L' intenzione di celebrare la Messa da parte di un consacrato è una delle condizioni importanti per la validità della Messa,ma non può essere oggetto di piaceri da parte di popolo. Questa condizione …Altro
L' intenzione di celebrare la Messa da parte di un consacrato è una delle condizioni importanti per la validità della Messa,ma non può essere oggetto di piaceri da parte di popolo. Questa condizione possiamo valutarlo solo esteriormente,in base agli atti che compie il sacerdote. Quindi non è vero che possiamo sapere cosa nella sua testa viaggia come pensiero e quindi come alcuni continuano ad affermare ancora il rito Vetus sarebbe migliore del rito Novus per questo. No. I cuori indegni in entrambi i casi possono portare sacrilegio e quindi la battaglia non è tra i riti,ma tra i cuori lontani dalle virtù e dalla grazia di DIO e i cuori pieni di virtù. La battaglia è spirituale.
Gesù Cristo è presente nella Messa con Rito Novus ,nel tabernacolo ,nell'adorazione Eucaristica in corpo sangue anima e divinità.

Per poter accedere alla Messa,non è assolutamente vero che prima bisogna scegliere il tipo di rito che ci piace e così andare verso una vittoria contro i modernisti.

Per accedere alla Messa serve la grazia di DIO.

PAPA PAOLO VI in un enciclica contro il fariseismo:

Il carattere preminentemente interiore e religioso della penitenza, e i nuovi mirabili aspetti che in Cristo e nella Chiesa essa assume, non escludono né attenuano in alcun modo la pratica esterna di tale virtù, anzi ne richiamano con particolare urgenza la necessità e spingono la Chiesa, attenta sempre ai segni dei tempi, a cercare, oltre l'astinenza e il digiuno, espressioni nuove, più atte a realizzare, secondo l'indole delle diverse epoche, il fine stesso della penitenza.
La vera penitenza è anche ascesi fisica
La vera penitenza però non può prescindere, in nessun tempo, da una ascesi anche fisica: tutto il nostro essere, infatti, anima e corpo, anzi tutta la natura, anche gli animali senza ragione, come ricorda spesso la Sacra Scrittura , deve partecipare attivamente a questo atto religioso con cui la creatura riconosce la santità e maestà divina.
La necessità poi della mortificazione del corpo appare chiaramente se si considera la fragilità della nostra natura, nella quale, dopo il peccato di Adamo, la carne e lo spirito hanno desideri contrari tra loro. Tale esercizio di mortificazione del corpo, ben lontano da ogni forma di stoicismo, non implica una condanna della carne, che il Figlio di Dio si è degnato di assumere ;

anzi, la mortificazione mira alla «liberazione» dell'uomo, che spesso si trova, a motivo della concupiscenza, quasi incatenato dalla parte sensitiva del proprio essere; attraverso il «digiuno corporale» l'uomo riacquista vigore e «la ferita inferta alla dignità della nostra natura dall'intemperanza, viene curata dalla medicina di una salutare astinenza».

Nel Nuovo Testamento e nella storia della Chiesa, nonostante il dovere di far penitenza sia motivato soprattutto dalla partecipazione alle sofferenze di Cristo, tuttavia la necessità dell'ascesi che castiga il corpo e lo riduce in schiavitù, è affermata con particolare insistenza dall'esempio di Cristo medesimo .

