La donna prodigio di Dio: Ildegarda di Bingen

Ai prelati che dovrebbero governare la Chiesa rimprovera la loro indolenza: «Nella vostra bocca non risuona la voce della tromba di Dio, voi che non amate la santa intelligenza… Dovreste meditare attentamente la giustizia di Dio… mostrandola al popolo al momento opportuno… Vi rintanate come serpi ignude nelle loro tane… Perdete tempo in cose da nulla… Quanta perfidia e odio quando l’uomo non vuole volgersi verso il bene, né per Dio né per gli uomini, ma ricerca gli onori senza fatica e le ricompense eterne senza sforzo! Siete ciechi, poiché le vostre opere non risplendono davanti agli uomini del fuoco dello Spirito Santo!… Tutta la Sapienza che avete scrutato nelle Scritture è stata inghiottita dal pozzo delle vostre voglie! Tutto ciò che sapete, che avete provato e sentito, lo seppellite nella soddisfazione delle vostre brame, e ingrassate la carne come bambini che non sanno quello che fanno! Dovreste essere luce e invece siete tenebra!»
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di Dorotea Lancellotti
Comincia sempre così, col Mastino, uno scambio di idee, un chiarimento, una condivisione tra vecchi amici, poi ci si concentra sui lavori da fare: “vedi che devi scrivere qualcosa”. Ed io: “mah veramente io non scrivo, però a domanda rispondo”.
E così, er Mastino, mi dice che a dirla tutta sa cosa vuole chiedermi: un bell’articolo di approfondimento su Ildegarda da Bingen “perché mi interessa leggerne gratis, e ciò che interessa a me interessa.. ai lettori”. E giù una valanga di domande, mi ha preso in parola! Parlare di Ildegarda santa e Dottore della Chiesa non è cosa semplice anche perché, lo confesso, mi appassionai alla sua storia dopo la scelta di Benedetto XVI di confermarne la santità (mai ufficialmente ratificata, ma tale per “acclarata fama”) e dichiararla maestra magna per la Chiesa intera. Gli interventi di Benedetto su questa figura di Donna e il fatto anche che si tratta di una donna, hanno fatto il resto spingendomi così ad approfondire la sua storia, affascinante e assolutamente sui generis.
Religiosa, mistica, veggente, erborista, alchimista, naturalista, scrittrice, drammaturga, poetessa, musicista e compositrice, filosofa, linguista, cosmologa, guaritrice, consigliera politica e profetessa. Santa e dottore della Chiesa infine. Com’è possibile che una donna di quell’epoca, e cioè di un millennio fa, abbia raggiunto una tale pienezza di sapere complesso, iniziata com’era a ogni scienza arcana e conoscenza umana?
St. Hildegard of Bingen is depicted on a gilded altarpiece inside the Rochuskapelle, a pilgrim church dedicated to St. Roch in the town of Bingen am Rhein, Germany.
Senza dubbio ciò non sarebbe stato possibile in una persona “normale”, ma in Ildegarda lo straordinario era l’ordinario della sua vita; era questa la “chiamata” personale e diretta di Dio che sentì fin da bambina e alla quale si affidò subito senza tentennamenti, ricevendo in cambio la Divina Sapienza.
Donna di “un altro mondo” se pensiamo che nasce nel 1098 in Renania, in un paese vicino a Magonza, e che fin da bambina, come era allora usanza, venne affidata alle cure di una comunità religiosa benedettina retta da tale Jutta di Spanheim. Uno dei momenti travagliati per la Chiesa e l’Occidente che andava delineandosi geograficamente e politicamente: contrasti forti tra papato e impero, Europa divisa, le città italiane ribelli al re germanico; in Inghilterra i contrasti portarono all’uccisione di Tommaso Becket, per non parlare dei papi che dovettero combattere contro la presenza di altrettanti antipapi e al tempo stesso tenere freno alle eresie e alle ribellioni interne.
Donna di un altro mondo dunque, di altri tempi, eppure nella sua vita fatta di eventi e fatti straordinari non dimenticò mai il mondo al quale il suo corpo apparteneva, e viveva pienamente, non vivacchiava, subiva i torti ma senza rassegnarsi, mai tacendo, sapeva fare discernimento e lottava contro le iniquità del suo tempo. Anzi fu davvero profeta non tanto per le profezie o visioni in sé quanto per la realizzazione del vero umanesimo, anticipando, in tal senso, la crisi antropologica del nostro tempo.
