Oggi 5 Aprile S. Vincenzo Ferrer Sacerdote domenicano. «Bevi l'acqua di maestro Vincenzo», si dice tuttora in Spagna per raccomandare il silenzio. L'espressione si riferisce a un saggio e inconsueto …Altro
Oggi 5 Aprile S. Vincenzo Ferrer
Sacerdote domenicano.

«Bevi l'acqua di maestro Vincenzo», si dice tuttora in Spagna per raccomandare il silenzio. L'espressione si riferisce a un saggio e inconsueto consiglio dato dal Santo domenicano, Vincenzo Ferrer, a una donna che gli chiedeva come fare per andare d'accordo con il rissoso marito. “Prendi questa fiaschetta d'acqua, - le rispose il Santo - e quando tuo marito rientra dal lavoro, bevine una sorsata e tienila in bocca più a lungo possibile...” Era evidentemente il solo modo per costringere la donna a tenere chiusa la bocca senza rispondere picche al marito.
L'aneddoto getta una luce di umana simpatia su questo acerrimo fustigatore dei costumi, che meritò dai contemporanei il titolo di «angelo dell'Apocalisse», perchénelle sue prediche era solito minacciare flagelli e tribolazioni, a quanti non si curavano di ripulire la propria anima. «Da trent'anni il mastro Vincenzo va da una città all'altra, da un paese all'altro attraverso tutta l'Europa, montato su un semplice somarello, in inverno come in estate, il bell'abito dei domenicani lungo fino a terra a coprire i suoi piedi nudi. Come Gesù è seguito da una folla immensa di poveri, di donne, di bambini,
di chierici, di contadini, di teologi, di duchi e di duchesse, tutti mescolati». Nato a Valencia intorno al 1350, Vincenzo si trovò a vivere al tempo del grande scisma d'Occidente, quando i papi erano due e poi addirittura tre. Entrò a far parte dell'Ordine
il 6 febbraio 1368 e indossò le Bianche Lane che lo ritrae nelle immagini più conosciute: tonaca e scapolare bianchi, cappa e cappuccio neri. Proseguì gli studi presso la casa di formazione a Barcellona, e poi a Lerida e a Tolosa, e dal 1385 insegnò teologia a Valencia, fu autore poi di un trattato di vita spirituale molto seguito nel suo Ordine. San Vincenzo era contemporaneo a Santa Caterina da Siena e venne a trovarsi ad operare negli anni compresi tra la fine del Medioevo e gli inizi dell'Umanesimo. Un periodo, questo, travagliato per le rivalità tra impero e papato, scosso dalla divisione dei cattolici, che provocò il grande scisma d'Occidente con la Chiesa divisa tra papa e antipapa.
Proprio in questo contesto si inserisce l'intensa opera di predicazione e di riconciliazione realizzata da San Vincenzo e culminata nel 1416 con un grande contributo alla soluzione del grave problema dello scisma. Un pezzo di storia che faremo bene a ricordare. Due mesi dopo il suo ritorno definitivo da Avignone a Roma, papa Gregorio XI muore nel marzo 1378. E nell’Urbe tumultuante che gridava: "Vogliamo un papa romano, o almeno italiano" i cardinali, in maggioranza francesi, eleggono Bartolomeo Prignano (Urbano VI). Ma questi si scontra subito con i suoi elettori, e la crisi porta a un contro-conclave in settembre, nel quale altri cardinali francesi fanno Papa Roberto di Ginevra (Clemente VII) che tornerà ad Avignone. Così comincia lo scisma d’Occidente, che durerà 39 anni. La Chiesa è spaccata, i regni d’Europa stanno chi con Urbano e chi con Clemente. Sono divisi anche i futuri Santi: Caterina da Siena che ha scritto ai cardinali: "Oh, come siete matti!" è col Papa di Roma, Urbano VI. E l’aragonese Vincenzo Ferrer sta con quello di Avignone, al quale ha aderito il suo re. Nei primi anni dello scisma lo vediamo collaboratore del cardinale aragonese Pedro de Luna, che è il braccio destro del Papa di Avignone, e che addirittura nel 1394 gli succede, diventando Benedetto XIII, vero Papa per gli uni, antipapa per gli altri. E si prende anche come confessore Vincenzo Ferrer, che diventa uno dei più
autorevoli personaggi del mondo avignonese. Non ci è comprensibile come sia stato possibile che due fra i più grandi Santi Domenicani, Caterina e Vincenzo, vennero a trovarsi "rivali" per il papato, eppure sono all'unisono a riguardo della predicazione del Vangelo e della morale Cristiana e per la stessa unità della Chiesa. Di certo sappiamo che a loro non interessava la politica, ma la Salvezza delle Anime, entrambi opereranno, infatti, per l'unità della Chiesa. Nel 1395, dopo la visione in sogno di Gesù Cristo accompagnato da una schiera di Angeli, Vincenzo improntò la sua predicazione sulla dottrina che riguarda il destino umano, cioè i Novissimi: la morte, il giudizio individuale e quello universale, Paradiso e Inferno. Attività questa che gli guadagnò il nome di angelo dell'apocalisse, motivo per cui lo vediamo raffigurato con le ali. Nel settembre del 1398, durante l’assedio di Carlo VI di Francia (che non aveva riconosciuto l’elezione di Benedetto XIII) ad Avignone, San Vincenzo cadde malato: secondo la narrazione storica, sarebbe stato guarito miracolosamente da Gesù e dai Santi Francesco e Domenico, che lo inviarono nel mondo a predicare, invitando i peccatori a convertirsi in attesa dell’imminente giudizio universale. E mentre Santa Caterina da Siena riportava il papato a Roma, San Vincenzo si impegnò,
