25 Aprile. SAN MARCO EVANGELISTA. Marco aveva due nomi: Giovanni per gli Ebrei e per i suoi connazionali, Marco per i Greci. Secondo la testimonianza di Luca (Atti 12,12) nella spaziosa casa di sua …Altro
25 Aprile.
SAN MARCO EVANGELISTA.

Marco aveva due nomi: Giovanni per gli Ebrei e per i suoi connazionali, Marco per i Greci.
Secondo la testimonianza di Luca (Atti 12,12) nella spaziosa casa di sua madre si radunavano i primi Cristiani.
Alcuni sostengono che, nella grande sala della loro casa, fu celebrata l’Ultima Cena e, se fosse stata di loro proprietà, anche il podere al Monte degli Ulivi, come qualcuno sostiene, si spiegherebbe perché alcuni identificano Marco con il giovanetto che fugge via nudo, dopo l’arresto di Gesù.
Cugino di Barnaba, con lui, nel 44, accompagnò Paolo nel primo viaggio missionario a Cipro.
Giunti però a Perge di Panfilia, Marco abbandonò Paolo e Barnaba tornò a Gerusalemme.
Paolo lo rimproverò apertamente per il suo rifiuto di seguirlo, quindi non lo prese più con sé nel secondo viaggio (Atti 15,37).
Più tardi, ormai pienamente riconciliato, divenne il suo fedelissimo collaboratore e lo troveremo accanto all’Apostolo, anche durante la prigionia romana di quest’ultimo.
Fu anche Discepolo di Pietro, che lo chiama, nella sua prima lettera, “mio figlio” e di cui ne fu anche l’interprete, mettendo per iscritto, in modo semplice, vivace e immediato, quanto aveva visto e udito dall’Apostolo, dando inizio così al genere letterario del “Vangelo”.
Si ritiene, quasi all’unanimità, che quello di Marco sia il primo Vangelo scritto, che andrebbe datato tra il 50 e il 60, cioè, nel periodo in cui era a Roma accanto a Pietro.
La Cristologia di Marco è tutta incentrata sul tema della manifestazione del Messia Crocifisso: il Messia che rivendica il Suo Regno Divino e il Suo essere Figlio di Dio, ma che è nello stesso tempo il servo sofferente, osteggiato dai capi d’Israele e incompreso persino dai Suoi Discepoli.
Riguardo agli ultimi anni della vita di Marco, la Tradizione lo indica come fondatore della Chiesa di Alessandria d’Egitto, dove fu Vescovo e dove probabilmente subì il Martirio.
Da qui, nell’828, il suo corpo fu traslato a Venezia da due mercanti veneziani e, in seguito, divenne emblema dello Stato Veneto, nel caratteristico simbolo che lo rappresenta, cioè quello del Leone.
Mario Sedevacantista Colucci condivide questo