Contro il reale e sempre ricorrente pericolo di formalismo e di fariseismo, nella Nuova Alleanza, come ha fatto il divin Maestro, così gli Apostoli, i Padri, i Sommi Pontefici hanno apertamente condannato ogni forma di penitenza che sia puramente esteriore. L'intimo rapporto che, nella penitenza, intercorre tra atto esterno e conversione interiore, preghiera e opere di carità, è affermato e sviluppato largamente nei testi liturgici e negli autori di ogni tempo.
Monica Lucchesi
Chi non è riuscito a capire finora, non capirà mai più.
Laus Tibi Christe
Siete stati ingannati e non riuscite ancora a capirlo.
Laus Tibi Christe
Un altro commento da Laus Tibi Christe
Laus Tibi Christe
Laus Tibi Christe
Non esiste un ritus novus. La Messa Cattolica è una sola, chi celebra o partecipa a una "messa" diversa, incorre nell'ira di Dio. C'è un preciso anatema. Ma si sa che il regno di Dio è per pochi, il popolo bue che segue i falsi papi conciliari, non ha speranza di sfuggire al fuoco eterno. Gesù è stato chiarissimo sulla fine di chi segue gli eretici e la falsa chiesa apostata da Lui stesso predetta …Altro
Non esiste un ritus novus. La Messa Cattolica è una sola, chi celebra o partecipa a una "messa" diversa, incorre nell'ira di Dio. C'è un preciso anatema. Ma si sa che il regno di Dio è per pochi, il popolo bue che segue i falsi papi conciliari, non ha speranza di sfuggire al fuoco eterno. Gesù è stato chiarissimo sulla fine di chi segue gli eretici e la falsa chiesa apostata da Lui stesso predetta. Vade retro, operatori di iniquità.
Gli Eletti del Signore
Laus Tibi Christe se non esiste il rito Novus,allora il cambiamento dell' Altare non esisterebbe fino ad oggi,ma questo è bugia e gli ultimi miracoli eucaristici sono una prova di Gesù presente nella Sua Chiesa Cattolica Apostolica Romana. Gesù è stato chiaro alla Beata Elisabetta Canori sulla fine dei cuori indegni e infedeli. L'imitazione personale non funziona.
Laus Tibi Christe
Il rito del nuovo ordine NON è Cattolico.
E' stato inventato qualche decennio fa da protestanti come il Bugnini. Non è un caso che si tratti di fatto di una "messa" capovolta, di origine satanica, con parole della consacrazione completamente modificate, quindi nulle.
Inoltre, esiste un preciso anatema per chi partecipa a un simile abominio. Si informi. Piangerete amaramente quando sarà troppo …Altro
Il rito del nuovo ordine NON è Cattolico.
E' stato inventato qualche decennio fa da protestanti come il Bugnini. Non è un caso che si tratti di fatto di una "messa" capovolta, di origine satanica, con parole della consacrazione completamente modificate, quindi nulle.
Inoltre, esiste un preciso anatema per chi partecipa a un simile abominio. Si informi. Piangerete amaramente quando sarà troppo tardi. I "miracoli eucaristici" sono spesso un falso plateale, proprio come molte apparizioni.
Detto questo, lei può continuare a non essere Cattolico, come non lo è stato finora. A me non cambia nulla. Gesù è presente solo nella vera e unica Messa Cattolica e solo con ministri validamente ordinati. Mi dispiace.
Gli Eletti del Signore condivide questo
1616
Tutto ciò che è falso ,un giorno cadrà. Non c'è alcun problema con il Rito Novus. Il problema rimarrà sempre e solo non eseguire le regole del rito Novus fino all'ultimo punto dottrinale. Se la beata Maria Romero morì nel 1977 senza lamentarsi né dare segni di errori sulla Messa Novus,andando in paradiso,allora perché mostrare odio già in quel tempo contro i successori di Pietro? Tutto per …Altro
Tutto ciò che è falso ,un giorno cadrà. Non c'è alcun problema con il Rito Novus. Il problema rimarrà sempre e solo non eseguire le regole del rito Novus fino all'ultimo punto dottrinale. Se la beata Maria Romero morì nel 1977 senza lamentarsi né dare segni di errori sulla Messa Novus,andando in paradiso,allora perché mostrare odio già in quel tempo contro i successori di Pietro? Tutto per disobbedienza. Imitare i santi,non i vizi degli altri. I vizi non salvano. La penitenza insegna la Via della Croce se seminiamo le virtù.

