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Un passo indietro? No, passo avanti. Un passo indietro? No, passo avanti di Tommaso Scandroglio11-02-2013 Share on facebookShare on twitter Ogni parola del Papa, lo sappiamo bene, deve essere letta …Altro
Un passo indietro? No, passo avanti.

Un passo indietro? No, passo avanti
di Tommaso Scandroglio11-02-2013

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Ogni parola del Papa, lo sappiamo bene, deve essere letta con attenzione, perché colui che parla e scrive è il Vicario di Cristo sulla Terra. Ma a maggior ragione quando lo scritto riguarda “una decisione di grande importanza per la vita della Chiesa” quale quella presa da Benedetto XVI poche ore fa. Ogni riga e parola assume quindi un significato non solo giuridico, oppure programmatico o meramente biografico, bensì anche di ordine soprannaturale.
Leggiamo un passaggio dell’annuncio del Papa: “Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando”. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio e Ministro per la Cooperazione Internazionale e l'integrazione, intervistato a caldo dal Tg1 nell’edizione delle 13.30 ha interpretato questo passaggio offrendo una chiave di lettura suggestiva. Il Papa aveva di fronte a sé due beni: la testimonianza nel martirio, come fece il suo predecessore Giovanni Paolo II e l’efficacia dell’azione pastorale. Il Pontefice ha scelto questa seconda strada.
Da una parte quindi la sofferenza, sia fisica che soprattutto morale e spirituale. Quest’ultima non è difficile intuire che è nata nel cuore di Benedetto XVI dal constatare che la barca di Pietro è sempre più piena d’acqua anche perché molti suoi occupanti provocano nello scafo continue falle. Una sofferenza sopportata e vivificata dalla preghiera e offerta come strumento di santificazione per tutta la Chiesa.
Dall’altra le opere e le parole, cioè la vita attiva, l’evangelizzazione, la concretezza dei progetti pastorali, i discorsi, le lettere, le encicliche e molto altro che la sofferenza impedisce di portare a termine. Da una parte una candela che si consuma nel dare luce sino alla fine, dall’altra la scelta pragmatica non di arrendersi agli anni che passano ma di passare il testimone per il bene maggiore della Chiesa.
Dobbiamo essere sinceri: nel cuore di ciascuno di noi almeno per un attimo c’è stata delusione, mista a costernazione, come se ci fossimo sentiti traditi da una scelta che a pelle sentiamo di minor pregio (come non pensare agli apostoli increduli e scandalizzati di sapere il loro Maestro morto in croce?). “Rinuncia” è infatti il termine che più hanno in bocca i commentatori, una parola che sa di sconfitta. Il Papa ha gettato la spugna ed ha vinto il mondo, ci viene quasi da dire. Meglio ha fatto Giovanni Paolo II che ha lottato sino alla fine ed è rimasto al suo posto – quel posto a cui è stato chiamato da Dio - fino alla morte.
Ma quando si tratta del Vicario di Cristo e quando, come in questo caso, si tratta del teologo Joseph Aloisius Ratzinger, i criteri di giudizio solo umani devono lasciare il posto a quelli di ordine trascendente, evitando di cedere a facili riduzionismi. Qui non abbiamo l’amministratore delegato di Eni che ha lasciato il posto per motivi di salute. Qui stiamo parlando del successore di Pietro che deve condurre gli uomini verso la salvezza. È dal Cielo che occorre guardare tutta questa vicenda.
Allora dato che lo stesso Pontefice ha sottolineato il fatto che la sua decisione non assomiglia ad un’agevole scorciatoia ma esito di reiterati esami di coscienza fatti al cospetto di Dio (“dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio”) dobbiamo nutrire la certezza che la sua decisione è quella che Dio stesso gli ha indicato. Il criterio che Benedetto XVI ha seguito è l’unico valido da seguire non solo per decisioni di questo calibro ma per qualsiasi decisione di qualsiasi Papa: il maggior bene della Chiesa.
Il martirio, il consumarsi sino allo stremo è via obbligatoria solo se Dio lo chiede perché in quella circostanza e per quella persona è la via più efficace per contribuire al bene della Chiesa. Ma parimenti il passaggio di testimone. Cosa serve ora alla Chiesa? La testimonianza della sofferenza o le opere compiute da chi non è ancora intaccato in modo sensibile nella propria vigoria fisica e interiore? Chi meglio del Papa può rispondere a questo interrogativo? E Benedetto XVI ha dato la risposta che Dio gli ha ispirato nel cuore. Allora in questa prospettiva la scelta del Papa è stata la via indicata dalla Provvidenza, non un passo indietro ma un passo avanti nel misterioso cammino dell’economia della salvezza.
