Fatima.
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LA CLASSE OPERAIA DIVENTA LEGHISTA (IN UMBRIA IL 53 PER CENTO HA VOTATO SALVINI E IL 20 PER CENTO IL PD)

Lo Straniero - Il blog di Antonio Socci

Posted: 17 Nov 2019 05:51 AM PST

Nei giorni scorsi, all’Auditorium Biagi di Bologna, per il 30° anniversario della “svolta della Bolognina” (il luogo in cui Achille Occhetto annunciò la rinuncia alla sigla “Pci” e al nome “comunista”), è stato rievocato il crollo del Muro di Berlino e si può immaginare quanta allegria ci fosse nell’aria.
A questo funerale politico, con lo stesso Occhetto, hanno preso parte nomi illustri come Romano Prodi, Piero Fassino e – in platea – Claudio Petruccioli, Fabio Mussi e Ugo Sposetti.
Ad un certo punto Prodi ha sorpreso l’uditorio. Infatti, per spiegare l’attuale disastrosa crisi della Sinistra, ha affermato – come riferisce in sintesi il sito gaynews – che “il fallimento della socialdemocrazia sarebbe da addebitarsi al fatto che molti degli ex elettori percepiscono che essa ha difeso le persone omosessuali e non gli operai“.
In pratica la Sinistra – secondo questa tesi – avrebbe svenduto i diritti sociali nascondendosi dietro alla bandiera dei cosiddetti “diritti civili”, di fatto per allinearsi a politiche mercatiste che prevedevano lo smantellamento dello stato sociale e dei diritti dei lavoratori.
È ovvio che Prodi (pur non potendo chiamarsi fuori da queste scelte) ha colto nel segno perché i “diritti civili” sono stati veramente usati come alibi dalla Sinistra per fingersi ancora “Sinistra” mentre – di fatto – abbandonava la protezione dei lavoratori e dei ceti più deboli.
Fassino ha obiettato a Prodi che non si devono contrapporre diritti sociali e diritti civili, ma in sostanza la Sinistra così ha fatto negli ultimi decenni. In tanti hanno detto la loro. Ma cosa ne pensano gli operai? Si sono sentiti traditi e abbandonati dalla Sinistra?
Una risposta è arrivata dallo studio della Swg che ha appena approfondito ed elaborato i risultati delle recenti elezioni regionali in Umbria. Ne sono emersi dati clamorosi il cui significato va ben oltre quella consultazione locale. Dati che rivelano qualcosa che sta accadendo in profondità e che riguardano soprattutto la Lega e il Pd, il partito erede del Pci che ha governato da sempre l’Umbria e che – storicamente – era stato, durante la prima repubblica, il partito dei lavoratori.
Ebbene oggi risulta che alle elezioni che hanno rovesciato, per la prima volta, il governo rosso dell’Umbria, il 53 per cento degli operai ha votato per la Lega, mentre il Pd ha preso fra di loro soltanto il 20 per cento (bisogna ricordare che l’Umbria ha a Terni un importante centro siderurgico).
Quindi la Lega, che nel voto generale ha conquistato il 37 per cento, ha fra gli operai un consenso molto maggiore (in percentuale) del risultato complessivo, mentre vale il contrario per il Pd il cui risultato generale è stato del 22 per cento.
La conferma si trova alla voce “ceto basso”, ovvero disoccupati, pensionati, persone a basso reddito: fra di essi la Lega ha preso il 41 per cento e il Pd il 16 per cento, perfino meno di Fratelli d’Italia il cui risultato generale è stato del 10 per cento e che nel suddetto ceto basso ha preso il 17 per cento (il M5S non ha convinto né gli operai – fra cui ha preso solo il 5 per cento – né il “ceto basso”, cioè le persone più in difficoltà, il cui consenso ai grillini non ha superato il 9 per cento).
Emerge perciò che è la Lega oggi il partito dei lavoratori e dei ceti deboli. Si pensa in genere che il voto attualmente sia molto volatile e che – quindi – grandi spostamenti di consenso possono prodursi in successive consultazioni.
Ma nel voto umbro in realtà c’è qualcosa di molto profondo, perché l’Umbria era da sempre una regione rossa e l’elettorato operaio, nelle regioni rosse, era graniticamente legato alla Sinistra. Gli spostamenti di voti in queste realtà erano sempre stati minimi per decenni. Altro che volatilità!
Per cui il ribaltamento politico e sociale a cui assistiamo (la Lega è il primo partito in 85 comuni umbri su 92) ha un significato storico.
Oltretutto l’Umbria rappresenta – in sedicesimo – il disastro sociale prodotto, negli ultimi venti anni, dall’euro e dalle politiche di Maastricht (tagli e tasse) che sono state entusiasticamente gestite e sostenute dalla Sinistra.
Disastro sociale che è sintetizzabile nei dati devastanti dell’economia umbra: crollo del Pil di 14 punti percentuali (in 17 anni) rispetto alla media nazionale, tasso di disoccupazione più che raddoppiato in 10 anni e disoccupazione giovanile al 31,1 per cento, con il 17 per cento degli abitanti della regione sotto il livello di povertà.
Accodata a Clinton, Blair, Obama e alle politiche dell’Unione europea, la Sinistra italiana è stata il braccio esecutivo della globalizzazione che ha colpito il nostro ceto medio e i nostri lavoratori, mandando al collasso la nostra economia, ma ha preteso di darsi un “nuovo volto” di Sinistra abbracciando l’ideologia “politically correct” dei “liberal” americani (di cui fa parte anche il migrazionismo ideologico e la negazione della propria identità).
Come ha scritto Costanzo Preve, un filosofo marxiano non allineato, dopo il ’68 e soprattutto dopo il 1989, “le burocrazie amministrative del comunismo italiano” si sono riciclate come “personale politico di gestione dell’attuale americanizzazione culturale”.
La classe dirigente che veniva dal Pci – che doveva farsi perdonare il passato – “è stato il vettore ideale dell’attuale processo di americanizzazione culturale, e di conseguente cancellazione dell’identità culturale nazionale” poiché politici e intellettuali di quell’area “provengono da una tradizione di precedente […] negazione, implicita o esplicita, dell’identità culturale nazionale”.
Al contrario la Lega – ascoltando il disagio sociale e anche il disagio civile ed esistenziale degli italiani – si è venuta sempre più configurando come il partito del lavoro (cioè dello sviluppo, il partito della crescita contro le politiche deflattive) e della sovranità (sovranità popolare e sovranità nazionale).
Probabilmente il partito di Salvini e il centrodestra devono ancora metabolizzare quanto è accaduto. Si trovano infatti investiti di un compito storico di cui stanno ancora prendendo piena consapevolezza politica.
Del resto “lavoro” e “sovranità” sono le due parole chiave dell’articolo 1 della Costituzione italiana. La Lega e il centrodestra stanno ricostruendo la loro cultura politica proprio attorno a questi due capisaldi: più che “sovranisti” dovrebbero definirsi “costituzionalisti”.
Anche per questo dovrebbero evitare commistioni sbagliate, improprie e fuorvianti con partiti stranieri di estrema destra e rivendicare proprio la Costituzione come punto di riferimento politico e programmatico. La Costituzione con la centralità del lavoro e della sovranità popolare e nazionale.
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Antonio Socci
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Da “Libero”, 17 novembre 2019