IL Magistero di Papa Paolo VI avvicina le anime alla Santità tramite una vita di testimonianza e qui riporto la sua enciclica contro coloro che vivono purtroppo come i farisei e la vera penitenza da seguire:

Contro il reale e sempre ricorrente pericolo di formalismo e di fariseismo, nella Nuova Alleanza, come ha fatto il divin Maestro, così gli Apostoli, i Padri, i Sommi Pontefici hanno apertamente condannato ogni forma di penitenza che sia puramente esteriore. L'intimo rapporto che, nella penitenza, intercorre tra atto esterno e conversione interiore, preghiera e opere di carità, è affermato e sviluppato largamente nei testi liturgici e negli autori di ogni tempo (54).

III
Volontario esercizio di azioni esteriori

Perciò la Chiesa, mentre riafferma il primato dei valori religiosi e soprannaturali della penitenza - valori quanto mai atti a ridare oggi al mondo il senso di Dio e della sua sovranità sull'uomo, e il senso di Cristo e della sua salvezza (55) - invita tutti ad accompagnare l'interna conversione dello spirito con il volontario esercizio di azioni esteriori di penitenza:
a) Insiste anzitutto perché si eserciti la virtù della penitenza nella fedeltà perseverante ai doveri del proprio stato, nell'accettazione delle difficoltà provenienti dal proprio lavoro e dalla convivenza umana, nella paziente sopportazione delle prove della vita terrena e della profonda insicurezza che la pervade (56).
b) Quelle membra poi della Chiesa, che sono colpite dalle infermità, dalle malattie, dalla povertà, dalla sventura, oppure sono perseguitate per amore della giustizia, sono invitate ad unire i propri dolori alla sofferenza di Cristo in modo da poter non soltanto soddisfare più intensamente il precetto della penitenza, ma anche ottenere per i fratelli la vita della grazia, e per se stessi quella beatitudine che nel Vangelo è promessa a coloro che soffrono (57).
c) In modo più perfetto deve essere soddisfatto il precetto della penitenza sia dai sacerdoti, più altamente insigniti del carattere di Cristo, sia da coloro i quali, per seguire più da vicino «l'esinanizione» del Signore e per tendere più facilmente e più efficacemente alla perfezione della carità, professano i consigli evangelici (58).

La Chiesa però invita tutti i cristiani indistintamente a rispondere al precetto divino della penitenza con qualche atto volontario, al di fuori delle rinunce imposte dal peso della vita quotidiana (59).

Per richiamare e spronare tutti i fedeli all'osservanza del precetto divino della penitenza, la Sede Apostolica intende perciò riordinare la disciplina penitenziale con modi più adatti al nostro tempo.
Spetta però ai Vescovi - riuniti nelle Conferenze Episcopali - stabilire le norme che, nella loro sollecitudine pastorale e nella loro prudenza, per la conoscenza diretta che hanno delle condizioni locali, stimeranno più opportune e più efficaci; resta però stabilito quanto segue
.

In primo luogo la Chiesa, nonostante abbia sempre tutelato in modo particolare l'astinenza dalle carni e il digiuno, vuole tuttavia indicare nella triade tradizionale «preghiera, digiuno, opere di carità» i modi principali per ottemperare al precetto divino della penitenza. Tali modi furono comuni a tutti i secoli; tuttavia nel nostro tempo esistono particolari motivi, per cui, secondo le esigenze dei diversi luoghi, sia necessario inculcare, a preferenza di altre, qualche speciale forma di penitenza (60). Perciò, là dove è maggiore il benessere economico, si dovrà piuttosto dare una testimonianza di ascesi, affinché i figli della Chiesa non siano coinvolti dallo spirito del «mondo» (61), e si dovrà dare nello stesso tempo una testimonianza di carità verso i fratelli che soffrono nella povertà e nella fame, oltre ogni barriera di nazioni e di continenti (62).

