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🇮🇹 Lo sapevi che... San Giovanni, Apostolo ed evangelista, si consacra al Signore fin dall'inzio?

[Maria Valtorta racconta:]

Gesù viene avanti per una piccola stradetta, un sentiero fra due campi. È solo. Giovanni procede verso di Lui da tutt’altro viottolo fra i campi e lo raggiunge infine, passando per un varco fra la siepe.

Giovanni, tanto nella visione di ieri come oggi, è tutt’affatto giovanetto. Un volto roseo e imberbe di uomo appena fatto, e biondo per giunta. Perciò non un segno di baffi o di barba, ma solo il rosato delle guance liscie e delle rosse labbra e la luce ridente del suo bel sorriso e dello sguardo puro, non tanto per il suo colore di turchese cupa, quanto per la limpidità dell’anima vergine che vi traspare. I capelli biondo castani, lunghi e soffici, ondeggiano nel passo, veloce quasi quanto una corsa.

Chiama, quando sta per passare la siepe: «Maestro!».

Gesù si arresta e si volge con un sorriso.

«Maestro, ti ho tanto desiderato! Mi hanno detto, nella casa dove stai, che eri venuto verso la campagna… Ma non dove. E temevo non vederti». Giovanni parla lievemente curvo per il rispetto. Eppure è pieno di confidente affetto nella sua attitudine e nello sguardo che, stando col capo lievemente piegato sulla spalla, eleva verso Gesù.

«Ho visto che mi cercavi e sono venuto verso di te».

«Mi hai visto? Dove eri, Maestro?».

«Là ero», e Gesù accenna ad un ciuffo d’alberi lontani che, per la tinta della chioma, direi ulivi. «Là ero. Pregavo e pensavo a quanto dirò questa sera nella sinagoga. Ma ho lasciato subito non appena ti ho visto».

«Ma come hai fatto a vedermi se io appena vedo quel luogo, nascosto come è dietro quel ciglio?».

«Eppure lo vedi! Ti sono venuto incontro perché ti ho visto. Ciò che non fa l’occhio, fa l’amore».

«Sì, fa l’amore. Mi ami dunque, Maestro?».

«E tu mi ami, Giovanni, figlio di Zebedeo?».

«Tanto, Maestro. Mi pare di averti sempre amato. Prima di averti conosciuto, prima ancora, l’anima mia ti cercava, e quando ti ho visto essa mi ha detto: “Ecco Quello che cerchi”. Io credo che ti ho incontrato perché la mia anima ti ha sentito».

«Tu lo dici, Giovanni, e dici giusto. Io pure ti sono venuto incontro perché la mia anima ti ha sentito. Per quanto mi amerai?».

«Per sempre, Maestro. Non voglio amare più altri che Tu non sia».

«Hai padre e madre, fratelli, sorelle, hai la vita, e con la vita la donna e l’amore. Come farai a lasciare tutto per Me?».

«Maestro… non so… ma mi pare, se non è superbia dirlo, che la tua predilezione mi terrà posto di padre e madre e fratelli e sorelle e anche della donna. Di tutto, sì, di tutto mi terrò sazio se Tu mi amerai».

«E se il mio amore ti procurerà dolori e persecuzioni?».

«Nulla sarà, Maestro, se Tu mi amerai».

«E quel giorno che Io avessi a morire…».

«No! Sei giovane, Maestro… Perché morire?».

«Perché il Messia è venuto per predicare la Legge nella sua verità e per compiere la Redenzione. E il mondo abborre la Legge né vuole redenzione. Perciò perseguita i messi di Dio».

«Oh! ciò non sia! Non lo dire a chi ti ama, questo pronostico di morte!… Ma se Tu avessi a morire, amerò ancora Te. Lascia che io ti ami». Giovanni ha sguardo supplice. Più chinato che mai, cammina a fianco di Gesù e par che mendichi amore.

Gesù si ferma. Lo guarda, lo trapana collo sguardo del suo occhio profondo, e poi gli pone la mano sul capo chino. «Voglio che tu mi ami».

«Oh! Maestro!». Giovanni è felice. Per quanto la sua pupilla sia lucida di pianto, ride con la giovane bocca ben disegnata, e prende la mano divina e la bacia sul dorso e se la stringe al cuore.

[...]

(Maria Valtorta, “L'Evangelo come mi è stato rivelato”, 49.1-2)

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