«Ildegarda presenta una visione globale dell’universo, di cui l’uomo si rivela essere non il cieco tiranno ma il responsabile, colui che lo riceve e che allo stesso tempo lo ordina. Sottomesso a tutte le forze dell’universo che sfuggono al suo controllo e che, se non ridesta la sua coscienza, possono dominarlo, l’uomo ne è però anche il centro, capace “con le energie della sua anima” di modificarne il corso sia in bene che in male. Il progresso della tecnica, dunque, è un bene solo se governato da un’etica responsabile». (1)
I resti del convento di Ildegarda
Fu grazie a papa Eugenio III, tra il 1147 e il 1148, che, approvandole il suo primo scritto “Scivias” (Conosci le vie) ricco di visioni mistiche, si permise ad Ildegarda niente meno che di predicare, un fatto eccezionale e persino “terribilmente scandaloso” per una donna del suo tempo. Attraverso questo, diremo, sdoganamento cominciò anche a scrivere, esortare e perfino ad ammonire chiunque non praticasse la fede cattolica, fossero laici, preti o vescovi, non risparmiava nessuno. Inoltre teneva anche incontri per tutta la Renania, in Baviera, e pure nelle chiese, per predicare Cristo. Sempre in questo periodo fonda il monastero di Rupertsberg che dirigerà fino alla morte e, come filiale, quello di Eibingen nel 1165. Non è un caso se è stata definita la “ribelle” di Bingen, ma ribelle a chi e a che cosa? Questo fa la differenza e forma la santa come poi vedremo.
Per il momento teniamo a mente la meravigliosa sintesi fatta da Benedetto XVI:
«In Santa Ildegarda di Bingen si rileva una straordinaria armonia tra la dottrina e la vita quotidiana. In lei la ricerca della volontà di Dio nell’imitazione di Cristo si esprime come un costante esercizio delle virtù, che ella esercita con somma generosità e che alimenta alle radici bibliche, liturgiche e patristiche alla luce della Regola di San Benedetto: rifulge in lei in modo particolare la pratica perseverante dell’obbedienza, della semplicità, della carità e dell’ospitalità. In questa volontà di totale appartenenza al Signore, la badessa benedettina sa coinvolgere le sue non comuni doti umane, la sua acuta intelligenza e la sua capacità di penetrazione delle realtà celesti». (2)
Qual è il “mistero laico” di quella donna e chi era veramente?
Museo Hildegard von Bingen
Diciamolo subito, nessun mistero occulto, semplicemente l’uso incondizionato della ragione in rapporto alla fede. Ildegarda, se vogliamo, anticipò quello che poi disse il Concilio Vaticano II sulle responsabilità dei laici (e delle donne come dirà poi san Giovanni Paolo II) nella Chiesa e nel mondo attraverso il decreto firmato da Paolo VI Apostolicam Actuositatem (3). Possiamo anche dire che in lei si sviluppò un sano ed autentico femminismo, ma che per non creare equivoci è meglio definire femminilità. Possiamo dire una donna davvero virile.
In Ildegarda è viva e passionale la consapevolezza di essere una donna a tal punto da arrivare ad affermare –non come dottrina, naturalmente, ma come immagine teologica – che lo Spirito Santo è al femminile, ossia: mediante l’Incarnazione la realtà umana e divina diventano una medesima realtà (o ci salviamo ritornando a Dio o ci danniamo per l’eternità perdendo Dio), ma una realtà di puro Amore (con la A maiuscola) che solo la donna attraverso quella maternità fornitale da Dio, può impersonare, può realizzare. E poiché lo Spirito Santo è il moto, l’agire di questo Amore, la Sua sensibilità è al femminile.
Per Ildegarda se l’uomo è superiore per origine, poiché Eva ha peccato per prima interrompendo l’Amore, questo moto, la donna in Maria ha guadagnato la superiorità con l’Amore stesso, per il quale è proclamata dalla Chiesa “Tempio dello Spirito Santo, Tabernacolo di Dio, Porta del cielo”. E dirà: «È perché Dio fu generato da una donna che la donna è la creatura benedetta fra tutte». Nessun essere umano ha mai ricevuto simili titoli, neppure i santi dei quali è regina, nessuno ha mai potuto dire di se stesso “tutte le generazioni mi chiameranno beata”. Una strada aperta da Lei, Maria, e che ogni donna con non poche facilitazioni può seguire.
