karlrogers
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SOGNI DI SON BOSCO

Il pergolato. Vita religiosa (1847)
MB III, 32-37
Nel 1864 una sera dopo le orazioni radunava a conferenza nella sua anticamera, come era
solito a fare di quando in quando, coloro che già appartenevano alla sua Congregazione: tra i quali
D. Alasonatti Vittorio, D. Michele Rua, D. Cagliero Giovanni, D. Durando Celestino, D. Lazzero,
Giuseppe e D. Barberis Giulio. Dopo aver loro parlato del distacco dal mondo e dalle proprie
famiglie per seguire l'esempio di N. S. Gesù Cristo, continuò in questi termini:
“Vi ho già raccontato diverse cose in forma di sogno, dalle quali possiamo argomentare
quanto la Madonna SS. ci ami e ci aiuti; ma giacchè siamo qui noi soli, perchè ognuno di noi abbia

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la sicurezza essere Maria Vergine che vuole la nostra Congregazione e affinchè ci animiamo
sempre più a lavorare per la maggior gloria di Dio, vi racconterò non già la descrizione di un
sogno, ma quello che la stessa Beata Madre si compiacque di farmi vedere. Essa vuole che
riponiamo in Lei tutta la nostra fiducia. Io vi parlo in tutta confidenza, ma desidero che quanto io
sono per dirvi, non si propali ad altri della Casa, o fuori dell'Oratorio, affinchè non si dia appiglio
alle critiche dei maligni.
“Un giorno dell'anno 1847 avendo io molto meditato sul modo di far del bene, specialmente
a vantaggio della gioventù, mi comparve la Regina del cielo e mi condusse in un giardino
incantevole. Ivi era come un rustico, ma bellissimo e vasto porticato, fatto a forma di vestibolo.
Piante rampicanti ne ornavano e fasciavano i pilastri e coi rami ricchissimi di foglie e di fiori
protendendo in alto le une verso le altre le loro cime ed intrecciandosi vi stendevano sopra un
grazioso velario. Questo portico metteva in una bella via, sulla quale a vista d'occhio prolungavasi
un pergolato incantevole [33] a vedersi, che era fiancheggiato e coperto da meravigliosi rosai in
piena fioritura. Il suolo eziandio era tutto coperto di rose. La Beata Vergine mi disse: “Togliti le
scarpe!”. E poichè me l'ebbi tolte, soggiunse: “Va avanti per quel pergolato: è quella la strada che
devi percorrere”. Fui contento di aver deposto i calzari perchè mi avrebbe rincresciuto calpestare
quelle rose, tanto erano vaghe. E cominciai a camminare; ma subito sentii che quelle rose celavano
spine acutissime, cosicchè i miei piedi sanguinavano. Quindi, fatti appena pochi passi, fui costretto
a fermarmi e poi a ritornare indietro.
- Qui ci vogliono le scarpe, dissi allora alla mia guida.
- Certamente, mi rispose: ci vogliono buone scarpe. -
Mi calzai e mi rimisi sulla via con un certo numero di compagni, i quali erano apparsi in
quel momento, chiedendo di camminar meco. Essi mi tennero dietro sotto il pergolato, che era di
una vaghezza incredibile; ma avanzandomi quello appariva stretto e basso. Molti rami scendevano
dall'alto e rimontavano come festoni; altri pendevano perpendicolari sopra il sentiero. Dai fusti dei
rosai altri rami si protendevano di qua e di là ad intervalli, orizzontalmente; altri formando talora
una più folta siepe, invadevano una parte della via; altri serpeggiavano a poca altezza da terra.
Erano però tutti rivestiti di rose, ed io non vedeva che rose ai lati, rose di sopra, rose innanzi a'
miei passi. Io mentre ancora provava vivi dolori nei piedi e alquanto mi contorceva, toccava le
rose di qua e di là e sentii che spine ancora più pungenti stavano nascoste sotto di quelle. Tuttavia
andai avanti. Le mie gambe si impigliavano nei rami stesi per terra e ne rimanevano ferite;
rimoveva un ramo traversale, che impedivami la via oppure per ischivarlo rasentava la spalliera, e
mi pungevo e sanguinavo non solo nelle mani, ma in [34] tutta la persona. Al di sopra le rose che
pendevano, celavano pure grandissima quantità di spine, che mi si infiggevano nel capo. Ciò non
per tanto, incoraggiato dalla Beata. Vergine proseguii il mio cammino. Di quando in quando però
mi toccavano eziandio punture più acute e penetranti, che mi cagionavano uno spasimo ancor più
doloroso.
Intanto tutti coloro, ed erano moltissimi, che mi osservavano a camminare per quel
pergolato dicevano: “Oh! come D. Bosco cammina sempre sulle rose: egli va avanti
tranquillissimo; tutto gli va bene”. Ma essi non vedevano le spine che laceravano le mie povere
membra. Molti chierici, preti e laici da me invitati si erano messi a seguitarmi festanti, allettati
dalla bellezza di quei fiori; ma quando si accorsero che si doveva camminare sulle spine pungenti
e che queste spuntavano da ogni parte, incominciarono a gridare dicendo: “Siamo stati ingannati!”.
Io risposi: - Chi vuol camminare deliziosamente sulle rose torni indietro: gli altri mi
seguano.
Non pochi ritornarono indietro. Percorso un bel tratto di via, mi rivolsi per dare uno sguardo
a' miei compagni. Ma qual fu il mio dolore quando vidi che una parte di questi era scomparsa, ed
un'altra parte mi aveva già voltate le spalle e si allontanava. Tosto ritornai anch'io indietro per
richiamarli, ma inutilmente, poichè neppure mi davano ascolto. Allora incominciai a piangere
dirottamente ed a querelarmi dicendo: - Possibile che debba io solo percorrere tutta questa via così
faticosa?

