sua inconfondibile coppia di campanili con coronamenti ottagonali e cupole a bulbo. L’interno è uno splendido esempio di stile barocco, tra cui spicca il pulpito protobarocco con il baldacchino e le sue caratteristiche colonne tortili. Al 1717 risalgono le nicchie con le figure dei quattro evangelisti realizzate da frate Pieder Solèr. Un tesoro d’arte che, nella sua storia millenaria, è stato messa a dura prova, come nel caso dell’incendio appiccato dai francesi nel 1799, in cui andò perduta l’antichissima biblioteca.

Spiritualità e secolarità sono alla base dell’idea benedettina e l’abbazia di Disentis/Mustér non è da meno. Vanto è l’insegnamento, che si fa risalire già nel lontano 1285 ai soli monaci, che venivano iniziati alla conoscenza delle sette arti liberali medievali: grammatica, retorica, dialettica, aritmetica, astronomia, geometria e musica. Passano i secoli, i tempi cambiano e — come ogni ciclo — l’abbazia conosce momenti di prosperità e altri in cui sembra inevitabile la chiusura, che però non arriva mai, anzi, dopo il 1880 si assiste a una vera e propria rinascita, con l’apertura di una scuola di latino e l’acquisto di un nuovo organo. Oggi l’abbazia è il cuore spirituale, culturale, professionale ed economico della cittadina.

Nel 2006 un altro incendio ha distrutto la sua azienda agricola, che venne riaperta più funzionale di prima nel 2008. Il suo liceo continua a formare ragazzi e ragazze (l’insegnamento femminile è stato introdotto nel 1972), chiamati a vivere nella società forti dei valori appresi tra i banchi di scuola.

Da quattordici secoli sono i monaci l’anima pulsante al di là delle austere mura: attualmente i monaci sono in tutto 28, a cui si aggiunge l’abate Vigeli Monn, il primo di lingua romancia da 96 anni a questa parte, alla guida dell’abbazia dal 19 aprile 2012. Una comunità che vai dai 31 anni di fratello Christian Tobler, il più giovane, ai 94 anni di fratello Lukas Heim, il più anziano, ma soprattutto una comunità amatissima tra queste valli, che continua a dare prova della vicinanza con la popolazione anche nei momenti più difficili. Come quando, ultimamente, ha ospitato per quasi due anni ventisei anziani durante i lavori di demolizione e ricostruzione dell’istituto per la terza età. Ora l’estate trascorrerà all’insegna degli eventi per festeggiare l’anniversario. Tra gli appuntamenti più attesi: il concerto d’organo, il 7 agosto, in cui verrà presentata, in anteprima mondiale, la cantata Ora et labora, e poi l’ultimo week-end di ottobre, quando l’abbazia aprirà le porte ai visitatori.
Harmonia celestiala
Il meglier fuss da saver combinar endretg ils patratgs dil tschurvi cun ils sentiments dil cor. Quels ein era necessaris e schegie ch'ins sa manipular els, san els far plascher ed audan tier la veta - schizun la tristezia e la nostalgia (che han era in senn profund per nossa olma; ins sto silmeins s'occupar dad ellas).
En mintga cass, cu ins legia quels artechels survegn ins buca ina gronda …Altro
Il meglier fuss da saver combinar endretg ils patratgs dil tschurvi cun ils sentiments dil cor. Quels ein era necessaris e schegie ch'ins sa manipular els, san els far plascher ed audan tier la veta - schizun la tristezia e la nostalgia (che han era in senn profund per nossa olma; ins sto silmeins s'occupar dad ellas).

En mintga cass, cu ins legia quels artechels survegn ins buca ina gronda sabientscha - cun ni senza sentiments importa cheu buca bia - igl ei denton bi ch'il Osservatore Romano ha dedicau ad els in bien plaz e ch'ils auturs han sedau breigia da publicar quei eveniment da Mustér ell'Italia.
Abramo
Quei ei ver: Méfiez-vous des sentiments. Ils sentiments san ins manipular aschi levamein. Ei tonscha da tedlar ina melodia tresta per sesentir trests (senza ch'ins fuss veritablamein trests).
Ils sentiments san ins manipular cun mieds exteriurs (musica, bials plaids, alcohol ni drogas). Tier ils patratgs ei quei buca aschi sempel. Leu ston ins studegiar. Ei exista negina maschina che savess studegiar …Altro
Quei ei ver: Méfiez-vous des sentiments. Ils sentiments san ins manipular aschi levamein. Ei tonscha da tedlar ina melodia tresta per sesentir trests (senza ch'ins fuss veritablamein trests).

Ils sentiments san ins manipular cun mieds exteriurs (musica, bials plaids, alcohol ni drogas). Tier ils patratgs ei quei buca aschi sempel. Leu ston ins studegiar. Ei exista negina maschina che savess studegiar per ils carstgauns. Studegiar ston ins sez, e quei ei savens unfiseivel (denton fetg necessari).
Harmonia celestiala
Quella ponderaziun ei fetg evidenta. La filosofia de Saint-Exupérie ei adina plascheivla e vegn prida si dad ina gronda communitad; ei drova denton dapli curascha da menziunar ils facts impurtonts pertuccond la cardientscha.
Abramo
«Nostalgia per la mar» = quei ei il sentimentalism che occupescha oz il spazi nua che la cardientscha duess esser. Saint-Exupérie ei igl aultsacerdot da quella nova religiun dils sentimentals.
Plaisch
Quei artechel dil Cardinal Koch fa endamen la reproscha dils aunghels als Galilès suenter l'Anceinza: tgei steis cheu a mirar en siat vanauns?
Ils cristifideivels ston far la barca cheu sin tiara, sco Noë veva fatg.
Las duas voluntads en Cristus muossan que ils carstgauns ston vuler quei dil Bab etern, sco sogn Pieder di: igl ei bi star cheu.
Il desideri dil vast spazi dalla veta in Diu ei aschi …Altro
Quei artechel dil Cardinal Koch fa endamen la reproscha dils aunghels als Galilès suenter l'Anceinza: tgei steis cheu a mirar en siat vanauns?

Ils cristifideivels ston far la barca cheu sin tiara, sco Noë veva fatg.

Las duas voluntads en Cristus muossan que ils carstgauns ston vuler quei dil Bab etern, sco sogn Pieder di: igl ei bi star cheu.

Il desideri dil vast spazi dalla veta in Diu ei aschi fasiarlis sco las devisas episcopalas da beinenqualin uestg: ins savess star senza. Mo il papa va cul schliet exempel ordavon, tgei leis spitgar dapli?