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Al via la Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani. Il Papa: insieme siamo volto e forza di Cristo
L’unità della Chiesa nasce a poche ore dalla sua apparente fine. Nasce nel Cenacolo – in quella splendida,
intensa preghiera di Gesù che affida al Padre gli Apostoli – e sembra distrutta di lì a poco, quando l’autore
della preghiera pende crocifisso sul Golgota. Tra il Getsemani e il Calvario gli Apostoli rinnegano, scappano,
si danno per vinti. E in quel loro disperdersi sembra annidarsi il segno di ciò che, nei secoli avvenire, sarà
della comunità cristiana, creata sul sangue di un Dio morto e risorto ma incapace di restare unita come
il suo Artefice l’aveva pensata e benedetta. Riflettendo sui primi anni del cristianesimo, Benedetto XVI notò
in una occasione l’intervento cui fu costretto San Paolo già ai tempi dei primi fedeli corinzi:

“L’Apostolo, infatti, aveva saputo che nella comunità cristiana di Corinto erano nate discordie e divisioni;
perciò, con grande fermezza, aggiunge: 'E’ forse diviso il Cristo?' (1,13). Così dicendo, egli afferma che ogni
divisione nella Chiesa è un’offesa a Cristo; e, al tempo stesso, che è sempre in Lui, unico Capo e Signore,
che possiamo ritrovarci uniti, per la forza inesauribile della sua grazia”. (Angelus, 23 gennaio 2011)


La tentazione della discordia è davvero antica pur tra chi è stato creato per essere una cosa sola. E la conseguenza
di quella “offesa a Cristo” – ha messo più volte in risalto il Papa – è che la divisione tra i cristiani è sovente uno
schermo nero che non lascia trasparire appieno la presenza di Dio al resto dell’umanità:

"Il mondo soffre per l’assenza di Dio, per l’inaccessibilità di Dio, ha desiderio di conoscere il volto di Dio.
Ma come potrebbero e possono, gli uomini di oggi, conoscere questo volto di Dio nel volto di Gesù Cristo
se noi cristiani siamo divisi, se uno insegna contro l’altro, se uno sta contro l’altro? Solo nell’unità possiamo
mostrare realmente a questo mondo – che ne ha bisogno – il volto di Dio, il volto di Cristo".
(Udienza generale, 23 genn. 2008)


E il primo e più immediato modo di testimoniare l’unità tra cristiani divisi è quello di pregare assieme:

"Nella preghiera comune, le comunità cristiane si pongono insieme di fronte al Signore e, prendendo coscienza
delle contraddizioni generate dalla divisione, manifestano la volontà di ubbidire alla sua volontà ricorrendo fiduciosi
al suo onnipotente soccorso (...) La preghiera comune non è quindi un atto volontaristico o puramente sociologico,
ma è espressione della fede che unisce tutti i discepoli di Cristo”. (Udienza generale, 23 genn. 2008)


Preghiera, certo, ma non solo, per non essere cembali squillanti. Ci vuole anche l’azione, quella della carità. Ed è ciò
che Benedetto XVI ha sempre auspicato del dialogo ecumenico. Affiancare alla preghiera condivisa anche dei gesti
concreti di condivisa solidarietà:

“Ciò favorisce il cammino dell’unità, perché si può dire che ogni sollievo, pur piccolo, che i cristiani recano insieme
alla sofferenza del prossimo, contribuisce a rendere più visibile anche la loro comunione e la loro fedeltà al comando
del Signore”.


Radio Vaticana 18 gennaio 2013

Radio Vaticana 18 gennaio 2013