Un pontificato vissuto come la Via Crucis di Gesù, se vogliamo, è più facile da interpretare, più alla nostra portata da decifrare, perché richiama immediatamente un atto eroico, una identificazione confortante e quasi plastica con il Crocefisso. La via dell’umile nascondimento – “un semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore” si definì il Papa appena eletto – del riconoscimento che oggi la barca di Pietro ha bisogno di vigorosi rematori comporta per noi un maggior sforzo per quel muscolo spirituale che è la fede, proprio quella virtù teologale che il Papa ci ha chiesto di meditare e approfondire quest’anno.
In questo senso la decisione del Sommo Pontefice ci obbliga a privilegiare la prospettiva teologica – e Ratinger è teologo - ed in particolare quella escatologica orientata alla salvezza eterna, prospettiva più ardua da assumere. In quest’angolo di visuale ultramondano forse si nasconde anche l’indicazione che dobbiamo assegnare valore più che alla persona di Joseph Ratzinger al munus, all’ufficio di Pontefice che non muore mai perché passa da uomo a uomo, al di là delle contingenze, delle sofferenze e degli acciacchi. E dunque per paradosso la rinuncia di Benedetto XVI fa risplendere ancor di più l’importanza del ruolo di Pontefice, più che mettere l’accento sull’uomo che lo Spirito Santo ha scelto perché temporaneamente assuma questo altissimo incarico. Un ufficio che richiama quella frase della Bibbia piena di mistero: «Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchisedec».

La scelta di Benedetto XVI allora rimanda in modo trascendente alla perennità del ministero petrino, ministero che rimarrà fino alla fine dei tempi perché Cristo è eternamente vivo e dunque altrettanto vivo deve essere l’ufficio di Vicario. Ma nello stesso tempo la decisione del Papa ci fa riflettere sulla caducità dell’essere umano, lui sì stretto d’assedio da infiniti limiti.
Maria Battaglia
Le persone non si giudicano. I loro atti si possono e SI DEVONO giudicare. La stessa Storia giudica i suoi protagonisti sulla base dei loro atti. Al di là di tutte le opinioni che ciascuno di noi può dare, rimane l'oggettiva (oggettiva) gravità di un atto senza precedenti e, per favore, lasciamo perdere Celestino V (il papa che ha opposto il 'gran rifiuto' ed è stato chiamato vigliacco, e le parole …Altro
Le persone non si giudicano. I loro atti si possono e SI DEVONO giudicare. La stessa Storia giudica i suoi protagonisti sulla base dei loro atti. Al di là di tutte le opinioni che ciascuno di noi può dare, rimane l'oggettiva (oggettiva) gravità di un atto senza precedenti e, per favore, lasciamo perdere Celestino V (il papa che ha opposto il 'gran rifiuto' ed è stato chiamato vigliacco, e le parole non sono mie, ma di un guelfo ben più autorevole di me) perchè la situazione storica e politica di quel tempo era ben diversa da quella attuale! La gravità di questo atto, e lo dico con sommo dispiacere per la stima che nutrivo nei confronti di questo papa, sarà ravvisata soltanto nei prossimi anni. Si è creato un precedente che farà solo un gran male alla Chiesa di Dio. Mi auguro che il prossimo papa sia talmente forte e talmente energico da riuscire a far dimenticare questo scandalo. Ribadisco: non si voltano le spalle a Cristo, non si abbandona una chiamata, non si scende dalla Croce, altrimenti sarebbe come affermare che nel 2005 lo Spirito Santo si è sbagliato.
Dal canto mio, preferisco pensare che siano gli uomini a sbagliare piuttosto che lo Spirito Santo.
osturent60
signore ti ringrazio non devo piu' temere e tremare che gli avrebbero fatto del male fisico ora ti prego assistilo nella lotta che ancora deve fare con il nostro nemico puzzolente a te la gloria la potenza e l'onore
batflavia
A Maria Battaglia
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Non giudicate, per non essere giudicati; 2 perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati. 3 Perché osservi la pagliuzza nell'occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio? 4 O come potrai dire al tuo fratello: permetti che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, mentre nell'occhio …Altro
A Maria Battaglia
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Non giudicate, per non essere giudicati; 2 perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati. 3 Perché osservi la pagliuzza nell'occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio? 4 O come potrai dire al tuo fratello: permetti che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, mentre nell'occhio tuo c'è la trave? 5 Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello.
La Chiesa ha istituito la possibilità delle dimissioni nel pontificato di Giovanni Paolo II anche se già Celestino V si dimise e credo che se crediamo nella Chiesa dobbiamo anche credere che questo istituto abbia un serio fondamento. Anche in questo sta la fedeltà alla Chiesa. E' umano il dubbio ma poi ci dev'essere l'affidamento.
