LA SCALA SANTA: I 28 GRADINI PERCORSI DA GESU’

Dopo 300 anni la Scala Santa, uno dei luoghi sacri di Roma e più cari da sempre alla devozione cristiana, torna visibile nella sua bellezza originaria, liberata della copertura di legno voluta nel 1723 da Papa Innocenzo XIII.
I 28 gradini di marmo, che secondo la tradizione Gesù salì percosso e sanguinante per raggiungere l’aula del palazzo di Gerusalemme dove Pilato lo condannò a morte, potranno essere ammirati per 60 giorni fino a Pentecoste (che cade il 9 giugno) quando verranno nuovamente coperti. Dopo la benedizione è stato dato il via libera alla fila di pellegrini che hanno salito i 28 gradini in ginocchio.

La Scala Santa fu inviata a Roma nel 326 da santa Elena al figlio, l'imperatore Costantino, e venne poi donata a Papa Silvestro I che la fece collocare nel Patriarchium lateranense.
Da allora è meta dei fedeli provenienti da ogni parte del mondo. Situata quasi di fronte alla Basilica di San Giovanni in Laterano, è custodita nell'edificio che Sisto V - al soglio di Pietro dal 1585 al 1590 - fece edificare da Domenico Fontana per conservare la cappella privata dei Papi, il Sancta Sanctorum, ovvero l'antica cappella di San Lorenzo.
Fu Fontana a seguire personalmente il trasferimento della Scala Santa dall'antico Patriarchium alla sede attuale: avvenne in una sola notte, era il 1589. È il Fontana stesso a raccontare che il trasporto dei gradini che la compongono avvenne al lume delle torce e al canto di preghiere e salmi. I gradini furono messi in opera iniziando dall'alto perché non fossero calpestati dai piedi degli artefici, ma toccati solamente dalle ginocchia dei fedeli oranti. Per agevolare il deflusso dei fedeli, Domenico Fontana decise di affiancare alla Scala Santa altre quattro scale, inoltre sulla destra e sulla sinistra del Sancta Sanctorum eresse le cosiddette «nuove cappelle» di San Lorenzo e di San Silvestro. Le pareti delle scale e quelle delle cappelle furono decorate da pittori noti all'epoca, tra cui Paul Brill di Anversa.
La sistemazione del complesso fu ultimata nel 1589 e Sisto V ne diede annuncio pubblico con una bolla che porta la data del 24 maggio del 1590. Successivamente Papa Innocenzo VII, nel 1723, ordinò la copertura degli scalini con tavole di noce per impedirne l'usura, facendo però praticare delle feritoie dove si riteneva di scorgervi delle tracce di sangue di Gesù.

Padre Francesco Guerra, Rettore della Scala Santa, ha ricordato l’emozione vissuta dalle persone che hanno assistito alla rimozione della protezione di legno. “I gradini erano molto consumati, un solco li attraversava tutti, tranne l’ultimo. La spiegazione e’ che i fedeli, salendo in ginocchio, spingevano con la punta del piede sul gradino sottostante e li hanno erosi pian piano, ad esclusione appunto di quello finale”.
"Non è stata l’unica sorpresa. Sulla Scala secondo la tradizione ci sono 4 macchie del sangue di Gesù: 3 sono coperte da croci, la quarta è coperta da una piccola grata all’altezza dell’undicesimo gradino, il più consumato di tutti, e sarebbe dove Gesù cadde rompendo il marmo con il ginocchio lasciando una traccia di sangue”.
Il Rettore ha ricordato che “per i fedeli toccare dove è passato Gesù è un modo per toccare Dio. Salendo in ginocchio i 28 gradini si entra in contatto con il dolore fisico ma soprattutto morale che logora”.

La Penitenzeria Apostolica concede l’indulgenza plenaria ogni giorno ai fedeli pentiti che, spinti dall’amore, salgono in ginocchio la Scala Santa meditando la Passione di Gesù e recitano il Credo, un Pater, Ave, Gloria ed una preghiera secondo l’intenzione del Papa, si confessano e ricevono la Comunione eucaristica.
Le persone impedite fisicamente a salire la Scala Santa ricevono la medesima indulgenza plenaria meditando la Passione di Gesù presso la Scala stessa, recitando il Credo e cinque Pater, Ave, Gloria ed una preghiera secondo l’intenzione del Papa, si confessano e ricevono la Comunione eucaristica.
L’indulgenza è applicabile per i defunti.
(Roma, Penitenzeria Apostolica, 11 novembre 2015)

Fonti:

Corrispondenza Romana
Elisabetta Mancini
www.scala-santa.com/en/homepage/