Questo suo “femminismo” naturalmente le creò molti, ma molti problemi, a salvarla fu la fiducia totale nel Cristo il quale, asseriva, le dettava spesso questi ragionamenti che poi lei faceva propri. Non dimentichiamo che suo amico e consigliere fu anche il grande San Bernardo di Chiaravalle che la incoraggiava ad andare avanti, soprattutto quando si vide costretta a disobbedire al suo vescovo perché “era lui a non seguire il Vangelo”.
Questa Donna ebbe il coraggio di opporsi, denunciandolo apertamente, ad un maschilismo un po’ degenere e misogino, che si era infiltrato nella Chiesa e a tutti i livelli della gerarchia, arrivando a dichiarare che le sue affermazioni trovavano “conferma” nelle rivelazioni ricevute, sicché gli uomini che gestivano la “Sposa di Cristo” avevano tradito sotto molti aspetti la vera missione della Chiesa.
Ma Ildegarda non era una rivoluzionaria come la si potrebbe pensare oggi, né una femminista ideologica con pretese clericali, non viveva chiusa dentro le visioni che riceveva ma aveva la testa sulle spalle e i piedi ben piantati per terra sì da riuscire a vedere davvero ben oltre il mondo terreno. Ildegarda è, se vogliamo, il riscatto di una iconografia della donna del suo tempo portata avanti da certi storici del ‘700 e dell’800 contro la Chiesa (4), ma al tempo stesso offre a noi oggi infettati da certo femminismo ideologico, la più autentica femminilità e maternità racchiuse ed operanti nella Chiesa.
E’ severa con gli uomini, fosse anche il Papa. Infatti ci va giù pesante quando scrive al papa Anastasio IV, che minaccia apertamente:
«O uomo accecato dalla tua stessa scienza, ti sei stancato di por freno alla iattanza dell’orgoglio degli uomini affidati alle tue cure, perché non vieni tu in soccorso ai naufraghi che non possono cavarsela senza il tuo aiuto? Perché non svelli alla radice il male che soffoca le piante buone?… Tu trascuri la giustizia, questa figlia del Re celeste che a te era stata affidata. Tu permetti che venga gettata a terra e calpestata… Il mondo è caduto nella mollezza, presto sarà nella tristezza, poi nel terrore… O uomo, poiché, come sembra, sei stato costituito pastore, alzati e corri più in fretta verso la giustizia, per non essere accusato davanti al Medico supremo di non aver purificato il tuo ovile dalla sua sporcizia!… Uomo, mantieniti sulla retta via e sarai salvo. Che Dio ti riconduca sul sentiero della benedizione riservata ai suoi eletti, perché tu viva in eterno!».
Perché la chiesa non l’ha fatta subito santa?
Un film sulle visioni di Ildegarda
Non c’è una vera e propria storia da raccontare. Il processo per la beatificazione e canonizzazione fu effettivamente avviato da papa Gregorio IX una cinquantina di anni dopo la sua morte, nel 1229 circa, ma non ebbe alcun esito semplicemente perché fu proclamata santa a furor di popolo tanto che anche la Chiesa non si preoccupò più di mandare avanti alcun processo. Che si ricordi a memoria storica non sono mai esistiti gruppi di opposizione contro questa “vox-populi” e Benedetto XVI, in vista dell’Anno della Fede, non ha fatto altro che chiudere una pagina rimasta aperta, contornando la Santa di Bingen non solo di una aureola definitivamente ufficiale, ma anche del titolo più prestigioso che la Chiesa possa dare ad una persona canonizzata: “Positio super canonizatione et concessione tituli Doctoris Ecclesiae universalis per la Mistica di Bingen”: Dottore della Chiesa, la quarta donna ad ottenerlo.
Dalla biblioteca del Mastino, che ultimamente sta interessandosi a Ildegarda
Per la Chiesa Ildegarda è sempre stata santa e probabilmente non aveva mai avvertito la necessità di chiarire questo. Penso più semplicemente che proprio il suo stile di vita e le profezie ricevute dalla Divina Sapienza, essendo oggi di una attualità impressionante (pensiamo al vero umanesimo, all’etica, alla morale), si sia voluto definire una volta per tutte il ruolo che questa Donna ha avuto non solo per la Chiesa del suo tempo, ma soprattutto per noi oggi, come si addice, appunto, a chi viene canonizzato e dichiarato Dottore della Chiesa, il cui magistero diventa guida ed ispirazione ortodossa per tutte le sue membra.