dunque, per comporre lo scisma d'Occidente, dapprima tentando una mediazione traGregorio XII e Benedetto XIII, poi cercando di convincere Benedetto a rinunciare alla tiara e, di fronte al suo rifiuto, cercando di sottrargli l’obbedienza della Spagna. L'occasione gli si presentò nel 1412 quando, morto senza eredi Martino I di Aragona, fu tra i giudici incaricati di stabilire la successione al trono (compromesso di Caspe): il trono venne assegnato al candidato sostenuto da Vincenzo, Ferdinando I di Aragona (il
"Giusto"), che nel Concilio di Costanza si batté per la fine dello scisma e riconobbe
l’elezione al soglio pontificio di Martino V Colonna, mettendo fine ad ogni pretesa di
Benedetto XIII. Nell'iconografia vediamo San Vincenzo con il braccio alzato e il dito verso l'alto che hanno due significati. Il primo, rimanda al famoso miracolo del muratore. Avendogli il priore proibito di fare miracoli, perché a suo giudizio ne faceva troppi, Vincenzo cominciò a "contenersi". Un giorno passò da una via e vide un uomo che cadeva da una alta impalcatura. Subito intercedette per lui e l'uomo fu fermato per aria. Ma Vincenzo sapeva di non poter compiere miracoli così lo lasciò lì sospeso e con profonda umiltà andò a chiedere al Priore il permesso di poter intercedere affinché l'uomo fosse completamente salvo. Giunto sul luogo, il priore incredulo, riconobbe la santità di Vincenzo e gli consentì di salvare l'uomo.
La seconda, indica il cielo, a ricordarci che una è la Vera Vita e come tutte le grazie
elargite provengano da Dio e non da lui. E' raffigurato anche con un cartiglio, un libro,
con il motto «Timete Deum et date illi honorem quia venit hora judici eius» - Temete Dio e dategli onore poiché è giunta l'ora del suo giudizio. Per questo è anche conosciuto come "il Santo dell'Apocalisse".
La fiammella che brilla sulla testa di San Vincenzo, oltre ad indicare lo Spirito
Santo che lo illuminava, ricorda il miracolo delle lingue, che si ripeteva spesso nelle sue accese prediche. Vincenzo, infatti, benché predicasse in spagnolo anche al di fuori della Spagna, tutti lo comprendevano benissimo pur non conoscendone la lingua, come avvenne agli Apostoli nel giorno della Pentecoste. San Vincenzo trascorse la sua vita passando di terra in terra, predicando nelle piazze, nelle Chiese e nei campi davanti a plebei, semplici, nobili e scienziati e ricorrendo a Miracoli per convertire i peccatori, salvare dai pericoli, risuscitare i morti, comandare la natura e guarire gli ammalati. E non mancavano, nelle prediche sul Giudizio Universale, i tremendi annunci di castighi, con momenti di fortissima tensione emotiva, ottenendo, grazie alla sua abilità oratoria, al tono apocalittico dei suoi sermoni e alla fama di taumaturgo, numerose conversioni, soprattutto di musulmani ed ebrei. Andò camminando e predicando così per una ventina d’anni, e la morte non poteva che coglierlo in viaggio.
Morì, infatti, all'età di settanta anni, il 5 Aprile 1419, a Vannes, in Bretagna (Francia). Altre reliquie furono portate a Valenza, città in cui era nato. Papa Callisto III, suo compatriota, celebrò la cerimonia della sua canonizzazione il 3 Giugno 1455, nella chiesa domenicana di Roma di Santa Maria sopra Minerva; il suo culto fu confermato da papa Pio II che, con bolla del 1458, fissò per la sua festa la data del 5 Aprile, mentre l'Ordine Domenicano lo ricorda il 5 Maggio.

PREGHIAMO:
O Glorioso Apostolo e Taumaturgo San Vincenzo Ferreri, vero Angelo dell’Apocalisse e nostro potente Protettore, accogliete le nostre umili preghiere e fate
discendere su di noi l’abbondanza dei divini favori. Per quell’amore di cui avvampò il vostro cuore, otteneteci dal Padre delle misericordie prima di tutto il perdono dei nostri numerosi peccati, con la stabilità nella fede e la perseveranza nelle opere buone, sicchè vivendo da ferventi cristiani, siamo fatti sempre più degni del vostro patrocinio. Degnatevi di estendere questo patrocinio anche ai nostri interessi temporali, conservandoci la nostra salute corporale, o risanandoci dalle malattie, benedicendo le nostre campagne dalla grandine, dalle tempeste e da ogni calamità naturale, tenendolontano da noi ogni infortunio; onde provvisti a sufficienza degli aiuti terreni, con cuore più libero attendiamo alla ricerca degli eterni beni. Così favoriti da voi, vi saremo sempre più devoti e potremo giungere un giorno ad amare, lodare e benedire con voi Iddio nella patria celeste per tutti i secoli. Così sia.
3 Gloria al Padre….
Mario Sedevacantista Colucci condivide questo
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Sit nomen Domini benedictum condivide questo
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