Abramo
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La guerra è sempre una sciagura

Dal Dott. Franco Arosio, Monza

Si vis pacem, nosce bellum. La guerra è sempre una rovina, una sciagura, l'occasione per compiere efferatezze e crudeltà inenarrabili, strumento di morte e distruzione, la condizione nella quale viene resa legittima ogni sorta di violenza e negazione del diritto.

L'uomo, che Pascal definisce “sospeso a mezzo fra l'angelo e la bestia”, nello scatenarsi degli eventi bellici nega la propria dignità creaturale, unico, tra gli esseri viventi, capace di contemplare il vero, il bene, il bello. Portato, per natura, a stabilire legami di solidarietà e collaborazione sociale, si abbassa ad una condizione di ferocia più infima e abietta di quella che connota le lotte ferine tra belve.

Contro lo sterminio della guerra Erasmo da Rotterdam scrisse pagine di grande pregio, dalle quali traggo queste profonde riflessioni: “Se nel mondo c'è una cosa che bisogna in tutti i modi evitare, scongiurare, tenere lontana, di sicuro è la guerra: non c'è iniziativa più empia e dannosa, più largamente rovinosa, più persistente e tenace, più squallida e nell'insieme più indegna di un uomo, per non dire di un cristiano. Bisognerebbe domandarsi quale genio malvagio, quale flagello, quale calamità, quale Furia infernale abbia originariamente immesso un impulso così bestiale nell'animo dell'uomo, abbia indotto questo essere pacifico, che la natura ha preordinato a una solidale convivenza - il solo ad essere predestinato alla salvezza - a farsi promotore e vittima di sterminio, con una frenesia così selvaggia, con tali esplosioni di follia” (Adagia, 1508).

Le testimonianze di quanti hanno vissuto e sofferto la guerra, facendone diretta esperienza, denunciano concordi un dolente orrore per le atrocità che si compiono in nome di presunti diritti e falsi valori.

La consapevolezza degli errori compiuti nel passato, secolo dopo secolo, e la conoscenza di ogni strazio patito, impongono una civiltà finalmente liberata dalla barbarie della guerra.

Nel nostro Paese questo mostro inesausto e mai vinto, dopo la catastrofe causata dal secondo conflitto mondiale è stato soppresso. Non è, tuttavia, lecito abbassare il livello di attenzione: il grembo da cui nacque è sempre fecondo.

Costruire la pace, valore immutabile del diritto naturale dei popoli, deve essere un imperativo categorico universalmente riconosciuto. A tutti gli uomini di buona volontà spetta un compito immenso: ricomporre i rapporti di convivenza tra i singoli esseri umani, tra i cittadini e le comunità politiche dell'ecumene, nutrendo un profondo rispetto verso l'intera umanità.

L'opera di educazione alla pace esige che tutti gli uomini, in particolare i governanti, estendano la loro mente e il loro cuore al di là dei confini della propria nazione, deponendo ogni egoismo ed ogni ambizione di supremazia.
Abbiamo il dovere di spendere le nostre migliori energie per il rafforzamento di questo bene, la pace. Ma la pace rimane solo un vuoto suono di parole se non è fondata sulla verità, costruita secondo giustizia, posta in atto nella libertà.

Testo originariamente pubblicato in Il libro d'oro di Arona per il 2000