Vale la pena di leggere questo passaggio della Lettera di Giovanni Paolo II in occasione dell’Ottavo centenario di Ildegarda:
«Non v’è chi ignora che la prima gloria della quale si orna questo fiore della Germania è la santità della vita: bambina di otto anni fu affidata alle monache per ricevere un’istruzione e presto ella stessa seguì la via della consacrazione a Dio, via che percorse con passione e fedeltà; riunì delle consorelle che avevano lo stesso intento e fondò nuovi monasteri fragranti del “buon odore di Cristo” (cf. 2 Cor 2, 15).
«Dotata fin dalla tenera età di particolari doni superiori, santa Ildegarda si addentrò nei misteri che riguardavano la teologia, la medicina, la musica e le altre arti e lasciò numerosi scritti su tali arti e mise in luce il rapporto tra la redenzione e la creatura.
«Amò la Chiesa in modo singolare: ardente di questo amore non esitò ad uscire dal monastero per incontrare come intrepida propugnatrice di verità e di pace i vescovi, le autorità civili, e lo stesso imperatore e non esitò a dialogare con moltitudini di uomini… ». (5)
E sopratutto da dove nascono, quali sono e cosa dicono le sue “profezie”?
Qui entriamo in un campo vastissimo. Le profezie di Ildegarda non sono episodi separati dalla sua vita mistica e reale, non aveva una palla di vetro attraverso la quale raccontare poi ciò che sarebbe accaduto in futuro, come del resto così non avviene in tutte le profezie cattoliche che si rispettino, le quali hanno in comune la testimonianza di una vita coerente al Vangelo.
Tanto per fare un esempio, quando la Ildegarda profetizza che in futuro “sarà vietato il matrimonio cristiano” lo dice in un contesto più vasto nel quale vede che, per colpa degli uomini che si allontaneranno da Dio, i primi a farne le spese saranno le famiglie. Quando afferma: “Il Trono dell’ultimo Impero Cattolico Romano crollerà, e lo scettro cadrà dalla mano tremante di colui che siede sul trono. Da quel momento cesserà ogni giustizia, o sarà calpestata…” (6), parla del nostro tempo, almeno dalla fine dell’800, parla di questo rifiuto dell’uomo di riconoscere ancora la legge e la giustizia Divina, parla della fine di Cesare, di quel Cesare che seppur sbagliando manteneva comunque un minimo “timor di Dio”, timore che oggi gli uomini di potere del nostro tempo, i nuovi Cesare, hanno completamente perduto e anzi se ne fanno beffe.
E ancora profetizza:
«Gli ultimi tempi saranno più cattivi e corrotti agli occhi di Dio. I figli di Dio saranno perseguitati con mezzi estremamente odiosi agli occhi di Dio (…) Subito prima dell’Anticristo ci saranno fame e terremoti…».
La profezia che trovo più calzante a noi oggi e drammatica è questa:
«Nel periodo in cui l’Anticristo nascerà, ci saranno molte guerre e il giusto ordine sarà distrutto sulla terra. L’eresia dilagherà e gli eretici predicheranno i loro errori apertamente e senza ritegno. Persino fra i cristiani ci saranno dubbi e scetticismo a proposito delle credenze del cattolicesimo…» e il “giusto ordine” è, per Ildegarda, tutta la descrizione avuta nelle Visioni, dove la Divina Sapienza la guida fin dal principio della creazione in quell’ordine voluto e stabilito da Dio. Chiunque va contro la legge di Dio partecipa alla distruzione del giusto ordine e alimenta la via dell’Anticristo che altri non è che colui che si oppone al Cristo che è il giusto ordine.
Se pensiamo all’aborto e al divorzio per esempio (ma anche all’eutanasia), referendum firmati da persone battezzate, non possiamo non vedere la distruzione che l’uomo ha fatto di questo ordine creato da Dio. La vita umana fin dal suo concepimento e il matrimonio, infatti, sono i pilastri e le fondamenta per una società giusta e ordinata, secondo l’ordine voluto da Dio. Il ribaltamento odierno dei valori, che è dispersione delle essenze, è questa l’eresia immane e ininterrotta che sta dilagando da Lutero, vero padre del libertinismo e dello svilimento dei sacramenti a cominciare dal matrimonio, ecco allora che “persino fra i cristiani”, sottolinea la Ildegarda, ci sarà dubbio e scetticismo sulla dottrina cattolica, e la battaglia contro l’eresia e poi quella finale contro l’Anticristo saranno dure, tanto che:
«Come se fosse una festa di matrimonio, i cristiani andranno verso la morte per martirio che il figlio della perdizione avrà preparato per loro, in un numero tale che quegli assassini non saranno neanche in grado di contarne i cadaveri, allora il sangue di questi martiri riempirà i fiumi…».
