Massimok
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Interessante replica di Mons. Antonio Livi

La santità di un papa (presunta o riconosciuta canonicamente) non implica l’esaltazione acritica di ogni sua azione pastorale, soprattutto se una data azione pastorale di un papa è contraria a quella di altri papi altrettanto santi: ad esempio, san Giovanni XXIII, nel celebre discorso di inaugurazione dei lavori del Vaticano II (Gaudet Mater Ecclesia) dice il contrario di quello che diceva san Pio X riguardo alla condanna degli errori moderni in materia di fede e di morale. Ragioniamo: se san Pio X viene da oltre un secolo criticato e vituperato dai teologi progressisti (che lo dipingono come un despota ottuso che non ha capito le istanze della modernità), perché non si può formulare qualche rispettosa critica nei confronti di chi ora, da Papa, apre invece le porte al modernismo e non condanna, anzi esalta i suoi rappresentanti (Rahner, Kasper, Gutiérrez, Ravasi, Forte et ceteros quosdam)? So che a questa mia domanda retorica viene di solito opposta una risposta sfuggente, in chiave di mero storicismo dialettico, la quale però non regge alla critica storico-dogmatica, quella che io faccio servendomi della mia competenza in materia di logica aletica.

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quanto Ratzinger scrive a proposito della sua iniziale collaborazione con il collega gesuita durante i lavori del concilio ecumenico:
"Lavorando insieme con lui, mi resi conto che *Rahner* e io, benché ci trovassimo d’accordo su molti punti e in molte aspirazioni, dal punto di vista teologico vivevamo su due pianeti diversi. Anch’egli, come me, era impegnato a favore di una *riforma* liturgica, di una *nuova collocazione dell’esegesi* nella Chiesa e nella teologia e di molte altre cose, ma le sue motivazioni erano parecchio diverse dalle mie. La sua teologia – malgrado le letture patristiche dei suoi primi anni – era totalmente caratterizzata dalla tradizione della scolastica suareziana e dalla sua nuova versione alla luce dell’idealismo tedesco e di Heidegger. Era una teologia speculativa e filosofica, in cui, alla fin fine, la Scrittura e i Padri non avevano poi una parte tanto importante, in cui, soprattutto, la dimensione storica era di scarsa importanza. Io, al contrario, proprio per la mia formazione ero stato segnato soprattutto dalla Scrittura e dai Padri, da un pensiero essenzialmente storico" (Josef Ratzinger, "La mia vita. Autobiografia", Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2005, p. 123).