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Ma fui tosto consolato. Veggo avanzarsi verso di me uno stuolo di preti, di chierici e di
secolari, i quali mi dissero: “Eccoci; siamo tutti suoi, pronti a seguirla”. Precedendoli mi rimisi in
via. Solo alcuni si perdettero d'animo e si arrestarono, ma una gran parte di essi giunse con me alla
meta. [35]
Percorso in tutta la sua lunghezza il pergolato, mi trovai in un altro amenissimo giardino,
ove mi circondarono i miei pochi seguaci, tutti dimagriti, scarmigliati, sanguinanti. Allora si levò
un fresco venticello e a quel soffio tutti guarirono. Soffiò un altro vento e come per incanto mi
trovai attorniato da un numero immenso di giovani e di chierici, di laici coadiutori ed anche di
preti, che si posero a lavorare con me guidando quella gioventù. Parecchi li conobbi, di fisonomia,
molti non li conosceva ancora.
Intanto, essendo io giunto ad un luogo elevato del giardino mi vidi innanzi un edifizio
monumentale sorprendente per magnificenza di arte, e varcatane la soglia, entrai in una
spaziosissima sala, di tale ricchezza che nessuna reggia al mondo può vantarne una eguale. Era
tutta sparsa e adorna di rose freschissime e senza spine dalle quali emanava una soavissima
fragranza. Allora la Vergine SS., che era stata la mia guida, mi interrogò: - Sai che cosa significa
ciò che tu vedi ora, e ciò che hai visto prima?
- No, risposi: vi prego di spiegarmelo.
Allora Ella mi disse: - Sappi che la via da te percorsa tra le rose e le spine significa la cura
che tu hai da prenderti della gioventù: tu vi devi camminare colle scarpe della mortificazione. Le
spine per terra rappresentano le affezioni sensibili, le simpatie o antipatie umane che distraggono
l'educatore dal vero fine, lo feriscono, lo arrestano nella sua missione, gli impediscono di procedere
e raccogliere corone per la vita eterna. Le rose sono simbolo della carità ardente che, deve
distinguere te e tutti i tuoi coadiutori. Le altre spine significano gli ostacoli, i patimenti, i dispiaceri
che vi toccheranno. Ma non vi perdete di coraggio. Colla carità e colla mortificazione, tutto
supererete e giungerete alle rose senza spine. [36]
Appena la Madre dì Dio ebbe finito di parlare, rinvenni in me e mi trovai nella mia came