"LE PORTE DEGLI INFERI NON PREVARRANNO." Matteo 16,15-20 *PAPA SAN PIO V* (1504-1572) Avendo noi rivolto il nostro animo a rimuovere tutto quanto può offendere in qualche modo la divina maestà, abbiamo …Altro
"LE PORTE DEGLI INFERI NON PREVARRANNO." Matteo 16,15-20

*PAPA SAN PIO V*

(1504-1572)

Avendo noi rivolto il nostro animo a rimuovere tutto quanto può offendere in qualche modo la divina maestà, abbiamo stabilito di punire innanzitutto e senza indugi quelle cose che, sia con l’autorità delle Sacre Scritture che con gravissimi esempi, risultano essere spiacenti a Dio più di ogni altro e che lo spingono all’ira: ossia la trascuratezza del culto divino, la rovinosa simonia, il crimine della bestemmia e l’esecrabile vizio libidinoso contro natura; colpe per le quali i popoli e le nazioni vengono flagellati da Dio, a giusta condanna, con sciagure, guerre, fame e pestilenze. (…)

Sappiano i magistrati che, se anche dopo questa nostra Costituzione saranno negligenti nel punire questi delitti, ne saranno colpevoli al cospetto del giudizio divino, e incorreranno anche nella nostra indignazione. (…) Se qualcuno compirà quel nefando crimine contro natura, per colpa del quale l’ira divina piombò su figli dell’iniquità, verrà consegnato per punizione al braccio secolare, e se chierico, verrà sottoposto ad analoga pena dopo essere stato privato di ogni grado. (San Pio V, Costituzione Cum primum, del 1° aprile 1566, in Bullarium Romanum, t. IV, c. II, pp. 284-286).

“Quell’orrendo crimine, per colpa del quale le città corrotte e oscene (di Sodoma e Gomorra,) vennero bruciate dalla divina condanna, marchia di acerbissimo dolore e scuote fortemente il nostro animo, spingendoci a reprimere tale crimine col massimo zelo possibile. A buon diritto il Concilio Lateranense V (1512-1517) stabilisce che qualunque membro del clero, che sia stato sorpreso in quel vizio contro natura per via del quale l’ira divina cadde sui figli dell’empietà venga allontanato dall’ordine clericale, oppure venga costretto a far penitenza in un monastero (c. 4, X, V, 31).

Affinché il contagio di un così grave flagello non progredisca con maggior audacia approfittandosi di quell’impunità che è il massimo incitamento al peccato e, per castigare più severamente i chierici colpevoli di questo nefasto crimine che non sono atterriti dalla morte dell’anima, abbiamo deciso che vengano atterriti dall’autorità secolare, vindice della legge civile.

Pertanto, volendo proseguire con maggior vigore quanto abbiamo decretato fin dal principio del Nostro Pontificato (Costituzione Cum primum, cit.) stabiliamo che qualunque sacerdote o membro del clero sia secolare che regolare, di qualunque grado e dignità, che pratichi un così orribile crimine, in forza della presente legge venga privato di ogni privilegio clericale, di ogni incarico, dignità e beneficio ecclesiastico, e poi, una volta degradato dal Giudice ecclesiastico, venga subito consegnato all’autorità secolare, affinché lo destini a quel supplizio, previsto dalla legge come opportuna punizione, che colpisce i laici scivolati in questo abisso”. (San Pio V, Costituzione Horrendum illud scelus, del 30 agosto 1568, in Bullarium Romanum, t. IV, c. III, p. 33).

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LUISA PICCARRETA 150°
*II VOL. 1 AGOSTO 1899*

SILENZIO E PIANTO DI GESÙ PER LE CREATURE.
SULLA PURITÀ.


Questa mattina il mio soavissimo Gesù, trasportandomi fuori di me stessa, mi faceva vedere la corruzione in cui è decaduto il genere umano. Fa orrore a pensarlo!

Mentre mi trovavo in mezzo a questa gente, Gesù diceva quasi piangendo:

Oh! uomo, come ti sei deturpato, deformato, snobilitato, oh! uomo, Io ti ho fatto perché fossi mio vivo tempio e tu invece ti sei fatto abitazione del demonio; guarda anche le piante, coll’essere coperte di foglie e di fiori e frutti, ti insegnano l’onestà, il pudore che tu devi avere del tuo corpo e tu avendo perduto ogni pudore ed anche soggezione naturale che dovresti avere, ti sei reso peggiore delle bestie, tanto che non ho più a chi rassomigliarti. Immagine mia tu eri, ma ora non più ti riconosci, anzi mi fai tanto orrore delle tue impurità, che mi fai nausea al vederti e tu stesso mi costringi a fuggire da te”.

Mentre così diceva Gesù, io mi sentivo straziare dal dolore nel vederlo così amareggiato il mio diletto Gesù, perciò gli ho detto: “Signore, avete ragione che non trovate più niente di bene nell’uomo e che è giunto a tale cecità che non sa neppure più tenersi alle leggi della natura, onde se volete guardare l’uomo, non farete altro che mandare castighi, perciò vi prego ad avere di mira alla vostra misericordia e così sarà rimediato tutto”. Mentre così dicevo, Gesù mi ha detto:

Figlia, dammi tu un ristoro alle mie pene”.

Nell’atto di dire così, si è tolto la corona di spine che pareva incarnata nella sua adorabile testa e me l’ha conficcata nella mia, vi sentivo dolori acerbissimi, ma ero contenta che si ristorava Gesù. Dopo ciò, mi ha detto:

Figlia, Io amo grandemente le anime pure e come dagli impuri sono costretto a fuggire, queste invece come da calamita sono tirato a fare soggiorno con loro. Alle anime pure volentieri impresto la mia bocca per farli parlare con la stessa mia lingua, sicché non hanno da durare fatica per convertire le anime; in dette anime Io mi compiaccio non solo di continuare in loro la mia passione e così continuare ancora la Redenzione, ma quello che è più, mi compiaccio sommamente di glorificare in loro le mie stesse virtù”.

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FIAT VOLUNTAS TUA

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Juan Manuel Serra Oller
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