Nei paesi invece dove il tenore di vita è più disagiato, sarà più accetto al Padre e più utile alle membra del corpo di Cristo, che i cristiani - mentre cercano con ogni mezzo di promuovere una migliore giustizia sociale - offrano, nella preghiera, la loro sofferenza al Signore, in intima unione con i dolori di Cristo.
Perciò la Chiesa, conservando - là dove più opportunamente potrà essere mantenuta - la consuetudine (osservata per tanti seco li con norme canoniche) di esercitare la penitenza anche mediante l'astinenza dalle carni e il digiuno, pensa di convalidare con sue prescrizioni anche gli altri modi di far penitenza, là dove alle Conferenze Episcopali sembrerà opportuno sostituire l'osservanza della astinenza dalla carne e del digiuno con esercizi di preghiera ed opere di carità.
Alcuni giorni e tempi penitenziali
Affinché tutti i fedeli però siano uniti in una celebrazione comune della penitenza, la Sede Apostolica intende fissare alcuni giorni e tempi penitenziali (63), scelti tra quelli che, nel corso dell'anno liturgico, sono più vicini al Mistero Pasquale di Cristo (64) o vengano richiesti da particolari bisogni della comunità ecclesiale (65). Perciò si dichiara e si stabilisce quanto segue:
I. § 1. Per legge divina tutti i fedeli sono tenuti a far penitenza.

§ 2. Le prescrizioni della legge ecclesiastica, circa la penitenza, vengono totalmente riordinate secondo le seguenti nonne.

II. § 1. Il tempo di Quaresima conserva il suo carattere penitenziale.

§ 2. I giorni di penitenza, da osservarsi obbligatoriamente in tutta la Chiesa, sono tutti i venerdì dell'anno e il mercoledì delle Ceneri o il primo giorno della Grande Quaresima, secondo i riti; la loro sostanziale osservanza obbliga gravemente.

§ 3. Salve le facoltà di cui ai nn. VI e VIII, circa il modo di ottemperare al precetto della penitenza in detti giorni, l'astinenza si osserverà in tutti i venerdì che non cadono in feste di precetto, mentre l'astinenza e il digiuno si osserveranno nel mercoledì delle Ceneri, o - secondo la diversità dei riti - nel primo giorno della Grande Quaresima, e nel venerdì della Passione e Morte di Gesù Cristo.
III. § 1. La legge dell'astinenza proibisce l'uso delle carni, non però l'uso delle uova, dei latticini e di qualsiasi condimento anche di grasso di animale.
§ 2. La legge del digiuno obbliga a fare un unico pasto durante la giornata, ma non proibisce di prendere un po' di cibo al mattino e alla sera, attenendosi, per la quantità e la qualità, alle consuetudini locali approvate.
IV. Alla legge dell'astinenza sono tenuti coloro che hanno compiuto i quattordici anni; alla legge del digiuno invece sono obbligati tutti i fedeli dai ventun anni compiuti ai sessanta incominciati. Per quanto riguarda, poi, coloro che sono di età inferiore, i pastori d'anime ed i genitori cerchino con particolare cura di formarli secondo un autentico spirito di penitenza.
V. Abrogati tutti i privilegi e gl'indulti sia generali che particolari, con queste norme nulla viene mutato né circa i voti di qualsiasi persona fisica o morale, né circa le costituzioni e regole di qualsiasi Religione o Istituto approvato.
VI. § 1. A norma del Decreto conciliare Christus Dominus, circa il ministero pastorale dei Vescovi, n. 38, 4, spetta alle Conferenze Episcopali:
a) trasferire, per giusta causa, i giorni di penitenza, tenendo sempre conto del tempo quaresimale;

b) sostituire, del tutto o in parte, l'astinenza e il digiuno con altre forme di penitenza, specialmente con opere di carità ed esercizi di pietà.
§ 2. Le Conferenze Episcopali, per informazione, comunichino alla Sede Apostolica quanto avranno stabilito in proposito.
VII. Ferma restando la facoltà dei singoli Vescovi di dispensare a norma dello stesso Decreto Christus Dominus, n. 8 b, anche il parroco, per giusto motivo e in conformità alle prescrizioni degli Ordinari, può concedere, sia ai singoli fedeli, sia alle singole famiglie, la dispensa o la commutazione della astinenza e del digiuno in altre pie opere; delle stesse facoltà gode il Superiore di una Religione o Istituto clericale per i propri sudditi.