E quando avverrà la fine del mondo? Sappiamo per certo che non ci sarà mai svelata la data, il giorno e l’ora, dice Gesù, ma ci invita a guardare i segni, i segni dei tempi, e Ildegarda afferma: “…quando il mondo perderà la sua stabilità…”.
Non ci vuole una laurea per comprendere che i tempi sono questi anche se non sappiamo quanto durerà questo calvario perché, diciamolo chiaramente, uno stato o una nazione che con la legge sull’aborto uccide il proprio futuro, non ha futuro, e quando impone per legge il ribaltamento dell’istituto del matrimonio fra un uomo e una donna e stravolge la natura anche con gli uteri in affitto, non può avere futuro sicché ha già perso la sua stabilità, ha crepato le fondamenta del suo esistere e non v’è alcun rimedio, spiega la Ildegarda, se non quel ritornare a Dio ricostruendo il giusto ordine delle cose.
Ildegarda – spiega padre Domoulin – contempla tre visioni: le cinque epoche terribili degli ultimi tempi, l’Anticristo, la presa e la liberazione della Chiesa. Cinque epoche di afflizione che sono simboleggiate da animali che “vengono dal Nord”: un cane rabbioso, un leone giallo, un cavallo chiaro, un maiale nero e un lupo grigio. La fine dei tempi si avvicina, e la profezia di Ildegarda ne è al tempo stesso l’annuncio e il segno, in un’epoca corrotta.
Ildegarda ha profezie anche per il clero corrotto e ci va giù pesantemente
Leggiamo in una sua autorevole biografia che alcuni sermoni, soprattutto quelli pronunciati da Ildegarda nel corso dei suoi quattro viaggi “missionari”, ci sono pervenuti grazie alla richiesta dei suoi uditori di metterli per iscritto. Sono destinati soprattutto alla riforma dei costumi del clero. Ella rimprovera ai sacerdoti i loro vizi con uno stile sferzante: essi hanno «gli occhi, le orecchie e il ventre pieno dei vizi del demonio», «pratiche da scorpioni, opere da serpenti», sono «gente ubriacona e lussuriosa», dice loro che verranno i Catari e approfitteranno di tale situazione per sobillare il popolo contro di essi; sorprendente profezia che non tarderà a realizzarsi, costringendo Ildegarda ad uscire nuovamente dal suo monastero.
Ai prelati che dovrebbero governare la Chiesa rimprovera la loro indolenza:
«Nella vostra bocca non risuona la voce della tromba di Dio, voi che non amate la santa intelligenza… Dovreste meditare attentamente la giustizia di Dio… mostrandola al popolo al momento opportuno, e non imponendola con la violenza. Ma invece non lo fate, a causa del vostro volere ostinato… Vi rintanate come serpi ignude nelle loro tane… Perdete tempo in cose da nulla… Quanta perfidia e odio quando l’uomo non vuole volgersi verso il bene, né per Dio né per gli uomini, ma ricerca gli onori senza fatica e le ricompense eterne senza sforzo! Siete ciechi, poiché le vostre opere non risplendono davanti agli uomini del fuoco dello Spirito Santo!… Tutta la Sapienza che avete scrutato nelle Scritture è stata inghiottita dal pozzo delle vostre voglie! Tutto ciò che sapete, che avete provato e sentito, lo seppellite nella soddisfazione delle vostre brame, e ingrassate la carne come bambini che non sanno quello che fanno! Dovreste essere luce e invece siete tenebra!» (Lettera al clero di Colonia).
E non si limita a criticare, ma offre ai sacerdoti queste splendide esortazioni:
«Nonostante Dio permetta che il ricco possa, con le sue ricchezze, sostenere il povero, tuttavia è l’immagine di quest’ultimo che egli ama, perché è la sua».
«Felice l’uomo creato da Dio come tabernacolo della sua sapienza! Sino alla fine della sua vita grazie ai desideri santi, alle opere buone, alla sua fame di giustizia e delle soavi virtù di cui è insaziabile, egli si rinnova di giorno in giorno con la grazia di Dio».
