01:57
gioiafelice
499
Il Governo Renzi si preoccupa dei matrimoni gay è stanga tassando le Famiglie naturali. Siamo al paradosso, la Via è giustificata dal rischio cui si vuole sia esposto l’ambiente. Con l’idea della Vif …Altro
Il Governo Renzi si preoccupa dei matrimoni gay è stanga tassando le Famiglie naturali.

Siamo al paradosso, la Via è giustificata dal rischio cui si vuole sia esposto l’ambiente. Con l’idea della Vif lei sta dicendo che la famiglia oggi è a rischio?
Dal Dopoguerra a oggi, non una sola legge organica sulle politiche familiari è stata emanata in Italia. Azioni innovative, di agevole introduzione, che reputo urgenti e possibili, tenuto conto dei vincoli di bilancio, sono le seguenti:

1) consentire che al Fondo per le Politiche della Famiglia (ex legge 256/2006) possano affluire non solo le risorse (in continua diminuzione) di fonte statale, ma anche quelle provenienti dal crowdfunding e dalle Fondazioni civili;

2) al decreto legislativo n. 80 del 15 giugno 2015 (“Misure per la conciliazione delle esigenze di cura, di vita e di lavoro”) occorre aggiungere gli interventi mirati alla cura degli anziani e disabili entro la famiglia e non solo quelli rivolti alla maternità e prima infanzia;

3) sostenere il welfare aziendale con un sistema strutturato di incentivi anche ricorrendo alle risorse dei Fondi Strutturali 2014-2020. Prevedere riduzioni delle imposte regionali (Irap) e/o comunali (Imu/Tasi) per le imprese che attuino politiche family-friendly (sanità integrativa, asili aziendali, misure di armonizzazione famiglia-lavoro e altre ancora);

4) istituzione di un sistema di rating su base nazionale volto alla creazione di un “Marchio famiglia” per segnalare politiche d’impresa familiarmente responsabili. Tale provvedimento va accompagnato dall’istituzione di “Distretti Famiglia” sulla falsariga dei Distretti Industriali, ai quali si applica la legge 106/2011, che varrebbe a dare la realizzazione delle Alleanze Locali per la Famiglia. La più parte dei paesi europei già conosce tali istituti, l’Italia no!

5) estendere alla famiglia le provvidenze dell’articolo 14 della legge 108/1996, a tutt’oggi riservate alle sole imprese. Si tratta della legge che incoraggia gli imprenditori, preda degli strozzini, a denunciare il reato di usura. Secondo dati ufficiali, le famiglie in condizioni di indebitamento a usura riguardano non meno del 5 per cento dei nuclei presenti in Italia.

Vaste programme si direbbe, in Italia non si parla neanche più del quoziente familiare.
Quello che chiama in causa la fiscalità favorevole alla famiglia è un provvedimento di più ampia portata e di straordinaria rilevanza. Già nella prima Conferenza nazionale sulla famiglia, nel 2010 a Firenze, unanime fu il giudizio positivo sull’introduzione del “Fattore Famiglia”, proposto dal Forum delle associazioni familiari, quale metodo di calcolo dei redditi di un nucleo familiare ai fini della tassazione capace di tener conto del principio di equità verticale. Ricordo che la laicissima Francia introdusse il “Quoziente Familiare” già nel 1945 e da allora non l’ha mai messo in discussione, anche durante la recente crisi finanziaria; non è allora un caso se il tasso di fertilità in questo paese supera da anni il 2 per cento. Discorso analogo è quello che concerne le politiche tariffarie (luce, acqua, rifiuti casalinghi eccetera), pensate apposta, in Italia, per penalizzare le famiglie, soprattutto quelle numerose.

A proposito di penalizzazione, come valuta l’emancipazione economica femminile in rapporto alla famiglia?
Il Rapporto 2008 del Global Gender Gap, a cura del World Economic Forum, pone l’Italia in 84esima posizione su 128 paesi per quel che concerne la partecipazione femminile al mercato del lavoro. D’altro canto, il “Primo rapporto sulle politiche familiari” dell’Ocse (diffuso a Parigi, il 27 aprile 2011) denuncia la situazione italiana per il modo in cui vengono lasciate indifese le donne che cercano di armonizzare i tempi di vita familiare con i tempi di vita lavorativa. Eppure già la Gaudium et Spes (1964, n. 67) chiedeva: «Occorre dunque adattare tutto il processo produttivo alle esigenze della persona e alle sue forme di vita». Parole veramente profetiche! Si deve sapere che l’armonizzazione – termine preferibile a quello di conciliazione – è tecnicamente ed economicamente possibile, a condizione che sia l’impresa sia la famiglia trovino il modo giusto di dialogare e a condizione che si superino anchilosanti ideologie, ormai condannate dalla storia. La famiglia è in armonia e luogo di felicità quando le diversità di genere diventano occasione di complementarità strategiche e di fioritura umana per tutti i suoi componenti.

www.tempi.it/famiglia-il-mot…