Francesca80
Santo padre, sono addolorata come tanti, soprattutto perché mi sono molto affezionata umanamente al nostro Santo Padre che è Lei, e ne sentirò molto la mancanza...mi mancheranno molto le Sue parole, la Sua mitezza e dolcezza....e la Sua grande bontà. Mi affido a Dio e affido anche Lei, mi fido della Sua decisione saggia e illuminata dalla luce dello Spirito santo!
Prego per Lei sempre e le voglio …Altro
Santo padre, sono addolorata come tanti, soprattutto perché mi sono molto affezionata umanamente al nostro Santo Padre che è Lei, e ne sentirò molto la mancanza...mi mancheranno molto le Sue parole, la Sua mitezza e dolcezza....e la Sua grande bontà. Mi affido a Dio e affido anche Lei, mi fido della Sua decisione saggia e illuminata dalla luce dello Spirito santo!
Prego per Lei sempre e le voglio tanto bene 😘
Maria Battaglia
Dici bene: L'Unto del Signore... che ha rigettato la sua unzione. Non giudico un papa, perchè ha rinunciato a questo ufficio, ha voltato le spalle alla chiamata del Signore. Giudico il gesto di un uomo, questo sì. Il gesto, non l'uomo! Noi abbiamo diritto ad essere deboli, l'Unto del Signore non se lo può permettere. Io servo il Signore e i suoi ministri: quelli che rimangono fedeli al Signore …Altro
Dici bene: L'Unto del Signore... che ha rigettato la sua unzione. Non giudico un papa, perchè ha rinunciato a questo ufficio, ha voltato le spalle alla chiamata del Signore. Giudico il gesto di un uomo, questo sì. Il gesto, non l'uomo! Noi abbiamo diritto ad essere deboli, l'Unto del Signore non se lo può permettere. Io servo il Signore e i suoi ministri: quelli che rimangono fedeli al Signore fino al martirio, non gli ignavi.
A chi più ha, più viene chiesto.
Alea
e tu chi sei che giudichi l' Unto dal Signore? Sei forse Papa tu che ti metti a giudicare un Papa. Hai la sua intelligenza o il suo stato di Grazia. non vedrà lui più lontano di noi suoi servi?
Maria Battaglia
Personalmente ritengo che definire il rifiuto del Santo Padre un 'passo avanti' sia francamente un po' troppo. Se consideriamo le sue 'dimissioni' dal punto di vista prettamente umano forse potremmo capire. Ma proprio perchè il Papa non è uomo come tutti gli altri ma Vicario di Cristo, la sua defezione è scandalosa. Cristo non è sceso dalla Croce perchè i chiodi gli facevano male: Lui sì, Figlio …Altro
Personalmente ritengo che definire il rifiuto del Santo Padre un 'passo avanti' sia francamente un po' troppo. Se consideriamo le sue 'dimissioni' dal punto di vista prettamente umano forse potremmo capire. Ma proprio perchè il Papa non è uomo come tutti gli altri ma Vicario di Cristo, la sua defezione è scandalosa. Cristo non è sceso dalla Croce perchè i chiodi gli facevano male: Lui sì, Figlio di Dio, avrebbe potuto scendere dal legno, avrebbe potuto persino non salirci affatto. Ma è rimasto. Non è sulla persona di Joseph Aloisius Ratzinger che ci si deve soffermare: uomo anziano, sofferente, stanco... ma sull'ufficio di pontefice al quale ha rinunciato come mai nessun altro pontefice ha fatto o ha pensato di fare prima di lui. Rinunciando a questo, ha rinunciato a una chiamata: non sono gli uomini a eleggere un papa ma è Dio nella sua onnipotenza, e se Dio sceglie un determinato uomo a guida della barca, quell'uomo deve stare lì fino in fondo per bere il calice fino alla feccia.
Un nocchiero non abbandona la nave nel mezzo della tempesta, lasciando la ciurma in balia delle onde. Un generale non abbandona la battaglia. Se giustifichiamo questa rinuncia, giustificheremo tutte quelle persone che di fronte a una chiamata, di fronte alle prime difficoltà e fatiche che essa comporta invece di reagire con forza abbandoneranno il campo. No, non si fa così: si muore per Cristo, non si voltano le spalle a Cristo.
Con questo gesto viene ancora di più ribadita la grandezza di Giovanni Paolo II che è stato soldato e testimone di Cristo fino in fondo, che, non potendo più parlare, prendeva a pugni il leggio e palesando la sua debolezza testimoniava la sua forza. Forza che solo Dio può dare nel suo immenso amore.