In questi esempi è facile costatare come Ildegarda si esprima senza giri di parole né adulazioni. Onde anche il non poco risentimento che suscitò in giro: ma il clericalismo omertoso, che è essenzialmente mancanza di timor di Dio e adulazione per (potenti) gli uomini di Dio, è una regressione contemporanea. (7)
In cosa consiste il suo essere visionaria?
Ormai anziana
Si dice visionario anche chi insegue chimere, ma non è il caso della nostra Dottore della Chiesa. Ildegarda non è visionaria nel senso di “sensitivo” ma vede davvero ciò che descrive attraverso uno dei tanti doni ricevuti, quello di una grande e profonda astrazione mentale alimentata da una fede dalle profondità vertiginose e da un “sacro timor di Dio” (uno dei sette doni dello Spirito Santo), attraverso il quale compie delle vere indagini, dialogando finanche con la Divina Sapienza.
Ildegarda non è passiva, come del resto ci aiuteranno a capire poi santa Caterina da Siena, santa Brigida di Svezia, santa Teresa d’Avila, mettiamoci anche la beata Emmerick, tutte donne che non hanno vissuto queste esperienze in forma passiva, ma spesso dialogando con l’Interlocutore o più Interlocutori, discutendo anche su ciò che vedevano e pagando sulla propria pelle, nel proprio corpo, i doni celesti.
Ma lasciamocelo dire da lei stessa:
«Queste visioni non le ho viste in sogno, né mentre dormivo, né in delirio, né con gli occhi del corpo, né con le orecchie dell’uomo esteriore, né in luoghi nascosti: le ho percepite mentre ero del tutto sveglia, perfettamente desta, con gli occhi e le orecchie dell’uomo interiore e in luoghi manifesti…».
Possiamo rispondere alla domanda leggendo la motivazione da Ildegarda stessa alla quale la Divina Sapienza ordina:
«Alza la voce e parla dell’avvento della incorrotta salvezza, affinché vengano persuasi coloro che, pur scrutando le profondità delle Scritture, non vogliono parlarne né predicarle, perché sono tiepidi e insensibili per conservare la giustizia di Dio: svela loro i misteri delle cose nascoste che essi, per timore, celano in un luogo segreto che non produce frutto. Rivèrsati, dunque, come sorgente copiosa e diffondi come un fiume il mistico insegnamento, affinché coloro che vogliono fare di te oggetto di disprezzo a causa della colpa di Eva, vengano travolti dall’impeto della tua corrente… Lèvati, dunque, parla e di’ ciò che ti viene rivelato…».
Ildegarda ha così una missione da compiere e la porterà a compimento, le sue visioni sono un aiuto che il Signore manda al nostro tempo, guai a noi se disprezzassimo queste profezie (cfr 1Tess.5,20).
E ci sono anche visioni sull’Inferno nel suo Liber vitae meritorum che non sono solo profezie su una realtà che in fondo dovremo conoscere visto che ce lo dice la dottrina della Chiesa, ma qui Ildegarda fa di più, oltre a descriverci un certo inferno reale ed eterno, ci insegna come non andarci, ci insegna a discernere e a mettere in pratica in modo molto concreto le virtù e ad allontanare i vizi dalla vita quotidiana, al fine di poter accedere alla vita beata ed eterna.
Ci sarebbe ancora tanto altro da dire di Ildegarda, per esempio la sua passione per la medicina, per le arti, per la musica tanto che fu anche compositrice di inni e melodie sacre, una donna completa che il poco spazio qui non ci consente di continuare, ma speriamo di essere riusciti a seminare una sana curiosità, così che ognuno di voi senta la gioia di approfondire questa storia meravigliosa. Perché Ildegarda fu essa stessa un miracolo.
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Note
1) Ildegarda di Bingen – Profeta e dottore per il terzo millennio – di Pierre Dumoulin
2) Lettera Apostolica con la quale Benedetto XVI dichiara Santa Ildegarda Dottore della Chiesa 7 ottobre 2012
3) Decreto sui Laici nella Chiesa e nel mondo Apostolicam Actuositatem
4) Per comprendere la Donna nella Chiesa vi consigliamo questi link: Le Donne è Gesù parte prima; Le Donne e Gesù parte seconda; Suore ribelli;
5) Lettera di Giovanni Paolo II per l’Ottavo centenario della morte di Ildegarda, 1979
6) L’Anticristo profezie – di Fede e Cultura
7) Ildegarda di Bingen – Profeta e dottore per il terzo millennio – di Pierre Dumoulin