UNA MANO DAL CIELO

La scure di Elia

[...] Eppure sarebbe bastato recitare con attenta devozione le preghiere di preparazione alla Messa (attribuite a sant’Ambrogio ed esprimenti le disposizioni necessarie per celebrarla) per rendersi conto dell’inescusabile incoerenza. Quella assegnata al Lunedì, in particolare, domanda la purezza richiesta al sacerdote dal suo stato e da ciò che si accinge a fare: è la natura stessa del sublime atto sacro che sta per compiere ad esigere nella sua persona condizioni precise, in mancanza delle quali esso sarà realizzato in modo valido, sì, ma indegno se non sacrilego, qualora egli si trovi in peccato mortale.

[...] La realtà oggettiva della Messa provoca un attonito stupore e un religioso timore da cui l’anima si sente sopraffatta e al contempo spronata a chiedere l’aiuto soprannaturale indispensabile per porsi nelle disposizioni adeguate, così da poter offrire il Sacrificio nel modo meno indegno possibile. Si sa che numerosi sacerdoti si sono dannati oppure scontano in Purgatorio pene durissime per le loro negligenze nel culto; che ne sarà di quelli che profanano la propria persona consacrata e poi, senza scrupoli di sorta, celebrano sacrilegamente i divini misteri? Come osano presentarsi in quello stato – sempre con le parole di sant’Ambrogio – al cospetto della tremenda maiestas, se anche chi è in stato di grazia, nell’accedere a quel sacro convito, continua a temere e tremare per la consapevolezza dei peccati passati, che ne hanno macchiato il corpo e inquinato la mente, motivo per cui non può fare altro che affidarsi alla bontà e misericordia di Dio?

Non alludiamo, naturalmente, alla fiducia temeraria che oggi è suscitata da un ingannevole concetto di misericordia.

[...] Dobbiamo tutti interrogarci costantemente sullo stato dell’anima, ma soprattutto chi (almeno per ragioni statistiche) è più vicino al trapasso e ha responsabilità maggiori di quelle dei comuni mortali. A costo di essere ripetitivi, torniamo a ribadire – con in più il conforto dei Santi – che l’unica vera urgenza rimane la santificazione personale; ciò vale per ogni battezzato, ma quanto più per i sacri ministri!

[...] Gli amici di Dio uniscono con disinvoltura uno sguardo impietoso sui mali del tempo a una serena speranza teologale, capace di sorriso e perfino, a volte, di ilarità.

[...] Se sono sacerdoti, dopo la Consacrazione fissano l’Agnello immacolato, immolato e adagiato sul corporale, rapiti dall’abissale condiscendenza del Redentore e pervasi da un invincibile sentimento di essere, grazie a Lui, più forti del mondo intero con tutti i suoi armamenti e le sue ricchezze.

Anche tu, dopo la Comunione, puoi prendere parte a questa vittoria dichiarando a Gesù, realmente presente in te come nel Tabernacolo, la tua totale appartenenza a Lui con le parole di sant’Ignazio di Loyola: «Prendete, Signore, e accettate tutta la mia libertà, la mia memoria, il mio intelletto e tutta la mia volontà, tutto quello che ho e possiedo. Voi me lo avete dato; a voi, Signore, lo rendo. Tutto è vostro: disponetene in tutto secondo la vostra volontà. Datemi il vostro amore e la vostra grazia, che questa mi basta».

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