VIII. Nelle Chiese Orientali spetta al Patriarca insieme con il Sinodo o alla suprema Autorità di ogni Chiesa insieme con il Concilio dei Gerarchi il diritto di determinare i giorni di digiuno e di astinenza, a norma del Decreto conciliare De Ecclesiis orientalibus catholicis, n. 21.

IX. § 1. È vivo desiderio che i Vescovi e tutti i pastori di anime, oltre a un più frequente uso del Sacramento della Penitenza, promuovano con zelo, specialmente durante il tempo quaresimale, opere straordinarie di penitenza con finalità di espiazione o di impetrazione.
§ 2. Si raccomanda vivamente a tutti i fedeli di ben radicare nel loro animo un genuino spirito cristiano di penitenza, che li spinga più vivamente a compiere opere di carità e di penitenza.
X. § 1. Queste prescrizioni che in via eccezionale vengono promulgate per mezzo de L'Osservatore Romano, andranno in vigore il mercoledì delle Ceneri di quest'anno, cioè il 23 del corrente mese.
§ 2. Dove finora erano in vigore particolari privilegi e indulti, sia generali che particolari di qualunque genere, là si ritenga concessa la «vacatio legis» per sei mesi dal giorno della promulgazione.
Queste nostre norme e prescrizioni al presente e per l'avvenire vogliamo che siano stabili ed efficaci, nonostante - in quanto è necessario - le Costituzioni e gli Ordinamenti Apostolici emanati dai Nostri Predecessori, e tutte le altre prescrizioni anche se degne di particolare menzione e deroga.
Dato a Roma presso San Pietro, il 17 febbraio 1966, anno terzo del Nostro Pontificato.
PAOLO PP. VI

Dunque,Papa Paolo VI e nemmeno Benedetto XVI erano massoni. Mai si sono iscritti ad esso e mai hanno testimoniato i frutti della Massoneria.
lamprotes
"Non c'è alcun problema con il Rito Novus". Affermazione tipo slogan, di visione puramente conservativa. No, non è così. Magari fosse così! Il problema del "Ritus Novus" o "Ritus Modernus" (Klaus Gamber) è la sua possibilità di "evolversi", perdendo progressivamente le caratteristiche del "Ritus Romanus". Tutti i riti tradizionali, quindi antichi, risentono di un clima spirituale di tipo monastico …Altro
"Non c'è alcun problema con il Rito Novus". Affermazione tipo slogan, di visione puramente conservativa. No, non è così. Magari fosse così! Il problema del "Ritus Novus" o "Ritus Modernus" (Klaus Gamber) è la sua possibilità di "evolversi", perdendo progressivamente le caratteristiche del "Ritus Romanus". Tutti i riti tradizionali, quindi antichi, risentono di un clima spirituale di tipo monastico-ascetico: solo in ambienti di quel genere è possibile integrare (non riscrivere!) un rito!! Il "Ritus Novus", invece, è stato scritto PRESCINDENDO TOTALMENTE da quegli ambienti, quindi è stato innervato con caratteristiche non più - solamente - spirituali (testi antichi) ma con caratteristiche di altro genere provenienti dalla mentalità (più o meno secolarizzata) del mondo attuale. I progressivi innesti, nelle nuove edizioni del "Ritus Novus", sono stati tali da oscurare ed accantonare gli antichi testi. E' dunque ora possibile che in una Messa si possa "fare casino" (come dice Bergoglio) ossia creare un'atmosfera tutt'altro che orante. Mons. Bugnini, artefice di queste "alchimie liturgiche", interrogato da un abate che gli chiedeva come adattare la "sua" Messa in un monastero, rispose: "A questo non ho mai pensato!!". Queste sono TARE CONGENITE al "Ritus Novus" che chi ha mentalità conservativa preferisce non vedere e rassicurarsi che, comunque, tutto va bene. Nulla di nuovo sotto il sole! Così fecero pure le prime generazioni di anglicani con i loro nuovi riti....